Genere: Introspettivo, drammatico
Personaggi: Piton
Silente
Era: Harry a Hogwarts
Brindisi per un amico (Ida59)
Una figura alta e
magra avanza con decisone nei sotterranei: le fiamme nei bracieri si alzano per
un momento, sprigionando nuovi e scintillanti bagliori, quasi ad annunciare il
suo passaggio e ad illuminargli meglio la via; poi tornano a languire
tranquille alle sue spalle, in un rispettoso inchino, sottomesse al comando
della sua lunga mano sottile, ormai irrimediabilmente bruciata da oscure fiamme
ben più letali.
Ora è davanti alla
pesante porta di quercia decorata da scuri serpenti bronzei, sfumature di luce
che sembrano fluttuare nell’oscurità. Leva la mano per bussare ma il massiccio uscio
si apre da solo e l’ombra della stanza lo avvolge, inghiottendo anche i
serpenti, immobili ora, solo buio nel buio.
Il vecchio Preside
scuote il capo e tende la mano verso il camino che s’illumina all’improvviso
del riverbero di fiamme rigogliose; poi ammicca mostrando a Severus una
polverosa bottiglia di spesso ed istoriato cristallo: un liquido scuro brilla rubando
riflessi d’ambra alle fiamme.
Severus solleva
piano una mano e le fiamme si abbassano, docili, lasciando solo una brace che
rosseggia cupa: l’oscurità torna ad essere regina incontrastata nella stanza,
mentre due bicchieri lievitano nell’aria fino a poggiarsi sul tavolino davanti
a lui.
- Non c’è bisogno
di tutta quella luce, Albus: lo verso io nei bicchieri, questa sera!
Non voglio luce
adesso, non voglio che tu possa leggere il dolore sul mio volto.
So che cederò, devo
farlo, ormai mi hai convinto dell’assoluta necessità di quella follia; so che
stasera sei venuto per strapparmi alfine quella promessa maledetta, che
costringerà la mia volontà ben più strettamente di quel Voto mortale.
Ma al buio Albus,
ti prego, non devi vedere le lacrime nei miei occhi.
- Severus… ti
prego…
Ti interrompi al
gesto stizzito della mia mano.
So benissimo cosa
vuoi dire, me lo hai ripetuto fin troppe volte in questi mesi, mentre
disperatamente cercavo una soluzione che non esisteva: il veleno di quelle
fiamme oscure sta bruciando la tua vita dall’interno, lentamente e
dolorosamente, mentre tu sorridi ed io non posso fare nulla, assolutamente
nulla.
Non posso guarire
quell’antica maledizione, non posso salvare la vita del mio unico amico.
Anche se vorrei.
Così potrò solo
ucciderti e salvare la mia vita.
Anche se non
vorrei.
Prendo la bottiglia
dalle tue mani e verso una generosa dose per entrambi: vuoto il mio bicchiere
in un solo lungo sorso, lasciando che il liquido mi scenda bruciante nella gola,
desiderando solo di poter bruciare anche il mio cuore.
La mia anima,
invece, arderà nelle fiamme dell’Inferno qui, su questa terra, alla corte
dannata del Signore dell’Oscurità, dopo che avrò compiuto ciò che deve essere
fatto.
Di nuovo verso il
liquore nel mio bicchiere, sotto il tuo sguardo preoccupato. Di nuovo lo vuoto
in un sol fiato, mentre tu resti immobile, in piedi davanti a me, il bicchiere
stretto nella tua povera mano annerita.
La mia condanna:
non aver saputo fare nulla per quella mano, io che pensavo d’essere infallibile
con le mie pozioni ed i miei contro-incantesimi.
Stringo la
bottiglia e mi lascio cadere sulla poltrona, stanco di combattere una battaglia
ormai persa; un bicchiere, poi un altro ancora: fiamme liquide a bruciare gli
ultimi residui di un’indomita volontà.
Hai vinto Albus,
con i tuoi sorrisi, la tua pazienza e la tua insistenza: hai vinto tu, come
sempre.
Ti ucciderò, come
mi hai ordinato.
Se sarà necessario
lo farò, se non ci saranno alternative eseguirò i tuoi ordini; se servirà a
salvare l’anima di Draco dannerò la mia, senza la più piccola esitazione.
Alzo gli occhi nel
buio, a cercare l’azzurra tranquillità del tuo sguardo: puoi fidarti di me,
come sempre.
Ma non c’è alcun
bisogno di parole tra noi.
Hai capito tutto,
lo sai che ho finalmente ceduto: lo sai quanto sto soffrendo e quanto ancora
soffrirò, anche se l’oscurità ci avvolge, caparbia.
Ho bisogno di
abituarmi di nuovo ad avere le tenebre intorno a me: lo capisci, vero Albus?
Molto presto la mia
vita sarà fatta solo di dolorose tenebre, inutile cercare di sfuggire loro:
sono il mio destino.
Ti sei seduto di
fronte a me, stanco ma soddisfatto, e levi il tuo bicchiere cercando di
coinvolgermi in un inaccettabile brindisi, in onore della tua morte.
Rimango immobile,
rigido, le labbra serrate ed il pugno stretto intorno al bicchiere.
- Alla tua salute,
Severus!
Vuoti il bicchiere
d’un fiato, come un giovanotto incosciente che ha una lunga vita davanti a sé e
mille ragioni per festeggiare una difficile vittoria.
Una stupida lacrima
brilla nelle tenebre dei miei occhi: so che l’hai vista e non la negherò.
Ti ucciderò Albus,
ma non brinderò alla vita che mi regali.
Non brinderò alla
tua morte, ma lascerò che questa lacrima preziosa nasca in onore di un amico.
Chiudo gli occhi,
li serro stretti, e la lacrima scende, scivola piano sulla mia gota pallida,
pesante del mio dolore, greve della mia disperazione.
Ecco il mio muto
brindisi, Albus, amico mio.
La tua mano,
leggera, si poggia sulla mia spalla.
- Grazie Severus.