M.a.d.
Maybe
a day
Capitolo
1
Can
I kiss you?
Osservo
il paesaggio scorrermi velocemente davanti agli occhi, come gli anni che sono
passati.
Ripenso
ancora alla prima volta in cui salii su questo treno, ignaro di quello che la
vita mi avrebbe riservato in futuro. Adoravo poggiare la guancia sul vetro del
finestrino, come sto facendo adesso. Il mio respiro appannava il vetro e mi
divertivo a disegnare strane forme che, in seguito, vennero sostituite da due
lettere: L.E.
Stavo
nello scompartimento insieme ai miei inseparabili compagni di scorribande,
conosciuti anch’essi su questo treno. Risulterà inutile aggiungere che ho
conosciuto anche lei qui.
Beh,
oddio…conosciuto è una parola grossa,
perché io in realtà non l’ho proprio conosciuta; l’ho solo vista per caso quando
è passata davanti allo scompartimento mio e dei Malandrini, con la divisa
impeccabile, i capelli rossi sulle spalle, il visino da bambina tempestato di
lentiggini.
“Ehi…ehi,
Sirius, chi è?”,
avevo chiesto al mio migliore amico, indicando un punto al di là dello
scompartimento.
“Chi
è chi?”,
aveva detto lui, cercando di capire a chi mi stessi
riferendo.
Ma
io non gli risposi. Forse le parole erano andate perse ancor prima di essere
state pronunciate…lei si era già dileguata dalla mia
vista.
Ogni
tanto distoglievo lo sguardo dal paesaggio fuori per rivolgerlo alla porta dello
scompartimento, in attesa che passasse di nuovo. L’ho fatto al primo anno, al
secondo, al terzo e al quarto. E lei non passava.
L’ho
fatto al quinto e al sesto, ma lei stava nel vagone dei
Prefetti.
E
non la vidi più passare.
Mi
consolavo, però, perché avrei avuto la possibilità di vederla a scuola. Ma gli
sguardi che mi rivolgeva erano tutt’altro che cortesi e
amichevoli.
Sarà
che le dava – e le dà tutt’ora – fastidio che a me e ai miei amici piace
sfatturare a destra e a manca, sarà perché io prediligo sfatturare su
Mocciosus…
Di
motivi ce ne saranno milioni, ma che dico, miliardi! Non varrebbe la pena
elencarli tutti, anche se sarebbe un bel passatempo, dato che per la prima volta
da sei lunghi anni mi ritrovo solo come un cane nello
scompartimento.
Non
ho idea di dove siano Sirius, Remus e Peter.
Qui
è così desolato…credo che la mia guancia sia diventata un tutt’uno col vetro.
Anche adesso mi giro verso la porta, con la speranza che lei passi da un momento
all’altro.
Beata
illusione.
So
che lei non passerà.
Mi
tocca stare solo in questo squallido scompartimento, con la faccia spiaccicata
contro il finestrino, lo sguardo fuori, una mano poggiata sopra il ginocchio che
tamburella e il mio respiro che appanna il vetro senza che io ci disegni sopra
niente.
Oggi
è l’1 Settembre del 1977 e credo sia appena diventato il giorno più malinconico
della mia vita.
Forse
perché questa è l’ultima volta che intraprendo la strada d’andata verso
Hogwarts, forse perché i miei Malandrini non sono con me a ridere e scherzare,
forse perché non ho ancora visto lei dopo due mesi…
Sbuffo
pesantemente e il vetro si appanna.
Decido
di spiccicare la faccia dal finestrino e stiracchiarmi, allungando le gambe per
poggiarle sul sedile di fronte.
Poi
mi volto a guardare la porta dello scompartimento e subito dopo la porzione di
finestrino appannata.
Ok,
lo faccio.
Col
dito indice della mano sinistra traccio le due lettere, come per inaugurare
l’inizio del settimo anno.
Che
cosa stupida.
La
L e la E sono sghembe, non si
capiscono…dopotutto sono destrimano, non riesco a scrivere con la mano sinistra.
Un piccolo difettuccio, questo, perché se avessi potuto sarei diventato
ambidestro.
Esiste
qualcosa al mondo che io non sia in grado di fare?
“Il
bravo ragazzo”,
mi rispose lei quella volta in cui cosparsi il pavimento di olio e Mocciosus
fece uno scivolone degno di essere scritto negli annali. Ed io mi giustificai
dicendo che l’olio non l’avevo messo io ma era stato prodotto dai capelli di
Mocciosus.
Indubbiamente,
ne ho combinate più io in un anno che il più grande casinaro in tutta la sua
storia. Figuratevi in sette anni!
Credo
che il giorno della mia nascita, Merlino abbia deciso di rendermi la vita più
movimentata possibile. In senso positivo per il 75%.
Quando
quel lontano primo Settembre di sei anni fa salii sull’Hogwarts Express, sapevo
già che mi sarei distinto dal resto della massa.
Riuscivo
a fare qualsiasi cosa mi passasse per la testa.
Mi
sono messo in testa di creare i Malandrini.
E
ci sono riuscito.
Mi
sono messo in testa di ottenere una ‘E’ in Storia della
Magia.
E
ci sono riuscito.
Mi
sono messo in testa di concludere una partita di Quidditch in meno di cinque
minuti.
E
ci sono riuscito.
Mi
sono messo in testa che, se ero riuscito a concludere una partita di Quidditch
in cinque minuti, avrei potuto acchiappare il Boccino in cinque secondi,
avvicinandomi al record mondiale stabilito da Roderick Plumpton, il Cercatore
più grande di tutta la storia del Quidditch, che riuscì ad acchiappare il
Boccino in tre secondi e mezzo.
E
ci sono riuscito.
Mi
sono messo in testa di diventare un Animagus per il mio amico
Remus.
E
ci sono riuscito.
Mi
sono messo in testa di fare tante cose.
E
sono riuscito a farle tutte.
Infine,
mi sono messo in testa di conquistarla.
Ma,
ahimè, non ci sono riuscito.
Non
ancora.
Questo
credo sia il mio unico fallimento. Forse Merlino non mi ha dato il dono di farmi
amare da lei. Sono secoli che le corro dietro, e adesso sono giunto al mio
settimo ed ultimo anno a Hogwarts, senza accorgermi del tempo che scorre
inesorabile.
Mi
stravacco ancora di più sul sedile in attesa che Morfeo magari si impossessi di
me e mi faccia dormire, anziché stare ad annoiarmi qui
dentro.
Chiudo
gli occhi e inizio a contare i cervi che saltano lo
steccato.
Un
cervo.
Due
cervi.
Tre
cervi.
Le
mie orecchie percepiscono il rumore della porta che si
apre.
Quattro
cervi.
Cinque
cervi.
Credo
sia entrato qualcuno.
Interrompo
la conta dei cervi e apro un occhio in direzione della figura che ha irrotto
nello scompartimento in cui il divino James Potter stava beatamente cercando di
dormire.
Vedo
una ragazza in piedi davanti all’entrata, con un’espressione sgomenta, immobile
e incapace di parlare.
Inutile
dire che si tratta di Lily Evans.
“Cosa
accidenti ci fai tu qui???”, mi chiede con sgarbo, incrociando le braccia al
petto, improvvisamente riappropriatasi dell’uso della
parola.
Io
mi sistemo più compostamente e tolgo i piedi dal sedile di fronte, controllando
con la coda dell’occhio che le lettere L.E. sul finestrino si siano
cancellate.
“Stavo
cercando di schiacciare un pisolino, prima di venire interrotto bruscamente da
te, mia cara”, le rispondo tranquillamente.
Lo
so che quando faccio così la mando su di giri.
“Io,
infatti, mi stavo chiedendo della tua presenza in questo scompartimento, non di
quello che facevi prima che venissi interrotto bruscamente da me, mio caro!”, infatti è parecchio
alterata.
“Non
credo che la risposta sia tanto difficile da ricercare, intelligente come
sei”.
Lei
si siede sul sedile di fronte a me, quello su cui avevo poggiato i piedi, e mi
guarda con cipiglio severo.
Un
classico.
“Dove
sono i tuoi scagnozzi? Dov’è Remus?”,
mi chiede.
Remus?
Perché
mi chiede dov’è Remus?
Beh,
in effetti lo trovo alquanto strano anch’io che al mio posto non ci sia
Remus.
“Saranno
da qualche parte sul treno…”, rispondo vago.
Lei
non mi sembra del tutto convinta della mia risposta.
Crede
che io la stia prendendo in giro?
Non
è nel mio stile.
La
Evans mi sta guardando con un’espressione sconvolta.
No,
precisiamo.
Non
sta guardando proprio me, ma l’oggettino che brilla sul mio
petto.
I
suoi occhi si allargano e si alzano fino ad incontrare i miei, per poi tornare
sull’oggettino.
Boccheggia,
sicuramente non riesce a dirmi qualcosa.
“Non…non
ci posso credere…”, mormora.
La
mia bocca si allarga in un sorriso malandrinesco.
“Credici,
tesoro mio”, le dico con fierezza, “Questo è un segno del buon
Merlino”.
Le
indico la spilla appuntata sul mio petto e lei si sconvolge ancora di
più.
“Ma,
dico…”, biascica, “…tu sei…”.
“…il
più affascinante, attraente e sexy Caposcuola che Hogwarts abbia mai avuto!”,
concludo per lei, atteggiandomi e passandomi una mano fra i
capelli.
“Non
è possibile! E Remus? Ammettilo, hai corrotto Silente con chissà quale
sotterfugio per convincerlo a nominarti Caposcuola!!!”, sbotta lei, battendo i
pugni sul sedile.
“Nessun
sotterfugio. Mi è arrivata la lettera a casa che mi informava della mia nomina a
Caposcuola, com’è successo a te, del resto”, le rispondo con
franchezza.
“Ma
non sei stato nominato Prefetto al quinto anno! Come mai sei
Caposcuola???”.
Uffa,
ma perché le risulta così strano?
“Perché
ho la sfacciata fortuna di essere nato James Potter, colui che può riuscire in
tutto. Vuoi che ti faccia qualche esempio?”.
Ammetto
che non basterebbero tutti i secoli del mondo per decantare le mie sublimi
gesta.
“Risparmiati
la fatica, Potter”, mi dice acida, “Il solo pensiero di dover fare la ronda con
te mi disgusta!”.
“Io
ne sarei lusingato”.
Mi
avvicino pericolosamente a lei e porto le labbra al suo
orecchio.
“Quante
ragazze vorrebbero essere al tuo posto…”, le sussurro.
“Potter…”,
sussurra al mio orecchio di rimando, “Quante non vorrebbero essere al mio posto
se fossero a conoscenza del fatto che ti ho reso impotente con un bel calcio
nel…”.
“Evans,
Evans…i colpi bassi sono sleali”, la interrompo, prima che abbia la
sfacciataggine di proseguire.
“Proprio
tu parli di lealtà?”.
Preferirei
stare in questa posizione per tutta la vita, ma il mio cervello mi dice che
farei meglio ad allontanarmi prima che la Evans metta in atto il suo folle
piano.
Ritorno
a sedermi al mio posto, le braccia conserte.
Ho
la felice idea di allungare le gambe e poggiarle accanto alla Evans, che guarda
le mie scarpe con ribrezzo, poi me con ancora più
ribrezzo.
“Non
sei educato”, mi dice.
“Ti
risulta che lo sia mai stato?”, faccio schioccare la
lingua.
“Togli
immediatamente i tuoi piedi da qui, altrimenti ti spezzo le
gambe!!!”.
“Sei
molto sadica, lo sai?”.
“Solo
quando si tratta di te!”.
“Sarebbe
bello morire per mano tua”.
“Ma
che razza di discorsi fai???”.
Mi
alzo di nuovo e vado verso di lei. Mi stendo sulla fila di sedili e poggio la
testa sulle sue gambe chiudendo gli occhi.
Se
ho proprio deciso di morire per mano sua…
“Potter…vuoi
vederti morto e sepolto al cimitero?”, mi chiede,
irrigidendosi.
Io
annuisco con la testa. Credo di essere uscito di senno.
“Potrei
strapparti gli occhi e farne dei cimeli, ci guadagnerei!”, ironizza sadicamente,
“Oppure potrei tagliarti la mano ed esporla ad una mostra come la magica mano
che riuscì ad acchiappare il Boccino in un tempo incalcolabile…o potrei portare
dal parrucchiere la tua chioma e farne una parrucca…”.
“Si,
si…fammi pure tutto quello che vuoi…”.
In
realtà non sto ascoltando bene quello che la Evans sta
dicendo…
E
non riesco a capire chi cavolo sia questo fantomatico parrucchione, però quando l’ha nominato
mi ha passato una mano fra i capelli.
Un
evento miracoloso da segnare nella storia!
Farei
bene a non muovere un muscolo, altrimenti lei potrebbe infuriarsi come al
solito.
Strano
vederla così tranquilla.
La
sento poggiare una mano appena sotto il mio collo, l’altra invece non so dove
sia, anche se desideravo ardentemente che rimanesse fra i miei
capelli.
James,
non correre!
È
già tanto che la Evans non mi abbia scaraventato fuori dal finestrino col treno
in corsa godendo del mio sfracellamento sotto le rotaie, solo per aver poggiato
la testa sulle sue gambe!
Situazione
alquanto surreale, direi.
Che
stia sognando?
Apro
leggermente gli occhi e la vedo dirigere il suo sguardo fuori dalla
finestra.
Cosa
darei per sapere quello che sta pensando in questo
momento.
Le
sue labbra sono un po’ schiuse, e ogni tanto la vedo mordersi il labbro
inferiore.
Lo
fa sempre quando è nervosa, un gesto che mi manda in
orbita.
Io
mi incanto a guardare le sue labbra, rosse e inviolate – almeno spero, perché se
scopro che qualcuno ha osato toccarla, io…!
Poi,
non so quale strana forza mi spinge a porgerle una
domanda.
“Posso
baciarti, Evans?”.
To
be continued…
Et
voila!
Ecco
il primo capitolo di questa nuova James/Lily che mi è venuta in mente da non so
dove [è scioccante il fatto che il titolo, se acronimato, ha anche un
significato: M.a.d. XDXD O.o ]. Spero
vi sia piaciuto anche solo un pochino, anche perché ho già scritto i prossimi
nove capitoli e sarà lavoro inutile se la storia non è di vostro
gradimento:P
Per
scriverla ho estrapolato qualche informazione dal sito internet HP Lexicon, in
cui si trovano le risposte ad ogni tipo di dubbio. Ho trovato lì che James è
stato Caposcuola al settimo anno, oppure che lui era davvero un portento in
Trasfigurazione in quanto la sua bacchetta era costituita da materiali che la
rendevano ottima in questo tipo di magia.
Beh,
dopo questa piccola noticina, vi lascio giudicare questo
capitolo.
Baciottoli^^