Love me, my Anjel
Capitolo 2_ Conoscere se stessi
La pausa pranzo era già finita…le quattro ore precedenti non erano state nulla
contro a quello che mi aspettava…
Quinta ora: Biologia
Sesta ora: Filosofia
La settima ora, fortunatamente per oggi non era
prevista…dovevo solo limitarmi a scegliere qualche corso tra i tanti. E sapevo già a quali, oltre a mitologia e astronomia l’altro
corso era proprio quello del signor Miller!
Ora però mi stavano
aspettando delle bellissime celluline .
Mi avvia in classe e improvvisamente
la gente e il grosso orologio si fermarono, ero
l’unica che si muoveva.
- Cosa sta succedendo?- Mi
domandai.
- Nulla, che tu possa comprendere…- Non
capivo di chi poteva essere questa voce, non era quella di Kristian,
neppure quella di Arold.
-Chi sei?- Chiesi girandomi attorno.
Improvvisamente sulla
cima delle scale, dal nulla apparse un uomo incappucciato da un abito bianco.
- Nessuno di importante per te…per ora.- Mi
rispose con un tono leggermente ironico sulle due ultime parole.
- Cosa vuoi da me?- Gli
chiesi preoccupata.
- Volevo solo incontrarti prima che…Credo che
abbino percepito la mia presenza…devo andare! Avremo altre occasioni per
parlare…magari lontano dai quei…Va bè a presto!- Esclamò
con un piccolo inchino cinque secondi prima che il tempo tornasse
a scorrere normalmente.
Che
strano tipo…chissà chi lo stava cercando? Infondo non mi
sarebbe dispiaciuto incontralo nuovamente…
Ma a
cosa diavolo stavo pensando? Mi stavano succedendo troppe cose strane…per di
più io mi ci stavo anche abituando come se fossero
cose normali…alzai le spalle sbuffai e mi avviai in classe.
Quando raggiunsi il punto
dove prima stava l’uomo in bianco mi guardai intorno cercandolo con lo
sguardo…non lo trovai, ma qualcun altro mi stava osservando, Kristian Shafer
.
Feci finta di nulla ed
entrai in classe, il suo sguardo non mi si staccava da dosso.
Mi gettai letteralmente
sul mio letto con il viso completamente sommerso dal soffice cuscino…
Chi l’avrebbe mai detto che la chiave sarebbe
arrivata da me? E nemmeno senza troppi sforzi… per non parlare poi dell’ Avatar...bene bene due in un colpo solo…ma sarà già pronta? Devo stare
attento, e soprattutto non devo farmi scoprire…
La voce di Arold, mi stava tormentando…non
resistevo più, dovevo andare a parlargli.
- Non lo farei se fossi in te…- Ancora una volta una voce entrò nella
mia testa.
Mi girai verso la
porta-finestra, non rimasi troppo colpita nel scoprire che qualcuno stava lì
appoggiato a guardami.
-Ancora tu! Si può sapere chi sei?- Esclami io ormai abituata a
sentire strani voci nella testa, e immaginarmi cose
strane.
Probabilmente era tutto
un sogno…anche ora stavo segnando…che altra spiegazione avrei
potuto dare a quegli avvenimenti?
-Non fare domande a cui tu stessa non sapresti
rispondere…- Mi rispose
enigmaticamente l’uomo.
- Io so chi sono!- Ribattei io alzandomi improvvisamente.
L’uomo incappucciato si
limitò a rispondere con una piccola risata…
- Andrew!- Esclamò lui prima di gettarsi dal mio terrazzo.
Preoccupata di trovarmi
un morto in giardino o galleggiante nella mia piscina mi precipitai
a guardare giù dal terrazzo.
Era completamente
sparito.
Allontanai lo sguardo
sulla strada…mi ritrovai persa nello sguardo azzurro intenso del mio dio…non mi
mossi finché non fu lui ad allontanarsi dal mio campo visivo.
Mi rigettai sul letto, a
tormentarmi sulla frase che mi aveva detto l’uomo incappucciato di bianco. Andrew.
Sapevo veramente chi ero?
A parte un nome e un cognome sapevo chi ero? Fino a
che ero nella mia città di nascita non avevo mai avuto
dubbi nella vita, ero la ragazza più sicura del mondo, eppure era bastato un
trasferimento a cambiarmi tutto…le voci nella mia testa, strane illusioni che
mi tormentavano di giorno, sogni assurdi che sembravano ritorcersi sulla vita
reale…
Dovevo seguire i consigli
di Andrew e non chiedere
nulla a Arold, o invece avrei dovuto farlo? E a
proposito di Andrew, perché
ogni volta che compariva lui compariva anche Kristian?
Qualcosa di strano mi
stava succedendo, ma cosa? Dovevo parlarne con qualcuno, ma chi era quel
qualcuno che non mi avrebbe mandato al manicomio? Mia madre sarebbe stata la
prima, Alan non mi sembrava la persona adatta, forse
perché l’avversione che avevo per lui non era del tutto scomparsa, Evy e Cloud erano ancora troppo piccoli, Ambra avrebbe preso la
stessa scelta di mia madre, Tommy e la sua famiglia erano troppo lontani…mi rimanevano tre persone, Arold, ma non mi fidavo, Kristian
e Andrew…ma come avrei fatto a contattarli? Humm…Ok, o
parlavo con Arold, o sarei impazzita.
Scesi dal letto e mi misi
a cercarlo per le varie stanze della villa.
Lo trovai in cucina a
trafficare con delle erbe aromatiche.
- Arold…-
Lo chiamai per non prenderlo alla sprovvista, ma vidi
che ci rimase stupito ugualmente.
- S…Signorina Alexis…desidera qualcosa?- Mi domandò un po’ imbarazzato.
- Veramente volevo solo
parlarle di una cosa un po’ particolare, ma se è impegnato non fa
nulla…cercherò Andrew…- Vidi che il suo sguardo cambiò quando pronunciai quel nome.
- No signorina, non sono impegnato mi dica…-
Sospirai, e mi sedetti su
una sedia mentre lui si mise di fronte a me.
- Bhe…le sembrerà strano ma io…cioè ultimamente mi accadono troppe cose
strane!- .
- A te?...Cioè,
cosa ti capita di strano?- Mi guardò sorpreso
- …Sento delle voci nella
testa, e poi faccio sogni strani che poi sembrano ripiegarsi sulla vita
reale…per non parlare di quando sembra che tutto si
fermi attorno a me come se entrassi in un’altra dimensione…e una volta mi
sembrò di aver avuto una previsione sul futuro!-
Rimasi sorpresa dalla sua
espressione…non era sorpreso e neppure aveva l’aria di uno che si trovava di
fronte a una pazza furiosa.
- Bhe…sono cose che fanno
parte di te…è la tua eredità…-
- Eredità?-
- Tuo padre era un’ Avatr, Tu sei un Avatar, i tuoi figli saranno degl’Avatar,
e sarà così per sempre…-
Sembrava che Arold sapesse molte cose…non so perché ma non mi piaceva
questa cosa
- Torna immediatamente in camera tua!- La voce di Andrew mi fece cadere dalle mani il chicco d’uva con cui
stavo giocherellando.
Tornai in camera a corse,
sapevo di averla combinata grossa!
Entrai spalancando la
porta e sentii un dolore tremendo alla guancia destra…mi sa che Andrew era proprio arrabbiato,
- Sbaglio o ti avevo
detto di non dire nulla al maggiordomo?!- Era la prima
volta che sentivo la sua voce fuori dalla mia mente.
- Io…colpa tua! Sei tu
che mi detto che non sapevo chi ero! Ora lo so!- Risposi testardamente.
- Sei una stupida!-
- Ehi! Guarda di moderare
i termini!-
- Scommetto che però non sai cosa sia un
Avatar, vero?- Mugolai una risposta quasi
incomprensibile zittita dal tono di Andrew.
- Meglio così! Per ora va
bene! Vedi di imparare a padroneggiare i tuoi poteri come si deve…ci rivedremo
solo allora, e non farne parola con nessun altro! Soprattutto con il
maggiordomo!- Disse prima di sparire come fece prima, nuovamente mi precipitai
alla finestra, non tanto per controllare se era ancora vivo o morto, ma per
vedere se LUI era lì…ero sicura che ci fosse, non mi sbagliavo…ma
la scena questa volta era cambiata.
Andrew era
di fronte a lui e gli stava dicendo qualcosa, lo
sguardo di Kristian, mutò dal solito freddo sguardo
color del cielo a uno completamente diverso, pieno di odio, ora i suoi occhi
erano color del oro e il piccolo cerchio nero si era assottigliata. Di colpo si
girò e mi fissò, il suo sguardo mi spaventò a morte.
Mi sentì trafitta da
mille lame.
Lo vidi girarsi di scatto verso Andrew e sferrare rapidamente un fortissimo pugno, che però
mancò il bersaglio che svanì nel nulla.
Mi guardò ancora, il suo
sguardo tornò quello di sempre…e come al solito sparì
di nuovo.
Dovevo potenziare il mio
potere…perché non iniziare subito? Nella mia mente si fece sempre più chiaro il
modo in cui avrei dovuto fare.
Mi buttai nuovamente sul
letto e cercai di concentrarmi su Kristian…volevo parlare
con lui giusto? E non c’era modo più facile…
Mi bastò pensare al suo
sguardo che la sua immagine mi comparve davanti.
-Cosa vuoi?- Mi domandò.
- Tu sai chi sono?- Domandai quasi fosse una affermazione.
- Tu sei l’Avatar…- Mi rispose.
- Sai cos’è un Avatar?-
- Perché tu no?-
- No! Mio padre se ne è andato prima di
potermelo dire…-
- Mi dispiace…-
- Scelta sua!-
- Tu non sai
in che guaio ti sei cacciata!-
- No non lo so…nessuno mi vuole spiegare!!-
Mi sedetti per terra, mentre le lacrime iniziarono a scendermi
lentamente.
Kristian si sedette di fronte a me e mi asciugò le lacrime…poi mi abbracciò.
- Sei freddo!- Esclamai non sapendo cosa dire
bloccata da un forte imbarazzo.
- Sai che non so il tuo nome…- mi disse cercando forse di togliermi da quel imbarazzo.
- Sono Alexis Gray, e
tu invece sei Kristian vero?- Risposi io cercando di
far calmare il mio cuore che era del tutto impazzito.
- Sì, ma chiamami Krys!-
Gli sorrisi.
- Se non te lo dice nessuno, te lo dirò, io, ma
non ora…ora dobbiamo lasciarci…- Mi disse allontanandosi da me…
- Aspetta!- Gli urlai. – Promettimi che domani mi spiegherai tutto! Ti
scongiuro!-
Lui ci pensò un attimo…
- Domani, finita la scuola, ti aspetto d’avanti
all’entrata…- Esclamò poi, dandomi le spalle e iniziando a svanire lentamente.
- Aspetta…un ultima cosa…- Esclamai io
rincorrendolo. – Ti prego, baciami…come quella volta…-
Lo scongiurai.
Lui mi sorrise e mi diede un piccolo e leggiero
bacio sulla fronte e poi scomparì, come da sua abitudine.
Ora che avevo capito come
funzionava era molto più facile comunicare con il mio dio…avrei
solo dovuto concentrarmi su di lui e come per magia lui sarebbe apparso.
Avrebbe funzionato con
tutti? Avrei provato prima o poi, ma non ora…era
meglio dare tempo al tempo…
Qualcuno bussò alla mia porta…quando aprii non c’era nessuno, solo una busta bianca
appoggiata a terra. La presi e la lessi.
Figlia mia amata,
Se stai leggendo
questa mia lettera, può solo significare che quello che temevo si è avverato…
Non so che età tu abbia mentre la leggerai, ora ti guardo mentre giochi con i
tuoi pupazzi…questa è l’ultima sera che trascorro con te e la mamma…tra 24 ore
me ne andrò forse per sempre.
Spero che tu sia abbastanza
matura per capire quale peso grava sulle tue spalle,
tu sei l’Avatar e sono sicuro che te la caverai alla
grande! Sei sempre mia figlia, no?
Ti voglio dare solo qualche
consiglio.
Fidati del tuo istinto,
Segui il tuo cuore,
Non dire nulla alla mamma, non
capirebbe…e potrebbe sconvolgerle la vita.
Inoltre pensa a proteggere la
Chiave…rischia la vita per essa e non fare sì che cada
in mani sbagliate!
Tutto dipende da te ora…
Bacio
Papà.
P.S.: La chiave non
è altro che la collana che ti regalai al battesimo!
Non resistetti, è vero
che mio padre se ne andò quando avevo solo 4 anni, ma
solo ora capii che l’aveva fatto per
ragioni superiori a lui.
Iniziai a capire. Strinsi forte il ciondolo a goccia azzurra
che portavo da sempre al collo, e iniziai a piangere…non trovai consolazione.
Sentii una presenza fuori dalla mia stanza, sul terrazzo, capii.
- Grazie Andrew- Bisbigliai.
Per un attimo sentii come un abbraccio…lo riconobbi…era l’abbraccio di un
dio freddo…
- Tesoro c’è Tommy al telefono!- Mi chiamò mia madre.
Cercai di calmarmi e
risposi al telefono della mia stanza.
- Pronto….Ciao Tommy! Mai stata meglio!-
Salve a tutti!!!
Sono riuscita a fare anche il terzo capitolo e come al solito devo ringraziare:
roby88
speednewmoon
che hanno continuato a recensionare
la mia storia e mi hanno dato, ancora una volta, la spinta per andare avanti…
GRAZIE
un grosso bacio!!!!
Peddy