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Autore: Egle    11/08/2004    5 recensioni
Per dimostrare la sua fedeltà all'Oscuro Signore, Draco viene incaricato di rapire Ginny Weasley, figlia di due membri dell'Ordine della Fenice. Ma le cose non vanno secondo i piani e i due ragazzi si trovano ad affrontare una situazione ben più complicata del previsto...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5 – OLTRE LE BARRIERE D

CAPITOLO 5 – OLTRE LE BARRIERE DEL TEMPO E DELLO SPAZIO

 

Posò il libro sul tavolo sfregandosi gli occhi con una mano. Cominciavano a dolergli per aver letto per troppo tempo alla fioca luce delle candele. Perso nei suoi studi , non si era neppure accorto che Ginny si fosse addormentata con le braccia incrociate sotto alla guancia e i lunghi capelli rossi che ricadevano sulle sue spalle e sul libro. Draco si alzò senza far rumore e si fermò davanti alla finestra. Era pericoloso…molto pericoloso, ma l’incantesimo che gli aveva insegnato suo padre era la loro ultima risorsa. Da quando erano precipitati in quel mondo aveva provato a mettersi in contatto con suo padre tre volte e in una di queste si era spinto troppo oltre. C’era mancato poco…veramente poco. L’abisso gli si era aperto davanti e il suo spirito era riuscito ad aggrapparsi alla terra per pura fortuna. Non poteva rischiare di nuovo, soprattutto perché era stato tutto inutile.

Doveva parlarne con Ginny. Forse unendo le forze potevano…

Si voltò verso la ragazza che continuava a dormire placidamente. La carnagione chiara e lattiginosa, le labbra umide e dischiuse…era così bella. Non di una bellezza appariscente come quella di Pansy. Non possedeva le sue … doti ammaliatrici, ma Ginny aveva una sensualità innata e aggraziata con quei suoi capelli rossi, gli occhi grandi ed espressivi e il corpo snello e per nulla infantile. Era più che convinto che non si rendesse nemmeno conto dell’effetto che poteva avere su un uomo…dell’effetto che aveva su di lui. La sua voce ora dolce e allegra, ora infuriata e tagliente, il suo mettersi continuamente una ciocca di capelli dietro all’orecchio, il suo corrugare le sopracciglia quando tentava di capire che cosa le stesse nascondendo, e il suo sorriso, quel sorriso così aperto e sincero…sapeva che quando lei gli sorrideva non lo faceva per secondi fini, non lo faceva per ipocrisia o per accaparrarsi le sue attenzioni… Ginny era genuina, innocente, così lontana dal mondo in cui era vissuto per tutta la vita. Aveva cercato di tenerla lontana da sé, di convincersi che lei era e rimaneva una semplice filo-babbana da disprezzare, una pezzente, ma lei si era insinuata in qualche modo dentro di lui, nei suoi pensieri, nei suoi sogni…in quei sogni così fragili ed effimeri che sarebbe bastato un soffio di vento per mandarli in frantumi. Aveva cercato di combattere il pensiero di lei, di scacciarla dalla sua mente, ma ogni qual volta gli sembrava di essere riuscito ad acquistare il pieno controllo sui suoi occhi, sul suo modo di vederla, lei faceva un minimo gesto che lo faceva impazzire. Un sorriso, una parola…l’addormentarsi con il capo abbandonato sulla scrivania e le dita ancora strette intorno alla matita…

“Weasley, svegliati. E’ ora di andare a letto” la chiamò, senza curarsi di non spaventarla. Doveva convincersi che lei non rappresentava nulla per lui. Doveva continuare a trattarla come quello che era in realtà: un essere inferiore.

Ginny sollevò la testa di scatto, guardandosi intorno smarrita.

“che ore sono?” bofonchiò, stropicciandosi gli occhi con una mano.

“Mezzanotte” rispose Draco, bevendo l’ultimo sorso di caffè ormai tiepido.

Ginny s’inumidì le labbra con la punta della lingua. “E’ ancora presto. Posso andare avanti ancora un po’”rispose, fissando la pagina del libro con aria assente.

“Vai a dormire. Puoi fare ben poco.”

“No, ce la faccio”

Draco imprecò mentalmente. Perché doveva essere così cocciuta? Se lui leggeva fino alle due di notte, lei faceva altrettanto. Se lui gettava tutti i libri per terra in un impeto di rabbia, lei li raccoglieva, dopo avergli urlato contro di tutto. Se lui la mandava al diavolo, lei gli rispondeva a tono. A volte la odiava. La odiava perché riusciva a tenergli testa e la odiava perché lo faceva sentire stupido e infantile, quando voleva avere sempre l’ultima parola in una discussione. Scostò la sua sedia dalla scrivania con la forza, sollevandola praticamente di peso, e richiuse pesantemente il libro, che stava leggendo.

“Ehi”

“Ho detto che hai bisogno di riposo”

“e io ho detto che ce la faccio benissimo! Stavo solo facendo riposare un po’ gli occhi!”

“E va bene!” ringhiò il ragazzo, afferrandola per la vita e caricandosela su una spalla. Ginny emise un gridolino spaventata, cominciando a scalciare.

“Draco! Mettimi giù!”

“Stai zitta, se non vuoi svegliare le tue amichette babbane” l’ammonì, trasportandola verso la sua camera.

“Ho detto che ce la faccio!”

“E io ho detto che devi dormire” ribatté lui, scaricandola sul letto senza tanti complimenti. Ginny rimbalzò sul materasso morbido, scoccandogli un’occhiataccia da vera Weasley.

“Non puoi dirmi cosa devo o non devo fare” sbottò rossa in viso per la rabbia.

“Io credo proprio di sì” rispose Draco, facendo per richiudere la porta alle sue spalle, ma lei lo bloccò con una mano.

“Ho detto che posso…”

“Non m’interessa che cosa puoi o non puoi fare. Quello che devi fare è dormire” ribatté lui, allontanandosi nel corridoio per ritornare nello studio, ma Ginny lo inseguì battagliera.

“Quello che devo fare è aiutarti a trovare un modo per tornare a Hogwarts”

“quello che devi fare è non seccarmi”

“Tu…sei così irritante!”

“ragazzi, che succede? Perché state gridando?” chiese Karen, sbucando dalla sua camera da letto in vestaglia, ma nessuno dei due la degnò di uno sguardo.

“E tu così patetica! Stai per caso cercando di far colpo su di me, Weasley?” ribatté lui, voltandosi verso di lei con un ghigno cattivo sulla faccia. Ginny divenne ancora più rossa, stringendo i pugni.

“E così io sarei patetica solo perché voglio tornare a casa? sai che ti dico, Malfoy?” ribatté lei indietreggiando di un passo “che almeno io ce l’ho una casa a cui tornare” esclamò, mentre retrocedeva ancora, non accorgendosi che dietro di lei si apriva la rampa di scale. Il suo tallone non trovò il solido sostegno del pavimento e Ginny scivolò all’indietro.

“Ginny” gridò Draco, protendendosi verso di lei per impedirle di cadere, ma erano troppo distanti…troppo distanti… ma invece che volare verso il basso, Ginny si ritrovò improvvisamente catapultata in avanti. Le braccia di Draco l’accolsero ed entrambi ruzzolarono a terra con un gemito.

Si guardarono negli occhi per una manciata di secondi increduli.

“S-stai bene?” le chiese il ragazzo. Le sue mani tremavano leggermente e il suo viso era pallido e coperto da una sottile pellicola di sudore.

“S-sì credo di sì” rispose Ginny, mentre Karen e Meg si inginocchiavano di fianco a loro. Entrambe sembravano sconvolte.

“Ginny, ti abbiamo vista cadere all’indietro. Credevamo…oh Signore!”

“Stai bene? Ti sei fatta male?”

“sto bene. Io…Draco mi ha salvata!”

Entrambe le streghe guardarono interrogativamente il ragazzo, ancora frastornato, ma dato che lui non rispondeva riportarono la loro attenzione su Ginny.

“Ho sentito che pronunciavi una parola…” cominciò la ragazza cautamente , senza scostarsi dal corpo del ragazzo, che continuava a tacere. “Accio” mormorò con un filo di voce.

“N-non è possibile”

“eppure io l’ho sentita. Sei riuscito a fare un incantesimo senza bacchetta. Forse … forse ci stiamo abituando a questo mondo a poco a poco e così anche i nostri poteri. E forse siamo in grado di utilizzarli in situazioni particolari come quando ti ho schiantato perché ero arrabbiata o… adesso…perché volevi salvarmi”.

Draco scosse la testa, come se fosse infastidito da una mosca.

“Draco, che cosa c’è?” gli chiese Ginny, ma lui continuava a tacere. “Draco” provò ancora, ma il ragazzo si alzò in piedi e si diresse nello studio, senza risponderle. Richiuse la porta e vi si appoggiò con la fronte. Lei stava…stava per…Dio avrebbe potuto farsi male, farsi davvero male e la colpa sarebbe stata sua, interamente sua. Non sapeva perché l’aveva volutamente provocata. Forse per punirla per l’effetto che il suo corpo, stretto al suo, aveva avuto su di lui, per l’effetto che la penombra e il soffice letto su cui l’aveva adagiata avevano avuto sul suo cervello, facendogli venire in mente ogni sorta di possibile tentativo di seduzione…

Si sedette alla scrivania e congiunse le mani davanti alla bocca, come se fosse assorto in una muta preghiera. Doveva impedirsi di pensare a lei. L’importante era che aveva maneggiato la magia. La parola accio si era formata nella sua testa involontariamente e aveva funzionato. Stese un braccio di fronte a sé con il palmo rivolto verso l’alto. La sua mano fremeva ancora leggermente. Poteva sempre tentare…poteva…

“Wingardium Leviosa” mormorò e la tazza di caffè ormai vuota si sollevò lentamente dal piano levigato del tavolo. La guardò fluttuare a mezz’aria per qualche istante prima di riabbassare la mano, facendola appoggiare nuovamente sulla scrivania.

“interessante” sussurrò. Voleva correre fuori, andare da Ginny e dirle che ce l’aveva fatta, che c’era magia anche in quel mondo, che era dentro di loro, che non serviva nessuna bacchetta , nessuna formula magica. La magia faceva parte di loro, come l’olfatto, l’udito…dovevano solo riabituare il loro corpo a maneggiarla. Ma non lo fece. Non andò da lei, che, stesa nel suo letto e perfettamente sveglia, cercava di capire la reazione di lui.

 

 

“ho preso tutto quello che mi hai chiesto” disse Karen , appoggiando una voluminosa borsa sul bancone della cucina. Draco continuò a controllare scrupolosamente le pentole sui fornelli, senza guardarla. Karen lanciò un’occhiata a Ginny, che si strinse nelle spalle. Neanche lei sapeva che cosa stesse facendo. Dopo quasi dieci minuti, durante i quali la cucina si era impregnata di un odore pungente  e nauseabondo, il ragazzo versò un liquido violetto in un bicchiere.

“Allora” cominciò , fissando Ginny negli occhi “questa è la nostra sola possibilità di metterci in contatto con qualcuno che possa aiutarci”. Karen, Meg e Ginny lo osservarono , ognuna con delle domande da porgli, ma Draco le prevenne continuando il discorso “La pozione deve raffreddarsi per quasi un’ora, quindi abbiamo tutto il tempo che ci serve per prepararci. Questo incantesimo era usato dai maghi nei tempi di guerra ed era una specie di S…ma, sì quella stupida sigla babbana…”

“S.O.S.” gli venne in soccorso Meg.

“sì, qualcosa del genere”

“Non è qualcosa del genere! È S.O.S. Save our Souls! E non è una sigla! È un acronimo!” ribadì la ragazza convinta. Karen e Ginny sbuffarono sonoramente. Quei due non perdevano proprio mai la voglia di punzecchiarsi a vicenda.

“Comunque” riprese Draco, ignorando la precisazione di Meg, “Dobbiamo lavorare insieme per spingerci oltre le barriere del tempo e dello spazio.

“Non siete ancora pratici della magia qui. Io e Meg potremmo…”

“potrei ricordarvi che i nostri poteri sono molto più forti dei vostri, ma mi limiterò a farvi presente che non conoscete nessuno nel nostro mondo, quindi il vostro intervento sarebbe inutile” ribatté Draco scocciato, riportando la sua attenzione su Ginny “Dovremo formare una specie di catena. Tu sarai il punto di contatto con questo mondo, mentre io lascerò staccare completamente la mente dal mio corpo. Dovrai...tenermi…non devi assolutamente perdere il contatto con me o non riuscirò a tornare indietro. Chiaro?”

“Ehm…non proprio. Che intendi dire con lo staccare la mente dal corpo? E come posso…tenerti

“Basta che una parte di noi sia sempre collegata” rispose lui sbrigativamente, voltandosi a controllare la pozione.

“E’ meglio che vada io. Tu sei molto più…saldo di me. Ho paura di non riuscire a stare tra le due dimensioni” disse Ginny alzandosi in piedi.

“non se ne parla” ribatté Draco, allarmato. La punta protettiva nella sua voce lo fece imbestialire con sé stesso. Perché voleva mettere in pericolo la sua vita piuttosto che quella di Ginny? Perché preferiva rischiare in prima persona? E perché questo gli accadeva solo con lei? Non avrebbe avuto il benché minimo problema a usare Pansy, o Tiger, ma Ginny no. Non voleva che lei si trovasse in quel buio spaventoso, disorientata…non voleva che lei fosse in pericolo punto e basta.

“E c’è un'altra questione” continuò Ginny “con chi tentiamo di metterci in contatto?” Draco la guardò negli occhi un momento prima che lei continuasse “Beh mi sembra chiaro che dobbiamo contattare Silente. Lui era presente quando siamo spariti e lui…beh è il più potente mago esistete…senza contare che non ci lascerebbe mai qui…”

“Va bene, Weasley, ho capito. Chiameremo il vecchio barbagianni”

“Mai parlare in questo modo di Albus Silente di fronte a me” borbottò Ginny, abbassando la voce, in una perfetta imitazione di quella di Hagrid, e impugnando una forchetta minacciosamente.

“Spiritoso, molto spiritoso, Weasley” sibilò Draco, prendendo la pozione e facendole cenno di precederlo nell’altra stanza.

“Possiamo almeno assistere?” chiese Meg, spazientita, mentre lei e Karen li seguivano in salotto.

“se non fate troppo chiasso”

Il sole stava tramontando e le ombre si allungavano nella camera.

Draco pose sul tappeto cinque candele colorate in modo diverso fino a formare un pentagramma, abbastanza grande da contenere entrambi.

“Credi di essere in grado di imparare questo a memoria in due minuti?” ringhiò , porgendo a Ginny un foglietto.

“Farò del mio meglio, sua altezza”

“Ti converrà fare molto di più del tuo meglio, Weasley” ribatté lui, non badando all’occhiataccia che lei gli rivolgeva. Ginny lesse un paio di volte la formula, finché non fu sicura di averla ben impressa nella mente.

“e ora?”

“Stenditi supina. La testa verso il nord”

“Qual è il nord?”

“Quello, Weasley!” rispose lui, contrariato più con sé stesso che con lei. Era nervoso. Molto nervoso. Silente era la loro sola speranza e non poteva di certo andare lui a cercarlo. Non aveva abbastanza…simpatia per il vecchio preside, per riuscire a entrare in contatto con la sua mente. Osservò Ginny che si era coricata sul tappeto. I lunghi capelli rossi erano sparpagliati intorno alla sua testa e le sue guance erano arrossate.

Draco tracciò segni particolari per chiudere il cerchio e fece scorrere lo sguardo tutt’intorno per capire se era tutto in ordine.

“Bene” mormorò tra sé e sé “Voi due” si rivolse verso Karen e Meg “niente colpi di testa. Qualsiasi cosa succeda non dovete per nessuna ragione – Nes-su-na – entrare nel cerchio. Sono stato chiaro?”

Entrambe annuirono silenziosamente.

“Ora. Bevi questo” continuò, passando la pozione viola a Ginny. La ragazza la bevve tutta d’un fiato, corrugando le sopracciglia e storcendo la bocca in una smorfia di disgusto.

“che schifo”

“Non perdere la concentrazione. Stenditi di nuovo” le ordinò lui, inginocchiandosi di fianco a lei e prendendole una mano. “questo sarà il nostro tramite. Non devi mai, mai lasciare la mia mano. Capito?”

“beh non sembra molto difficile”

“Questo non è un gioco, Virginia. Se non ti fidi di me o se ti dimentichi di essere legata a me potresti…perderti. Il tuo spirito continuerebbe a vagare all’infinito, senza poter ritrovare il tuo corpo. Sono stato abbastanza chiaro?”. Vide i suoi occhi adombrarsi della paura e la sua mano ghiacciarsi improvvisamente, ma Ginny annuì risoluta.

“Se…se senti che non ce la fai, torna indietro”

Ginny annuì nuovamente, chiudendo gli occhi.

“Libera la mente da ogni pensiero. Quando sei sicura di averlo fatto recita la formula e concentrati su Silente. Traccia i contorni del suo viso nella tua mente, ricorda il suono della sua voce, il suo profumo…ogni cosa che possa esserti utile per focalizzarti su di lui…e Weasley”

Ginny riaprì gli occhi, fissandolo intensamente.

“non ti lascerò”

“Mi fido di te” mormorò lei. Draco cercò tracce di paura nella sua voce e nella sua espressione, ma non ne trovò. La guardò chiudere gli occhi, rilassando a poco a poco il corpo. Le sue dita erano mollemente allacciate a quelle di lui, il suo respiro regolare e leggero. Sembrava che dormisse ,ma non era così. Dopo qualche minuto, Draco vide le sue labbra muoversi leggermente, mentre pronunciava la formula. Il ragazzo abbassò le palpebre e inspirò profondamente. Uno spazio nero si apriva di fronte ai suoi occhi…ma non erano veramente i suoi occhi. Erano quelli che alcuni chiamavano “gli occhi della mente”. Ginny era in piedi di fronte a lui con addosso la sua divisa scolastica.

“Perché sono vestita così?”

“E’ la tua proiezione astrale. Non mi sembra molto importante cosa indossi ,Weasley. Ora vai. Io sarò qui ad aspettarti. Tu…non dimenticarti di me, ok? Sei legata a me e a questo mondo, attraverso questo” disse sollevando un sottile filo dorato, che univa la sua mano alla schiena di lei “serve a non perdere la via del ritorno. Anche se ti viene la tentazione, non procedere troppo oltre o si spezzerà e allora…”

“va bene, va bene. Ho capito!” rispose lei, voltandogli le spalle e cominciando a camminare. Dopo qualche decina di passi si voltò indietro e lo scorse in piedi con le mani ficcate nelle tasche del mantello nero. Ginny si morsicò nervosamente il labbro inferiore e proseguì. Aveva paura. Non c’erano colori, suoni, direzioni…tutto era informe e confuso. Non c’era nessun punto di riferimento. Nulla a cui potesse aggrapparsi per capire da che parte dovesse andare.

Si ricordò che cosa le aveva raccomandato Draco e si concentrò sulla figura di Silente. Silente che augurava loro un buon ritorno a scuola, Silente che correva in loro soccorso, Silente al quartier generale dell’Ordine… E lentamente l’oscurità venne rimpiazzata da un pavimento di piastrelle, da pareti di pietra così familiari…e una luce tenue, come la luce di una candela in pieno giorno…Ginny seguì la luce finchè non si ritrovò nell’ufficio di Silente, ma non era esattamente nell’ufficio. Era come se lo stesse guardando dal davanzale esterno della finestra, solo che al posto del vetri c’era un velo grigio. Il preside era seduto alla sua scrivania e stava scrivendo. Funny , che era solo un timido pulcino, era appollaiata sul suo trespolo.

“Professor Silente” gridò Ginny, ma l’uomo continuò a scrivere sul rotolo di pergamena. “Professor Silente” urlò di nuovo, procedendo di un altro passo, quando si sentì strattonata all’indietro. “dannazione” sibilò stringendo i pugni. Silente era lì…lì, davanti a lei. Non poteva arrendersi proprio in quel momento. Avanzò di un altro passo, sollevando il velo con una mano e chiamando il preside a gran voce...e proprio quando i loro occhi s’incrociarono Ginny si sentì risucchiata verso il basso. Un dolore acuto la colpì nella testa, nello stomaco, in ogni singola cellula del suo corpo…o del suo corpo astrale, mentre un vortice scuro si apriva sotto ai suoi piedi. Il filo si era spezzato…Stava cominciando a scivolare verso il basso quando una mano si serrò intorno al suo polso e la trascinava indietro. Un urlo uscì dalle sue labbra contro la sua volontà, mentre apriva gli occhi e si ritrovava nel salotto di Karen e Meg. Le due streghe sconvolte erano in piedi al limite del cerchio magico. E a pochi centimetri dal suo viso quello di Draco. Stava ansimando.”ti avevo detto di non spingerti troppo oltre. Stavamo per rimanerci secchi tutti e due” ringhiò. I suoi occhi lampeggiavano, ma Ginny non sapeva se per rabbia o per qualcos’altro. Si accorse solo in quell’istante che le loro mani erano ancora unite e che lei stava tremando. Draco…come aveva potuto afferrarla? Lui doveva rimaner aggrappato al mondo di Karen e Meg...non poteva essere là…

“N-non hai lasciato la mia mano” mormorò mentre lacrime di sollievo le riempivano gli occhi. Si mise a sedere di scatto , circondando il collo del ragazzo con le braccia, mentre le lacrime cominciavano a scorrerle sulle guance. “Non hai lasciato la mia mano”

Percepì le braccia di Draco abbracciarla lentamente, quasi avendo paura di farle del male e il suo viso immergersi nei suoi capelli.

“Quando ho sentito il filo spezzarsi mi sono slanciato in avanti e ti presa per pura fortuna. Se ti fosse successo qualcosa…” mormorò così piano che Ginny faticò a sentirlo, benché fossero stretti l’uno all’altra. E il viso di Draco improvvisamente era così vicino al suo che poteva percepire il profumo del suo alito, il calore della sua pelle…e i suoi occhi fissi nei suoi così profondi e pieni di paura…paura per lei, paura di perderla. Ginny si sporse verso di lui impercettibilmente, quando il suono del campanello li fece trasalire, ricordando loro che erano presenti anche Karen e Meg.

“vado io” disse la sorella maggiore.

Ginny si passò i palmi delle mani sulle guance, rimettendosi in piedi aiutata da Draco.

“Come ti senti, cara?” le chiese Karen premurosa “Ti sei messa in contatto con qualcuno?”

“Io credo di sì”  bofonchiò Ginny, rigovernando il tremito del suo corpo, mentre la voce di Meg giungeva loro dall’ingresso.

“Può ripetermi il suo nome, per favore?” domandò la ragazza a qualcuno sulla soglia di casa.

“Albus Silente, preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts” rispose una voce nota. Ginny e Draco si scambiarono un’occhiata incredula prima di precipitarsi nell’ingresso.

“Professor Silente?” gridò Ginny , guardando il vecchio preside in piedi davanti a loro. “E’ riuscito a trovarci!”

“sono contento di rivedervi, ragazzi”

“Non sa quanto lo siamo noi” rispose Ginny, scostandosi di lato per farlo entrare in casa.

 

 

 “Allora, come…” cominciò Ginny titubante, ma il mago la bloccò un cenno della mano, accarezzandosi piano la lunga barba bianca.

“ragazzi, dovete raccontarmi con esattezza che cosa è successo e soprattutto quando è successo”

“ma se è stato lei a spedirci qui” ringhiò Draco, incrociando le braccia sul petto.

“E’ stato nella notte di Halloween” rispose Ginny prontamente, ignorando il commento di Draco. “non se lo ricorda?” mormorò, avvertendo un’inquietudine serpeggiarle nello stomaco.

“Non posso ricordarmelo perché deve ancora accadere. Il tempo…è un animale strano e volubile. Quando ti ho scorta nel mio studio era il 14 ottobre, sicché…”

“Non sa che cosa è successo e perché ci ha spediti qui” concluse Draco. Il preside annuì lentamente. “Allora non ci resta che raccontare tutto dal principio. Avevo ricevuto il…” cominciò Draco, dopo un istante di silenzio. Gli occhi azzurri del mago attraverso gli occhiali a forma di mezzaluna erano fissi nei suoi, come se tentasse di leggergli dentro. Draco strinse i pugni, sostenendo il suo sguardo. Doveva raccontargli ogni cosa. La responsabilità dell’accaduto era sua. Non era più un bambino. Presto avrebbe compiuto diciassette anni, non poteva ancora scagliare incantesimi e poi nascondere la bacchetta! Era giunto il momento di…

“E’ colpa mia, Professor Silente” lo interruppe Ginny fermamente. Tutti gli occhi puntarono verso di lei. Draco aprì la bocca incredulo, osservando la ragazza mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore.

“Io e Draco dovevamo incontraci fuori dalla scuola, per…per…stare insieme senza che nessuno ci disturbasse” proseguì, diventando più sicura e più rossa in viso ad ogni parola che diceva. “Ma siamo stati attaccati da alcuni Mangiamorte che sono spuntati dalla Foresta Proibita. In quel momento siete arrivati lei e la professoressa McGranitt. Io ho urlato e lei ha tentato di salvarci, ma io e Draco siamo stati travolti dal suo incantesimo e da quello dei seguaci di Voi-sapete-chi…e ci siamo ritrovati in questa Hogsmeade”.

Ginny tacque abbassando lo sguardo imbarazzata. Draco non riusciva a non pensare che era impazzita. Mentire a Silente? E mentire per proteggere lui? Lui che aveva tentato di rapirla per conto di suo padre e dei suoi compagni…

“Beh se i Mangiamorte vi hanno scagliato addosso degli Schiantesimi…”

“Non erano Schiantesimi” mormorò il ragazzo, distogliendo lo sguardo di Ginny e fissando un punto indeterminato di fronte a lui “Erano Maledizioni senza Perdono”. Udì Ginny gemere spaventata di fianco a lui, mentre risollevava lo sguardo per guardare Silente negli occhi. Le labbra del vecchio mago si ridussero a una fessura sottile nel suo viso rugoso.

“Capisco” mormorò il preside alzandosi in piedi. Draco e Ginny lo imitarono.

“che giorno è oggi?” chiese Silente , voltandosi verso Meg e Karen.

“Il 4 ottobre”

Il mago annuì, rivolgendosi di nuovo verso i suoi due studenti. “Dovete pazientare un po’ , ragazzi. Penso di sapere come siete arrivati fin qui e…”

“Crede di poterci far tornare nel nostro mondo?”

“sì, ma non sarà facile. E soprattutto non sarà adesso”. Ginny e Draco trasalirono sgranando gli occhi. “La notte di Halloween è uno spazio temporale magico, dove vengono risvegliati grandi poteri. È per questo che l’incantesimo ha avuto effetto. Dobbiamo attendere che quelle forze magiche si risveglino di nuovo”

“Un altro Halloween” mormorò Ginny. Silente annuì.

Un mese?” sbottò Draco “siamo confinati qui per un mese?”

“ma lei come ha fatto ad arrivare fin qui?”

“Esattamente come avete fatto voi. Ho sfruttato la magia della notte di Halloween, anche se non sono completamente qui” rispose Silente, consultando un orologio da taschino. “Sono in ritardo! Devo andare”

“Andare? andare dove?”

“a mandare voi due in questo luogo”

“che diavolo sta farneticando?” sbraitò Draco, frapponendosi fra il preside e la porta di uscita.

“Sono riuscito a salvarvi solo perché siete stati voi due a dirmi come fare” spiegò pazientemente Silente. “come pensate che potessi sapere che due dei miei studenti si stavano incontrando nel cortile del castello, se non fossero stati i diretti interessati a dirmelo?Sarò anche nelle figurine delle Cioccorane, ma non sono onnisciente”

“Vuol dire che…”

“Voglio dire che quello che per voi è già accaduto per me deve ancora accadere e che accadrà solo perché voi avete permesso che accada”

“Tutto questo non ha senso, lo sa?” borbottò Draco, sempre più adombrato in viso.

“il tempo, come i sentimenti, è una cosa che sfugge al nostro controllo” rispose Silente pacato, scoccando un’occhiata penetrante a entrambi. Un imbarazzante silenzio cadde sulla cucina, prima che il preside battesse le mani.

“bene” disse “Ora devo andare”

“Ma perché? Perché non possiamo tornare con lei?” insistette Ginny, mentre seguivano il vecchio mago nell’altra stanza.

“Perché ci sarebbe un paradosso…noi siamo ancora nel tempo a cui sta per tornare”esclamò Draco.

“vedo che cominci a capire” rispose Silente, sorridendo “Non abbiate paura. Tornerò a prendervi fra un mese. Nel frattempo cercate di imparare quanto più potete dalle streghe di questo mondo. Vi tornerà utile anche nel nostro. Ho convinto un insegnante molto , molto speciale a darvi qualche lezione. E’ molto saggio, anche se ha un caratteraccio! Sono sicuro che vi piacerà” disse Silente entrando nel camino.

“ma che sta facendo?” mormorò Meg, corrugando le sopracciglia. Vedere un mago dalla tunica verde e dalla lunga barba bianca accucciarsi nel camino di casa era un’esperienza scioccante…

“Prendetevi cura dei miei ragazzi” disse il preside, guardando le due streghe.

“Lo faremo” rispose Karen ,mettendo una mano sulla spalla di Ginny.

Silente estrasse un po’ di polvere grigia da un sacchettino, la gettò a terra e gridò “Hogwarts”. Il suo corpo venne avvolto da fiamme verdi e scomparve con un pop. Tutti rimasero con gli occhi puntati sul caminetto in perfetto silenzio, finché non furono strappati dalle loro riflessioni dal suono del campanello.

“state aspettando qualcun altro?” chiese Meg, guardando Ginny e Draco che si strinsero nelle spalle. La ragazza dai capelli scuri aprì la porta d’ingresso e si ritrovò davanti un fattorino con uno scatolone tra le mani.

“Sì?”

“Un pacco per la signorina Virginia Weasley e il signor Draco Malfoy”

“siamo noi” disse il ragazzo

“se potete farmi una firmetta qui…” disse il corriere porgendogli un modulo.

“Chi è il mittente?”

“Albus…Albus Silente” rispose, controllando l’ordinazione e mettendo la scatola in mano a Draco. “Buona serata”

“Buona serata a lei” rispose Karen , chiudendo la porta, mentre Draco appoggiava lo scatolone sul tavolo della cucina.

“Beh apriamolo! Che stiamo aspettando?” esclamò Karen afferrando un coltello per tagliare lo scotch quando una voce baritonale li fece trasalire. Proveniva dal pacco!

“io conosco questa voce” ringhiò Draco , aprendo lo scatolone ed estraendone il Cappello Parlante.

“Alla buon ora , ragazzo! Stavo per soffocare! Per cosa mi avete preso? Per una teiera?”sbraitò il cappello, contorcendosi nella sua mano.

“Ah…ehm…è lei il nostro insegnante?” tentennò Ginny.

“Indovinato…capelli rossi e lentiggini…Weasley, vero?Casa di appartenenza Grifondoro. Quinto anno”

“Sì, esatto.”

“Un cappello! Silente dev’essere impazzito”

“espressione arrogante e capelli biondi…Malfoy, non c’è neppure bisogno di chiederlo. Serpeverde. Sesto anno”

“Puzza di stantio, stoffa consumata…uno straccio per la polvere? O il vestito smesso di qualche Elfo domestico?”

“Ehi ragazzo! Non ti permetto di…” ribatté il cappello saltellando sul tavolo, ma Draco uscì in cortile sbattendo la porta alle sue spalle. Ginny lo seguì dopo qualche secondo. Lo trovò seduto sui gradini del porticato, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia. La ragazza si strinse nel golfino leggero, rabbrividendo per l’aria fresca della sera. Si sedette di fianco a lui, tentando di capire che cose stesse pensando dall’espressione del suo viso.

“tutto ok?” gli chiese con un filo di voce.

“No, Weasley. Non è tutto ok! Dobbiamo trascorrere in questo dannato posto un altro dannato mese! Non è per niente ok!”

“se tu la smettessi di vedere questa situazione solo come una dannata situazione, forse potremmo anche…”

“imparare qualcosa dalle streghe di questo mondo? Certo! Come no! Hai visto i loro incantesimi! È roba da principianti!”

“E’ inutile che te la prenda con me!” sbottò Ginny, arrabbiata. Draco si voltò il capo verso di lei di pochi centimetri, fissandola intensamente e mozzandole in respiro in gola.

“lo so che non è colpa tua”

“A volte sembra che tu te lo dimentichi! Non sono il tuo parafulmini! Non puoi sfogarti su di me quando ti gira”

“ho detto che lo so!” ringhiò lui, fulminandola con lo sguardo, ma Ginny non si fece di certo intimorire.

“Bene. Allora non te lo dimenticare”

“bene”.

Rimasero in silenzio per qualche minuto osservando il giardino illuminato debolmente dai lampioni. Da qualche parte un cane stava abbaiando.

“Perché hai raccontato quella storia a Silente?”

“Quale storia?...ah…ehm…” borbottò Ginny, avvertendo le sue guance avvampare improvvisamente.

“era inverosimile” continuò il ragazzo con tono di voce neutro.

“Perché? Perché era inverosimile? Uno come te non potrebbe stare con una come me? Sono troppo inferiore?”

“Non l’ho detto io” mormorò Draco, facendola andare su tutte le furie.

“Volevo solo darti la possibilità di scegliere” rispose lei , scattando in piedi “Se avessi detto a Silente che cosa stavi combinando saresti stato processato come Mangiamorte, lo sai, sì? Continui a ripetere che non hai mai avuto la possibilità di scegliere. Ebbene io te l’ho data” concluse con voce strozzata. Per quanto facesse non era mai abbastanza per lui. Non si era neppure accorto di quanto le fosse costato mentire al preside. Ma perché si arrabbiava? Sapeva com’era fatto. Sapeva che razza di persona era, eppure si era illusa che forse nascondeva la parte migliore di sé sotto strati e strati di gelo e strafottenza. Ma si era sbagliata. Ginny Weasley non era brava a giudicare le persone. Non lo era stata con Tom Riddle e non lo era stata con Draco Malfoy. Si voltò per tornare in casa, quando lui le prese una mano, impedendole di muoversi.

“che cosa vuoi ora?” sibilò abbassando lo sguardo e incrociando gli occhi di lui con i propri. E mai, mai prima di allora le era sembrato così vulnerabile, così indifeso, così esposto al male, come nessuno che lei conoscesse vi si era mai trovato. Così in bilico tra luce e ombra, sempre alla ricerca della sua dimensione, di un luogo dove non fosse troppo sbagliato, dove non dovesse dimostrare niente a nessuno, dove poteva abbandonare il ruolo del discendente di una nobile casata di maghi ed essere un semplice ragazzo di sedici anni.

“Non potresti mai stare con uno come me, Weasley. Non sei tu a essere inferiore” sussurrò talmente piano, che lei pensò di aver solo immaginato di aver udito le sue parole. Ginny strinse la sua mano fra le proprie. Non riusciva a immaginare che la sua mano potesse far del male a qualcuno. Far del male a lei.

“se voi due piccioncini avete finito, vorrei spiegarvi il mio piano di studi” borbottò una voce. Il Cappello Parlante si sporse dal davanzale della finestra, storcendo la bocca in una smorfia.

“Ricordami di dargli fuoco” ringhiò Draco rimettendosi in piedi.

“lo farò” ridacchiò Ginny, precedendolo in casa.

   
 
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