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Autore: Ulvinne    28/02/2013    3 recensioni
Un tempo i draghi dominavano il mondo.
Terribili signori e padroni di ciò che li circondava, riuscirono a ridurre tutti gli altri esseri viventi in schiavitù, governando con la loro ferocia e la loro voce.
Ma un giorno,finalmente, qualcuno si fece avanti per fermare questa tirannia: il Sangue di Drago, colui che da loro servitore divenne il loro carnefice e riportò la libertà nel mondo. Senza pietà affrontò i draghi e, uno per uno, li distrusse. La sua eredità camminò nei secoli attraverso il sangue dei Prescelti degli dei, finché le leggendarie creature si estinsero.
E con i draghi sparì anche lui, l'eroe, il Sangue di Drago.
Le sue imprese divennero racconti, i racconti divennero canti, i canti divennero leggende.
E la gente finì per considerare i Draghi ed il Sangue di Drago solo una storia.
Ma cosa succede quando la storia torna, più vendicativa che mai?
Cosa succede quando la più antica eredità di Skyrim ti viene offerta?
Semplice: puoi solo accettarla.
Note: attenzione, il titolo è lo stesso, ma la storia è cambiata. Mi sono resa conto che proprio non andava e l'ho modificata. Spero che così vi piaccia :)
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter III
Dirty, flurry blood
 
Indietreggiai bruscamente, terrorizzata e disgustata dal morto che, armato di un'ascia da guerra arrugginita, venne avanti tentando di tagliarmi la testa.
Brandelli di vestiti coprivano in parte le costole e le gambe così fine che mi stupii potessero reggerlo in piedi, la camminata goffa ed irregolare non gli impediva tuttavia di ingaggiare battaglia, così come le braccia che pareva dovessero staccarsi dal corpo non gli impedivano di brandire la sua arma.
Mi gettai di lato e lasciai cadere l'arco, poi mi affrettai ad indietreggiare a gattoni: in quel momento non riuscivo a pensare a niente se non al fatto che la cosa davanti a me avrebbe dovuto essere morta mentre camminava con la chiara intenzione di farmi fuori.
Dalla gola rinsecchita emetteva strani versi gutturali e soffocati, tipici di chi non usa la voce da tempo, e mi parvero il suono più terribile che avessi mai udito.
-VILKAS!- urlai, indietreggiando ulteriormente, sperando che il mio compagno mi sentisse, ma dopo averlo chiamato un paio di volte e non avendolo visto arrivare mi chiesi se non fosse già caduto sotto i colpi di quel morto, o magari di altri.
All'idea che ce ne potessero essere altri la paura si fece largo in me come un'onda, non so cosa quella volta mi impedì di farmela davvero nelle braghe, forse il mio attaccamento alla vita, lo stesso che mi diede la forza di prendere la spada che mi pendeva dal fianco e parare l'attacco della cosa.
Intercettai la sua arma e facendo forza con entrambe le mani sul taglio della spada riuscii a spingere via il morto con facilità, il suo pregio non era di certo la forza, poi attaccai staccandogli un braccio.
Fu con orrore che capii che quella cosa non era in grado di provare né dolore, né fatica. Fregandosene altamente di non avere più un braccio mi attaccò di nuovo e mi ferì alla spalla, colpendomi con la parte piatta dell'ascia.
Una fitta di dolore mi fece inginocchiare, ma quando il mio avversario mi venne incontro di nuovo emettendo quegli orribili suoni l'istinto ebbe la meglio ed alzandomi menai un fendente che staccò di netto la sua testa e questa rotolò via, finendo in un angolo pieno di ragnatele.
Indietreggiai con la spada levata e tremante, gli occhi spalacati e lucidi, pronta a colpire ancora se necessario, ma dopo un secondo di stasi il corpo cadde a terra privo di vita.
E di nuovo ci fu il silenzio.
Caddi in ginocchio tremante, gli occhi dilatati e fissi sul morto due volte di cui una per mano mia, sentivo la gola secca e soprattutto non riuscivo a pensare a niente che non fosse l'incredulità e la paura, non sapevo cosa fare.
-Iris!- la voce di Vilkas arrivò come una benedizione, non ero mai stata così felice di sentirlo.
-V-vilkas!- dal momento in cui lo vidi comparire nel corridoio buio con lo spadone tra le mani mi alzai con le gambe che tremavano, e percorsi quei pochi metri che mi separavano dal Compagno con immensa fatica, tanto che quando arrivai da lui mi gettai direttamente tra le sue braccia fregandomene della reazione che avrebbe potuto avere e del mio orgoglio.
Non so cosa mi trattenne dallo scoppiare a piangere di sollievo, ci fui sicuramente vicina dato che avevo gli occhi rossi e brucianti, ma come ho già detto non mi importava di nulla: in quella maledetta tomba Vilkas rappresentava l'unica forma di vita, e non, amica.
-Ehi, che...?- il Nord pareva più sorpreso che infastidito dalla mia insolita dimostrazione di affetto -Ne hai incontrato uno anche tu, allora.- annuii senza sollevare lo sguardo dal suo petto, senza riuscire a smettere di tremare -Calmati, avanti. È tutto a posto, adesso.- il tono del Nord era stranamente gentile, forse si era spaventato anche lui o forse ero così scossa che non se la sentì di punzecchiarmi o criticarmi -Accidenti quando prima ho detto che c'era il rischio di trovare dei morti ancora vivi non credevo accadesse davvero.
-Q-que...l-la cosa.- mormorai, stringendo la presa sulle braccia di Vilkas -M-mi è arrivata...a-alle s-spalle...i-io...- il Compagno mi prese per le spalle, allontanandomi da sé, e mi scosse, guardandomi in maniera severa ma non cattiva.
Nei suoi occhi potevo leggere la preoccupazione, e ciò non era bene: se anche Vilkas era preoccupato allora la situazione era più grave di quanto pensassi.
-Calmati ho detto.- disse -Respira. Avanti...- feci profondi respiri senza mai sciogliere la presa dalle sue braccia, quasi temessi di vederlo sparire se mai l'avessi lasciato -Ecco. Così va bene.- mi calmai.
Non ero tranquilla, anzi, ero ancora terrorizzata, ma almeno riuscii a comporre delle frasi sensate per spiegare cosa mi fosse successo e alla fine del racconto Vilkas si massaggiò la testa.
-Tutto questo è strano. Non avevo mai visto niente del genere. Skyrim è piena di stranezze, ma morti che tornano in vita...no, deve esserci qualcosa di grave sotto.
-E se fosse un negromante?- proposi, sperando in una risposta affermativa, perché per quanto fossero pericolosi e perversi i negromanti erano persone vive, e come tali si potevano uccidere -Magari è lui a rianimare i cadaveri.
-Potrebbe essere se solo il negromante fosse qui.- mi contraddisse l'uomo, guardandosi intorno -I morti che abbiamo affrontato erano abbastanza lontani l'uno dall'altro, inoltre tutte le volte che ho abbattuto un morto controllato da un negromante questo è diventato cenere.- cosa che per i nostri due “amici” non era avvenuta.
-Ma se non un negromante...chi, o cosa, li ha riportati in vita?- chiesi.
-Non ne ho idea. Ma non possiamo lasciare questa storia in sospeso. Kodlak deve essere avvertito. Torniamo a Jorrvaskr.
-E i banditi?
-Qualunque cosa sia entrata qui dubito che sarà mai in grado di uscire, capisci cosa intendo?- replicò l'uomo ed io annuii con la testa.
Insieme tornammo verso l'ingresso, ma con orrore scoprimmo che era impossibile da aprire dall'interno. Eravamo chiusi dentro.
-Fottute porte Nord del cazzo!- imprecò l'uomo colpendola con forza, facendo rimbombare tutto nella catacomba.
-Che facciamo adesso?- chiesi, fissando come ipnotizzata la nostra unica via di fuga.
Il Nord sospirò, poi si passò una mano tra i capelli, tradendo l'impazienza e l'angoscia che stava cercando di trattenere.
-Andiamo avanti.- dichiarò -Forse troveremo un'uscita. Gli antichi Nord hanno costruito tombe straordinarie, delle vere e proprie case dei morti. Se saremo fortunati troveremo qualche passaggio di fortuna.
-E...se non lo siamo?- chiesi in un pigolio e, a dispetto della situazione, il Compagno sfoderò uno dei suoi sorrisetti ironici.
-Allora preparati a sopportarmi per il resto dei tuoi giorni, Novellina.
 
Andammo avanti, come Vilkas aveva detto.
Prendemmo il corridoio di sinistra, lo stesso preso da me, e proseguimmo. Incontrammo altri di quei mostri e li abbattemmo, ma più ne abbattevamo più ne tornavano in vita per affrontarci. Ogni passo era un'impresa, almeno per me: ad ogni angolo temevo di trovare di nuovo quei volti consumati dal tempo e dal chiuso e a questo timore si aggiungeva quello di rimanere bloccata in questa vecchia tomba per sempre.
Eppure avanzavo e combattevo. Ogni volta che incontravamo uno di loro mi gettavo su di lui con ferocia, spesso in veri e propri assalti, quasi volessi dimostrare che se avessi attaccato per prima la paura si sarebbe placata in un illudente senso di potenza.
Detestavo ammetterlo persino a me stessa, ma la presenza di Vilkas in quel momento era diventata fondamentale: se mi fossi trovata da sola in quel postaccio probabilmente sarei impazzita.
-Alla tua destra!- all'avvertimento di Vilkas mi girai di scatto e scoccai la freccia che già tenevo pronta sull'arco, che si conficcò proprio nell'occhio destro del morto, o meglio, nella cavità lucente che avrebbe dovuto sostituire un occhio e il cadavere cadde a terra.
-Dietro di te!- gridai di rimando, e l'uomo si girò di scatto per tagliare letteralmente in due il mostro che aveva appena cercato di fracassargli il cranio con un vecchio martello da guerra.
Incoccai una nuova freccia e colpii al braccio un morto armato di spada, facendo in modo che la facesse cadere a terra, poi la calciai via e gli diedi una botta con l'estremità dell'arco per farlo cadere a sua volta, infine gli pestai forte la testa e gli fracassai il cranio, distogliendo subito lo sguardo per evitare di guardare cosa ci fosse dentro, poi mi girai per occuparmi di un nuovo arrivato armato di arco.
Non credevo che quei cosi potessero anche avere una buona mira, ma con sconforto scoprii che, pessima resistenza fisica a parte, erano dei guerrieri fatti e finiti in grado di maneggiare ogni tipo di arma, come appunto l'arco. La freccia scoccò nella mia direzione, e fu solo per pura fortuna che mi non uccise, colpendomi la guancia di striscio.
Mi portai una mano alla ferita e vidi che sanguinava, e rapidamente gli restituii pan per focaccia, incoccando l'ennesima freccia di ferro e prendendo la mira proprio mentre il morto era intento a recuperare la seconda freccia da una malandata faretra lasciai che l'oggetto fendesse l'aria con un piccolo fischio, che si concluse proprio quando questo si conficcò nella spalla dello scheletro.
-Dannazione!- era destabilizzato, ma il non sentire dolore lo avvantaggiava e gli permise di riprendere la mira senza problemi.
-AH!- fortunatamente Vilkas lo colpì con ferocia prima che potesse iniziare il lancio, decretando la nostra vittoria sul manipolo di avversari.
Sospirai di sollievo.
-E' già il quarto gruppo che incontriamo.- mi asciugai il sudore dalla fronte -Quanti pensi che ce ne saranno?- chiesi ancora rivolta a Vilkas, che rivoltò col piede il cadavere appena abbattuto.
-Non ne ho idea. Immagino dovremmo contare i cunicoli per rendercene conto.
-No, grazie. Credo che rimarrò con il dubbio.- spostai lo sguardo su Vilkas, che mi stava guardando fisso -Che c'è?
-Sei ferita.
-Un graffio.- dissi con un'alzata di spalle, ma il Compagno si avvicinò lo stesso e senza troppa delicatezza mi prese il mento per esaminare la ferita -E fai piano!- mi lamentai.
-Con cosa ti ha colpito?
-Una frec...- mi interruppi, trattenendo il fiato.
Vilkas, infatti, dopo essersi chinato sul mio volto poggiò le labbra proprio sopra la ferita, portando via quel poco di sangue che colava con la lingua. Non seppi spiegare perché, ma quel gesto mi diede i brividi. Rimasi ferma, con gli occhi spalancati a guardare avanti a me quasi il tempo si fosse fermato, e non so dire quanto tempo rimasi in quel modo, lasciando che Vilkas si trattenesse in quel piccolo gesto. Fu solo a causa del suo sospiro, un sospiro basso e roco, che mi riscossi e mi decisi a spingerlo via, guardandolo tra il perplesso e l'arrabbiato.
-Ma che cazzo fai?- gli chiesi con ben poca grazia e con la massima tranquillità il Compagno si pulì il labbro inferiore sporco di rosso.
-La saliva disinfetta, marmocchia. Te lo sei già dimenticato?- normalmente avrei risposto con una frecciata delle mie, ma in quel momento un altro particolare attirò la mia attenzione.
-Vilkas...non hai assaggiato il mio sangue, vero?- lo vidi spalancare gli occhi, probabilmente per la sorpresa, per poi alzare un sopracciglio.
-Credo proprio che quest'umidità ti stia dando alla testa. Stavo solo cercando di prevenire un'infezione, ci manca solo che inizi a delirare. Ma se questo è il tuo ringraziamento la prossima volta te la vedrai da sola.- mi diede le spalle e si incamminò, lasciandomi a bocca aperta come un'idiota e rossa dall'imbarazzo per la scemenza da me detta.
-Assaggiare il sangue...ridicolo.- pensai scuotendo la testa, poi mi affrettai a raggiungere il guerriero.
Di nuovo il silenzio fu il nostro fidato Compagno nell'avanzata dell'enorme tomba, e per un po' la strada fu stranamente libera dai nostri “amici”, ed i pochi che trovammo erano ancora sdraiati nei loro cunicoli con una freccia piantata in testa.
A questo punto la presenza dei banditi era inconfutabile.
-Si saranno nascosti più in là.- dichiarò Vilkas studiando la freccia dopo averla estratta dalla testa di uno dei cadaveri -Un motivo in più per procedere con cautela. Iris- spostai lo sguardo dal cadavere ai suoi occhi -Camminami ad un paio di metri di distanza, adesso.
-Cosa? E se ci prendono alle spalle?
-Non lo faranno.- assicurò il Compagno -Senti, per una volta fai quello che ti dico senza fare storie, va bene?
-Va bene, va bene...accidenti non vedo l'ora di uscire da qui!- ammisi con tono stanco.
Qualche minuto dopo arrivammo davanti ad una grande porta di ferro con due battenti e Vilkas mi gettò un'occhiata -Aspetta qui, e non entrare fino al mio segnale. Se le cose si mettono male scappa.- annuii con un cenno del capo, sfiorando con il polpastrello del pollice le piume poste sulla coda della freccia, poi indietreggiai di un paio di passi mentre Vilkas spalancò la porta per entrare nella stanza.
Trattenni il fiato nei pochi passi che percorse, lenti e guardinghi, ma sembrava tutto a posto, la sala doveva essere del tutto vuota.
-Beh, almeno...
-Fermo dove sei, Compagno!- strinsi i denti.
Appunto.
In pochi attimi un gruppo composto da sette o otto banditi circondò Vilkas, che subito tentò di prendere la sua arma, ma una voce di donna glielo impedì.
-Non muovere un muscolo o ti pianto una freccia tra gli occhi, mostro.- trattenni il fiato, ma non mossi un muscolo mentre Vilkas allontanava la presa dall'elsa dell'arma per sollevarle entrambe, bene in vista.
-Umh, non credevo vi avrei trovato qui.- la faccenda era sempre più strana, Vilkas sembrava conoscere il gruppo di banditi che lo aveva accerchiato -Adesso vi mettete a fare esperimenti sui morti?
-Non provare a darci la colpa di un simile orrore, cane!- quello che sembrava il capo venne appena avanti, puntando alla gola di Vilkas una spada dall'aria pesante -Devo ammettere che i draugr hanno colto di sorpresa anche noi, ma questo non ci ha impedito di preparare la trappola per voi.- sorrise -Dimmi un po', i tuoi amici ti hanno mandato da solo? Di solito i cani non cacciano in gruppo?
-Ancora con questa storia del cane? Non pecchi di fantasia?- mi morsi il labbro inferiore con forza, temendo che l'ironia di Vilkas avrebbe finito per irritare il bandito e farlo uccidere.
Dovevo fare qualcosa, ed in fretta.
La mia attenzione venne attirata dall'arciere in cima ad una rampa di scale di legno ammuffite: se l'avessi colpita avrei ottenuto un diversivo che forse avrebbe permesso a Vilkas di prendere la sua arma e tentare una difesa.
Facendo meno rumore possibile e sfruttando il fatto che l'attenzione dei banditi fosse tutta per lui, estrassi una freccia dalla faretra e feci un paio di passi avanti, incoccandola. Respirai a fondo cercando di placare i battiti del mio cuore agitato.
-Avanti, è come andare a caccia.- pensai -Fai un bel respiro, prendi la mira e raggiungi la tua preda.- ma non potevo fare a meno di pensare che, se avessi sbagliato qualcosa, Vilkas ed io avremmo sicuramente perso la vita.
Tirai la corda dell'arco e mi appiattii ancor di più contro il muro, le dita con cui tenevo la freccia iniziavano a farmi male all'altezza dei polpastrelli, ma ancora non la lasciai andare, dovevo ottenere una visuale migliore.
-Ancora un po'...avanti.- un altro passo, e finii per entrare nella stanza, nascosta dalle ombre.
Ora potevo vedere meglio l'arciere che puntava Vilkas, una redguard a giudicare dal colore della pelle di un color mattone scuro e dai capelli neri e ricci scarmigliati a regola d'arte, e finalmente mi decisi a prendere la mira, chiudendo un occhio per aiutarmi.
-...ditemi, quanti ne avete fatti fuori, ultimamente?
-Non siamo assassini. Voi siete molto più bestie, se vogliamo dirla tutta.- intanto il botta e risposta di Vilkas col capo continuava, stava palesemente cercando di prendere tempo -Noi non abbiamo mai scuoiato nessun Mano d'Argento, dopotutto.- sentii il capo ridacchiare, proprio mentre una goccia di sudore mi colava lungo la tempia.
-Sì, è vero. Voi preferite...- la freccia scattò e si conficcò proprio nel petto della redguard che urlò di dolore e di sorpresa, accasciandosi al suolo.
Iniziò lì: Vilkas, approfittando della distrazione del gruppo estrasse la sua arma dal fodero e si gettò sul capo dei banditi, ma questo fu lesto a parare e scattare all'indietro.
-Maledetto cane! Ti ucciderò e poi ti scuoierò, la tua pelle sarà il mio trofeo!- in quanto a me avevo il mio bel da fare con due banditi, un uomo e una donna che mi vennero incontro tentando di abbattermi.
-Ma guarda, una nuova cagna si è unita alla mandria.- commentò la donna, una Nord dai capelli rossicci, sorridendo cattiva, notai che le mancavano due denti ed il molare destro era spezzato, ed il compagno le diede corda.
-Facciamoli fuori entrambi, Ylda.- se credevano di trovarmi indifesa si sbagliavano.
Non ero così stupida da cercare di affrontare due avversari contemporaneamente molto più grossi e cattivi di me, così scappai verso una rampa di scale di legno ammuffito sperando che mi reggesse. I due mi vennero dietro.
-Dove scappi, codarda!- codarda?
Io piuttosto avrei detto furba.
Arrivata in cima alla piccola rampa trovai un ripiano con diverse botti e casse, anch'esse ammuffite nel tempo, e senza perdere tempo ne buttai giù una con una poderosa spallata: doveva essere mezza vuota dato che ce la feci con facilità, ma i banditi vennero colti totalmente impreparati e la donna, che stava davanti, cadde addosso al compagno facendo ruzzolare entrambi a terra.
-Brutta troia!- sentii l'uomo imprecare e non persi tempo.
Estraendo rapidamente una freccia presi di nuovo la mira e lo colpii alla gola, ottenendo un tiro preciso grazie anche alla poca distanza che ci separava. L'uomo morì in un gorgogliare disgustoso.
-Nessuno mi chiama troia, bastardo maledetto.- dissi con gelida calma ed un sorriso soddisfatto, ma il mio scontro non era finito.
La Nord rimasta tornò all'attacco, sul volto un livido violaceo, probabilmente dovuto alla botta, e un'espressione di feroce rabbia che le distorceva i lineamenti del volto.
-Ora ti ucciderò, cagna!
-Provaci!- estrassi la spada ed iniziò un breve scontro.
Grazie alla mia arma avevo un bel vantaggio, ma la stanchezza accumulata durante gli altri scontri con i morti e l'inaspettata agilità della mia avversaria portavano lo scontro alla pari, anzi, si può dire che la ladra se la stava cavando anche meglio di me.
Iniziavo ad avere il fiatone, e non riuscivo più né ad ignorarlo né a nasconderlo. La postura si era fatta più china e gli attacchi più lenti, dovevo finire quello scontro subito se non volevo essere presa per sfinimento.
-AH!- mi gettai all'attacco menando un affondo che avrebbe dovuto trapassare la Nord, ma questa si scansò di lato e cercò di colpirmi col pugnale. Spostai la testa quanto bastò per non farmi colpire il collo in maniera mortale, ma un nuovo graffio andò ad aggiungersi ai precedenti, facendomi digrignare i denti per la rabbia.
Approfittando della vicinanza con la mia avversaria la colpii con una gomitata al volto che la fece indietreggiare, poi afferrai la spada con entrambe le mani e la abbattei sul braccio che reggeva il pugnale, trinciandolo di netto.
Un urlo di dolore si diffuse per la sala, ma durò poco, il tempo di colpire di nuovo e di mettere a tacere la bandita per sempre.
Ignorando la stanchezza e lo schifo causato da tutto quel sangue scesi le scale e mi precipitai da Vilkas, che nel frattempo aveva atterrato due avversari e se la stava vedendo con altri quattro
-Vilkas!- arrivai alle spalle di uno dei banditi e lo colpii rapidamente alla testa facendolo accasciare con un gemito, in modo da trovarmi spalla a spalla col Compagno.
-Se non sbaglio ti avevo detto di andartene in caso di pericolo.- mi accolse senza staccare gli occhi dal capo dei banditi, che brandiva anche lui uno spadone a due mani, ma di un materiale molto più prezioso del ferro o l'acciaio.
Egli brandiva infatti uno spadone d'argento.
-Prego per averti salvato la vita.- replicai sempre tenendo la spada con entrambe le mani e gli occhi fissi sul mio avversario, un kajiti dagli occhi dorati e dal pelo maculato che agitava freneticamente la coda.
-Ne riparliamo dopo.- ingaggiammo una nuova battaglia, entrambi stanchissimi ma costretti a dover lottare per non soccombere sotto i colpi dei nostri avversari.
Il kajiti notai che era svelto, ma codardo: bastava poco e niente per farlo sobbalzare, e sfruttai questa cosa per mandarlo contro un muro e finirlo non appena i suoi occhi ambrati abbandonarono i miei per guardare la pietra che lo imprigionava.
-E anche...- non feci nemmeno in tempo ad esultare della mia vittoria che una botta alla testa mi fece cadere a terra, intontita e dolorante.
-Sistemata la puttanella.- sentii uno dei banditi ringhiarmi contro e provai ad alzarmi, ma la botta ricevuta era forte e tutto sembrava girare, mi sentivo pesante e stordita e non riuscii ad impedire al bandito di calciare via la mia spada e puntarmi un piede sulla schiena.
-Dannazione.- un urlo di dolore mi fece rabbrividire quando riconobbi la voce di Vilkas, girai a fatica il volto e vidi il Nord inginocchiato a terra con una mano sul fianco da cui usciva del sangue.
Trattenni il fiato, impaurita: non avevo mai visto Vilkas ferito, o almeno non in maniera così grave tanto da farlo inginocchiare a terra. Come aveva potuto la spada del bandito danneggiare l'armatura tanto in profondità? E perché lui non si rialzava e riprendeva a combattere?
-Ti sei distratto, cane.-il capo lo colpì con un calcio, facendolo stendere a terra con un ringhio di dolore, ed un altro bandito, uno dei tre che circondava il Compagno, gli sputò sopra.
-Capo che ne dici di rimandare una mano di questo animale a Jorrvaskr? Così per rinfrescare a quei bastardi chi comanda qui.
-È una buona idea, Yorik.- annuì l'altro -Ma prima devo decidere se inizierò a scuoiarlo dalla testa oppure dal petto.- si chinò su Vilkas e con un pugnale fatto sempre d'argento, tracciò con lentezza e cattiveria un graffio profondo sulla guancia destra del Nord, che gemette forte.
Strinsi i denti.
-Smettila subito, bastardo!- gridai con voce acuta, ancora intontita per il dolore, ma almeno provai a divincolarmi sotto la pressione del piede della canaglia che mi teneva bloccata.
-Ma guarda.- l'uomo rise, stavolta in maniera più sguaiata -Ti sei portato la fidanzatina, allora.
-Lei...non è una di noi.- ansimò Vilkas, non potevo vederlo in faccia, in quel momento, ma dal tono capii che era furioso oltre che sofferente -Non...centra niente in...questa storia.
-Ah, non è una di voi?- un rumore metallico mi fece capire che l'uomo aveva rinfoderato la spada -Allora non ti dispiacerà se me la scopo un po' prima di uccidervi entrambi, vero?- lo stomaco si contorse in una maniera dolorosa ed il cuore iniziò a battere velocemente tanto da farmi trattenere il fiato.
-N-non ci provare.- mormorai, ora terrorizzata, e quando lo sentii avvicinarsi ed ordinare all'uomo che mi teneva a terra di badare a Vilkas cercai di alzarmi, ma lui mi trattenne -NON MI TOCCARE!- i miei movimenti si fecero sempre più scoordinati e spaventati mentre il bandito si chinava su di me e, prendendomi per una spalla, mi fece girare per poterlo guardare in faccia.
Un viso anonimo di un bretone sulla quarantina contornato da diverse cicatrici è tutto quello che ricordo nella paura del momento. Ricordo di aver schiaffeggiato l'uomo quando questo cercò di baciarmi, ricordo di aver preso uno schiaffo a mia volta dopo avergli sputato.
Mi afferrò un polso saldamente e lo inchiodò a terra mentre con l'altra mano cercò di sollevarmi la gonna , cercando di farla arrivare fino ai fianchi.
-NO! FERMO, FERMO!- la paura e la rabbia si alternavamo in me, le mie urla si mescolavano a quelle di Vilkas, agli incoraggiamenti degli altri banditi compiaciuti da quello spettacolo rappresentate una lotta vana.
Mi misi a piangere: non potevo credere di star per subire uno stupro, di non poter fare niente per difendermi, di dovermi rassegnare all'idea di perdere la verginità con quel porco maledetto che dopo aver abusato di me, mi avrebbe uccisa.
-NO, NON LO FARE! VILKAS!- sapevo che il Compagno non avrebbe potuto fare niente, eppure non potei fare a meno di chiamarlo con tutta la mia disperazione quando con la mano libera l'uomo cercò di slacciarmi i lacci del bustino di cuoio che fungeva da armatura, quando la presa sul mio polso si strinse a tal punto da farmi male -VILKAS! AIUTAMI, TI PREGO!- continuai ad agitarmi, ovviamente, ma le forze mi stavano venendo meno.
-Sì, continua a chiamare il tuo amico.- disse il bandito con voce roca, cercando di armeggiare con le sue braghe da cui era possibile notare la sua eccitazione premente -Mi pia...- un inaspettato ruggito e delle grida gelarono il momento.
All'inizio non capii cosa stesse accadendo, ero ancora stordita e terrorizzata, ma un momento prima le urla dei due banditi rimasti rimbombavano nella stanza e l'attimo dopo il mio quasi stupratore era sparito dalla mia visuale, trascinato da un'ombra nera e ringhiante.
Ancora tremante mi tirai a sedere, e ciò che vidi mi fece gridare di paura: due banditi erano irriconoscibili in un bagno di sangue e membra sparpagliate nella sala tra gli altri cadaveri ancora integri mentre il capo, quello che aveva cercato di stuprarmi, si dimenava terrorizzato sotto le fauci di un enorme lupo.
Il pelo era nero come la notte, ma in alcuni punti il sangue lo aveva inzuppato donandogli riflessi rossastri a contatto con la luce delle torce, gli occhi piccoli e gialli erano spalancati in preda all'estasi mentre la coda, anch'essa nera, si agitava con trepidazione accompagnando il frenetico dilaniare delle carni di quel bastardo, che si spense in pochi attimi.
Infine ci fu il silenzio, un silenzio che rese assordante il rimbombare del sangue nelle mie orecchie ed il battito del cuore che sembrava impazzito, sul punto di scoppiare da un momento all'altro. Nel vedere quei corpi fatti a pezzi, nel sentire quell'odore di sangue invadermi le narici fui colta da un improvviso quanto potente senso di nausea, e senza che potessi far niente per evitarlo vomitai girandomi appena di lato, poi mi asciugai la bocca e tornai a guardare la bestia, terrorizzata.
Mi ricambiava e lentamente si avvicinò a me, ma io indietreggiai, sporcandomi di sangue l'armatura e le mani, allora il grande lupo si fermò e si sedette, emettendo un verso quasi rassicurante.
Lo guardai bene, stupendomi di incontrare due occhi terribilmente umani e sofferenti, studiai la sua figura fino ad arrivare al fianco sanguinante che faceva tremare la grande bestia che alla fine, vinta dal dolore, emise un verso simile ad un guaito e si sdraiò sulle quattro zampe, continuando a fissarmi.
E fu lì che capii come stavano le cose.
-Oh per i Nove...- mormorai, accorata e spaventata - V-vilkas.
 
 
Note dell'Autrice
Salve :D
Eccomi qui con un capitolo decisamente dinamico, come avevo promesso. Tra i draugr (mille volte maledetti!) ed i Mano d'Argento la situazione si è fatta decisamente caotica. E qui ecco il segreto dei Compagni venir fuori. Un po' presto direte voi? Forse, ma sinceramente parlando credo che la situazione lo richiedesse, Iris e Vilkas se la sono vista brutta e l'avventura nella Tomba non è ancora finita xD Ovviamente tutto ciò avrà delle ripercussioni, ma non vi anticipo niente :) Spero che vi siate goduti la lettura, ci vediamo la settimana prossima >_<
Lady Phoenix
  
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