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Autore: itseffy    02/03/2013    1 recensioni
Il ragazzo strabuzzò gli occhi e divenne pallido come un cencio, si buttò a peso morto sul letto, sospirando: “Ok, oggi è il primo aprile, bello scherzo, ahah. Ci sono quasi cascato sai? Ora mi dici, seriamente dove cazzo è la mia ragazza o preferisci che ti sbatta a calci in culo fuori da casa mia?” Stava cercando di mascherare la tensione che stava crescendo dentro di lui, aspettandosi che Naomi sbucasse dal bagno o dall'armadio urlando 'Buon Pesce d'Aprile' ma più passava il tempo, più il suo viso si imperlava di goccioline di sudore.
“Ti pare che stia scherzando? Sono dannatamente seria, cazzo. Quale parte della frase 'se n'è andata' non ti è ancora entrata nel cervello?”
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV


Knockin' on hell's doors

 

 

I'm so tired being here

Suppressed by all of my childish fears

And if you have to leave

I wish that you would just leave

Because your presence still lingers here

And it won't leave me alone

 

These wounds won't seem to heal

This pain is just too real

There's just too much that time cannot erase

When you'd cry i wiped all of your tears
When you'd scream I'd fight away all of your fears

And I've held your hand throung all of these years

But you still have all of me

[My Immortal - Evanescence]


 

 

Stringo forte la mano paffutella della bambina e continuiamo a camminare tra gli aceri del parco comunale di Bradford, mi sembra di essere tornata bambina anche io e insipiro tutta l'aria possibile in modo da ricordarmi di questo bellissimo momento.

Ad un certo punto la bambina molla la presa e inizia a correre, troppo impegnata a fantasticare non me ne accorgo subito, ma dopo qualche secondo mi ritrovo a correre anche io, la cerco ovunque ma non c'è traccia di Evelynn. 

"Naomi!" mi giro di scatto, ferma immobile in mezzo alla strada, cercando di realizzare da dove provenga la voce di Eve.

"Naomi, sono qui!" la città è deserta, nel silenzio si sente echeggiare solo la sua flebile voce. Proseguo, seguendo quella voce che è stata la compagna della mia infanzia, e mi ritrovo davanti alla mia vecchia scuola di danza. Un giramento di testa mi colpisce e sentole ginocchia non reggermi più, dentro questi edificio sono contenuti troppi, troppi ricordi. Così tanti da travolgermi come un fiume in piena.

All'ennesimo richiamo di Evelynn mi faccio coraggio e decido di entrare, anche questo luogo è abbandonato, come il resto della città. Salgo le scale che conducono alla sala da ballo, che è stata la mia seconda casa per anni e finalmente trovo la bambina, è rannicchiata in un angolo e sta tremando.

Mi avvicino per prenderla in braccio ma vengo respinta violentemente, come se ci fosse una barriera invisibile tra me e lei. Improvvisamente le luci della stanza si accendono e un gruppo di bambine allegre e sorridenti fa capolino dalla porta e per ultima, dietro di loro, c'è Madame Bordeaux.

Nessuno sembra accorgersi della bambina in preda alle convulsioni nell'angolo della sala, provo a parlare ma le uniche parole che escono dalla mia bocca sono flebili sussurri che nessuno è in grado di sentire. Realizzo anche che nessuno è in grado di vedermi perchè una bambina, mi pare di ricordare che si chiamasse Alicia, mi urta, ma invece di girarsi prosegue imperterrita verso la sbarra. All'improvviso un piccolo tornado dagli occhi blu si precipita da Evelynn per soccorrerla. 

"Madame, madame! Evelynn sta avendo una delle sue crisi, la prego mi aiuti, Madame!"

"Taci Naomi e ritorna alla tua posizione, Evelynn sa benissimo cavarsela da sola, muoviti!"

Appena mi rendo conto di essere io quella bambina le luci si spengono e siamo di nuovo io ed Eve, da sole. Questa volta riesco ad avvicinarmi a lei e noto che ha gli occhi lucidi: "Ti sei forse dimenticata di me, Naomi? Come hai potuto lasciare il ballo, come hai potuto farmi questo?"

Ora quella a parlarmi non è più la bambina paffutella di pochi istanti prima, ma una quindicenne dal viso scarno e dal corpo fragile come un fruscello.

"Torna a ballare, Naomi, fallo per me. Vendicami, saremo un'anima sola sul quel palco."

 

                                                                     *

 

 

Torna a ballare. Vendicami.

Spalanco gli occhi, accecata dalla luce del sole che cerca di penetrare insistentemente attraverso gli scuri della finestra. Le immagini del sogno di quella notte mi vorticano ancora nella mente, il ricordo di Evelynn mi provoca una tristezza infinita, proprio oggi che dovrei essere al settimo cielo perchè sto per iniziare il College.La cosa più triste è che non posso raccontare a nessuno del sogno, l'unico a cui ne facevo parola era Zayn e lui, beh, ormai non c'era più per me. A fatica mi alzo e ciondolo prima verso il bagno e poi in cucina dove trovo papà seduto a tavola con un giornale in mano, mi siedo anche io e mi sorprendo quando nel mio piatto vedo una bella Omelette dorata e quattro fette ricoperte di Nutella.

Afferro il bicchiere di spremuta e dopo aver placato la mia sete, esordisco: "Wow, papi, mi stupisci. A cosa devo tutto questo ben di Dio?" Di solito, quando ancora mamma e papà non avevano ancora divorziato, lui non si è mai alzato prima delle 8 e non ha mai e dico mai cucinato qualcosa, non sapeva nemmeno fare un banalissimo caffè. 

Alzò gli occhi dal quotidiano e mi sorrise: "Quando ti trovi a doverti arrangiare per conto tuo hai due possibilità: o lasci il tuo corpo deperire lentamente, o ti fai un bel lavaggio di capo e inizi a cambiare radicalmente, ecco ciò che ho fatto. Ah, tesoro, volevo scusarmi se ieri non sono venuto a prenderti all'aeroporto ma ero ad una fiera e pensavo di tornare a casa in tempo, invece il mio capo ha prolungato il soggiorno perciò non ce l'ho proprio fatta e, a proposito, hai conosciuto Louis, vero?"

Sentir pronunciare quel nome mi fece provare un imbarazzo fortissimo, non perchè avessi una cotta segreta per lui o qualcosa del genere, ma perchè mi ritornò in mente la figuraccia che avevo fatto ieri a casa sua, scoppiando a piangere come una bambina di 5 anni dopo che Zayn mi aveva riattaccato il telefono in faccia. Preferisco non pensare all'impressione che devo avergli fatta mentre cercava di tranquillizzarmi. Cercando di non diventare bordeaux risposi: "Ehm, sì, certo. E' un ragazzo davvero simpatico, spero che diventeremo buoni amici."

Do uno sguardo veloce all'orologio appeso sulla parete della cucina e mi accorgo di essere in ritardo, che novità. Trangugio in fretta l'Omelette e le fette biscottate, poi do' un bacio sulla guancia a papà prima di correre giù dalle scale più velocemente possibile.

Quasi non mi accorgo della sagoma che mi stava silenziosamente osservando fino a che non sento una mano afferrare il mio braccio, mi giro e vedo Louis che guarda con un sorriso a 32 denti.

"Allora, pronta per il gran giorno?" 

"Prontissima. Pensavo che te ne fossi già andato, siamo in super-ritardo!"

"Andarmene? Senza la mia principessa? Che comportamente non-cavalleresco sarebbe mai questo!"

Come sempre riesce a strapparmi una risata e a braccetto ci dirigiamo verso la fermata dell'autobus.

Quando siamo sul pullman Louis esordisce, dandosi una manata sulla fronte: "Accidenti! Ero così preso a scortare la mia donzella verso la reggia da essermi dimenticato di passare a chiamare Hazza, quando arriveremo probabilmente mi starà aspettando con una mazza da baseball in mano e non per giocare." Il senso dell'umorismo di questo ragazzo mi stupiva ogni momento di più.

"E chi sarebbe Hazza?"

"Ma come? Non te ne ho già parlato? Ah, che sbadato. Hazza è il mio migliore amico, le nostre mamme erano amiche di vecchia e siamo stati vicini di casa per moltissimo tempo, fino a quando non si è trasferito in un altro quartiere, insomma era destino che diventassimo amici. Lui ha tre anni meno di me, la tua età e oggi inizia anche lui il college come te ed, essendo una matricola, gli avevo promesso che l'avrei accompagnato e gli avrei spiegato come funziona la scuola e come è formata, ma invece sono qua con te." Scoppia a ridere, aveva la risata più bella del mondo.

"Ma poverino, dovresti vergognarti, bell'amico che sei Tomlinson!" Gli do una sberla sul braccio, così per gioco. Al che lui inizia a farmi il solletico e io inizio ad urlare come una scimmia in calore, cosa che succede ogni volta che qualcuno mi solletica la pelle. Alla fine, dopo molte preghiere e suppliche da parte mia, finalmente smette e io appoggio la testa sulle sue gambe.

"Ah, adesso sì che si sta comodi!"

"Peccato principessa, che proprio ora bisogna alzare il fondoschiena e scendere."

Dopo molti lamenti e brontolii da parte mia riesce a schiodarmi dal sedile e ci immergiamo nella piccola calca di studenti che stanno scendendo dal bus e poi in quella più grande che si trova davanti all'istituto. 

"Ehi, vado a salutare un paio di amici, tu rimani qui, guai a te se ti muovi."

"Sì signor capitano!" Gli rispondo con una linguaccia.

Finalmente sola ho il tempo di guardarmi intorno, vedo che la folla, che da lontano sembra così compatta, in realtà è formata da molti, piccoli o grandi gruppi.

E' questo che ho sempre odiato della scuola, che la gente venisse catalogata in base al suo aspetto esteriore, ai suoi gusti musicali o culturali. Io, sin dalle elementari, ho sempre fatto parte del gruppo dei ''nerd sfigati'' solo perchè preferivo la musica classica a quelle zozzerie commerciali per cui vanno pazzi i giovani al giorno d'oggi e perchè vestivo in maniera diversa, stile anni '50.

Per queste due cose, che viste da un punto di vista esterno sembrano più che banali, molto spesso mi trovavo a pranzare da sola alla mensa oppure quando ci veninvano assegnate delle ricerche da fare in coppia a non avere nessuno con cui svolgere.

Per fortuna al secondo anno delle superiori ho conosciuto Liam, proprio quando mi trovavo all'apice della disperazione più assoluta lui è arrivato e mi ha salvato con i suoi modi di fare così particolari e i suoi abbracci che sembravano infiniti, gli sarò eternamente grata per questo.

A risvegliarmi dai miei pensieri ci pensò la mano di Tomlinson, schiaffeggiandomi dolcemente.

"Ehi, bella addormentata!"

"Ehi, testa di cazzo!"

"Ma come siamo simpatiche oggi, principessa. Volevo dirti che le lezioni stanno per cominciare, tu alla prima ora hai Storia dell'Arte, sono già andato a ritirare in segreteria il tuo orario per questo semestre e la mappa della scuola. - mi porge due fogli che accartoccio e ficco disordinatamente nella tracolla - Ho appena sentito Hazza, era incazzato nero, sta arrivando qui con il prossimo bus, tu intanto vai, non vorrei farti arrivare in ritardo il tuo primo giorno di scuola." Mi alzo dalla panchina e lo abbraccio forte: "Grazie Louis, sarei persa senza di te." Gli do un bacio sulla guancia e mi dirigo verso le porte dell'Inferno.

 

Dopo due ore di storia dell'arte, dove avevo conosciuto la mia compagna di banco, Kelsey, una ricciolina tutta pepe e chiacchere, ero pronta per affrontare la lezione di teatro, quella per cui ero più eccitata e spaventata allo stesso tempo. Ero molto brava a recitare nella vita reale, non so se sarei stata in grado di farlo anche su un palcoscenico, con mille luci puntate addosso.

Il nostro insegnante si chiama Mr.Tomphson-chiamatemi-solo-John e non deve avere più di quaranta anni, è simpatico e solare, fa subito un paio di battute sui capelli rasta di un tipo o sul piercing di un'altra tipa, giusto così per rompere il ghiaccio. Saremo una trentina al corso e osservo tutti fino a che un ragazzo riccio con gli occhi verdi attira la mia attenzione, è appoggiato al muro e sembra essere presente nella stanza solo fisicamente, come se la sua mente stesse vagando altrove. Lo guardo per molto tempo, fino a che, probabilmente sentendosi osservato alza lo sguardo e mi fissa, abbasso gli occhi, visibilmente imbarazzata e mi metto ad ascoltare ciò che sta dicendo John.

"...e questo sarà ciò su cui verterà lo spettacolo di quest'anno. Per prima cosa noto un clima di tensione all'interno di questa stanza, che ne dite se facciamo un gioco per rompere un po' il ghiaccio? Si chiama 'il gioco della fiducia' e molti di voi penso lo conoscano già o ci abbiano giocato almeno una volta nella loro vita. Per sicurezza meglio spiegarvi di nuovo come funziona. Per prima cosa disponetevi a cerchio - obbediamo prontamente alle sue parole e mi trovo davanti proprio il ragazzo con gli occhi verdi, che mi guarda divertito, sorridendomi - Sì, così, bravssimi. Ora iniziate a ruotare, fate tre o quattro giri e poi iniziate a disperdervi in mezzo alla stanza, camminando a caso. - inizio a camminare verso una direzione non precisa e sento che lui mi sta seguendo.- Ok, stop, fermatevi! Ora giratevi verso destra e il compagno che vedete sarà il vostro partner in questo gioco." 

Mi giro, sperando con tutta me stessa di trovare il ragazzo con gli occhi verdi e invece...trovo una ragazza mingherlina, più bassa di me di molti centimetri. Mi avvicino sorridendole: "Ehi ciao, io sono Naomi, tu come ti chiami?"

"E-elisabeth."

"Ok, facciamo in fretta questa prova."

Mi posiziono dietro di lei e al 'via' di John, Elisabeth si lascia cadere finendo dolcemente tra le mie braccia. "Perfetto ragazzi! Nessuno si è fatto male, avete visto? Ora rifate la stessa cosa,scambiandovi." conclude Mr.Tomphson.

Guardo perplessa le braccia mingherline di Elisabeth e vedo che anche lei inizia a sudare freddo, proprio una compagna nana doveva capitarmi?

Mi posizioni davanti a lei, al 'via' mi lascio cadere. Non sento nulla afferrarmi, probabilmente cadrò a terra rompendomi l'osso sacro. Un secondo prima di sfiorare il pavimento sento delle braccia robuste afferrarmi.



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SBAAAM!





Ok, dite la verità, pensavate fossi deceduta, vero?
No, seriamente, mi scuso per questo enorme ritardò ma la mia ispirazione era andata in vacanza ai Caraibi, ora è tornata ed è pure più abbronzata di me!
A parte gli scherzi, questo capitolo è stato peggio di un parto e non mi piace molto, diciamo che ho scritto di meglio.
Il personaggio di Evelynn è strettamente collegato al motivo per cui Zayn non voleva che Naomi ballasse, ma la sua storia verrà raccontata nei capitoli successivi.
Non ho più nulla da dire, che cosa triste.

Vabbè ciao.

Effy



 (Evelynn)








 

  
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