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Autore: _marty    20/02/2013    10 recensioni
Charlotte si porta dietro qualche cicatrice, tiene un paio di sogni tra le mani e prova ad amare, forse più forte degli altri, forse più intensamente. E' una di quelle ragazze che puoi trovare ovunque, per strada ad aspettare un treno, seduta in un bar a bere un caffè o forse in una panchina troppo intenta a leggere, troppo presa da ciò che sta facendo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bittersweet memories'
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Capitolo 2.









“Fammi capire un attimo.”
Lo disse soffocando le risate.
“Tu sei così inferocita perché un ragazzo, carino da come lo hai descritto.” - continuò ammiccando - “Ti ha sorriso?”
“Non era solo il sorriso, era tutto il contesto.”
Rispose con fermezza Charlotte.
“E poi mi è venuto addosso.”
Si massaggiò il braccio.
“Fa ancora male.”
“Non ti capirò mai Charlotte! Proprio mai.”
La guardò un' ultima volta, prima di chiudere gli occhi e buttarsi sul prato.
La sede della facoltà in cui andavano Charlotte e Violet non era altro che un vecchio monastero, le figure religiose se ne erano andate ormai da anni ma le mura erano ancora lì. Non potevano dirsi solide e rigide, ma quando la città non ha soldi e i palazzi sono tutti occupati, i monasteri o i vecchi conventi risultano perfetti come sede per l’università. Certo, le aule con solo 50 posti, posizionate in posti ambigui, dove non prende il cellulare e la puzza di piedi aleggia nell’aria, erano gli effetti collaterali di quella situazione; era così anche quando i loro genitori andavano all’università, ma nessuno si era preso la briga di sistemare la situazione.
Charlotte seguì l’amica in quel gesto e chiuse gli occhi anche lei, per prendere un po’ di sole. Quei raggi, seppur deboli, risultavano parecchio confortanti in quelle giornate così fredde, quando il tuo unico desiderio sarebbe quello di stare sotto due piumoni piuttosto che uscire e affrontare il mondo. D'un tratto quel silenzio, così piacevole, fu interrotto da uno scatto veloce di Violet.
“Me ne ero totalmente dimenticata!”
Charlotte aprì un attimo gli occhi e poi li richiuse, quell’espressione che l’amica aveva in viso non le piaceva per niente.
“Stasera c’è una festa in un palazzo antico, poco lontano dal centro. Noi dobbiamo andarci.”
Sottolineò quell’ultima frase facendo capire che non avevano scelta, quella sera dovevano essere lì.
“Non credo proprio.”
Rispose Charlotte, con gli occhi ancora chiusi per via del sole che le riscaldava il viso.
“Dai, dai, dai.”
Iniziò a strattonare l’amica.
“Daaaai! La scorsa volta avevi promesso.”
Come una nuvola, Violet si mise davanti Charlotte: la ragazza sentì che qualcosa si era interposta tra lei e quel calore e aprì gli occhi, forzata.
“Che c’è?”
“Daaaai!”
Iniziò a sbattere i piedi come i bambini piccoli, quando la mamma non compra loro il gelato.
“Violet, la scorsa volta eri stata tu a promettere qualcosa, non io. La cazzata l’hai fatta tu, non io.”
Charlotte chiuse di nuovo gli occhi e continuò a bearsi di quel calore, l’amica si ammutolì a quelle parole, era palese che Charlotte non l’aveva ancora perdonata dopo più di sei mesi. I minuti che seguirono furono parecchi imbarazzanti, in quanto nessuna delle due sembrava proferire parola, Violet era visibilmente ferita e Charlotte aveva ancora gli occhi chiusi nonostante sapesse che c’era andata pesante.


L’ultima volta, lei l’aveva persa di vista per un attimo ma se l’era presa comoda e aveva continuato a parlare con Claire. Si era detta che Violet era responsabile di se stessa, che non aveva motivo di seguirla e di essere la sua ombra. Si lasciavano tutti dopo tanti anni di fidanzamento ed era sicura che la sua migliore amica stava bene. Era la prima volta che uscivano dopomesi e quel locale era parecchio tranquillo.
Aveva continuato a parlare per un po', poi aveva guardato l’orologio e, non vedendo da nessuna parte Violet, aveva preso 
il cellulare e aveva guardato l’orario. Aveva dato un’altra occhiata in giro e poco dopo aveva sentito una piccola vibrazione alla mano, sperava che Violet stesse bene, voleva sperarlo.
"Charlotte, ho bisogno di te."
Aveva letto quel messaggio e il cuore le era salito in gola, aveva digitato i numeri, aveva sbagliato troppe volte, aveva maledetto il touchscreen, le tremavano le gambe.
Se le è successo qualcosa giuro che non me lo perdonerò mai.
Si era detta quelle parole e aveva sentito il telefono vibrare, ancora, aveva preso la telefonata ma riusciva a sentire poco. Aveva un orecchio praticamente tappato con la mano, nell’altro era poggiato il telefono.


“Tra poco inizia la lezione, sarebbe il caso di andare.”
Ruppe il ghiaccio Violet iniziando, poco dopo, a raccogliere le sue cose.
“Mi è uscito male, lo sai.”
“Lo so.”
“A ogni modo possiamo andare.”
Accennò un sorriso Charlotte e aggiunse.
 “L’unico problema che si pone è che non ho proprio nessuna voglia di mettermi in collant, minigonna e con le tette al vento, soprattutto con questo freddo.”
Violet in risposta iniziò a cercare qualcosa nella sua borsa, o come la chiamavano loro “la borsa di Mary Poppins”, ci potevi trovare di tutto, sciarpe di lana in piena estate, rossetti, penne scariche, libri, ma mai quello che veramente cercavi. Tirò fuori prima il braccio e poi anche ciò che aveva trovato: una busta color panna.
“Ecco qui, c’è scritto tutto.”
Charlotte aprì la busta e lesse l’invito, era gradito l’abito scuro e il tutto si sarebbe svolto a lume di candela.
“Molto fine e interessante.”
“Esatto e poi hai sempre detto che sarebbe stata interessante,una serata in cui si ballava e non c’erano quei laser accecanti.”
“Potrei anche considerarlo se non fosse che non so cosa mettere, come sai i miei abiti scuri si contano sulle punta delle dita e nessuno sembra adatto a questa serata.”
“I negozi esistono per un motivo.”
“Questo è anche vero.”
“Allora è deciso, stasera usciamo e non puoi tirarti indietro.”
Violet aveva deciso, per entrambe, aveva preso la palla al balzo nel momento in cui Charlotte aveva risposto malamente, aveva dato le spalle all’amica e aveva continuato a camminare dritta verso l’aula.
“Se arrivi tardi a lezione io di sicuro non ti prendo il posto.”
Aggiunse Violet, e Charlotte si ritrovò, quasi, a correrle dietro; quello era il loro modo di fare pace.
Le lezioni erano passate velocemente, Violet si era dimostrata parecchio entusiasta e l’idea di andare a quella festa non faceva altro che farla sorridere. Charlotte non era riuscita a seguire granché dato che la sua amica continuava a fare disegni di eventuali vestiti che avrebbe potuto indossare, e le faceva continuamente domande attraverso un foglio che alla fine era diventato logoro e stropicciato per tutte quelle volte che avevano scritto e poi cancellato. In seguito erano andate in un negozio al centro, avevano trovato un vestito che calzava perfettamente a Charlotte ed erano tornate a casa per prepararsi.
“Adesso che mi sento una salsiccia ambulante, credo che possiamo andare.”
Charlotte fece una semi piroetta attorno a se, ravvivò i capelli con le mani e afferrò la borsa che avrebbe portato quella sera. Non credeva di essere così esibizionista però qualche volta le era necessario. Violet rise, un po’ perché era veramente divertita e un po’ perché Charlotte era goffa e impacciata, per poi prendere le chiavi della macchina e dirigersi verso l’abitacolo color senape.
“Mi sorge solo un dubbio.”
Espresse Charlotte mentre erano già a metà strada.
“Potrei anche sapere chi ti ha dato l’invito?”
Violet tossì e rise.
“Cosa dovrei capire da un colpo di tosse?”
“Che per una volta dovresti farti i cavoli tuoi.”
Si girò verso Charlotte.
“E’ un esempio però.”
“Certo, perché, dati i precedenti, due domande non te le dovresti fare?”
“La casa non è grande, l’evento è riservato, Matthew non ci sarà e, Charlotte, hai solo vent’anni, le preoccupazioni sei pregata di lasciarle ai vecchi. Grazie.”
Tagliò corto Violet.
Charlotte decise di star zitta per il resto del tempo, prima di ritrovarsi giù dalla macchina e davanti ad un portone totalmente bianco. Guardò per un attimo l’amica e disse piano.
“Lo sai perché mi preoccupo.”
“Lo so perché, Charlotte. Lo so. ”
Ammise Violet, con una pausa.
“Ma ti assicurò che stavolta sarà diverso.”


“Dove sei?”
“In bagno.”
“Arrivo subito.”
Le gambe non le sentiva più, aveva dato spallate a chiunque all’interno di quel locale prima di arrivare in bagno.
“Violet.”
Aveva bussato a tutti bagni. Aveva aspettato. Aveva visto aprire la porta. L’aveva vista in uno stato pietoso.
“Non ti chiederò cosa è successo.”
Non glielo aveva chiesto ma l’aveva giudicata, in malo modo.
“Grazie.”
“Non mi ringrazieresti se sapessi cosa sto pensando.”
Le aveva allungato la mano e l’aveva risollevata.
“Non ho bevuto, ho solo incontrato Matthew. Abbiamo parlato, era ubriaco e mi ha detto di tutto” – fece una pausa, la voce le vibrava, stava per ricominciare a piangere – “Mi ha anche detto che mi ha tradita.”
L’espressione di Charlotte mutò, si addolcì anche se di poco; aveva ancora rabbia, dolore, seccatura dentro di lei perché non avrebbe mai voluto vedere la sua migliore amica così, non per colpa di qualcuno come Matthew.
Charlotte, però, non riusciva a capire che i sentimenti di Violet andavano aldilà di ciò che poteva provare lei in quell’istante. L’aver amato qualcuno per tanto tempo non lo si dimentica, l’essere lasciati da qualcuno dopo tanto tempo è difficile, sapere di essere traditi dalla persona che ami ancora, brucia. Fa male se ancora cerchi un motivo per redimerlo, per giustificarlo, per addossarti tu tutte le colpe di un rapporto senza lieto fine. Charlotte non capiva cosa voleva dire, non capiva perché a parte due o tre ragazzi che aveva pensato importanti non c’era mai stato nessuno che le aveva strappato il cuore. Charlotte non capiva perché non poteva, quel tipo di amore la capisci solo se lo hai provato, sulla tua pelle.




spazio autrice
Lo so, ho aggiornato in ritardo ma ancora devo capire un attimo con che cadenza postare (se avete qualche tipo di suggerimento a riguardo: illuminatemi!! (: ). Parliamo di questo capitolo, si sa qualcosa del rapporto tra Violet e Charlotte, perchè Charlotte è scettica nell'andare a ballare e come Violet, che adesso sembra un'altra persona, porta una grande ferita dentro. A poco a poco stiamo entrando all'interno della storia, per ora le cose sembrano normali ma succederà qualcosa già dal prossimo capitolo. Le cose da ora in poi si andranno a complicare e conoscerete Charlotte non per quello che appare ma per quello che è. Bene, già mi sono sbilanciata troppo, sono felice dei vostri commenti vuol dire che avete apprezzato e ora risponderò alle recensioni (vi dico da subito che appena le postate io le leggo solo che preferisco rispondervi con calma e poco dopo aver postato il capitolo così unisco le due cose). Prima di salutarvi e vederci la prossima settimana, vi dico che ho creato un profilo su facebook ---> Marty EFP dove durante la settimana scriverò qualche frase spoilerosa, metterò le foto dei nostri protagonisti e pubblicherò del lavori grafici sulla storia (: Mi farebbe piacere se richiedeste l'amicizia così che, di tanto in tanto, commentate e mi fate sapere cosa ne pensate ^^ Credo di aver finito, grazie e buona lettura.

 

   
 
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