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Autore: Sakura Haruno    15/09/2007    4 recensioni
"L’universo mi raggiunge in questo mare di peccati. Io che come Ulisse sono in cerca della mia Itaca, vago per terre lontane, ghermito da schiuma marina." la mia storia non è mai quello che sembra. Cela il suo vero aspetto. “Il sole attacca fin dove giunge l’impossibile, quando il mare si unisce al cielo, nella danza di morte secolare.” può stupire e ferire, ma può anche rivelarvi la strada, per la vostra Itaca perduta. Niente ha un senso in questo mondo di fittizzia illussione, culla del limbo. Questa vita è spietata pioggia di agonia. Si scaglia su di te con l'irruenza di un fulmine. La realtà è un palcoscenico di ricordi e immagini avvelenate. Una memoria di impastato terrore. Se capite questo, tutto il resto vi sarà chiaro - ma spesso luce e ombra si assomigliano- . Comprendete me, e io sarò il vostro dio - forse anche lui è finzione- . Seguitemi nella storia di un' incantevole sirena e del suo bel principe umano - ma ricordatevi che niente è quello che sembra- . Un'amore impossibile mai raggiunto. Io posso solo giudarvi lungo la insidiosa strada, ma sta a voi scegliere come concludere la vostra storia. Volete ritrovare l'amata Itaca, o vivere il lieto fine? Dedico questa storia alla mia sensei, che mi ha sempre spinto ad andare avanti. Grazie sensei. Per te, _Ellis_ , la mia guida nel buio.
Genere: Romantico, Triste, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo di Sofia
Night of light
- quel canto lontano,
quella luce vicina -




E mentre il ricordo di lei con tanto ardore mi infuocava,
sentivo il suo canto che mi invadeva.
In una lontana scogliera,
lei sussurrava serena,
mentre io con sguardo truce,
ammiravo il mio angelo di seta e luce.
Non capii il perché in cuor mio quel sentimento,
ma esso si tramutò in sospetto.
Pensai che ella era solo un illusione,
ma solo quando lei mi sfiorò con ardore,
il mio timore scomparve verso lungo mare,
trasportato dal vento del mio cuore.



Quella notte non mi resi nemmeno conto di essere tornato per la seconda volta in quel luogo. Non seppi nemmeno il perché, ma nei giorni seguenti dopo lo strano incontro con quella ragazza, non feci altro che pensare a lei. Lei che con il suo sguardo mi aveva plagiato, incatenandomi alla sua grazia. Ero stato più volte a pensare a quello che era successo, a quello che mi aveva detto. La bellezza con cui quel celeste cristallino aveva catturato l’ avvenenza del tramonto, mi aveva sorpreso più della sua bellezza. Mai mi sarei immaginato che il crepuscolo fosse così armonioso e ricco. Lo avevo sempre visto solo come la fine di una giornata. Mostrava solo la conclusione di un’altra scheggia di vita. Un incognita del tempo. Non lo avevo mai visto per quello che era veramente. Incantevole e magnanimo, come lei.
Il giorno seguente, dopo aver visto per la seconda volta la bellezza crepuscolare, mi sono ricordato di lei. Ho rivisto quello sguardo, carico di tristezza e libertà. Ho contemplato i dolci lineamenti del suo volto, la sua fredda carnagione da bambola, ed i suoi capelli lunghi e fluenti, come le onde del mare. E lei nella mia mente danzava, accarezzando il suolo con piccoli piedi fatati.
Sono riuscito a rincontrarla anche nei miei sogni, quando con un dolce sorriso mi intratteneva ondeggiando tra le onde, oscillando con il suo vestito nero tra la bianca schiuma. Avrei voluto saltagli accanto, stringerla forte, abbracciarla, baciarla.. Ma il mio era solo un sogno, giusto?
E ora sono ancora qui, in una notte senza luna, cercando di incontrarla di nuovo, almeno una volta. Per l’ultima volta.
E mentre le tenebre ricoprono il mare con quel telo di effimero splendore, io spero. Spero di cogliere una figura vestita di nero, qui da qualche parte, seduta tra la mite arena, che mi sussurra sfiorandomi, con calde mani.
Inutile dire che questo è solo un pensiero lontano. Più lontano del suo senso stesso. Come Itaca, Ulisse si è disperso.
E intanto rallento il passo, mentre la speranza se ne va ormai a schiarire. Adesso però sono confuso. Non capisco più niente. Lei, era reale? O era solo un illusione? D’altronde so solo come si chiama, e sembrava meno convinta lei delle risposte, che io. Era una ragazza davvero strana, eppure mi invitava con il suo fare misterioso. Alzo lo sguardo, appesantendo le iridi su una montagna lontana. Riesco a vedere solo la sua scura ombra. Solo un’effige sfuocata dalla notte.
Inizio a tornare sui miei passi. Tanto ormai sono convinto che lei non c’è più. Lontana coma la mia Itaca. Dispersa nel nulla, come me…
Poi, d’improvviso, un dolce canticchiare mi coglie, mi rapisce. Mi fermo d’istinto, riaccendendo la speranza. Forse lei esiste davvero. Non mi lascio sfuggire l’occasione, e guidato dal vento inizio ad avvicinarmi ad una scogliera, là dove la delicata melodia è più vicina. Con sguardo curioso scruto fra gli umidi frangenti, cercando di identificare quella voce nel buio.
Improvvisamente la melodia cessa.
Mi sento sprofondare nell’agonia, nella vacuità della notte. Disperso in quel mare di peccati e costrizioni. La sua voce era la mia strada. Lei era la mia mappa. E adesso ho perso per sempre le speranze.
“Ciao, Naruto…” ancora quella voce. La riconoscerei tra mille. Allora è vera. Non è un sogno.
Mi giro di scatto, con il cuore che sussulta. E mentre il mio sguardo freme di eccitazione, la vedo. Lì, a due passi da me, che mi osserva con sguardo arricciato, costretto dalle tenebre.
Ho ritrovato la mia luce, la mia luce nella notte. Ed è bellissima, come la ricordavo. Perfetta nella sua divina forma. Come una dea nel limbo, che concede interesse ad un umano come me.


-Chi sei?-
-Circe è il mio nome.-
- Ma non eri una sirena?-
- Io sono tutto ciò che vuoi.-
-Non capisco-
- Io sono la tua brama più segreta. Circe è la mia umana voglia, la più stupida delle reincarnazioni.-
-Perché?-
- Io ti voglio e tu vuoi me. Lasciati tentare dal vento, concediti al peccato.-


Non ho paura delle tenebre. Il peccato mi ha sempre guardato. Non ho paura di essere plagiato. Ho paura di non essere più umano.
E tu mi guardi confusa, abbracciata al tuo bellissimo vestito di seta bianca che ondeggia al maestrale. Fra poco ci sarà una tempesta. Sicura di voler rimanere qui?
“ Sei… reale…? ” sussurro con un filo di voce. Sembri sorpresa, ma non ti scomponi. Abbassi lo sguardo, triste. Mi pento di aver fatto quella domanda. Sasuke ha ragione: sono una testa quadra.
“ Questa non è la domanda giusta…” questa volta tocca a me essere sorpreso. Strabuzzo gli occhi, mentre mi avvicino di un passo. Tu indietreggi, quasi spaventata, mentre il tuo sguardo si scontra tremando col mio.
“ Perché… hai paura di me?” non penso di averlo detto sul serio. Questa non è la mia voce. Non credevo di essere capace di tanta dolcezza. Lei distoglie lo sguardo, impuntandosi tra le onde. Segue il fugace movimento marino, come se quello fosse un luogo segreto e nascosto, quasi impossibile da raggiungere.
“ Sai io.. non so nuotare...” Cosa? Ma.. ma che vuol dire… cosa, cosa c’entra? Non capisco più niente. Tu, sei un’illusione? Non lo so, non riesco a spiegarmelo.
Bofonchio qualche imprecazione, sedendomi tra la sabbia, rimuginando su un tempo passato, trascinato lungo mare dalle onde. Mi sento freddo, freddo dentro, come se niente fosse reale. La vita è un elisir di tentazioni. Un quesito secolarmente irrisolto, per sempre un mistero. Domande domanda domande… Ad una domanda ne seguono altre, ad una risposta si crea una domanda. Questo è un gioco remoto, vuoi saperne le regole? E’ possibile? No. E poi, altri rebus irrisolti…
Con la coda dell’occhio ritorno a guardarla, quasi aspettassi che rispondesse alle mie segrete domande. Impossibile.
Non mi sta fissando, guarda ancora il mare. Ancora una volta mi sento un’idiota. Torno a rodermi dentro, mentre un fastidioso formicolio mi attacca alla base della nuca. Non mi importa più. Chissà, sarà tutto finto, anche io, forse…
Poi, la sento ancora una volta. Quella tanto agognata voce, che sembra brillare tra le tenebre notturne. Adesso sembra che ne anche la luna – quella notte a smesso di brillare - riesca a pareggiare la bellezza di tale creatura, così segreta e bella, così remota e traditrice. La sento sfuggire, quella leggera lirica, perdersi tra onde invisibili, onde fittizie, creazioni di tela bianca.
Percepisco il mio passato colpirmi alle spalle, mentre il futuro si raggela al tocco del vento. Non odo nemmeno più il maestrale, ma almeno riesco a percepire, sotto fremiti di dolore, il fastidioso punzecchiare della pioggia, che oscura la luna con propugnata forza. Non posso rimanere qui, me ne devo andare, fra poco arriverà un temporale.
La voce del mio angelo cessa, vedendo il mio brusco movimento. Mi alzò con foga, inciampando sulla sabbia, quasi strattonato dal vento. Mi dirigo verso di lei, che indietreggia quasi ansimante.
“Calmati…” la sua voce si inclina alle note della pioggia, riecheggiando lontana tra il grande litorale, scontrandosi con imponenti frangenti, in prossimità della lontana scogliera.
Lo sento ancora, il mio mondo crollare, mentre quell’urlo si impadronisce dei miei pensieri. L’idillio è finito, quella era un canto lontano, solo un canto lontano. Lo specchio si infrange, scolpito da quella voce.
Mi fermo, sotto la pioggia, bagnato dal pianto.


-Cosa fai, piangi?-
-No…-
-E allora cos’è quella lacrima sulla tua guancia?-
-Acqua marina.-



-Impara…- mi guarda tristemente, mentre la frangia le si arriccia al tocco del cielo. Tutto in lei sembra più scuro, tutto, tranne i suoi occhi. Loro, sembrano quasi bianchi, quasi acqua –impara a guardare il mondo con più calma. Impara a non affrettare il tempo, poiché esso non esiste.-
Ancora una volta mi scopro a darle ragione. Sono proprio un baka.
Annuisco, abbozzando un sorriso malinconico, melenso.
- Batti la regola di te stesso, ghermisci la sicurezza di quel sole lontano. Vedi quel vento di luce fluente, oltre le montagne d’un tempo lontano. La vita non ti si mostra mai per semplice gioco. Non sfuggire ai raggi del vacuo, ma combatti contro la paura di ciò che si infrange là dove gli scogli si frantumano. Capisci che il rito è illusione, e capirai che l’acqua è neve…- possibile che lei sia vera? Possibile che io non stia sognando?...
Eppure…
Solo ora mi chiedo… Possibile che Io non esista? Questa è la domanda più facile che io mi sia mai chiesto. Peccato che temi la risposta, con tutte le sue conseguenze.
Mi sento aperto da mille buchi, mille cavità. Ed ognuna è uno specchio. Ognuna diventa vetro. E intanto quel vento di maestrale, quella pioggia pastosa, infrange le caminiere, riprodotte da stridii di fermezza. Odo che gli specchi si inclinano, riflettendo il buio, lasciando trapassare un vento freddo. Mi sento attraversato, percosso. Percosso dal nulla. O forse, schermito da lei.
E quel vento si riempie di spiragli di luce, ambrati di nero.
Percepisco un glaciale dolore, compensare la vacuità del freddo. Come un pesante fardello trasportato dal vento, mi vesto di seta nera, e così, anche il paesaggio, diviene ombra. Diviene luce.
Come un chiarore sprezzante, si disperde a macchia, tra i luccichii lontani, di un corpo nel niveo. La vedo di nuovo bianca, quella sua veste d’aria, che danza nel nulla del tutto.
E intanto, la seta del terreno, eclissata da accecante luce, si increspa, mentre dei passi sfiorano onde fittizie, trasportate da un vento nullo.
Quel chiarore nasconde il tutto. Quel chiarore diventa come una notte nera, illuminata da un freddo sole. Ecco perché non le vedo il viso, inclinato in basso, impegnato a giocare tra le onde.
C’è così tanta luce… eppure… io… sento freddo… e la corrente non si placa. Quel gelo non si ferma, come i frangenti di un oceano schiarito.
E mentre cielo e mare si incupiscono, sfuocandosi di fosco, lei alza lo sguardo, ma non la vedo. Sento tutto annebbiarsi, come se cadessi in un baratro senza fine, il mio corpo cede, sbatte nel vuoto. Percepisco la sensazione di vacuo, finto, fittizio. Poi, mentre affondo in acque nere, putride, li rivedo, come un soffio di luce, un lampo nell’oscurità, i suoi occhi, che grandi e impetuosi si fanno largo tra il buio.
E in un secondo, come sono apparsi, scompaiono, immersi nella notte, infranti dalle onde in tempesta.
-Naruto…- glaciale, brutale… vera.
-…questa è realtà...- no… questo è solo il vento che sussurra… Vero, Naruto?






Va beh, avviso che non vado matta per questo capitolo, ma lo pubblico lo stesso. Avrete notato che di recente aggiorno molto meno frequentemente. Causa: inizio della scuola, e con quella, compiti compiti, compiti, compiti. Me li hanno già dati dal primo giorno, e stasera devo fare tutti quelli per lunedì perché domani ho uno stupidissimo matrimonio di una mia lontana cugina che non ho neanche mai visto… accidenti! è la vita.. beh, io allora dico: stupida vita! O___O’’’’’ va beh.. non importa… solo che tra latino, algebra e altro… l’esistenza si complica… va beh, cmnq, vi prometto che cercherò di aggiornare prima possibile la fic ‘ Neko-girl ‘ è una questione di principio^^’’’’.
  
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