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Autore: MagieSinisterForum    08/09/2007    2 recensioni
La raccolta di fanfictions (23 tra one-shot e flash-fic) che state per leggere nasce quasi per gioco, su un forum, “Magie Sinister” (http://magiesinister.forumcommunity.net/), dedicato al mondo di Harry Potter in generale e a Severus Piton in particolare. Gli utenti del forum, che sono poi anche gli autori (ben 13 persone) dei vari racconti, un pomeriggio chiacchieravano placidamente sul rapporto del loro beniamino, Severus, con il cibo e le bevande. (http://magiesinister.forumcommunity.net/?t=5055779) Perché è così (almeno nei libri) magro? Non gli piace mangiare? O non ha mai tempo per nutrirsi come si deve, tra una lezione e una sessione di spionaggio? Oppure, magari, si priva dei peccati di gola per punirsi dei troppi rimorsi? Secondo l’idea di base, in ogni fanfictions Severus Piton doveva mangiare o bere qualcosa (non importava cosa e, come vedrete, in alcuni casi, il gesto di mangiare diventa mera metafora), oppure desiderare un cibo e, anche nel caso in cui lo si fosse lasciato a digiuno, l’autore doveva rendere, anche solo implicitamente, la propria idea del rapporto di Piton con il cibo.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Genere: Introspettivo, drammatico

Genere: Introspettivo, drammatico

Personaggi: Piton Silente

Era: Harry a Hogwarts




Brindisi per un amico (Ida59)


Una figura alta e magra avanza con decisone nei sotterranei: le fiamme nei bracieri si alzano per un momento, sprigionando nuovi e scintillanti bagliori, quasi ad annunciare il suo passaggio e ad illuminargli meglio la via; poi tornano a languire tranquille alle sue spalle, in un rispettoso inchino, sottomesse al comando della sua lunga mano sottile, ormai irrimediabilmente bruciata da oscure fiamme ben più letali.

Ora è davanti alla pesante porta di quercia decorata da scuri serpenti bronzei, sfumature di luce che sembrano fluttuare nell’oscurità. Leva la mano per bussare ma il massiccio uscio si apre da solo e l’ombra della stanza lo avvolge, inghiottendo anche i serpenti, immobili ora, solo buio nel buio.

Il vecchio Preside scuote il capo e tende la mano verso il camino che s’illumina all’improvviso del riverbero di fiamme rigogliose; poi ammicca mostrando a Severus una polverosa bottiglia di spesso ed istoriato cristallo: un liquido scuro brilla rubando riflessi d’ambra alle fiamme.

Severus solleva piano una mano e le fiamme si abbassano, docili, lasciando solo una brace che rosseggia cupa: l’oscurità torna ad essere regina incontrastata nella stanza, mentre due bicchieri lievitano nell’aria fino a poggiarsi sul tavolino davanti a lui.

- Non c’è bisogno di tutta quella luce, Albus: lo verso io nei bicchieri, questa sera!

Non voglio luce adesso, non voglio che tu possa leggere il dolore sul mio volto.

So che cederò, devo farlo, ormai mi hai convinto dell’assoluta necessità di quella follia; so che stasera sei venuto per strapparmi alfine quella promessa maledetta, che costringerà la mia volontà ben più strettamente di quel Voto mortale.

Ma al buio Albus, ti prego, non devi vedere le lacrime nei miei occhi.

- Severus… ti prego…

Ti interrompi al gesto stizzito della mia mano.

So benissimo cosa vuoi dire, me lo hai ripetuto fin troppe volte in questi mesi, mentre disperatamente cercavo una soluzione che non esisteva: il veleno di quelle fiamme oscure sta bruciando la tua vita dall’interno, lentamente e dolorosamente, mentre tu sorridi ed io non posso fare nulla, assolutamente nulla.

Non posso guarire quell’antica maledizione, non posso salvare la vita del mio unico amico.

Anche se vorrei.

Così potrò solo ucciderti e salvare la mia vita.

Anche se non vorrei.

Prendo la bottiglia dalle tue mani e verso una generosa dose per entrambi: vuoto il mio bicchiere in un solo lungo sorso, lasciando che il liquido mi scenda bruciante nella gola, desiderando solo di poter bruciare anche il mio cuore.

La mia anima, invece, arderà nelle fiamme dell’Inferno qui, su questa terra, alla corte dannata del Signore dell’Oscurità, dopo che avrò compiuto ciò che deve essere fatto.

Di nuovo verso il liquore nel mio bicchiere, sotto il tuo sguardo preoccupato. Di nuovo lo vuoto in un sol fiato, mentre tu resti immobile, in piedi davanti a me, il bicchiere stretto nella tua povera mano annerita.

La mia condanna: non aver saputo fare nulla per quella mano, io che pensavo d’essere infallibile con le mie pozioni ed i miei contro-incantesimi.

Stringo la bottiglia e mi lascio cadere sulla poltrona, stanco di combattere una battaglia ormai persa; un bicchiere, poi un altro ancora: fiamme liquide a bruciare gli ultimi residui di un’indomita volontà.

Hai vinto Albus, con i tuoi sorrisi, la tua pazienza e la tua insistenza: hai vinto tu, come sempre.

Ti ucciderò, come mi hai ordinato.

Se sarà necessario lo farò, se non ci saranno alternative eseguirò i tuoi ordini; se servirà a salvare l’anima di Draco dannerò la mia, senza la più piccola esitazione.

Alzo gli occhi nel buio, a cercare l’azzurra tranquillità del tuo sguardo: puoi fidarti di me, come sempre.

Ma non c’è alcun bisogno di parole tra noi.

Hai capito tutto, lo sai che ho finalmente ceduto: lo sai quanto sto soffrendo e quanto ancora soffrirò, anche se l’oscurità ci avvolge, caparbia.

Ho bisogno di abituarmi di nuovo ad avere le tenebre intorno a me: lo capisci, vero Albus?

Molto presto la mia vita sarà fatta solo di dolorose tenebre, inutile cercare di sfuggire loro: sono il mio destino.

Ti sei seduto di fronte a me, stanco ma soddisfatto, e levi il tuo bicchiere cercando di coinvolgermi in un inaccettabile brindisi, in onore della tua morte.

Rimango immobile, rigido, le labbra serrate ed il pugno stretto intorno al bicchiere.

- Alla tua salute, Severus!

Vuoti il bicchiere d’un fiato, come un giovanotto incosciente che ha una lunga vita davanti a sé e mille ragioni per festeggiare una difficile vittoria.

Una stupida lacrima brilla nelle tenebre dei miei occhi: so che l’hai vista e non la negherò.

Ti ucciderò Albus, ma non brinderò alla vita che mi regali.

Non brinderò alla tua morte, ma lascerò che questa lacrima preziosa nasca in onore di un amico.

Chiudo gli occhi, li serro stretti, e la lacrima scende, scivola piano sulla mia gota pallida, pesante del mio dolore, greve della mia disperazione.

Ecco il mio muto brindisi, Albus, amico mio.

La tua mano, leggera, si poggia sulla mia spalla.

- Grazie Severus.

  
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