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Autore: xstolemyheartx    27/02/2013    10 recensioni
"Perché io e quelli che amo scegliamo persone che ci trattano come fossimo nulla?"
"Accettiamo l'amore che pensiamo di meritarci"
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A volte pochi giorni possono cambiare una vita intera e una passione travolgente come un uragano può trasformarsi in amore eterno.
 

Lo faccio o non lo faccio? Vado là o no? 
Okay.. forse è il caso di andare. Infondo dovrei fare la stessa strada con lui, no? Forza Faith, fatti coraggio e seguilo. Ha bisogno di te.
 
Faith scosse le spalle e timidamente cominciò ad avvicinarsi a lui. «Posso?» disse con un tono bassissimo: poteva sentirsi solo lei. Si schiarì la voce. «Ehm, posso?» Il ragazzo si voltò e quando se la rivide di fronte dovette usare tutte le sue forze per placare i suoi istinti omicida. Quando diceva una cosa era quella, perchè quella mocciosetta si ostinava a non capire? «Ancora tu? Ma vuoi toglierti dalle palle una volta per tutte?» «Siamo vicini di casa, dobbiamo fare la stessa strada, quindi pensavo che potremmo andare insieme.» propose, fingendo di non aver sentito nulla di ciò che Niall aveva detto. «Beh continua a pensare. Non ho affatto intenzione di andare a spasso con una stronzetta come te.» «Oh, perfetto. Allora andiamo.» Il ragazzo grugnì, e a quel punto perse la pazienza. «Ti ho detto che non voglio averti tra le palle, ti è chiaro o no?!» Con uno strattone la sbattè a terra. «Okay Niall.» Si alzò in piedi e si pulì i pantaloni. «Gran pezzo di stronzo, se non fosse stato per me tu ora saresti stato lì in fin di vita, o probabilmente già morto. Quale parte della frase non ti è chiara?» «E' proprio questo il punto. Dovevi lasciarli fare, e invece no, sei venuta come la solita rompi palle del mazzo. In che cosa ti credi di essere? In un film dove sei la supereroina e tutti ti leccano i piedi, eh? Sai, la vita è diversa cara Faith. Il mondo è diverso, questa società e diversa, e tu sei solo un piccolo essere ingenuo e insignificante.» sputò quelle parole con tutto l'acido e l'asprezza che aveva in corpo. «Vuoi che ti ricordi in che situazione vivo? Eppure credo che tu li senta gli urli e i pianti tutte le sere, vero? Vuoi che ti ricordi mio fratello che è appena uscito da una dipendenza dall'alchool? Vuoi che ti ricordi mio padre che un periodo andava a puttane? Andiamo, cosa altro devo sapere di questa società, eh?» Qualche lacrima cominciò a rigarle il volto, senza che neanche se ne rendesse conto. Odiava prendere quegli argomenti, erano in assoluto il suo punto debole. Parlarne era come versare lentamente del sale su una ferita. «Devo sperimentarne altre? Quanto altro ancora devo soffrire?» Si avvicinò a lui e con violenza gli diede uno spintone, mandandolo a sbattere contro il muro. «Tu non sai niente di me, non sai niente di cosa passo, ho passato e sto passando.» «..E passerai.» con un sorrisetto di strafottenza indicò due guardie dietro di sè. Per lui non c'era affatto da spaventarsi, ormai era abituato a certi tipi di cose, ma per Faith fu una sorpresa. Una tremenda sorpresa.
«Cos..Oh no, vi prego, non è colpa mia io non c'entro nul..» «Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dica può e sarà usata contro di lei in tribunale.» Abbassò lo sguardo, mentre entrambi venivano ammanettati e portati via di lì. «Ops, povera Faith.» sussurrò passandole accanto, con evidente tono da presa in giro. Questa era una delle cose che più la mandava in bestia: nessuno, tantomeno uno come lui poteva permettersi di metterle i piedi in testa in quel modo. «Sta zitto.» ribattè con altrettanta acidità.
 
 
Tic, toc.
Vendetta.
Era l'unico sentimento che Niall potesse provare in quel momento. Tremenda, aspra vendetta. Vendetta contro se stesso, contro gli altri, contro la sua famiglia, contro Faith. Se solo non fosse stato per lei, ora si sarebbe trovato all'altro mondo, in un posto migliore di quello, insieme alle persone che amava, ma come solito la vita gli aveva riservato un'altra chance. Perchè? Perchè aveva voluto farlo? A cosa serviva lui in quello stupido mondo?
Non c'era mai niente che gli andasse bene, nemmeno se stesso. Si guardava allo specchio e aveva la tremenda voglia di sputarsi addosso e calpestare a sangue quella lurida faccia che si portava dietro. Nulla nella sua vita era andato mai bene, fin da prima della sua nascita, perchè si: la sua nascita era stata un tremendo errore.
 
 
14 years ago: 13 september 1999.
«Zia Caroline, dov'è la mamma?» continuava a chiedere il piccolo, tutto eccitato e in estasi per il suo quinto compleanno. Da quando si era svegliato la mattina non faceva che sorridere e saltellare per tutta casa chiedendo alla zia cosa stesse nascondendo per la grande serata. Era un bambino così ilare: riusciva a mettere di buonumore chiunque gli stesse attorno, semplicemente sfoderandogli uno dei suoi soliti sorrisoni. «Arriverà tra poco insieme al papà, verranno a momenti.» rassicurò la donna sorridendo. «E se non vengono?» controbattè lui, mettendo il labbro in sporgenza a mò di broncio. «Verranno, su. Ora va in giardino, ti aspettano i tuoi amici.» «Ma non è arrivato nessuno!» disse aprendo le braccia in segno di ovvietà. «Andiamo a vedere insieme? Scommetto che qualcuno è arrivato.» disse l'altra, porgendole una mano sorridente. «Quanto ci scommetti che non c'è nessuno?» «Quanto ci scommetti che sono arrivati?» «Tanto ho sempre ragione io!» disse facendole la linguaccia. La afferrò e cominciò a correre, costringendola a fare lo stesso. Appena arrivarono nel giardino, Caroline lo prese in braccio per permettergli di vedere bene oltre la siepe se stesse arrivando qualcuno. I suoi occhioni color ghiaccio presero a scrutare attentamente qualsiasi particolare, fino a che non scorsero un bambino familiare correre verso l'abitazione. «Agente 001 in arrivo! Sull'attenti!» dichiarò con tono autoritario. Caroline lo mise a terra provando a stare al gioco. «Corri agente, corri!» disse incitandolo. Il piccolo Niall sfrecciò verso il cancello e lo sorpassò con poche mosse, atterrando sul marciapiede lì di fronte. Per avere cinque anni era a dir poco abile. La zia sorrise nuovamente, scuotendo la testa mentre affettuosamente lo osservava correre. Era così piccolo e ignaro di tutto, così libero dai pensieri, ma era sicura che tutto ciò sarebbe durato ancora per poco. La situazione familiare non avrebbe mai portato nulla di buono a quel piccolo, ma era così presto. Così presto per diventare adulti, soffrire, affrontare problemi più grandi di lui. Perchè la vita aveva deciso di prendersi di petto proprio lui?
Improvvisamente una voce dall'interno dell'abitazione, fece sussultare la donna che dovette mettere da parte quei pensieri. «Caroline, ti vogliono al telefono, è per te!» «Arrivo!» 
Sicura che non avrebbero combinato nessun guaio, lasciò i due bambini a giocare e scherzare tra di loro e tornò in casa. Prese il cellulare. «Credo sia qualcosa di grave..» sussurrò l'altra. La donna cominciò a preoccuparsi. «Pronto?» «Casa Horan?» «Sì.» «La signora e il signor Horan hanno avuto un incidente stradale poco fa. Mi dispiace comunicarglielo ma purtroppo devo.. non ce l'hanno fatta.» «..Oh mio Dio.» sibilò, coprendosi la bocca. Il telefono le cadde dalle mani.  Sua sorella non ce l'aveva fatta, i genitori di Niall non ce l'avevano fatta. «Caroline? Caroline che è successo?» domandò in preda all'ansia la sorella.  Caroline cominciò a respirare a fatica dall'agitazione, non riusciva più a pensare a nulla. «D-dobbiamo portare via Niall, subito.» Fuggì di fuori e aprì il cancello con violenza. Non c'era anima viva. «Niall? Niall dove sei?!» Il bambino nel frattempo, ancora ignaro di tutto, era nascosto dietro al vaso, si era fatto piccolo piccolo e l'amico lo cercava. «Shhh, zia, fai silenzio o Luke mi scopre!» sussurrò facendole segno di tacere. La donna si girò, più veloce della luce e lo prese in braccio. «Niall, non è tempo ora per giocare, dobbiamo andare via.» «Cosa? Ma la festa non è ancora iniziata! Devono arr..» «Lo so tesoro, andremo a festeggiare da un'altra parte.. Kaitlin, corri, prendi la roba!» La sorella con le lacrime agli occhi dopo aver scoperto tutto al telefono, stava raccattando tutta la roba comprese borse e regali del bambino. «..Zia, posso chiederti una cosa?» domandò con voce flebile Niall, mentre veniva portato verso la macchina alla velocità della luce. «Certo tesoro.» «Perchè mamma e papà non ci sono?»
 
 
Lanciò un calcio alle sbarre, quasi ringhiando dalla rabbia che aveva preso il posto delle lacrime come sempre. Si accasciò addosso al muro e mise la testa tra le ginocchia, lasciandosi andare a quei ricordi. Si sentiva così debole, così improtetto. Era come se tutto ad un tratto fosse tornato a quattordici anni fa: un bambino solo, estraniato dal mondo, indifeso. Non aveva nessuno e sentiva di essere destinato a ciò. Forse perchè se lo meritava, o forse perchè semplicemente non riusciva a legarsi a qualcuno senza avere la paura di perderlo, come succedeva sempre. I suoi genitori erano morti, sua zia Caroline era morta di tumore, mentre il suo migliore amico, l'unico che lo potesse capire, era morto anche lui in un incidente stradale qualche anno prima che Niall entrasse a far parte dei suoi loschi giri pieni di droga, rapimenti e uccisioni. Era il suo unico modo di sfogare la rabbia repressa che mai aveva potuto tirare fuori. Solo che ora si odiava più di quanto avesse mai fatto.
Faith lo osservava attentamente, con quegli occhi quasi materni, con la voglia di aiutarlo, di stringerlo a sè e proteggerlo. Dopo quella sera aveva capito tante cose, pur senza sapere nulla, ma Niall era un ragazzo impossibile: non avrebbe mai esternato i suoi veri sentimenti. Quella corazza che si era creato era troppo forte per distruggerla e permetterle di farla entrare nel profondo del suo vero animo;
Le lancette nel frattempo continuavano a ticchettare in modo sempre più insistente,tanto che sembrava stessero producendo una breve melodia che si ripeteva continuamente. Era l'unico rumore che si potesse udire: in quella cella c'era il silenzio più totale. La tensione si poteva tagliare a fette.
Ogni tanto i due si scambiavano qualche sguardo intimidatorio, poi tornavano a farsi gli affari loro, come facevano ogni santissima volta a scuola durante l'ora di lezione. Faith non faceva che ripensare a ciò che era accaduto poco prima, a quanti disastri avesse potuto combinare in meno di un'ora. In fondo non era poi tanto cambiata, era rimasta la solita piccola combina guai. Come aveva potuto farsi arrestare? Cosa le era saltato in mente quando aveva svoltato l'angolo? 
Forse aveva ragione Niall. Era solo un piccolo essere ingenuo. Nonostante tutto però, non si arrendeva. 
Si alzò, scosse i pantaloni e si avvicinò al ragazzo, mal messo, sedendosi  nuovamente. Portò le gambe al petto. «Niall, è tutto a posto?» si azzardò a domandare. Non ebbe subito una risposta. Niall alzò la testa e fece un sorrisetto sarcastico. «Mai stato meglio.» Lei si avvicinò di più e si girò completamente verso di lui. «Avanti, racconta.» «Mi prendi in giro? Sei davvero convinta che io vada a sbandierare i cazzi miei a una come te?» «Cos'ho che non ti va a genio?» «Ma vaffanculo va.» «Intanto indicami la strada.» «..Ti piace rischiare eh?» «Sono qui apposta.» rispose facendo segno di ovvietà. Calò il silenzio, finchè Faith non riprese a parlare.
«Chi verrà a pagarti la cauzione?» «Nessuno, chi vuoi che venga?» «Non so, tua madre forse?» «Sì, mia madre. Proprio lei.. Non sai un cazzo, sta zitta.» A quelle parole, non si trattenne più. «Okay Niall, non so un cazzo e non capisco un cazzo, ma come vuoi che pretenda di capire se non mi dici nulla, te ne stai li muto e non parli? Se mi azzardo a chiederti che hai mi mandi a fanculo e fai lo scontroso, cosa dovrei fare?» Niall si alzò di punto in bianco e con violenza la sbattè all'angolo della cella. «Non devi azzardarti a parlarmi con quel tono, hai capito?» ringhiò. Suo padre, era identico a suo padre. Le stesse mosse, i stessi toni. Un brivido le percorse la schiena. Cominciò a tremare. Chiuse gli occhi, strizzandoli dalla paura e abbassò il viso aspettandosi il peggio. Il ragazzo a quel punto la lasciò andare, buttandola a terra. «Sei solo una mocciosa.» Lei di tutta risposta rimase in silenzio, forse per la prima volta nella sua vita.
«Faith Evans?» chiamò una delle guardie. «Sono io.» «I suoi genitori sono fuori, può uscire.» Esitò qualche istante prima di alzarsi, continuava a osservare Niall senza saper cosa fare. «..Signorina?» chiamò di nuovo. «Sì, scusi..» Si alzò e si avvicinò alle sbarre che vennero aperte. Si voltò verso di lui un'ultima volta. «I miei genitori pagheranno la cauzione anche per lui, può farlo uscire.» disse. Dopodichè se ne andò, senza guardare in faccia nessuno.

 



MIAO.
il mio gatto vi saluta. anche lui vi ama profondamente per le 19 recensioni, sappiatelo.
seriamente, è la prima volta che raggiungo questo numero e sono gasata fmjgnmg 
ho pubblicato il secondo dopo due giorni (anche se in realtà l'avevo finito ieri lol) perchè boh, mi andava. 

poi mi sembrava ingiusto lasciarvi così dopo il primo capitolo, quindi sono stata buona, giusto perchè sono i primi. ouo
perchè sappiatelo, ci saranno volte che non vedrete l'ombra di un capitolo manco dopo una settimana HAHAHAHA
sto già scrivendo il terzo, sono a metà circa, ma sono un pò in crisi. non ho le idee ben chiare, anzi..credo di non avercele. 
omg.
comunque, se raggiungo lo stesso numero di recensioni anche a questo capitolo non mi dispiace..  *tossisce* mica.. insomma, sapete com'è. *si strozza* (?)
dopo aver detto questo vi lascio a questa meravigliosissima gif che io AMO.
adios. ♥



 
   
 
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