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Autore: trustsnape    10/09/2007    3 recensioni
Attenzione Spoiler Hp7 Per due anni aveva spiato con interesse una bambina, completamente diversa dagli altri che aveva incontrato e dalle sue capacità Severus aveva subito capito che anche lei era come lui. Così, ogni pomeriggio, usciva di casa, risaliva la stradina che costeggiava il fiume e dopo aver superato diverse vie arrivava in un parco giochi recintato dalle siepi dietro le quali si nascondeva in modo da vedere ma non essere visto.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Si avvicinò lentamente e di soppiatto al cespuglio dietro il quale ogni volta si nascondeva, da lì poteva vedere ogni cosa, non gli sfuggiva mai niente e per di più quella pianta era talmente fitta di rami e foglie che era impossibile scorgere il piccolo bambino che spiava attentamente da dietro di essa.
Si chinò accucciandosi e appoggiando le manine al terreno caldo e asciutto, cominciando a guardare attraverso una piccola fessura del cespuglio che sembrava essere stata creata appositamente per lui, per poter osservare ciò che accadeva nel parco giochi.
Vide per prima cosa molti bambini, tutti impegnati in diverse attività: chi giocava sullo scivolo di legno, chi giocava a palla, chi si rincorreva, chi scambiava carte con gli amici, chi fingeva di essere un eroe giunto per salvare il mondo.. Il giovane Severus li studiò tutti, facendo scorrere lo sguardo su ogni viso, parecchi li vedeva ogni giorno lì ed era arrivato anche a conoscere il loro nome, cosa che naturalmente i bambini in questione non potevano immaginare..
Tuttavia i suoi occhi non si soffermarono su nessuno in particolare, stava cercando lei.
Tutti gli altri non gli interessavano affatto, ma non riusciva a vederla.. Che non fosse lì quel giorno?
Stava quasi per convincersi che doveva essere così, la delusione che piano piano cominciava a nascere e serpeggiare nel suo corpo, come uno strano animale che si nutriva della sua tristezza e cresceva grazie ad essa. Ma proprio quando stava per rinunciare a cercarla ed alzarsi per tornare a gironzolare intorno casa propria, la vide.
Il suo cuore battè più velocemente mentre quel mostro chiamato delusione scompariva, divorato e soppresso da una forza assai più potente, delle volte rara e per questo molto più efficace, sebbene fosse molto difficile trovarla e troppo facile perderla: la felicità.
Sorrise senza rendersene conto, sistemandosi meglio sulle sue gambe, quasi volesse godersi quella scena in assoluta pace..
Lei era seduta in cerchio sull’erba verdeggiante con altri 3 o 4 bambini e li osservava a volte seria, a volte ridendo, a volte dicendo qualcosa che però lui non riusciva a sentire dato che non si trovava troppo vicino a lei ed il rumore provocato dagli altri ragazzini coprivano quello della sua dolce voce che spesso il piccolo Severus aveva desiderato che si rivolgesse a lui e a lui soltanto.
Accanto a Lily c’era però anche sua sorella: Petunia, gli era sembrato di capire che si chiamasse. Doveva essere di qualche anno più grande, non di molto comunque visto che stava sempre con la sorellina più piccola.
Probabilmente il giovane Piton se non le avesse spiate per quasi due anni interi non avrebbe mai capito che tra loro ci fosse un legale di parentela, che fossero sorelle, data la differenza tra le due.
Non solo Lily era fisicamente molto più carina con i suoi capelli rosso fuoco che brillavano alla luce del sole e i suoi occhi verde mare che scrutavano attentamente chiunque le stesse vicino, al contrario di quelli della sorella che si guardavano distrattamente intorno come se non gli interessasse quello che accadeva e come se niente fosse degno della sua attenzione, ma anche per quanto riguardava il carattere aveva sempre notato molte discordanze tra le due..
Era vero lui non aveva mai parlato seriamente con loro, ma due anni di continua osservazione potevano valere molto più di una settimana di chiacchere e confidenze.
Non sapeva da quanto tempo si trovasse lì dietro, nascosto e guardingo, le gambe cominciavano a fargli un po’ male a causa della scomoda posizione che aveva assunto ma non intendeva mettersi seduto, no, perché così si sarebbe sentito più vulnerabile mentre lui voleva essere sempre certo di poter reagire prontamente se fosse successo qualcosa, sebbene in un parco giochi fosse difficile che potesse davvero spuntar fuori qualche pericolo..
Ma lui era abituato così, a casa sua non poteva, non doveva, mai stare tranquillo, ogni volta che gli capitava di rilassarsi un po’ succedeva sempre qualcosa di brutto se non a lui a sua madre.. Anche la notte spesso non riusciva ad addormentarsi e allora si alzava, si avvicinava alla finestra e studiava il mondo al di fuori di casa sua.. La veduta dalla sua camera non era delle migliori, anzi i muri grigi e vecchi della casa dei suoi vicini gli impediva quasi di vedere il cielo, ma sebbene i suoi occhi si fermassero a guardare come incantati i mattoni della vecchia baracca di fianco casa propria, la sua mente vagava lontano: viaggiava attraverso Spinner’s End, attraverso i parchi, attraverso le altre abitazioni, attraverso Londra, attraverso i boschi e campi che circondavano la città per poi concludere il suo viaggio al castello che tanto aveva immaginato e sognato; la sua futura scuola, il suo futuro rifugio, la sua futura casa.
Doveva essere ormai quasi sera, visto che il caldo estivo cominciava a farsi meno pesante e le ombre cominciavano a nascere ed a rincorrersi velocemente e soprattutto molti bambini venivano richiamati dalle proprie madri per tornare a casa.
Il parco giochi era quasi vuoto ormai, ma Lily era sempre lì, seduta, che giocava con i soliti ragazzini.. Severus non riusciva a capire cosa stessero facendo esattamente ma a volte canticchiavano qualche canzone e univano le mani facendo degli strani giochi che comunque aveva già visto fare altre volte..
Sapeva che più continuava a rimanere lì, più l’ira di suo padre cresceva e di conseguenza la disperazione e l’ansia di sua madre, ma non gli interessava, quando poteva osservare quella bambina non gli importava delle conseguenze più o meno gravi, voleva godersi quei momenti prima di rituffarsi nel suo inferno; voleva sognare, continuare a sognare, prima di risvegliarsi in un incubo; voleva farsi cullare nella dolce sensazione dell’illusione che un giorno avrebbe parlato con lei e sarebbe potuto starle abbastanza vicino per poter sentire quello che diceva, prima di allontanarsi ancora di più e varcare la porta della sua prigione.
Improvvisamente qualcosa scattò dentro di lui. Se avesse continuato a nascondersi era ovvio che lei, anche se avesse voluto, non avrebbe potuto chiedergli niente. Magari dopo la sua rivelazione,la bambina si era incuriosita e forse aveva anche provato a cercarlo per scoprire qualcosa di più sulle proprie capacità.. Infondo chi non si sarebbe posto mille domande dopo aver scoperto qualcosa di sé che non sapeva? Un qualcosa di così importante poi, da cui sarebbe derivato tutto il destino della propria vita.
Si guardò intorno. Fuori dal parco giochi non c’era nessuno, dentro solo lei, sua sorella,e i soliti quattro bambini che sembravano avere qualche anno in più di lei.
Si alzò in piedi lentamente. Cosa fare adesso?
Uscire allo scoperto ed avvicinarsi a loro?
No questo non era nemmeno da mettere in discussione.
E allora chiamarla e chiederle di avvicinarsi?
Pessima idea.
E quindi? Cosa poteva fare?
La sua mente lavorava frenetica alla ricerca di una risposta, di uno spunto, di come potersi comportare, per non farla scappare di nuovo, magari anche per farsi vedere a lei ma non alla sorella!
Per la miseria, lui era un mago o no? Peccato però che per conoscere magia tanto potente non bastavano nemmeno 7 anni di istruzione magica e di solito neppure facendo corsi approfonditi e privati era possibile imparare a praticare tali incantesimi.
Quasi contro la sua volontà, i suoi piedi cominciarono a muoversi per aggirare il cespuglio ed entrare nel parco giochi.
Rimase a testa bassa, finchè non riconobbe con la coda dell’occhio il metallo del cancelletto che quasi sempre veniva lasciato aperto, per permettere ai bambini di entrare a qualunque ora.
Si fermò alzando leggermente il capo con i lunghi capelli corvini che gli coprivano parte del viso scarno, le maniche della sua giacca che penzolavano dalle sue braccia ed il resto di essa che gli faceva quasi da mantello per quanto fosse troppo lunga per la sua stazza piccola e minuta.
I suoi occhi andarono subito alla ricerca di quelli della bambina, che ancora comunque non si era accorta della sua presenza, troppo presa nell’ascoltare le parole di un ragazzino che sembrava raccontare un qualcosa di veramente interessante, visto le mani che a volte scattavano in aria e i sussulti degli altri bambini che lo ascoltavano ammirati.
Il piccolo Severus si chiese se non fosse meglio andarsene, tanto come spesso accadeva, lui sarebbe potuto rimanere lì per ore senza che nessuno si accorgesse di lui, forse neanche quando avessero deciso di andarsene e gli sarebbero passati di fianco superando il cancelletto, non l’avrebbero degnato di uno sguardo.
Mosse una gamba per indietreggiare ed andarsene, triste e deluso oltre che arrabbiato con se stesso. Si sentiva un buono a nulla. Non riusciva neanche a farsi notare dagli altri. Era destinato a vivere nell’oscurità senza che nessuno si accorgesse della sua presenza.
Mentre compiva questo movimento però, la sorella più grande, Petunia, si voltò distrattamente verso la sua direzione riconoscendolo all’istante.
Ella sgranò gli occhi come sorpresa e poi li strinse fulminando con lo sguardo il giovane Piton che subito si era immobilizzato quando aveva capito di aver attratto l’attenzione di una di loro.
La vide chinarsi verso gli altri per sussurrare probabilmente qualcosa su di lui, interrompendo il bambino che era ancora tutto intento a narrare il suo racconto e che difatti scoccò un’occhiata scocciata ed offesa a Petunia, la quale aveva spezzato l’alone di interesse che era riuscito a crearsi intorno.
Notò chiaramente gli altri bambini voltarsi verso la sua esile figura e poi riguardarsi l’un l’altro sghignazzando e mormorando qualcos’altro tra loro.
Severus andò subito a cercare gli occhi di Lily e quando li incontrò le sue viscere sembrarono contorcersi e il suo volto andò in fiamme. Lei lo stava osservando. Non con cattiveria e scherno come facevano gli altri, no, tutt’altro, lo osservava quasi incuriosita dalla sua presenza e non spostò nemmeno lo sguardo quando incontrò il suo.
Rimase incantato ad osservarla, chiedendosi cosa avesse potuto fare adesso per cercare di avvicinarla ma i suoi pensieri che vorticavano veloci nelle propria mente vennero bruscamente interrotti da una risata più forte dalle altre.
Il ragazzino che poco prima parlava gesticolando e che era stato interrotto dall’intromissione di Petunia lo stava osservando, con un sorriso divertito e strafottente mentre, puntellandosi sulle braccia, si alzava in piedi e si dirigeva con passo sicuro verso di lui. Doveva avere all’incirca 12 o 13 anni, forse era il più grande del gruppo.
Il piccolo Severus studiò ogni suo movimento, corrucciando il viso in un’espressione quasi di sfida, nonostante la sua altezza di gran lunga inferiore a quella del ragazzo e soprattutto la stazza: lui magrolino e leggero, l’altro robusto e di certo più forte.
Gli altri due bambini lo imitarono, alzandosi a loro volta in piedi e appostandosi dietro l’amico senza smettere di ridacchiare eccitati per quel nuovo divertimento, mentre un’altra bambina era rimasta vicino a Petunia e Lily che osservavano la scena mantenendosi a distanza.
“Tu sei il figlio dei Piton vero?” chiese con voce provocatoria il più grande, sempre con le labbra stirate in un sorriso irritante e denigratorio.
Il bambino non rispose né fece alcun cenno di assenso, senza distogliere lo sguardo imbronciato dal ragazzo che però non attese risposta.
“Ma guardati come sei vestito. Dove l’hai presa questa roba? L’hai fregata dal cassonetto della spazzatura? Infondo non è difficile trovare rifiuti vicino casa tua visto che abiti a Spinner’s End.” I bambini dietro di lui ridacchiarono più forte e anche il ragazzo si lasciò andare ad un’aspra risata prima di tornare a scrutare il giovane Piton.
Anche questa volta Severus non rispose, sentiva la rabbia e la frustrazione montargli dentro e radicare nel suo corpo come una pianta rampicante che si aggrappa ad un piano solido per poi rinforzarsi e crescere con sempre più forza e vitalità.
“Allora sei pure sordo? Rispondimi!” urlò all’improvviso il ragazzino innervosito, avventandosi contro di lui e spingerlo bruscamente con entrambe le mani con tale irruenza da farlo cadere pesantemente all’indietro.
Il piccolo Severus sentì il doloroso, duro contatto con il cemento della strada, la quale era ricoperta di sassi che acuirono ancora di più il male provocato dall’impatto, difatti dapprima chiuse gli occhi, sopprimendo una smorfia di dolore, poi faticosamente si tirò su con entrambe le braccia per poter tornare a guardare davanti a sé gli altri che nel frattempo erano scoppiati in una risata generale.
“Ma avete visto? Non si regge neppure in piedi!”disse il ragazzo che lo aveva buttato per terra, chinandosi poi in due dal troppo ridere mentre si voltava verso gli altri e si portava le mani alla pancia per cercare di calmarsi.
Severus alzò la mano sinistra da cui sentiva essersi propagato un bruciore più intenso di quello che provava alla schiena che ugualmente aveva preso una brutta botta e difatti notò che sul palmo di essa si trovava una sbucciatura da cui cominciava ad uscire un po’ di sangue.
Strinse la mano a pugno aumentando così il dolore, ma in quel momento non gli interessava, stava guardando ad uno ad uno tutti i bambini che se la stavano ridendo di lui, si pentì immediatamente di essere uscito allo scoperto, se fosse tornato a casa quando Petunia l’aveva visto tutto ciò non sarebbe successo.
Con sorpresa si accorse che però Lily al contrario degli altri non stava ridendo, no anzi.. Sembrava guardarlo con una strana espressione, quasi apprensiva, aveva fatto anche un passo avanti agli altri.. Che avesse voluto raggiungerlo? Si stava davvero preoccupando per lui? O era solo una sua impressione? Eppure non rideva, quello era chiaro.
Una piccola fiamma di speranza gli riscaldò il cuore mentre continuava a fissarla, quasi dimenticandosi di tutti gli altri intorno, finchè una voce cattiva e disprezzante non lo distrasse. “Che c’è piccoletto? A casa tua siete talmente poveri che non ti danno da mangiare?” domandò il ragazzo con un palese finto tono preoccupato e con un ghigno che invece dimostrava tutto il contrario.
“..O forse…” continuò chinandosi un po’ più su Severus di modo che potesse sentire solo lui, mentre gli altri non la smettevano di sghignazzare divertiti.
“O.. forse tuo padre spende tutti i soldi per andare a bere a quel locale pieno di ubriaconi..” sussurrò con un sorrisetto di scherno, inclinando leggermente il capo verso la direzione dove era noto trovarsi un locale molto poco raccomandabile, distante pochi quartieri più in là dal parco giochi.
“Lo sanno tutti che tuo padre si ubriaca sempre.. Non ha nemmeno un lavoro.. E’ un buono a nulla!” riprese dopo pochi attimi di silenzio, alzando la voce di modo che tutti gli altri potessero sentire.
Severus cominciò a respirare più profondamente, tenere a freno la rabbia diveniva sempre più complicato, sentiva di cominciare a perdere sempre più il controllo di sé, di non riuscire più a contenersi.
“E la tua mammina, Piton? Cosa fa la tua mammina? Lei non sa nemmeno che esisti vero? Scommetto che anche lei si…” Silenzio. Tutto accadde molto velocemente.
Il ragazzo mosse un paio di volte la bocca da cui però non usciva più alcun suono; strabuzzò gli occhi spaventato per poi afferrarsi il collo con entrambe le mani cercando di parlare, ma dalla sua gola non usciva più altro, se non dei rumori strozzati..
Severus dapprima rimase un po’ sorpreso ed interdetto ma poi comprese; gli capitava sempre di compiere cose alquanto strane quando perdeva il controllo delle sue azioni, sua mamma glielo aveva spiegato molte volte.
Fece un passo indietro senza distogliere lo sguardo dal ragazzino che nel frattempo era caduto in ginocchio e tossiva con la lingua di fuori. I suoi amici lo accerchiarono non riuscendo a capire a cosa fosse dovuta la reazione del compagno e chiedendogli cosa gli prendesse.. domanda a cui lui non poteva rispondere.
Anche Petunia e l’altra bambina che si era mantenute a distanza fino a quel momento si avvicinarono, chinandosi sul ragazzo e guardandolo preoccupate.
Il giovane Severus si accorse però che Lily non si era unita al gruppetto.
La cercò subito con lo sguardo e la vide. Non poteva crederci. L’aveva fatta ridere.
Lei si stava tenendo una mano sulla bocca, stringendo le labbra nel chiaro intento di non scoppiare a ridere mentre osservava la scena da lontano, senza parere troppo preoccupata per le condizioni dell’amico; poi la vide voltarsi verso di lui e guardarlo, spostò la piccola mano che nascondeva la sua bocca sottile per rivolgergli un sorriso.
Severus rimase immobile, come se muoversi fosse solo un rischio in quel momento, senza distaccarle gli occhi di dosso, chiedendosi se fosse davvero lei o una bambina che le assomigliava.
Lily gli stava sorridendo.
No era per forza lei, nessun’altra bambina poteva essere come Lily, lei era unica, non ce ne erano altre uguali. Lei era Lily.
A sua volta stiracchiò le labbra in un sorriso, timido, appena accennato, ma che lei sembrò notare dato che allargò ancora di più il proprio e gli occhi le divennero più grandi, tanto che anche Severus, sebbene fosse lontano, potè scorgere il brillante colore verde delle sue iridi.
“E’ stato lui!!! L’ho visto! E’ stato lui!” un urlo improvviso interruppe il silenzio che si era venuto a creare. Petunia stava additando con espressione minacciosa il giovane Piton che sorpreso si voltò a guardarla..
Tutti gli altri bambini fecero lo stesso, osservando la sorella di Lily un po’ perplessi, non riuscivano a capire come quel bambino gracilino avesse potuto fare una cosa del genere senza neanche muovere un dito. L’unica che sembrava avesse capito tutto era la sola streghetta con i capelli rossi e gli occhi verdi che continuava a stare distante..
Petunia con uno scatto si chinò raccogliendo con rabbia un sasso non troppo pesante ma neanche troppo piccolo.
Tutti studiarono i suoi movimenti in silenzio. Ma prima che Severus potesse fare qualunque cosa, ella tirò indietro il braccio per poi riportarlo con forza in avanti e lanciare la pietra.
Fortunatamente sembrava che la ragazzina non avesse una buona mira, infatti lo colpì sulla spalla, senza fargli troppo male. Tuttavia il piccolo Severus si portò una mano sul punto in cui era stato colpito, massaggiandosi la pelle e l’osso sopra i vecchi indumenti che indossava.
I suoi amici che prima non avevano fatto nulla ma semplicemente si erano limitati ad osservare la scena, incupirono gli sguardi, chinandosi a loro volta e raccogliendo ognuno un sasso per poi lanciarlo verso di lui.
Severus agì di impulso: si portò le braccia sul viso e sulla testa per proteggersi, indietreggiando appena e scivolando con i piedi sui sassi del terreno sotto di sé.
“No!”
Sentì una voce femminile urlare, non sapeva chi fosse stata. Il suo cuore sussultò per un secondo. Non poteva essere stata lei.
In un modo o nell’altro riuscì ad evitare di essere colpito sul viso, ricevendo però alcune pietre sulla testa che lo fecero barcollare per un attimo.
Alzò il volto dalle proprie braccia giusto per vedere che i bambini stavano raccogliendo altri sassi, pronti ad attaccare una seconda volta.
Il giovane Piton decise di non indugiare oltre. Con un veloce movimento delle gambe sgusciò via, cominciando a correre nella direzione opposta, senza voltarsi indietro. Era gracilino sì, ma per questo anche molto più veloce.
Sentì le voci degli altri urlare ed incitarsi a vicenda. Rumori di passi che veloci battevano il terreno. Lo stavano rincorrendo.
Severus arrivò alla fine della strada, poi svoltò velocemente a sinistra, non appena scorse un cunicolo buio.
Con il respiro affannoso si guardò intorno e vide che era strapieno di rifiuti e cassonetti, vide addirittura un gatto scavare speranzoso tra i cassonetti, ma che si era messo all’erta notando l’intruso che lo aveva disturbato.
“E’ andato di qua!” udì una voce in lontananza urlare, così senza aspettare ancora si nascose dietro un cumulo di scatoloni, spaventando il povero gatto che dapprima soffiò e poi scappò via con la coda alzata, indignato.
Aspettò che il gruppetto di bambini passasse davanti al cunicolo correndo, senza fermarsi, sicuri che il giovane Piton avesse svoltato all’angolo che seguiva. Forse li aveva seminati. Non sentiva più nessuno.
Si avvicinò lentamente per uscire da quel cunicolo che emanava un odore sgradevole, fece capolino con la testa per accertarsi che non fosse rimasto più nessuno, poi con lentezza e cautela fece qualche passo avanti, osservando il punto in cui erano spariti gli altri bambini.
“Allora è vero. Tu sei un mago!”
Sussultò per poi voltarsi di scatto verso la voce che aveva appena parlato, spaventato e sorpreso allo stesso tempo.
Il suo cuore cominciò a battere velocemente quando incontrò gli occhi della bambina che gli stava dinnanzi. Lily gli stava sorridendo.



Voglio ringraziare tutti quelli che hanno letto il primo capitolo della mia storia e in particolar modo chi ha commentato.
Un ringraziamento speciale a LadySnape per la sua incoraggiante recensione! Grazie mille! Anch’io sono una grande fan di Piton e mi piaceva tantissimo anche prima di aver letto il settimo libro perché ero assolutamente sicura della sua innocenza e soprattutto mi affascinava troppo il suo carattere.. Spero che questo capitolo non ti deluda..

  
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