Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: DustAngel    24/02/2013    1 recensioni
La leggenda di Azzurrina di Montebello mi ha affascinata fin dall'infanzia, da quando a otto anni i miei genitori mi portarono in visita all'omonimo castello e, nel corso degli anni, ho immaginato di spiegare a me stessa, in modo più o meno verosimile, come possa essere andata. Questa storia è la mia versione personale, alcuni nomi e date sono reali (Ugolinuccio Malatesta, Guendalina, Ruggero, Domenico, il 21 Giugno 1375...) altri li ho inventati io (Alba Linguadoca, Greta, fratello Bonaventura...). Sono passati vent'anni dalla misteriosa scomparsa della piccola Malatesta e Greta, che allora era la dama di compagnia della bambina, ritorna al castello di Montebello: vuole scoprire se è vero quanto si dice, che lo spirito di Azzurrina abiti ancora quelle mura abbandonate. E mentre attende che il fantasma le si manifesti, ricorda...
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Medioevo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo I

Il 13 Marzo 1367 fu un giorno lieto e, sebbene i fatti che sarebbero seguiti da lì a poco avrebbero smentito presto tale gioia, come tale venne vissuto in paese e in tutte le campagne circostanti. Finalmente, dopo cinque anni di matrimonio, Alba Linguadoca, moglie di Ugo Malatesta, signore di Montebello, aveva dato alla luce un bambino.
"Era ora!", avevano esclamato tutti quando, alcuni mesi prima, la signora aveva annunciato pubblicamente il proprio stato interessante; erano già passati alcuni anni dalle nozze e già qualcuno cominciava a malignare che la donna fosse sterile.
Alba Linguadoca era raggiante quel giorno, mentre con la mano si accarezzava dolcemente il ventre. Era ancora troppo presto perchè si notasse qualcosa, ma erano più di due mesi che non aveva le sue cose e dal momento che erano sempre state perfettamente puntuali, non c'erano dubbi. Non era comunque solo una questione biologica, era qualcosa che sentiva e basta. Il sorriso luminoso sulle sue labbra la rendeva ancora più bella mentre, in piedi accanto al marito nella corte esterna del castello, ringraziava con lievi cenni del capo quanti erano venuti a portare alla coppia le proprie congratulazioni; indossava un leggero abito azzurro ricamato d'oro e con iserti di seta indaco, il velo, dello stesso colore della veste, danzava nel piacevole venticello settembrino. La vita che si agitava in lei era stata fonte di una duplice gioia: sarebbe diventata madre e avrebbe dato un erede al casato dei Malatesta.
Ugo, suo marito, era stato altrettanto felice nel ricevere la notizia e si era sentito come sollevato da un grosso peso: avrebbe avuto un discendente! Non che fosse ossessionato dal timore di restare senza eredi, come la maggior parte dei nobili e signorotti di sua conoscenza, nè tantomeno se l'era presa non la moglie quando non era rimasta incinta nel primo anno di matrimonio. Essere padre era una grande responsabilità, educare un figlio non era certo uno scherzo. Bisognava instillargli dei sani principi, far sì che crescesse forte e saldo nella fede, senza vizi e indulgenze per ogni capriccio. 
"Sarò padre" rimuginava l'uomo la sera, girandosi e rigirandosi nel letto, attento a non svegliare la moglie che dormiva beatamente al suo fianco, "Avrò un figlio, un essere che ho contribuito a creare, sangue del mio sangue e carne della mia carne...". Aveva già trent'anni, a quell'età avrebbe già dovuto avere almeno tre figli, eppure gli sembrava solo ieri che, bambino, giocava in quello stesso castello a inseguire le galline nel cortile brandendo una spada di legno. In ogni caso, era ancora giovane e nel pieno del vigore, non aveva alcuna alcuna fretta, però i casi della vita non si potevano mai sapere: una malattia, una caduta da cavallo, la guerra... Ma adesso la sua Alba aspettava un bimbo, non c'era più motivo di preoccuparsi. Piano piano si stava abituando a questa nuova condizione, non vedeva già l'ora di affrontare questa avventura.
Naturalmente, tutti si aspettavano si trattasse di un maschio, e alle continue domande di amici e parenti circa il nome che avrebbero scelto per il piccolo, "Quello del nonno, ovvio, Guido!", o se avrebbe apprezzato di più come balocco una spada di legno o un cavalluccio di pezza, i genitori si limitavano a rispondere con un sorriso imbarazzato, scambiandosi l'un l'altro fuggevoli occhiate. Nel profondo del cuore, la coppia si augurava una bambina. Certo, a conti fatti un maschio sarebbe risultato più utile perchè era il primogenito di questo sesso a ereditare generalmente il patrimonio paterno, ma Ugo sognava di sbaciucchiare tutto il giorno la sua creaturina - cosa che sarebbe ricultata alquanto imbarazzante con un maschietto - e Alba si immaginava già a cucire graziosi vestitini e ad intrecciare ciocche bionde con fiori primaverili e nastri colorati. Perciò, l'erede maschio poteva aspettare un altro poco, per il momento, una figlia sarebbe stata davvero una manna dal cielo per la loro felicità.
Il Cielo li ascoltò, anche se più tardi si sarebbero chiesti se non si fosse trattato in realtà di una burla del destino, e in un soleggiato giorno di tardo inverno, quando già si poteva annusare la primavera nell'aria, nacque la bambina tanto attesa.
Il parto fu un'operazione lunga e travagliata: le urla di dolore di Madonna Alba, si disse, giunsero fino ai campi del circondario. Nel frattempo, il povero Ugo non faceva che passeggiare avanti e indietro come un'anima in pena davanti alla porta chiusa della camera da letto che divideva con la moglie, costretto a rimanere con le mani in mano mentre avrebbe voluto trovarsi al fianco della sua adorata in un momento tanto cruciale. Il suo posto, pensava con una punta di stizza e disperazione, era aaccanto a lei. Voleva stringere tra le sue grandi mani le dita affusolate di Alba, tamponarle la fronte sudata con una pezza intrisa di acqua fresca e ogni tanto sfiorarla con un bacio delicato...
Ma niente da fare, quell'orchessa della levatrice, un donnone grande e grosso come un toro che somigliava più a un macellaio che a un'ostetrica, gli aveva categoricamente vietato di entrare:
"Queste sono questioni da donne. So quel che faccio, in trentacinque anni di onorata carriera in questo paese ho fatto nascere centinaia di bambini, voi e le vostre sorelle compresi. Siete tutti vivi e vegeti, mi pare. Perciò Sua Signoria mi farà il favore di rendersi utile andando ad occuparsi delle faccende che gli competono, lasciandomi lavorare in santa pace." e, per rimarcare le sue intenzioni, gli aveva sbattuto la porta sul naso. 
Ora, dopo una notte in bianco passata a camminare su e giù lungo il corridoio dell'ala orientale del castello e a preoccuparsi, Ugo si fermò di botto all'udire un urlo che superava di intensità quelli della puerpera: il primo vagito di un neonato, un inno alla vita. A questo punto, neanche una schiera di angeli scesa direttamente dal Paradiso sarebbe stata in grado di trattenere l'uomo fuori dalla stanza, così Ugo si lanciò contro la porta aprendola con una spallata, cosa di cui non ci sarebbe stato affatto bisogno, dal momento che sarebbe bastato abbassare la maniglia. La porta cedetta senza opporre grande resistenza e l'uomo si ritrovò catapultato all'interno, incespicò nel tentativo di mantenere l'equilibrio e di non finire lungo disteso sul pavimento. Il suo ingresso venne accolto da gridolini di sorpresa e spavento da parte delle serve che si trovavano nella camera e dagli sbuffi scocciati della levatrice.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: DustAngel