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Autore: Faffina    22/02/2013    14 recensioni
C'è Daniel che è sempre stato etero.
Scott è gay ma non lo sa nessuno.
Gabriel, bello e ricco, è deciso a vedere il mondo da solo.
Ely, dalle ciglia lunghe e dai lineamenti delicati rischia di sembrare ciò che non è.
Kyle è scappato da casa all'età di 15 anni e non sa nemmeno più da cosa sta fuggendo.
Cinque ragazzi che vogliono iniziare una nuova vita a New York. Quattro di loro nascondono un segreto.
Scappano spinti dal bisogno di stare soli, senza sapere che è proprio la cosa da cui fuggono.
Impareranno a conoscere sé stessi, la paura, l'odio, l'amore e il sesso, che a volte si nascondono dietro l'amicizia.
Quando Dan alzò lo sguardo, Scott aveva le lacrime agli occhi. Abbassò il viso sulla sua pizza per nasconderle. Un posto in cui sentirsi a casa. Non era ciò che cercavano tutti?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1

Un nuovo inizio

 


I'm a puzzle, I must figure out where all my pieces fit
Like a poor wayfaring stranger that they speak about in song
I'm just a weary pilgrim trying to find what feels like home

Travelin' Thru di Dolly Parton

 

 

Non riusciva ancora a capacitarsi di averlo fatto veramente. La mano di Daniel tremò leggermente quando caricò la valigia nella reticella sopra la sua testa. Lui e Scott avevano lasciato Pittsburgh da ore, ma l'incredulità e l'euforia non si erano ancora attenuate del tutto.

Dan sbatté la porta dello scompartimento, chiudendo fuori la confusione e l'odore di caffè del carrello delle vivande. Si abbandonò contro lo schienale e chiuse gli occhi, erano solo le undici del mattino ma era già esausto.

Sentì il peso di Scott depositarsi con poca grazia nel sedile accanto, sollevando l'odore di polvere e sudore tipico dei treni.

«Quando scenderemo da qui saremo dei cittadini di New York» lo sentì dire. Pur con gli occhi chiusi poteva percepire nella sua voce la stessa felicità incredula che lo animava da quella mattina. Lui e Scott erano migliori amici da quando andavano all'asilo, era a casa sua che l'amico veniva a rifugiarsi quando il padre perdeva le staffe e sfogava la rabbia su suo figlio. Dan non ricordava nemmeno tutte le volte che aveva srotolato il sacco a pelo e gonfiato il materassino da campeggio ai piedi del suo letto. Tutte le volte che aveva fatto finta di dormire mentre Scott piangeva. Sapeva che si sarebbe sentito umiliato, se gli avesse rivelato di averlo sentito.

Entrambi non avevano mai lasciato lo stato. Ai genitori di Dan, fin troppo iperprotettivi nei confronti del figlio, era venuto un colpo quando gli aveva rivelato il progetto di trasferirsi a New York. Aveva deciso di metterli di fronte al fatto compiuto: una volta trovato un appartamento e pagato i primi mesi di affitto non avrebbero più potuto impedirglielo. E così era stato.

Avevano temuto che non avrebbero mai potuto permettersi una casa a New York, finché non avevano trovato l'annuncio su internet. Un ragazzo che si era presentato come Gabriel cercava due coinquilini con cui dividere le spese. Una somma ridicola, in confronto a quella richiesta dagli altri annunci. Non c'erano foto della casa, che dalla descrizione prometteva di essere “grande abbastanza per non pestarsi i piedi” e “vicina a tutto ciò che potresti desiderare a New York”, ma avevano accettato al volo, era la loro unica possibilità di andarsene, se avesse avuto un tetto e un bagno sarebbe stato più che sufficiente.

La porta scorrevole dello scompartimento si aprì di nuovo sotto la spinta di una ragazza dai capelli scuri che si trascinava dietro un enorme zaino da campeggio.

Aveva lineamenti delicati ed una bocca piccola e carnosa, completata da due occhi azzurri e brillanti seminascosti tra i ciuffi di un disordinato taglio corto che le dava un'aria da ragazzo.

Dan si sentì arrossire, quando la ragazza lo sfiorò per issare il suo zaino accanto ai loro. Si precipitò a darle una mano, unendo le sue braccia a quelle di lei e riuscendo a far stare lo zaino al suo posto.

Portava una informe felpa blu e dei jeans stretti fasciavano il suo corpo snello quasi privo di forme. Avrebbe potuto passare per un elfo, o un folletto, con quelle movenze eleganti e il naso all'insù.

Quando sorrise il cuore di Dan sussultò. «Grazie, io sono Ely.»

«Piacere, Daniel.» Si presentò a sua volta e tirò una gomitata a Scott perché facesse lo stesso. L'amico era rimasto a fissarli senza fiatare.

Dopo due ore Dan aveva scoperto che la ragazza era originaria di Philadelphia, che aveva due gatti, una famiglia incasinata e che ascoltavano la stessa musica. Gli piaceva starla a sentire, aveva una voce piacevole, musicale ed un po' roca, che le conferiva un certo fascino.

Scott si era addormentato, con la testa contro il finestrino e i capelli scuri sugli occhi.

«E' taciturno, il tuo amico.» Rise Ely, accennando con il mento al ragazzo.

«E' solo timido.» Lo giustificò Dan. Le cose tra loro erano sempre andate in quel modo. Dan lo aveva sempre protetto. Scott sarebbe stato in grado di cavarsela da solo, probabilmente, ma con la sua timidezza stimolava in lui un istinto di protezione che non provava nei confronti di nessun altro. Dan sapeva di essere il suo unico amico.

Quello era il loro viaggio verso il futuro, il loro sogno. Lo progettavano da anni all'insaputa dei genitori. Per Dan significava libertà, mentre Scott non sarebbe più stato costretto a portare le maniche lunghe per nascondere i lividi.

Le raccontò la loro idea di diventare indipendenti, guardandola negli occhi che si accendevano di entusiasmo ad ogni sua battuta e provando il desiderio di toccarla.

«E tu dove vivrai?» chiese, un po' per distrarsi, un po' per scoprire se avrebbe avuto la possibilità di rivederla.

Ely scosse la testa, pensierosa. «In un Bed and Breakfast, almeno per il momento. Quando troverò lavoro mi trasferirò in un monolocale. Il mio sogno è iscrivermi all'accademia d'arte.»

Un nodo strinse lo stomaco di Dan quando vide i binari oltre il finestrino moltiplicarsi, chiaro segno che si stavano avvicinando alla stazione ed alla fine del viaggio.

Svegliò Scott che mormorò alcune parole sconnesse e si raddrizzò massaggiandosi il collo. Recuperarono le valigie in un silenzio teso e si affrettarono a scendere dal treno.

Fu solo quando si ritrovarono sulla strada, e Scott aveva già fermato un taxi, che trovò il coraggio di chiederle «Ti va di venire a stare da noi per qualche giorno? Il nostro coinquilino arriverà solo fra qualche giorno.»

Incrociò per un attimo lo sguardo di Scott, prima che questi lo fissasse con ostinazione a terra. Fu solo un istante, ma sufficiente a leggervi un dolore più grande di quanto si sarebbe aspettato.

Ely accettò sorridendo, senza lasciargli il tempo di chiedersi se avesse fatto un errore.

 

* * *

 

Il viaggio in macchina fino all'appartamento fu silenzioso, il contrario di quanto Dan si sarebbe augurato. La loro prima sera a New York doveva essere speciale, doveva trovare il modo per far passare il malumore a Scott e fargli accettare la presenza di Ely. In fondo sarebbero stati solo pochi giorni, tra meno di una settimana Gabriel sarebbe arrivato e avrebbero dovuto far sparire ogni traccia del passaggio di Ely.

L'edificio corrispondente al numero che si erano segnati era vecchio ma non brutto, aveva uno stile particolare, con grandi finestre e un totale di tre piani. Salirono fino al terzo e recuperarono la chiave sotto lo serbino, esattamente dove avrebbe dovuto essere. Scott sembrò riscuotersi dall'apatia nel momento in cui sentì il rumore della chiave girare nella serratura, in fondo quella sarebbe stata la sua casa per un tempo che, sperava, fosse il più lungo possibile. Afferrò inconsciamente il braccio di Dan e varcarono la soglia insieme.

Nella luce proveniente dalle scale distinsero un grande salotto dal lucido pavimento di granito, con un divano ad angolo e due poltrone. Una porta ad arco conduceva in quella che sembrava una cucina, mentre sul lato opposto partiva un corridoio con quattro porte chiuse.

Dan si sentì girare la testa. Casa. E che casa, per la miseria! Non si spiegavano come mai Gabriel l'avesse affittata ad un prezzo così basso, ma questo gli aveva permesso di vivere a New York, ed era più che sufficiente. Accesero le luci e abbandonarono i bagagli sul tappeto del salotto, curiosi di vedere il resto. Le quattro porte del corridoio portavano rispettivamente a tre stanze da letto e ad uno spazioso bagno. Ad una delle porte era appeso con lo scotch un foglio. Una grafia disordinata diceva "Questa è la MIA stanza. Qui NON potete entrare. Per il resto BENVENUTI!"

Dan ignorò l'avvertimento e spinse la maniglia; la stanza era completamente diversa dal resto della casa, era disordinata e ingombra di oggetti, con le pareti dipinte di azzurro coperte di fotografie. Paesaggi: tramonti e montagne soprattutto, in alcune compariva un bel ragazzo abbronzato e sorridente impegnato in diverse attività. Gabriel probabilmente. Gabriel a cavallo, sugli sci, su una moto d'acqua, perfino seduto sulla schiena di un elefante. Sicuramente quel ragazzo aveva viaggiato, dall'espressione euforica che si intravedeva nei suoi occhi verdi, attraverso la maschera da paracadutismo, sembrava non avesse paura di niente.

«Wow.» sentì esclamare alle sue spalle, Ely li aveva seguiti e stava osservando le fotografie a bocca aperta. «Ma non ha amici? Una ragazza?»

Effettivamente in quel centinaio di foto Gabriel era sempre solo, non si vedevano altri volti «Una famiglia?» le fece eco Scott.

«Forse è un tipo solitario.» li interruppe Dan, spingendoli fuori dalla stanza e spegnendo la luce. Qualunque fosse stato il motivo, non li riguardava.

Le altre due camere erano praticamente identiche, un letto, una moderna scrivania ed un armadio. Sembravano le stanze di un dormitorio, o di un albergo. Essenziali. Ma la mancanza di lusso era ampiamente compensata dal resto della casa e dal bagno, dotato sia di vasca che di doccia.

Nel frattempo si era fatta sera, ordinarono la cena chiamando il numero segnato su un post-it attaccato al frigo, che riportava la scritta PIZZA e non rimasero delusi: Gabriel aveva buon gusto, almeno in fatto di cibo. E di musica, o almeno così scoprirono dopo che Ely fece partire per sbaglio la riproduzione casuale del grande impianto stereo in un angolo.

Nell'aria si levò la voce limpida di una donna e le note di una chitarra. Era una canzone che sapeva di timore, di speranze e della scoperta di sé stessi.

Straordinariamente adatta al loro viaggio, alla loro serata, e probabilmente anche a Gabriel, se fosse stato lì con loro.

 

Well I can't tell you where I'm going, I'm not sure of where I've been
But I know I must keep travelin' till my road comes to an end
I'm out here on my journey, trying to make the most of it
I'm a puzzle, I must figure out where all my pieces fit
Like a poor wayfaring stranger that they speak about in song
I'm just a weary pilgrim trying to find what feels like home...

 

Quando Dan alzò lo sguardo, Scott aveva le lacrime agli occhi. Abbassò il viso sulla sua pizza per nasconderle, avrebbe potuto ingannare Ely, ma Dan lo conosceva troppo bene. Un posto in cui sentirsi a casa. Non era ciò che cercavano tutti?

 

* * *

Più tardi, quella sera, Dan ed Ely si ritrovarono in cucina per la prima volta soli. Soli e con la scorta di alcolici di Gabriel a disposizione, a cui era evidentemente riservato un intero scomparto del mobile. La birra gli faceva sentire la testa leggera e anche la stanchezza del giorno di viaggio si era dileguata, tanto da portarlo a ridere per ogni sciocchezza. Chi aveva detto che la risata era la distanza più breve tra due persone? Beh, in ogni caso aveva ragione, Ely era lì ad un passo da lui, con una mano premuta sulla bocca per soffocare le risate, era così vicina. Le prese la mano, scoprendo un sorriso, e si avvicinò ancora un po', bastò quello a cancellare ogni traccia di felicità dal suo volto.
Ely indietreggiò, scostandosi. «Dan, non... Tu pensi davvero che?» Ely farfugliò poche parole sconnesse e si appoggiò al bancone «Speravo così tanto di sbagliarmi.» Mormorò nascondendo il viso tra le mani, mentre i ciuffi di capelli neri e lisci scendevano a coprirle gli occhi. Quando rialzò la testa la sua espressione era più calma, ma tutta l'allegria era sparita. Afferrò un pezzo di carta e vi scrisse qualcosa in fretta, Dan la rincorse quando tornò in salotto e afferrò il suo zaino. «Aspetta, Ely! Dove vai?» la seguì fino alla porta d'ingresso, già spalancata.
Ely si fermò e lo fissò negli occhi, era solo leggermente più bassa di lui. «Mi dispiace di non corrispondere alle tue aspettative.» la sentì sussurrare. Cosa aveva fatto? Perché tutto ad un tratto aveva reagito così? Dan la prese per un polso, confuso.
Ely si alzò sulle punte dei piedi e posò dolcemente le labbra sulle sue, mentre afferrava la mano di Dan e se la premeva contro l'inguine.
Dan rimase un attimo senza fiato. Non poteva essere, non poteva aver commesso un simile errore. Ely gli spinse un foglietto in mano e corse giù per le scale senza voltarsi indietro.
Gettò uno sguardo stralunato al foglietto. Un numero di cellulare. Ed un nome, Elijah.

 

 

 

 

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* Angolo dell'Autrice *
 

Ehilà! Per chi non mi conoscesse (molti) sono Faf, è la mia prima long originale. Chi mi conosce (pochi) sa che fino ad ora ho scritto quasi solo fanfiction.
Era ora di volare con le mie ali (?). Iniziare e finire questa storia sarà un impegno anche con me stessa, oltre che con voi. Ma passiamo alla storia.
Diciamo che questo capitolo è una specie di prologo, che ancora non avete conosciuto nè Gabriel, nè Kyle. Poi il nostro cast sarà al completo (forse :) Questa storia si scrive praticamente da sola (è da tanto che non mi cimentavo in una long, avevo dimenticato la sensazione dei personaggi che ti sfuggono di mano e prendono il comando ^^). In ogni caso non sarà una fanfiction porno/slash e nemmeno porno/het. Non sarà porno e basta, infatti il rating è arancione. Ci sarà del sesso, ma ci sarà anche una trama... Soprattutto ci sarà una trama! E dei personaggi che spero conquisteranno la vostra simpatia (ed anche la mia), non mi andava di puntare tutto sul rating rosso per attirare l'attenzione. :)
Se capita di sentirne la necessità posso sempre scrivere delle OS a parte con il rating rosso e i pg in questione :)
Vi chiedo solo di dare una possibilità a questa storia. :)
Una recensione mi farebbe tanto piacere, come a tutti del resto ^^. Se avete delle critiche costruttive sono ben accette! ^^

La canzone di cui vi cito alcune strofe sia all'inizio che a metà è la bellissima "Travelin' Thru" di Dolly Parton, dal film Transamerica, splendido film, se non l'avete visto ve lo consiglio!

Come sempre per qualsiasi cosa mi trovate su facebook: Faffina Efp.

Grazie a tutti per aver letto!

Faf

   
 
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