Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Nanek    22/02/2013    4 recensioni
Quella città, era l’album dei loro ricordi: quei posti, quei locali, avevano una traccia di loro, avevano qualcosa da ricordare, qualcosa da far tornare in mente, qualcosa che li faceva tornare indietro, nei loro ricordi, nel loro passato.
-Ti va di andare a passeggiare un po’?- gli chiese lei, abbracciandolo.
-Non è che ti affatichi troppo?- rispose lui.
-Sono incinta, non decrepita- rise lei, facendolo sorridere a quella risposta.
Si presero per mano e si avviarono per le vie di quella piccola cittadina, che lei aveva tanto odiato, ma che le aveva fatto conoscere la persona più importante della sua vita.
Passarono davanti a quella scuola, la scuola che li aveva fatti incontrare.
Lei si strinse più forte a lui; -Chi l’avrebbe mai detto che la scuola sarebbe stata utile?- chiese lui ridendo.
-Non ti viene voglia di andare a salutare la preside?- chiese lei.
-Non metterei piede dentro quella scuola per nessuna ragione al mondo.-
-Come sei gentile amore mio-
-Non mi serve più la scuola per vederti, a me basta trovarti a casa-
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3

Su una panchina scriverai: oggi qui ci siamo stati noi


 

Image and video hosting by TinyPic




-No, no, amore mio non così forte! La mamma non è un sacco da box! Ahia! Ma guarda che bambino dispettoso!- si lamentava Vanessa, mentre pedalava attraversando il parco.

Il bambino dentro di lei si stava divertendo a scalciare, più forte del solito, e lei non riusciva a pedalare; si fermò, notando una panchina,  si sedette.

-Piccolo insolente! Ora calmati!- parlava alla sua pancia, accarezzandola dolcemente e soffermandosi qualche volta per sentire i movimenti del piccolo.

Lo sentiva dentro di sé e quella sensazione era qualcosa di unico; si era sempre chiesta come sarebbe stato avere una creatura in grembo, come sarebbe stato sentirla crescere, sentirla muoversi dentro di lei: quasi la stupiva che lei stesse crescendo un essere umano con il suo corpo.

-Oh, finalmente! Sei tremendo bimbo mio- esclamò infine, una volta che il bambino si calmò.
-Ma guarda te se dovevi proprio farmi fermare qui- continuava Vanessa, guardandosi attorno.

Quel parco, lo conosceva fin troppo bene.
Guardava quei vecchi giochi per bambini, guardava le nonne con i propri nipoti, e la vide; si alzò di scatto, come presa da una strana curiosità: si avvicinò alla panchina vicino all’altalena.
Quando vide di nuovo quella scritta, sorrise spontaneamente, con il dito la ripassò.

***

-Che fai questo pomeriggio cuginetta?- le chiese Alberto, quando la vide uscire armata di libro e di occhiali da sole.
-Vado al parco, sarò di ritorno prima di cena, dopo andiamo a fare un giro okay?- rispose Vanessa.
-A dopo allora- la salutò il rosso, rientrando in casa, per sistemare gli scatoloni.

Erano arrivati a Mullingar da appena tre settimane, e gli scatoloni del trasloco erano ancora tutti lì, da sistemare; ma lei, quel giorno, si sentiva bisognosa d’aria, aveva bisogno di stare da sola, per poche ore, solo lei e il suo libro.
Quel parco l’aveva notato da pochi giorni, sembrava accogliente, sembrava perfetto per lei e la sua voglia di solitudine: c’era il sole, c’erano panchine, l’ideale.
Sedeva su quella panchina e si gustava il suo libro, un libro d’amore, Sparks era la miglior medicina contro la nostalgia, o almeno così credeva; quell’autore riusciva a travolgerla con le sue parole, con i suoi dettagli, con le sue trame.

Si sentiva sciocca a pensarlo, ma quell’uomo le dava l’illusione di poter incontrare anche lei un ragazzo perfetto come quello che trovava nei suoi racconti, un ragazzo di cui innamorarsi, un ragazzo speciale, che lei stava aspettando anche in quel momento, seduta su quella panchina.
Stava rileggendo l’ultima frase di quel capitolo da ormai cinque minuti: era distratta, da una musica, la musica di un pianoforte, o almeno così le sembrava, una melodia armoniosa che non le permetteva di continuare il suo racconto.

Alzò lo sguardo, appoggiò accanto a sé il libro, e cercò da dove provenisse quella canzone.
Sentiva una voce intrecciarsi a quella melodia, e come se qualcuno le avesse messo le mani fredde sulla schiena, sentì i brividi farsi spazio nella sua pelle.

“Stranded, stranded, stranded.
I’m so stranded..
Oh baby oh..
It’s over and done now..”

 
Le parole della canzone.
Continuava a cercare chi fosse il possessore di tale voce, chi fosse quel ragazzo dalla voce così armoniosa, da farla rabbrividire.

“all we had is gone and I’m sad baby,
What am I gone to do now”
 

Poi finalmente lo vide, quel ragazzo, in piedi, davanti a una panchina, dove aveva appoggiato un computer bianco, dove una tastiera sullo schermo, stava proponendo la base per quelle parole.
Il ragazzo le dava le spalle, aveva i pantaloni blu, e le scarpe fin troppo colorate, una maglia verde acido, e un cappello grigio.

Si mise con le spalle appoggiate al tronco dell’albero e cominciò a fissarlo: lui cantava, e a volte si girava, ma teneva gli occhi chiusi, le sue mani sembravano accarezzare qualcosa di invisibile, sembrava buffo.
Lo guardava mentre cantava, lo guardava e si faceva trasportare dalla sua voce, una voce diversa, non l’aveva mai sentita una voce così, tenue, delicata, una voce che la incantava; il ragazzo che cantava davanti a lei era un ragazzo sicuro di sé, della sua voce; era un ragazzo fiero di sé, che riusciva a farle battere il cuore, che la faceva sentire strana, era una voce che le piaceva, e che temeva di dimenticare.

Chiuse gli occhi anche lei, avvolta da quelle parole, e le sembrò di essere sparita in una bolla, dove dentro c’era solo lei e quella melodia che la rilassava, che le faceva venire i brividi, una melodia che non avrebbe mai smesso di ascoltare.
Non si rese conto però, che il ragazzo l’aveva notata, quando la melodia finì, e lui aprì gli occhi, trovandosi un’intrusa appoggiata al tronco dell’albero.

Le si avvicinò, lei ancora a metà tra il mondo reale e quello dei sogni.

-E tu che ci fai qui?- chiese, facendola tornare bruscamente alla realtà e spaventandola, tanto da farla sobbalzare.

Il ragazzo rise alla vista, e lei diventò di tutti i colori: il ragazzo che si trovava di fronte aveva gli occhi azzurri, i capelli castani, tendenti al rossiccio, la pelle chiara, e un piccolo neo sotto l’occhio sinistro.
La sua risata la fece ridere a sua volta.

-Scusami io.. non volevo spiarti.. ma ho sentito la musica, ero curiosa- si giustificò lei, cercando di trattenere il rossore.
-Oh, scusa se ho disturbato- rispose lui, abbassando lo sguardo, accennando un sorriso.
-No, no.. non disturbi.. è.. hai.. canti bene- tagliò corto lei, notando un lieve rossore sulle guance di lui.
-Grazie.. io, sono Conor comunque- riuscì a dire, tenendo lo sguardo lontano dal suo.
-Vanessa- rispose lei.

Calò il silenzio tra i due, che venne però interrotto dal cellulare di lei, lasciato sulla panchina insieme al libro: una melodia assordante, che la imbarazzò e la fece scappare a rispondere, lasciando il ragazzo impietrito.
Era suo cugino, che aveva bisogno di assistenza per ripassare matematica, la necessitava al suo fianco ad ogni costo.

Prese il suo libro, doveva andare, ma il ragazzo dalla voce melodiosa, le comparve alle spalle.

-Vai di già?- chiese, con tutto il coraggio che aveva in corpo.
-Mio cugino, un rompi, ha bisogno di me per matematica- rispose lei, abbassando lo sguardo.
-E quando ti rivedo io?- chiese nuovamente, facendola irrigidire.
-Ehm, io.. ehm- balbettò lei.
-Okay ho capito, fidanzato di mezzo, scusami, non volevo- si scusò lui, mordendosi il labbro.
Lei sorrise –Magari tra tre giorni passo di qua di nuovo- accennò.
-E come faccio a trovarti? il parco è grande-
-Fatti sentire, cantante- rispose lei, con una strana sicurezza, e corse via, verso casa.

 
Inutile ricordare, che tre giorni dopo lei si presentò lì, di nuovo, e che la musica di “Lay in my bed” la chiamò verso di lui.
Conor era destinato a diventare qualcosa di più di un semplice amico, e quello lo intuì, quando dopo appena un mese, si baciarono su quella panchina, al tramonto, dopo che lui le cantò quasi in un sussurro “crew love”.

Quel bacio se lo ricordava bene, era un bacio così tenero, che ogni volta al pensiero si sentiva le guance arrossire: Conor sapeva farla sciogliere, sapeva come fare per farla arrossire, sapeva come avvolgerla e farla sentire protetta.
Dopo quel bacio, lui tirò fuori dalla tasca un pennarello indelebile, e scrisse la data di quel giorno e chiese –Poi che scriviamo? Questa panchina è nostra- le disse sorridendo.
Lei ci pensò un po’ prima di prendere quell’indelebile e scrivere quelle parole.


 
Conor era diventato così, il suo ragazzo, un mese prima di cominciare la scuola.

Il loro rapporto non era qualcosa di unico, e questo lei lo sapeva bene: voleva bene a quel ragazzo, le piaceva fisicamente e non solo, ma avevano idee in testa troppo diverse per stare almeno un mese senza litigare per qualcosa.
Lei amava starsene anche per conto suo, lui era talmente preso da lei, che a momenti non la lasciava respirare; a volte riusciva a essere geloso pure di Zayn, o di suo cugino, e lei non ci impiegava troppo a esplodere e ad alzare la voce.

Più di una volta Conor arrivava al punto di dirle –Finiamola qui, così tu hai la libertà che cerchi- facendola sbiancare, pietrificandola e facendole venire il magone.
Per quando insopportabile fosse il fatto che litigassero molto spesso, il pensiero di non vederlo più la spaventava: Conor era la sua ancora, era il suo punto di riferimento, Zayn non poteva darle la sicurezza che le dava lui.
Conor era tutto, lui era perfetto in tutto e per tutto, non le faceva mancare nulla, non la trascurava mai, faceva davvero l’impossibile per lei, anche arrivare a lasciarla pur di darle quello che lei richiedeva.

E in quei momenti, si sentiva lei colpevole di tutto, si sentiva la causa dei loro litigi, si sentiva in colpa come non mai, e cominciava a scusarsi, a promettere di non arrabbiarsi più, a promettere cose che poi non riusciva a mantenere.
Non riusciva a dare il meglio di lei a quel ragazzo, e non capiva perché.

Molte volte chiamava Zayn, anche tre volte al giorno, per vederlo, per parlare, per capire cose ci fosse di sbagliato in lei; fumava con Zayn sperando di calmarsi o di trovare una soluzione, ma questa soluzione non c’era, non riusciva a venirne fuori, sapeva solo che lei aveva bisogno di Conor.

-La verità è che tu non lo ami- gli diceva sempre Zayn, quando lei si appoggiava al suo petto in lacrime.
E quella frase, la mandava su di giri.
-E tu che ne sai di amore? Te ne fai una al giorno!- rispondeva acida, sentendosi nuovamente cattiva pure con chi non se lo meritava.

Zayn ogni volta la perdonava, taceva e fingeva di non sentire, avvolgendola e dicendole che si sarebbe sistemato tutto in qualche modo.
Ma questo, non avveniva mai, ogni mese, lei e Conor trovavano un argomento su cui discutere.
Lei si chiedeva spesso quando avrebbe smesso di dipendere da lui, si chiedeva spesso quando avrebbe smesso di sopportare tutta quella situazione, che stava rovinando lei, e stava rovinando lui, troppo innamorato per cedere davvero.

Conor soffriva, ma non riusciva a pensare di dividersi da lei, il pensiero lo soffocava, non gli sembrava possibile una cosa del genere, lei era lei, e lui non voleva lasciarla andare per delle incomprensioni.

-Un giorno esploderai davvero- gli diceva Alberto, quando lo vedeva uscire da casa della cugina, dopo l’ennesima discussione.
-La amo, non esploderò mai davvero- rispondeva sempre lui, cercando di convincersi di quelle parole, che continuava a ripetere come se fossero registrate.

Fortunatamente entrambi, riuscivano a gestire la cosa: il loro rapporto non influenzava le loro valutazioni a scuola, e neanche le loro amicizie; a scuola ognuno stava per conto proprio in caso di litigio, ma i loro rancori, non li sfogavano con nessuno dei presenti: odiavano le scenate, soprattutto a scuola, erano imbarazzanti, e loro non erano come Holly Scally e Niall Horan: loro sì che litigavano di brutto nei corridoi, ma Conor e Vanessa erano diversi.
Loro si volevano bene, in qualche modo, ed entrambi volevano la felicità l’uno dell’altro.

***

Rileggere quella frase, le faceva venire in mente tutte le loro litigate, tutti i suoi pianti, erano giornate che avrebbe voluto rimuovere dalla sua mente per lasciare spazio alle cose belle di Conor, ma il suo ricordo era anche quello, non si poteva ignorare.
Guardò un’ultima volta quella frase scritta con l’indelebile, e dopo aver soffocato un singhiozzo, si diresse nuovamente verso casa, dove la sua nuova e perfetta vita, la stava aspettando.
Corse via da quei ricordi, corse via senza voltarsi, lasciando come unica memoria di quel suo ragazzo quella frase:

“oggi qui ci siamo stati noi”

 
Note di Nanek:

eccomi quiiiiiiiiiiiiiiiiiii :) spero non troppo in ritardo ^-^
carissime lettrici!!! quanto vi amo io? sì vi amo sappiatelo! 
passiamo subito ai ringraziamenti, e poi parleremo del capitolo in questione u.u


un mega ringraziamento a:

Mari BubblyGirls e Malika Taxi per aver recensito <3

un mega ringraziamento a:

You are a spiaggia_BlaBla che ha messo la mia storia tra le ricordate <3


BENE.

passiamo al capitolo... allora che ne pensate di questo Conor? che ne pensate di questo "amore" che travolge e distrugge la nostra protagonista?
vi piace? speravate in qualcosa di più.... romantico? mi spiace... ma questa coppia è mooooooooooooolto incasinata ;)
che succederà? beh, lo scoprirete nei prossimi capitoli ;)

spero di trovare altre recensioni :) mi fa piacere leggere che la storia vi piace <3 davvero <3
alla prossima care mie <3
e se volete leggere qualcosa di più Rosso, se aveva voglia passate alla mia nuova ff "Speedy Pictures" ;)
bacione <3

PS: QUALCUNO SA COME METTERE LE IMMAGINI? O BANNER? Se qualcuno lo sa me lo può dire? *occhi dolci* <3

Nanek

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Nanek