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Autore: wouldbelouder    28/02/2013    4 recensioni
Scusa se non ti ho consegnato questa lettera di persona o non ti ho detto queste cose prima d’ora, è che sono un vigliacco e guardarti negli occhi mi avrebbe fatto morire le parole in gola.
Scusa se c’è qualche riga sbiadita o poco comprensibile, è che i ricordi fanno male.
Scusa se non ho lottato per te quando avrei potuto, è che mi hanno sempre detto che se ami una persona e non vorresti farla soffrire devi lasciarla andare. Ti sto lasciando andare Alison.
Ti amo e non sai quanto.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver ripiegato quella lettera che tanto l’aveva incuriosita e dopo aver asciugato quelle poche lacrime che le avevano fatto compagnia durante la lettura, decise che forse sarebbe stato meglio chiarire. Una volta per tutte.
Lei era sempre stata quella tipica ragazza con la testa tra le nuvole, quella che crede nel lieto fine e nell’anima gemella, e aveva sempre sperato che quel ragazzo che nulla aveva col solito prototipo delle fiabe, potesse essere il suo principe azzurro.


Il 25 ottobre del secondo anno, te lo ricordi? Ci siamo scontrati per la prima volta per i corridoi.

Come avrebbe potuto dimenticarselo? Si era data così tante volte della stupida in quella giornata, perché pensava che se fosse stata più attenta, magari, non avrebbe urtato quel ragazzetto e non lo avrebbe fatto infuriare più di quanto non fosse già di per sé.
Ma, sapeva, che se non fosse stata così sbadata, non l’avrebbe certamente conosciuto, e non si sarebbe innamorata perdutamente di lui, tanto da invitarlo costantemente al ballo.

Quante rose mi avevi mandato? Dodici, almeno una per ogni colore.

Ci aveva impiegato così tanto ad architettare tutta quella messa in scena, senza essere mai scoperta dal diretto interessato. Aveva sempre avuto quella strana paura che il ragazzo avesse potuto deriderla e allontanarsi da lei e, nonostante desiderasse tanto che si facesse vivo al ballo, c’era una piccola parte di lei che avrebbe sperato che non vi fosse venuto da solo.

E poi, con l’ultima rosa, ci avevi tenuto così tanto ad aggiungerci quel ‘red’ che più mi tormentava. Rosso per cosa? Per le rose? Per il punch? O per il Natale?

Sperava che davvero non capisse il nesso tra il colore e il suo vestito, e le sue labbra, e il suo amore.

‘Red’ come il tuo lungo vestito, ‘red’ come le tue labbra, ‘red’ come il cuore che ti avevo spezzato, quella sera, rovinandoti il ballo.

A fine serata, la piccola parte di lei che sperava che si presentasse al ballo con un’accompagnatrice crebbe a dismisura, pur sapendo che ormai il danno era stato fatto e che probabilmente nulla sarebbe mai più tornato come prima.
Le aveva concesso un ballo, le aveva fatto intendere di ricambiare, le aveva rubato un bacio e, sapeva, le aveva rubato anche il cuore e l’aveva portato con sé, dopo averla lasciata lì, sulla pista da ballo.
I giorni che seguirono il ballo furono, sicuramente, i più dolorosi per entrambi. Lei era costretta a sentire il suo cuore andare in pezzi sempre più piccoli, mentre lui baciava delle labbra che non le appartenevano e che, lei non sapeva, avrebbe desiderato appartenessero a lei.


E’ poco raccomandabile’, ti dicevo, ma tu ignoravi totalmente ciò che ti dicevo, nonostante sapessi benissimo come fosse. Un anno insieme, tra alcool e festini a volontà, tradimenti a più non posso. Tu lo sapevi, ma facevi finta di nulla.

Lei sapeva, certo che sapeva. Ma avrebbe voluto dimostrargli di essere forte, di essere felice, anche senza di lui. Sperava, piuttosto, che fosse lui a non rendersene conto, non voleva di certo arrivare al punto di urlargli in pieno corridoio che fosse così idiota da non accorgersi che lei lo amasse ancora. Ma, ovviamente, successe, e fu quasi inevitabile. Custodiva dentro di sé quel segreto ormai da troppo tempo.

Il 2 gennaio subito dopo, te lo ricordi? Era il tuo compleanno e mi avevi invitato alla festa che avevi organizzato. Ti promisi che non sarei mancato per nulla al mondo, e poi ti diedi buca.

Ovvio che lo ricordava, così come tutte le vicende che lui le aveva elencato in quella lettera intrinseca di inchiostro e ricordi che fanno male, e continueranno a far male ad entrambi, pur scatenando un sorriso sui loro volti ancora immaturi.
Decise di indossare in fretta una sciarpa e un cappello, prima di nascondersi nel suo cappotto e correre. Correre verso una meta ben precisa, forse un quartiere, forse una casa. Forse la sua casa.
C’erano tante cose nascoste, tante cose non dette per paura o per vergogna, tanti sentimenti repressi e non esternati per timore o per orgoglio, tante cose da chiarire, forse troppe. E andavano esternate, una volta per tutte.
Notò con piacere che l’auto del ragazzo era accostata al garage, così come la sua moto -ormai ricoperta da un leggero strato di neve- e che, quindi, egli stesso fosse rintanato dentro casa, per cui si concesse una piccola pausa sul vialetto di casa Malik per riprendere un po’ di quel fiato che aveva perso per correre fin lì il più in fretta possibile.
Si scrollò quei pochi fiocchi di neve che le si erano posati sul cappotto e tra i lunghi capelli e prese a camminare verso l’ingresso, seppur leggermente titubante.
Era stata così avventata che, giunta sulla soglia di casa, stette per fare dietro front, non sapendo minimamente quali parole utilizzare.
Si diede per l’ennesima volta della stupida, concedendosi un ultimo sospiro. Ormai era lì, tanto valeva tirar fuori il coraggio e bussare.
Allungò la mano tremolante e infreddolita al campanello e lo premette con una così estrema delicatezza, da chiedersi se avesse dato abbastanza forza da far azionare il marchingegno e far arrivare il suono all’interno della casa. Stava seriamente cominciando a pensare di non aver premuto con abbastanza forza e stava per suonare una seconda volta, quando la porta si aprì, lasciandola col braccio a mezz’aria e la bocca leggermente spalancata.
Zayn era davanti a lei, coperto con un jeans scuro ed un maglioncino color senape, e sembrava riflettere fedelmente l’espressione di Alison.
Era sorpreso di vederla lì, certo, ma al vederla sembrò ritornare tutto a colori e sperò vivamente che non fosse andata fin lì solo per dirgli quanto fosse stato idiota.
Si guardarono entrambi per dei minuti interminabili, troppo scombussolati per poter realmente dire qualcosa.
Il primo a riscuotersi da quella strano stato di trance fu il ragazzo, che sembrò rendersi conto solo in quel momento del freddo che facesse fuori e decise che, per quanto lei potesse odiarlo in quel momento, sarebbe stato meglio non farla morire per assideramento.
“Ti va di entrare?” chiese, e la ragazza non potè far altro che annuire. Gli organi sembravano aver cambiato posto a loro piacimento al suo interno, e stava cercando di ristabilizzare almeno il suo cervello, per non fare la figura della stupida proprio in quel momento.
Porse il cappotto, la sciarpa e il cappello a Zayn, che li poggiò sull’appendiabiti, prima di sedersi sul divano e farle segno di fare lo stesso.
Si concesse un piccolo sospiro, intenzionata ad aprire bocca, mentre iniziava a torturarsi le dita e ad osservare i suoi stivaletti neri. Ma non fu lei a rompere il ghiaccio.
“L’hai letta?” chiese il ragazzo, e lei portò lo sguardo su di lui, annuendo.
“Sì, ed è per questo che sono qui, in effetti” iniziò, pensando alle parole adatte per cominciare quel discorso.
Ma ancora una volta, fu Zayn a parlare “Senti. So di essere stato un completo idiota e non puoi neanche lontanamente immaginare quanto mi senta...”
“Zayn” la ragazza lo interruppe e lui la osservò curioso “Ora parlo io, ok? Credo tu abbia fatto abbastanza con la lettera” disse, e lui annuì, sospirando. “So esattamente come ti senti, e questo lo sai anche tu, no? Me l’hai scritto, in fondo. Riesci a comprendere come mi sentivo io, quindi anche io posso comprendere come ti senti. Vuoto, inutile, spento, triste.” disse e Zayn continuava ad osservare le sue labbra ed ogni suo piccolo gesto, mentre parlava “E sai cosa? Ti dico che la storia della speranza è un’emerita cazzata, perché arrivi ad un certo punto in cui, dopo aver sperato per così tanto tempo, smetti di farlo, smetti di sognare, smetti perfino di vivere, in un certo senso.” continuò, non sapendo ancora bene come arrivare al punto. Zayn annuì, dandole pienamente ragione. Perfino lui, nella lettera, le aveva scritto che si sarebbe arreso e che l’avrebbe lasciata andare, che si sarebbe arreso. “E tu sei un incoerente del cazzo, Zayn” disse, guardandolo con rimprovero in quegli occhi così tanto uguali ai suoi “Parli tanto di speranza e poi dici di volermi lasciare andare? Che ti prende?”
“Cosa dovrebbe prendermi, eh?” le chiese, leggermente alterato. La amava, questo era sicuro, ma non sopportava che gli parlasse così. Soprattutto non dopo che lui avesse rinunciato a lei per uno stupido novellino arrivato all’ultimo momento che, sicuramente, riusciva a renderla felice più di lui. “Dovresti sapere perché l’ho fatto, te l’ho detto, te l’ho scritto.”
“Oh, sì, certo.
Il riccio ti rendeva felice, cosa che io non riuscivo più a fare.” lo scimmiottò lei. “Bel motivo per tirarsi indietro, no?”
Zayn la guardò sbalordito. “Al, mi stai incolpando di cosa, precisamente? Di averti lasciata nelle mani di Harry? Non mi pare che la sua compagnia ti dispiaccia così tanto, soprattutto dopo questi mesi passati ad ignorarmi”
“Zayn tu non sai” disse “Tu non sai” ripeté, scuotendo ripetutamente il capo.
“Appunto!” disse esasperato, stringendo un pugno sul suo ginocchio “Io non so niente”
Alison fece finta di non sentirlo, continuando a parlare “Tu non sai che quel dannato giorno del mio compleanno mi sono messa a piangere come una cretina, nella speranza che tu venissi.”
“Beh, non mi pare che tu fossi così triste, mentre il novellino ti teneva stretta a lui, durante quel lento” fece sarcastico.
“Non sai niente, Zayn” disse ancora.
“Beh, illuminami, no? Dici che non so niente, e allora? Cosa aspetti a dirmi quello che non so?”
“Zayn, la pianti per una buona volta? Ero venuta qui, con l’intento di chiarire e, guarda un po’, siamo arrivati al punto di urlarci contro” disse, asciugando una piccola lacrima che era scesa al suo controllo, un po’ per il nervosismo, e un po’ per tutti quei sentimenti repressi.
“Non mi pare ci sia nulla da chiarire. Sei felice, no? Mi sta bene così, puoi anche andartene.”
“Sei un immaturo.”
“Ovvio” disse, poggiando le mani sul divano, con l’intento di alzarsi ed accompagnarla alla porta, ma Alison gli mise una mano sul ginocchio, guardandolo con gli occhi lucidi.
“Ti prego, Zayn”
“Cosa?” chiese brusco, scostando lo sguardo dal suo. Gli faceva male trattarla in quel modo, gli faceva male vederla in quello stato, ma ancora non riusciva a capire cosa ci facesse lì. Era venuto lì a dirle quanto fosse codardo, immaturo ed idiota come sperava che non facesse?
“Non sono felice. Non con lui, non senza di te.” disse, e il cuore di lui perse un battito, mentre osservava la mano fredda di lei ancora sul suo ginocchio, e la voglia di scaldarla tra le sue aumentava sempre di più.
“E magari a te potrà pure star bene, ma a me no. Tutto...tutto quello che ho fatto, le rose, i bigliettini, ti pare che li abbia fatti per niente?”
“Le cose cambiano, Al. Sei sempre stata la prima a dirlo”
“Lo so” rispose ritraendo la mano, pensando che a lui potesse dar fastidio quel contatto “Ma tutti possono sbagliare e...” Zayn rimise la piccola mano fredda sul suo ginocchio, coprendola con la sua, e lei si fermò, deglutendo.
“E...?” chiese lui, con tono dolce, prendendo a giocare con le sue dita fredde, osservandole attentamente, come se fossero un qualcosa di estremamente interessante.
“Sei mio finché lo vorrò, no?” chiese, e lui strinse la mano di lei, guardandola e annuendo. Cominciava a capirci sempre meno. Lei si era presentata lì, in casa sua, completamente infreddolita e spaesata, gli aveva urlato contro e gli aveva dato dell’immaturo, ed ora gli citava la parte finale della lettera. Ma...perché?
Lei scrollò le spalle, quasi a voler rispondere alla domanda che lui non aveva esternato. “E se ti dicessi che voglio che tu sia mio fino a quando non saremmo entrambi abbastanza vecchi da poterci dire addio?”
Lui lo guardò interrogativo e lei intrecciò le sue dita fredde a quelli calde di lui “Sì, insomma, dovresti sopportarmi per tanto tempo, visto che avrò intenzione di resistere almeno per altri settanta o ottanta anni.”
“Ti hanno mai detto di essere estremamente lunatica?”
Lei scrollò le spalle. “Forse un certo Jawaad, non so se conosci” disse, rivolgendogli un sorrisino.
Lui le bacio il dorso della mano, ancora intrecciata alla sua, e le si avvicinò, accarezzandole la guancia con l’altra mano. “E ti hanno mai detto di essere anche estremamente bellissima?” e lei arrossì “Soprattutto quando arrossisci” aggiunse, e la baciò, come quella volta al ballo, e constatò che quelle labbra gli erano mancate terribilmente, e non avrebbe mai voluto farne a meno. Non più. “E il novellino?”
“Perché dovrei preferire un novellino che manda frasi dei cioccolatini per sms, quando ho qui davanti a me un pakistano che ammette di non essere un tipo sveglio e che si commuove scrivendo una lettera?” disse, e fu felice di riassaporare per una terza volta quelle labbra che sapevano di nicotina.
Sperando che non sarebbe stata l’ultima. 





HOLA!
Alors, come potete ben vedere, mi sono finalmente decisa a postare una sorta di pov. Alison di Red Law
anche se, è ben chiaro, ci sono entrambi i punti di vista, se così possono essere chiamati, considerando che la storia è narrata in terza persona.
Parto col fatto che a me non convinca più di tanto, ma -per chi non avesse letto la precedente- mi pare che abbia senso anche sei per se,
anche se, ovviamente, leggendola la si comprende di più.
Anyway, spero che a qualcuno piaccia lo stesso questa schifezza cwc
E, per chi volesse, su twittah sono @wannabelouder c: 

Love ya all, 
G.
   
 
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