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Autore: smile_book    22/02/2013    8 recensioni
"Amare. 5 lettere, verbo di 1 coniugazione transitivo, vuol dire sentire e/o dimostrare profondo affetto per qualcuno.
O almeno, questo è quello che dice il dizionario. Purtroppo, però, dubito che un dizionario si sia mai innamorato...
Ma poverino, non è colpa sua. La colpa è di quelle 5 lettere.
A-M-A-R-E. Sembrano così innocue da sole, ma se messe insieme formano la parola più importante, quella più presente, quella fondamentale di una persona, che abbia 10 anni o 50. Perché tutti noi, che lo ammettiamo o meno, amiamo almeno una persona. Che sia la mamma, il papà, il gatto o l'ornitorinco non conta, tutti noi amiamo. "
La storia di una ragazza normale, che poi forse tanto normale non è..
Ma infondo la normalità è sopravvalutata. Godetevi questa.. storia, chiamiamola così, spero possa piacervi.
Recensite, mettetela nelle seguite, fate quello che volete, basta che mi facciate capire se vi piace o meno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 16
 
 
 
 



―Dobbiamo parlare― disse perentoria la mia migliore amica entrando in stanza. Sarebbe sembrata piuttosto autoritaria, se non fosse stato per quel pigiama rosa con gli orsacchiotti. Il tono di voce serio stonava un po' con l'immagine che mi si presentava davanti agli occhi, ma ero davvero troppo stanca per ridere.
Grugnii in risposta.
Sapevo benissimo che non si sarebbe accontentata di quella mezza risposta, ma mi si chiudevano gli occhi al pensiero di doverle spiegare tutto.
Non che non volessi, solo dovevo prima capacitarmene io stessa.
―Non fare quella faccia― mi ammonì Mary avvicinandosi ―già non ti sei tolta bene il trucco, poi con quell'espressione sembri un panda che si è appena rotolato nel fango ad agosto.
Mi lasciai scappare un risolino divertito. Mi chiedevo sempre da dove le prendeva quelle similitudini.
―Non credo tu sia nella posizione di criticare qualcuno, miss orsacchiotto― dissi alludendo al suo pigiama poco attraente.
―Hai qualcosa contro il mio pigiama di Victoria's Secret?
―E tu hai qualcosa contro i panda?
―No, e tu?
―No, né ho qualcosa contro Victoria's Secret. Sono piuttosto quelle che indossano i modelli che mi stanno sulle palle― dissi sfoggiando il mio miglior sorriso angelico.
Inarcò un sopracciglio ―Siamo troppo sexy?
―Davvero troppo― dissi, senza riuscire a trattenere un sorriso amaro e un tono risentito. Mi balenò in mente un'immagine di Tea con quel vestito indosso, senza che potessi fare nulla per impedirlo.
―Mi dici che succede?― esitai un attimo, per poi scoppiare quando sentii le braccia di Mary intorno alle mie spalle.
Non volevo piangere, anche perché non ne capivo il motivo, ma dopo una lotta estenuante per trattenere lacrime e singhiozzi, cedetti.
Non fu un pianto troppo lungo o disperato, solo liberatorio.
Ogni tanto faceva bene piangere, o almeno così mi diceva mia madre.
Non ci avevo mai creduto, e continuavo a non farlo, per quanto dovessi ammettere che mi sentivo meglio.
Dopo essermi sfogata del tutto, mi voltai verso Marilù. Era rimasta tutto il tempo stretta a me, ad abbracciarmi, senza muoversi o dire nulla.
―Se prima sembravi un panda, adesso assomigli un orsetto lavatore!
Ridacchiai, non potendole dar torto. Dovevo proprio essere un brutto spettacolo.
Mi andò a prendere una scatola di fazzolettini, di cui la metà la usammo per rimettere a posto la mia faccia. Non persi quell'aria da orsetto lavatore che non dorme da mesi, ma riuscii ad essere quantomeno presentabile. Più che altro, guardandomi in faccia invece che scoppiare a ridere ci si chiedeva che mi era successo. Lo reputavo un passo avanti. La ringraziai.
―Ora dimmi che è successo.
Feci una smorfia. L'idea di raccontare tutto, e quindi ammettere che forse, e dico forse, un po' ci ero rimasta male, non mi entusiasmava, anzi. Ma sapevo che prima o poi avrei sentito il bisogno di dirle tutto, quindi perché non levarsi subito il pensiero? Con quest'idea partii in quarta. Non mi diede nemmeno il tempo di finire la prima frase che esplose in un coro di intenerimento e gli occhi assunsero la forma di cuoricini. Tutto questo solo perché avevo nominato Danny e la sua ansia.
―Ohw, ma che dolce.. si preoccupava di non piacermi? Me lo immagino tutto preoccupato... che tenero, come faceva a pensare di non piacermi?
Attaccò con dei monologhi diabetici che solo una persona innamorata poteva elaborare. Anzi, rettifico, solo Mary innamorata poteva sfornarli.
La guardai con un sopracciglio inarcato e un espressione divertita ―Hai finito?
Come se l'avessi risvegliata da un sogno scosse la testa e si scusò ridacchiando, per poi tornare seria pronta ad ascoltarmi. La giustificai senza pensarci due volte. Non avrei potuto fare altrimenti. Era tenera, lo erano quei due insieme, e per quanto li invidiassi, non potevo arrabbiarmi con lei.
Sospirai e lasciai perdere, tornando a raccontarle il resto.
―... e li ho visti insieme che... insomma, sì, che pomiciavano― conclusi balbettando e gesticolando, con la voce più acuta del solito, tra l'altro. Segno evidente che mi importava fin troppo, a prescindere da quel che provavo a far sembrare.
―Oh, Drea, mi dispiace tanto― iniziò Mary con quel tono di voce e quell'espressione che tanto avevo desiderato di non ricevere. Era compassione, mista a dispiacere e compatimento. Io non volevo essere compatita. Essere compatiti faceva schifo. Non ce l'avevo con Mary per quello, perché forse, se mi fossi trovata al suo posto, avrei fatto la stessa cosa. Era con me stessa che ce l'avevo. Perché se qualcuno mi compativa significava che aveva visto qualcosa per cui dispiacersi. Mi era sembrato di essere abbastanza distaccata e disinteressata nel mio racconto, ma forse ero stata tradita dalla voce e dal pianto di prima.
―Quel bastardo traditore adesso mi sente! Come osa...
―Cosa? Come osa cosa, Mary?― la interruppi più bruscamente di quanto pensassi ―Io e Rick non stiamo insieme, né siamo mai usciti o altro, quindi, lui non ha fatto nulla di male, ne aveva tutto il diritto.
Inizialmente Mary strabuzzò gli occhi come se le avessi appena detto che sono lesbica, poi agli occhi si unì anche la bocca, da cui fuoriuscirono parole per nulla calme ―Ma vuoi scherzare?! E' evidente che.. che... beh, che ci sia qualcosa! Vuoi negare che ti piaccia?
Non ci pensai due volte ―Sì!
In tutta risposta mi beccai uno schiaffo sul braccio, nemmeno tanto debole ―Drea!
Scossi la testa. A me non piaceva Rick. Ne mai mi sarebbe piaciuto. Questo era tutto. Lui non doveva venirmi a dire nulla di quello che faceva, né con chi.
―A me non piace Rick― dirlo ad alta voce risultò un po' più difficile. Le parole mi vennero fuori come se avessi avuto un groppo in gola, ma alla fine uscirono.
―Non dire sciocchezze! Lo vediamo tutti come vi guardate, e poi c'è la scommessa...
―Nella scommessa è messo in chiaro che possiamo frequentare chi vogliamo, per questo dev'essere segreta.
―Lo avrà specificato tanto per fare il figo, lo sai.. avrà voluto farti ingelosire!
―L'ho decisa io questa regola!― sbottai allora, rendendomi conto di aver urlato troppo forte.
Ecco, adesso l'avevo azzittita. Anche se, ripensandoci, preferivo quand'era lei a parlare e io potevo ignorarla e basta. In quel momento mi stava solo fissando, sorpresa, ma nemmeno troppo, ed era molto peggio. Mi metteva in soggezione con quei suoi occhioni azzurri.
Dovette accorgersi che mi sentivo a disagio, perché spostò lo sguardo.
―Perché l'hai fatto?
Scrollai le spalle. Già, perché? Non potevo starmene zitta e basta? Ovviamente no, dovevo per forza aprire quella boccaccia. Ma, se anche non l'avessi fatto, cosa sarebbe cambiato? Di sicuro non avrei proibito a Rick di vedere Tea solo per quella scommessa. Perché era solo per la scommessa...
―Non lo so.
―Forse― iniziò lei, con voce più calma e cullante ―pensavi ancora a Marco, e non credevi che Rick ti sarebbe mai piaciuto... e forse ci si è aggiunto anche il tuo orgoglio che ti diceva di mettere in chiaro alcune cose.
Era snervante vedere qualcuno che capiva i tuoi comportamenti meglio di te, senza nemmeno sforzarsi, come se il motivo fosse stato sotto il tuo naso tutto il tempo, ma tu eri troppo idiota per vederlo. E l'unica cosa persino più frustrante era che forse era anche vero. Mi resi persino conto che in quel periodo Rick era riuscito a distrarmi da Marco e dai miei struggimenti d'amore.
―Vaffanculo― borbottai contrariata incrociando le braccia come una bambina imbronciata.
Ridacchiò divertita dalla mia solita finezza, nonostante ci fosse abituata.
―Allora lo ammetti?
―Diciamo che lo prendo in considerazione.
 
 
 
 
 
"Dobbiamo parlare. Ti aspetto sotto casa tua tra mezz'ora."
 
 
 
Quando la mattina dopo accesi il cellulare e vidi il messaggio lo aprii ancor prima di vedere il mittente. Quando lo lessi pensai subito a Giò, ma data una sbirciatina alla barretta dove compariva il nome del mittente, mi dovetti ricredere. Il nome "Giorgio" non cominciava per "R", né conoscevo molte persone il cui nome cominciasse per quella lettera. Non l'avrei ammesso nemmeno sotto tortura, ma la prima persona a cui pensai fu lui. Mi maledissi in tutte lingue del mondo più una per il battito accelerato che registrai dopo aver letto tutto il nome. Okay, quei battiti accelerati erano sintomo di emozione, così come lo erano i milioni di pensieri che avevano iniziato a vorticarmi in testa. Ma infondo, le emozioni potevano essere anche negative. Arrivata a quella brillante conclusione, mi restava solo da capire se le mie emozioni nei confronti di Rick fossero positive o negative. Nulla di semplice, naturalmente.
Non mi disturbai a rispondergli, forse perché un minimo di risentimento femminile lo serbavo davvero, ma non mi azzardai a non presentarmi.
Erano circa le dodici e fortunatamente anche Mary si era svegliata, così non avrei dovuto farlo io. In verità, quando aveva capito che stavo leggendo un messaggio, ovvero a colazione, mi aveva rubato di mano il cellulare senza troppe cerimonie. Era probabilmente grazie a lei che in quel momento mi stavo dirigendo verso casa.
Lo trovai seduto sui pochi gradini che portavano all'ingresso del palazzo.
Non aveva dormito molto, lo vedevo da come teneva la testa fra le mani, dalla postura stanca, e ne ebbi un'ulteriore conferma quando, guardandolo più da vicino, notai le occhiaie. Dovevano essere le stese che si appendevano ai miei occhi come amache. Improvvisamente mi ricordai dei numerosi animali a cui mi aveva paragonato la mia migliore amica.
Mi odiai, di nuovo, perché mi accorsi che ci tenevo a non sembrare un panda o un orsetto lavatore davanti a lui, molto più di come avrei dovuto tenerci per un amico. Con Giò non mi importava di sembrare un animale puzzolente o una modella, né tantomeno con Danny o Mary. «Fanculo» pensai di nuovo.
Provai ad ignorare i miei stessi pensieri e ad agire spontaneamente, ottenendo solo di sembrare un rigido manichino appena uscito dal freezer.
―Ciao― dissi fermandomi davanti a lui.
―Ciao― replicò alzandosi, in modo da trovarsi faccia a faccia con me. Non ero mai stata alta, e già davanti a lui sembravo uno dei sette nani con Biancaneve, figurarsi quando lui era anche su qualche scalino sopra di me. Un incurvamento delle labbra tradì la mia espressione gelida, e Rick dovette pensare la stessa cosa, perché sorrise anche lui. Mi ricomposi in fretta. Dovevo sembrargli non poco lunatica, ma mi imposi di non darci peso.
―Volevi vedermi?― chiesi spostando il peso da un piede a un altro, nervosa.
―Già.
―Beh, eccomi.
Non lo stavo aiutando di certo, ma a questo punto era meglio levarsi quel peso, via il dente via il dolore, no?
Non capivo perché dovessimo parlarne, né perché fosse tanto difficile.
―Ascolta, lo so che non avrei dovuto baciare Tea, ma lasciami spiegare...
―Non hai nulla da spiegare― lo interruppi, stranamente calma ―non devi giustificarti. Avevi tutto il diritto di baciare lei o chiunque altro, non devi dire nulla― era strano, ma sentivo qualcosa incrinarsi ad ogni parola, come se ci fosse un vetro che stesse per rompersi. Non era un dolore sordo, ma sentivo che quello che stavo dicendo mi faceva male. Ma era la verità, e si sa, la verità fa sempre male.
―Drea, ascoltami, a me non piace Tea, ero solo...― provò di nuovo, ma lo interruppi.
―E perché no? E' una ragazza bellissima, gentile e intelligente, non vedo perché non potrebbe piacerti.
―Non è il mio tipo.
―Non dire cazzate. Perché non lo ammetti e basta?
Sospirò, passandosi una mano sul viso. Era stanco e io lo stavo esasperando, me ne rendevo conto, ma non riuscivo a smettere ―Perché non mi credi e basta e la facciamo finita con questa storia?
Aveva alzato la voce, e mi venne spontaneo fare lo stesso. Se qualcuno ti grida contro, tu fai lo stesso, così come notai la nota di astio nella sua voce, e la usai a mia volta ―Cosa devo credere, Rick? Che anche se eri chiuso in uno stanzino con Tea mentre vi baciavate, lei non ti piace ed è stato tutto un errore? Avevi sbagliato persona? Non prendermi per il culo.
Non ero io se non usavo almeno una parolaccia per frase.
Non sapeva cosa dire. Lo avevo messo spalle al muro, e non poteva controbattere.
―Nulla da dire ora?
―Ero ubriaco!― gridò disperato, facendomi indietreggiare.
Rimasi stupefatta per un attimo, ma poi risposi. Se forse avessi pensato di più non avrei continuato ―Complimenti, per la maturità! Bel modo per iniziare una relazione!
―Sai solo criticare?!
―Che ti aspettavi, complimenti per l'intelletto?
Eravamo entrambi furenti, potevo quasi vedere il fumo che usciva dal naso e sentire le orecchie fischiare. Chiunque fosse passato di lì si sarebbe preoccupato.
―E' troppo chiederti di non giudicare sempre prima ancora di ascoltare tutto?
Mi arrabbiai. Io non stavo giudicando, stavo solo... solo.. oh, insomma stavo facendo qualcosa che non era giudicare e non doveva permettersi di dirlo un'altra volta ―E tu invece quanto ci hai messo ad accusarmi di giudicarti?
―Che vuoi dire?
―Che sei un coglione!
―Sei lunatica!― a quell'insulto probabilmente diventai addirittura rossa in volto, per non parlare della voce acuta. Ero fortemente tentata di rispondergli con un lagnoso "non è vero!", e poi magari fargli la linguaccia, ma mi trattenni fortunatamente.
―Vaffanculo!
Sospirò. Non stavamo risolvendo nulla, ma non ne avevo la minima intenzione. Sentivo di volere che si scusasse, ma non capivo perché, dato che a me non importava. Sospirai anch'io.
―Sei incoerente― decretò infine.
―Vuoi l'elenco dei tuoi difetti?
Sorrise amaramente ―Sai che c'è? Scommetto che Tea reagirebbe meglio!
―Non ho dubbi!― sbottai, questa volta ferita nell'orgoglio ―perché non te ne vai da lei allora, eh?
Vidi un lampo di incertezza nei suoi occhi, come se si fosse pentito di aver messo in mezzo Tea, o forse questo era solo ciò che volevo vedere.
―Io...― una mia occhiata furente cancellò tutte le tracce di risentimento del suo volto ―benissimo! Andrò da lei!
―Bravo! Forza, vattene!― lo vidi esitare, ma ormai con le lacrime agli occhi non avevo la forza di trattenerlo, volevo solo che se ne andasse ―Ora!
E se ne andò.













*Hi, I exist*


ssalve, gente. c:
allora, so che forse avrei dovuto aggiornare prima  mi dispiace, ma non è ho avuto il tempo..
ho dovuto studiare e i miei si sono coalizzati contro di me.. che bastaddi. :cc
ma oggi sono rimasta a casa tutto il giorno solo per voi. lol 
passando alle cose serie, che ne pensate? so già che questo capitolo lo odierete. lo odio anch'io. insomma, le litigare non piacciono a nessuno..
beh, che dire, spero di avervi accontentate comunque per le richieste di dialoghi tra Rick e Drea..
non preoccupatevi, non durerà a lungo questo periodo di "liti", promesso. c:
resta da dire solo GRAZIE a tutte voi. per chi recensisce, per chi segue la storia, davvero siete grandiose e vi ringrazierò ad ogni capitolo. vxjsashjdcbhvhj
alla prossima,
ciaao,
-l.
  
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