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Autore: Scarlett_00_98    21/02/2013    5 recensioni
Cosa succede se un demone si innamora di un angelo?
E se questo demone è proprio quello destinato a sterminare gli angeli, fsacendo invasione nel Paradiso?
E se questo demone fossi io?
Scarlett Pywenn?
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 TRE: IL VICOLO
 

La carrozza procedeva lenta, mentre il cupe grigiore delle ciminiere riempiva il cielo di Londra. La rivoluzione industriale era ormai avanzata, e in strada si poteva scorgere il dolore dei proletariati diffondersi nell’aria come il fumo delle ciminiere.
 La carrozza in cui stavo viaggiando era piccola e angusta, con pareti opprimenti e un piccolo finestrino grande solo per vederci con un solo occhio.
 Mi misi i capelli castani sulle spalle, mentre pensavo all’ossessivo bacio di Rafael.
Blah! Il solo ripensare a quella bocca grondante di possessione e superiorità mi mise i brividi. Come poteva la mia famiglia permettermi di sposare quella sottospecie di troglodita?
 Ma prima che potessi darmi una risposta la carrozza si fermò, mentre Matt, il cocchiere, mi apriva la portiera per aiutarmi a scendere. Le sue mani umane sulle mie mi fecero sobbalzare. Da quanto non toccavo carne umana? Probabilmente da quando avevo deciso di non dissanguare nessuno. Era come un voto di castità che mi ero imposta, una proibizione piuttosto difficile da rispettare, per un Demone come me.
Le mie scarpe toccarono la terra scura, provocando uno spostarsi di polveri cineree.
Matt mi scortò verso il marciapiede, dove la puzza di  fogna impregnava l’aria. Mi sedetti su una panchina verde marcio, piuttosto colorata in confronto al grigio cielo della città.
A volte pensavo che fosse come una barriera progettata per tenere la felicità fuori, lontano dalla mia vita.
Quasi il destino volesse tenermi all’oscuro delle sensazioni tipicamente umane; come la gioia e l’amore.
Che strano, non l’avevo mai provato. Nelle famiglie di Demoni l’amore non conta; il potere sembra assoggettare ogni cosa nelle sue bramosità oscure.
Sentii dei passi alle mie spalle; erano affrettati ed agitati. Girai appena il capo, quel che bastava per vedere un uomo sulla sessantina percorrere sudato la strada. Aveva la mascella contratta in una smorfia e la bombetta sembrava grondare di sudore nonostante l’estate fosse ormai un lontano ricordo.
I suoi occhi erano sbarrati, fissi davanti a sé, quasi cercassero un appiglio per scappare. Si fermò un attimo, appoggiando una mano sulla panchina dove ero seduta. Sentii la sua aura umana colma di terrore. Storsi il naso, voleva dire una sola cosa.
Volati il capo nella direzione opposta a quella dell’uomo, cercando tracce dell’Esecutore. Non lo visi, l’uomo poteva ancora salvarsi.
Mi alzai di scatto dalla panchina; poggiando una mano su quella dell’uomo. Lui mi guardò; gli occhi azzurri oppressi dal tempo.
«L’Esecutore non è ancora arrivato, fa ancora in tempo a scappare. »bisbigliai.
«G-grazie, signorina.» la sua voce era colma di terrore.
«Deve percorrere questa strada fino all’angolo, lì giri a destra e troverà un vicolo cieco. Se sale la scaletta dietro i cassonetti potrà accedere al tetto. E, sa bene come me che gli esecutori non si avventurano là sopra» dissi, vedendo una speranza farsi largo fra le rughe del viso. «Lei è un angelo, milady.» sorrisi; ero tutto pur che quello. Lui corse affannato verso il vicolo; notai un orologio dorato spuntargli dalla giacca scura.
Non ebbi il tempo di notare altro; un’ombra scura si fece largo sul marciapiede. La gente scappava terrorizzata, e solo i Demoni restavano a vedere l’Esecutore compiere il suo lavoro.
L’ombra si allargò sempre più, estendendosi fino agli estremi della strada. Era più nera del catrame; più oscure del Male stesso.
Mi ritrassi appena sfiorò la mia gonna.
«Che piacere rivederti, Scarlett.» la sua voce tetra, maligna.
Mi inchinai, porgendogli la mano. dio quanto odiavo quello stupido bacio! Soprattutto dopo quello di Rafael. Guardai il Demone che avevo davanti, la sua immagine stava pian piano uscendo dall’ombra che lo avvolgeva. Occhi rossi come braci ardenti e labbra sottili. Capelli ramati e lunghi, il simbolo degli esecutori impresso sulla fronte.
«Ben trovato, David» riemersi dall’inchino.
«Ho visto con piacere che avete dato una mano a quel povero vecchio» il sangue mi si raggelò nelle vene.
Si avvicinò al mio orecchio, i suoi occhi rossi puntati sulla mia schiena.
«Ma nessuno scappa ai suoi peccati…» sussurrò. Molteplici brividi mi percorsero veloci la spina dorsale. Il tempo di voltarmi e David era ritornato l’ombra scura. Saltò selvaggio in avanti, divorando tutto sotto il suo manto oscuro.
Conoscevo David dai tempi dell’Accademia dei Demoni; prima che diventasse un Esecutore, colui prescelto per eliminare dalla circolazione chi ostacola il regime dei Demoni. E, a quanto pareva, quell’uomo era la sua vittima.
Odiavo vedere le spregevoli torture che gli Esecutori facevano alle loro vittime.
Da piccola i miei genitori mi portarono a vederne una; per noi era come andare a messa la domenica. Mio fratello era molto eccitato, ma io non capivo come potesse essere una forma di intrattenimento le urla di dolore di un uomo.
Mi riscossi a quei pensieri maligni, osservando David scomparire dietro l’angolo dove l’uomo era prima andato.
Chiusi gli occhi, in attesa delle urla. Dopotutto era impossibile che l’uomo fosse riuscito a scappare; io avevo solo voluto regalare un po’ di speranaza negli ultimi istanti della vita di quell’uomo. Chiamatemi come volete, opportunista e illusionista; ma la verità era una sola. Nessuno, da quando l’Esecutore partiva dalla Corte Infernale, provava un briciolo di speranza. Ed è per questo che quel giorno volevo essere magnanima, volevo dare a quell’uomo un’ultima bella sensazione prima di…
Un urlò squarciò il cielo, innalzandosi per le strade.
“Ecco” pensai “è giunta la sua ora”.
Mi incamminai per la via, seguendo con gli occhi neri i riflessi opachi del sole.
A breve mi ritrovai nel quartiere dei proletari e degli operai, dove aleggiava uno strano vento innaturale. Mi muoveva i capelli castani, facendoli sfuggire alla meticolosa acconciatura da nobile. Assorta nei miei pensieri non mi resi conti di essere entrata nella parte malfamata di Londra, ma non mi dovevo preoccupare. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di aggredire una nobile come me.
Guardai il cielo plumbeo, una leggera pioggerellina stava per venire a far respirare la città.
Non mi ricordavo il motivo per cui ero andata in città, forse volevo distrarmi, chissà…
Una mano fredda mi afferrò il braccio destro, tirandomi in un vicolo buio.
Mi premette contro il muro, la mia schiena incontrò i mattoni duri. I miei occhi non vedevano nulla, solo ombra. Respiravo affannosamente, una mano premuta sulla mia bocca.
«Ehi, bellezza, cosa ci fa una nobile come te da queste parti…» la sua voce era un misto fra sinistro e melodioso. Sentivo il suo alito caldo sul collo, le sue labbra a pochi centimetri dal mio orecchio.
«Mi lasci!» gridai. Ma la mia voce era placata dalla sua mano sulle mie labbra.
«Sennò? Cosa mi fai, Demone?» chiese beffardo.
«Vedrai…» non mi piaceva combattere, ma in quel momento ce n’era la necessità. Risvegliai la mia essenza demoniaca, mentre sentivo il Bacio pulsare sotto pelle.
Chiusi gli occhi, il sangue cominciò a scorrere più velocemente.
Un esplosione di energia sbalzò l’uomo contro il muro di mattoni alle mie spalle. mi voltai si scatto, per vedere il volto del mio assalitore.
Il suo viso era avvolto dalla fuliggine, ed un cappello verde scuro gli copriva i capelli che dovevano essere sul biondo chiarissimo.
«Ma bene, la ragazzina sa difendersi. 
«Ma non ti illudere, la tua feccia da Demone non uscirà da questo vicolo.» gridò, gli occhi sbarrati. Solo allora riuscii a scorgere il loro colore. Erano di un intenso blu; riflessi ambrati scalfivano la superfice cobalto delle iridi, quasi a voler lasciar tregua dall’intenso colore degli occhi.
Un brivido mi percorse la schiena; quegli occhi erano i più belli che avessi mai visto.
Di sicuro non erano umani. Mi riscossi, cercando di distogliere le mie iride dalle sue, troppo profonde e magnetiche.
Lui protese le braccia verso di me, un’onda di energia mi sbalzò sul muro.
Sentivo i mattoni premere duri sulla scapole, la sua forza era davvero potente.
Ora ne ero sicura, non poteva essere umano.
«Sembri stupita, Demone. » la sua voce mi giunse come un miraggio lontano.
«Non sei l’unica a poter fare questo! » contrasse le dita della mano destra in un pugno inferocito.
Sentii un macigno sullo stomaco, più opprimente dei mattoni sulla schiena.
«V-vi prego! Lasciatemi! » gridai, non appena ebbi recuperato fiato. In tutta risposta lui mi sorrise, beffardo.
Richiamai a me tutte le mei forze, il potere del Bacio pronto a venir fuori.
Ma c’era qualcosa che mi impediva di usarlo, qualcosa che era racchiuso nei suoi occhi. Ma non ebbi il tempo di pensare altro che un’ombra scura avvolse il vicolo, le sue brame troppo familiari. David.
Cercai di mantenere un’espressione impaurita, in modo da non allarmare il mio assalitore. Ma ero troppo debole, oppressa dalla sua forza.
Vidi la sagoma di David frapporsi fra me e lui, la sua schiena a dividerci.
«Penso che abbiate aggredito la persona sbagliata» disse David, mentre una forte ombra calava sino al cielo plumbeo.  
Il ragazzo sconosciuto guardava David in segno di sfida, un odio profondo nei suoi occhi.
Poi mi guardò, inaspettatamente. Mi colse alla sprovvista, sentii la mia temperatura da Demone salire all’improvviso.
«Credo anch’io…» disse infine l’aggressore in tono pacato.
Poi una luce intensa avvolse il mio campo visivo.
Di lì a poco persi i sensi.



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Scusatemi per l'enorme ritardo! ma, con l'università ed il resto non riesco a far molto.
APOtrete mai perdonare una povera ragazza??
PAssiamo al capitolo, che ve ne pare? finalmente Lo conosce, so che eravate molto impazienti anche voi!
Okay, fatemi sapere le vostre opinioni, bye
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