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Autore: Zomi    04/03/2013    11 recensioni
Alzo gli occhi sulla porta principale, accanto alla guardiola, notandone lo spessore rilevante e le rifiniture marcate, più simili ad ex sbarre di prigioni, che ad abbellimenti di una semplice porta ospedaliera. Sopra al bastione elevato dalla cornice della porta, intravedo una scritta bluastra e non molto nitida dalla mia posizione sdraiata.
Strizzo gli occhi per identificarla.
Is… Ist… Istitu… Istituto Ps… Psi… Psichat…
Mi alzo di scatto, mettendomi a sedere nuovamente, le mani che trafiggono il lenzuolo, la schiena intirizzita dallo stupore.
Istituto Psichiatrico Manari.
Il sudore m’imperla la fronte, colando veloce e gelido sui lati del viso, scivolando giù per il collo e scomparendo freddo sotto il colletto della maglia.
-Oddio…- mi sento mormorare lontana, come se non fossi io a parlare -… è un manicomio… sono ricoverata in un manicomio… Dio mio… credono che io sia pazza…-
[Non è una AU]
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Zenit: dove i ricordi si eclissano

 

-ZORO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Gli artigli scintillano un’ultima volta sotto il riverbero solare, prima di scattare verso di me, mirando alla gola stretta nella morsa d’acciaio di Miss.
Dilato le iridi nocciola, fino a renderle rosate, sentendo pulsare, vivide e dolorose, le vene scarlatte che serpeggiano sul bianco dell’occhio per l’assenza dell’aria, mentre fisso lo sguardo sulle tre lamine assassine che rapide si scagliano su di me.
Mantengo gli occhi aperti.
Voglio affrontare la morte in faccia, fissandola nei suoi bui occhi.
Tento di deglutire, per ricacciare infondo allo stomaco il dolore del soffocamento,  strozzandomi con il mio debole e ultimo respiro, mentre le lame scintillanti arrivano a graffiarmi la pelle.
Digrignando i denti, fisso gli occhi lucidi di pazzia dell’infermiera, che, mettendo in fuori i canini, sogghigna omicida. Ha i capelli neri spioventi sugli occhi, la fronte madida di sudore forsennato e paranoico, le labbra increspate in un ghigno spesso rotto a metà da frasi sussurrate, sconnesse per l’idolatria che emana nell’invocare Zenit e nel dedicandogli il mio requiem.
Il suo sorriso è tagliente come la sua arma, malvagia allegoria della tagliente e falsa cortesia che somministra a tutti i prigionieri dell’istituto, come una mortale medicina,
-Muori…- ride, conficcando più rudemente gli artigli sui primi strati di pelle della mia gola, allentando la presa su di essa con l’altra mano -… muori, pirat… AAAAHHHH!!!!!-
Sgrano gli occhi, spalancando la bocca muta.
Sento l’aria grattarmi il palato, tentando di scivolare lungo la gola, da cui pochi rantoli fuggono strozzati e indecifrabili.
Ma poi…
Accade tutto in un attimo.
Così veloce che riesco a seguirlo solo con lo sguardo, senza coglierlo con la mente.
Veloce, scattante, lucente come un fulmine nel buio della tempesta, una lama candida bordata di fiamme blu e argento si frappone tra le lame arcuate di Miss, sporche delle prime gocce del mio sangue, intrecciandosi tra loro.
Invece che piegarsi e flettersi, come era successo prima al mio Sansetsukon, la spessa lama trancia di netto le lamine d’acciaio, scaraventando le punte unte di cremisi lontano e urtando contro la presa ferrea della Miss, che cade all’indietro spinta da una forza sovrumana, quasi demoniaca, balzando in mezzo alla mischia rumorosa che mi accerchia.
Respiro a fatica, libera dalla presa opprimente dell’infermiera.
Prendo profonde e fresche boccate d’aria, spalancando le labbra a soddisfare il disperato bisogno d’ossigeno dei miei polmoni, mentre la lama d’argento resta ferma sopra di me.
I miei occhi fissano l’arma bianca retrocedere all’indietro, mostrandomi ogni sfaccettatura della sua splendente lama. Sul ferro battuto e laccato, tra le onde cobalto, intravedo un ghigno soddisfatto del suo portentoso colpo contro l’avversaria, che si espande mefistofelico per tutta la spada, inebriandola di compiacenza.
Conosco questa spada.
Mi ha salvato altre volte, abbattendo e spezzando armi di ogni tipo.
È la Sandai kitetsu.
Gli occhi iniziano a riempirsi di lacrime, mentre ancora me ne sto sdraiata a terra tra la polvere del cortile dell’istituto, circondata da marine armati e in lotta contro i miei Nakama, i cui passi gettano polvere e sassi tutt’attorno a me.
Mi mordo le labbra per non singhiozzare e perdere nuovamente il respiro, cercando di estendere al meglio i miei sensi per coglierlo accanto a me.
Sbarro gli occhi contro il cielo azzurro e sereno sopra di me, percependo il pulviscolo sotto le mani rilassate lungo i fianchi, odorando il pesante profumo di terra e polvere da sparo che aleggia nell’aria, che si mischia al suo piccante aroma di salsedine mista ferro. Sorrido, restandomene stesa a terra, aspettandolo.
Lo sento avvicinarsi, pesta i suoi passi con forza dietro al mio capo, attento a non calpestare alcun riccio ramato che si espande attorno a me. Chiudo gli occhi, reprimendo le lacrime e costringendomi a respirare con regolarità per non farlo preoccupare per la mia salute, anche se il sorriso smagliante, che tento inutilmente di celare mordicchiandomi le labbra, dovrebbe tranquillizzarlo lo stesso.
Si ferma accanto al mio capo, facendomi ombra con la sua possente mole.
Un freddo fruscio mi avverte che sta riponendo le sue katane, facendomi sorridere imbarazzata.
-Possibile…- ghigna, trattenendo a stento l’euforia nella sua voce -… che debba sempre salvarti io il culo… Nami?-
Al suono del mio nome, schiudo l’occhio destro, aprendolo verso di lui e ammirandolo estasiata.
Stringe le braccia al petto, cercando di assumere un’aria severa e disinteressata, ma il brillare dei suoi occhi e il sorriso sghembo che gli storce le labbra, tradiscono la sua felicità.
Ridacchio, facendogli la linguaccia.
-Bhè, dovrai pur saldare il tuo enorme debito con me, no… Zoro?-
Sghignazza divertito, fissandomi con il nero pozzo del suo occhio.
Osserva ogni mia prosperosa curva, mangiandosela con gli occhi mentre ne controlla la salute. Si sofferma pochi attimi sulla gola lievemente ferita, studiandola attendo, inclinando il capo su un lato e grugnendo contro il lieve danno che mi ferisce la pelle. Stessa reazione per i piccoli tagli sul fianco del primo attacco di Miss, superficiali come quelli al collo.
Ridacchio.
Siamo in mezzo ad una battaglia tremenda, i cui spari provengono da ogni dove, volando sopra le nostre teste, con le urla e i richiami dei nostri compagni che atterrano decine di uomini in pochi minuti, e con Zenit che si sta fronteggiando con il nostro Rufy a poca distanza da noi… e lui si preoccupa di certi taglietti?!?
Lo fisso ridacchiando, perdendomi nel profilo duro e netto del suo viso, cullandomi sulle curve delle labbra sottili e incantandomi sotto il suo sguardo. Nuovamente, perdutamente, i nostri sguardi s’incrociano, mescolandosi magnetici. Il legame che da sempre ci unisce, lega ancora una volta le nostre anime, fondendole tra loro e combaciandole a formare un unico passato, colmando le lacune dell’altro che ancora persistono dentro di noi, creando una vita da sempre condivisa tra noi due.
Vedo le sue labbra sorridermi complici della nostra miscela d’anime, inebriandosi quanto me, del delicato stimolo che inizia ad affiorare tra il marasma generale, ombra di un desiderio trattenuto troppo a lungo.
Mi mordo un labbro, assottigliando gli occhi, nascondendo una luce malandrina che improvvisamente li accende.
-Bhè, non mi aiuti ad alzarmi, buzzurro?- lo prendo in giro per attirarlo nella mia trappola.
Lui sbuffa, fingendo fastidio, ma poi mi porge una mano, piegando leggermente le ginocchia, incurvandosi verso di me. Veloce, afferro con entrambe le mani la sua tesa, alzandomi con il busto verso di lui, ma invece che muovermi verso l’alto, assieme alla spinta che si sta dando con le gambe robuste, lo trattengo a terra facendogli da peso morto, strattonandolo fino a fargli perdere l‘equilibrio, riuscendo ad attirarlo verso di me, costringendolo a piegare il busto in avanti.
Non gli lascio nemmeno il tempo per protestare o inveire, che premo le labbra sulle sue baciandolo.
Lascio la presa sulla mano che mi ha offerto per alzarmi, abbracciandolo per le spalle e spingendogli il capo verso il mio con foga estrema, premendo con forza la bocca sulla sua, baciandolo con passione. Sento il respiro venirmi meno, il cuore impazzire per questo folle gesto, e l’anima ringraziarmi per averlo finalmente compiuto.
Stringo con possessione Zoro a me, leccandogli le labbra e assaggiando avida il suo salato sapore.
È meraviglioso, inebriante, alcolico, dannatamente stordente.
Gli mordo le labbra, avida del suo sapore, abbandonandomi totalmente alle scariche elettriche di piacere che invadono il mio copro per questo nostro primo bacio. Sento la pelle rabbrividire piacevolmente, risvegliando desideri e pensieri del mio passato ancora assopiti, richiamandoli a vivere questo attimo.
La lingua scivola sulla sua bocca, attratta come una calamita dall’incrocio delle sue labbra sottili e ghignati. Ansimo contro il suo respiro pesante, scossa da veloci e scottanti immagini di lui a dorso nudo mentre si allena sulla Sunny, o durante un suo duro scontro.
La mente mi si affolla di desideri carnali e impronunciabili, segregati per orgoglio e vergogna in fondo all’anima per anni, e che ora esplodono per questo lieve contatto.
-… Zoro…- ansimo, baciandolo con foga, e accorgendomi solo ora che le sue rozze e callose mani mi abbracciano per la vita, reggendomi contro il suo torace.
Con uno schiocco, apre le labbra, permettendomi di violarle vorace e lussuriosa, approfondendo il bacio fino a fondere i nostri respiri in uno solo. Affondo le mani tra i suoi corti capelli, vedendomi davanti agli occhi la mia mano accarezzarli durante una notte di vedetta, approfittando del suo sonno pesante ed esausto, o mentre si riposa dopo una dura battaglia, bendato e infermo nel letto dell’infermeria.
-…Zoro…-
La sua lingua slitta sulla mia, zittendo le mie parole, soddisfando i miei desideri, realizzando i miei sogni. Le mani mascoline scivolano dai fianchi sulla schiena, immergendosi tra i capelli rossi, arricciandosi tra loro, scivolando come onde nel mare, aggrappandosi alle mie spalle, assicurandosi che sia tutto reale e non una follia.
-… Zoro…-
A ogni respiro, ripeto il suo nome, finalmente tornato sulle mie labbra.
Il suono che la mia mente ha cercato disperatamente per tutto questo tempo, mi esplode nel petto, a livello del cuore, salendo come fuoco in gola ed espandendosi caldo e inebriante in bocca, mischiandosi alla danza delle nostre lingue.
Finalmente, dolcemente, passionalmente, le mie corde vocali possono vibrare animate nel caos della battaglia, liberando un muto urlo d’invocazione del passato, che liberatorio tuona tra noi, scarcerando tutti i nostri ricordi.
Suoni, immagini, profumi, carezze nascoste, parole non dette, litigate con mille sfumature d’intesa e affetto, sorrisi provenienti dal cuore…
I ricordi si affollano sui miei occhi, riprendendosi il proprio trono del Passato, riempiendo quel dannato vuoto che scompare come cenere nel vento, volando lontano da me e alleggerendo la mia anima, ormai on più pesante di tristezza e malinconia.
Separiamo le nostre bocche umide e ansimanti, prendendo fiato inginocchiati uno davanti all’altro, con le fronti frapposte a reggere i reciprochi pensieri.
Stringo le mani attorno alla sua nuca, sorridendo alla sua tenera presa sulla schiena, che mi regge e accarezza.
-Mi ricordo di te, Zoro…- sussurro piano, prendendo fiato.
Punto gli occhi sui suoi, accarezzandogli con i pollici le basette verdognole, pizzicandogli l’accenno di barba ispida.
-Mi ricordo del tuo coraggio, della tua forza, del tuo onore…- si avvicina a me, ghignando alle mie parole -… mi ricordo di Alabastra, di Thriller Bark, di Sabaudy…-
Si avvicina ancora, portando una mano tra i capelli ad accarezzarmeli, tranquillizzando i terribili pensieri risvegliati con troppa fretta, riportando a galla immagini dolorose e non.
-Mi ricordo…- ridacchio, fissandolo malandrina -… che sei pigro, maleducato e disorientato…- grugnisce, storcendo il naso -… ma mi ricordo anche che ti amo lo stesso… e che non ho mai avuto il coraggio di confessartelo…-
Abbasso lo sguardo, rossa d’imbarazzo, cercando di celare una timidezza non mia che m’imporpora le gote. Una sua mano scivola dalla mia nuca, fin sul mento, costringendomi ad alzarlo per intrecciare nuovamente gi sguardi.
-A dire il vero…- mi accarezza il viso -… questa è la terza volte che me lo dici solo oggi…-
Si avvicina maggiormente, striando il collo verso di me, sussurrando a fil di voce.
-E io solo due… devo recuperare…-
-Tu non mi hai detto due volte che mi ami!!!- soffio, arricciando le labbra divertita.
-Te lo dico ora… ti amo…-
Affamato, si getta sulle mie labbra, mordendole fino a farmele aprire, infilando smanioso la lingua tra esse e baciandomi passionalmente, lasciandomi senza fiato.
Mi stringo a lui, chiudendo gli occhi e perdendomi sulle nostre bocche unite, sulle nostre lingue guizzanti e intrecciate, sui nostri respiri affannosi e bramosi d’altro di più piccante e appassionato.
Sorrido, incapace di trattenermi.
Credevo di averlo smarrito, cancellato per sempre dalla mia mente, dal mio passato, ma non si può rassettare la memoria del cuore.
Il dottor Zenit non ha vinto. Io non mi sono arresa, non ho perso la battaglia: io ho vinto.
Ho sconfitto lui, la sua mielosa infermiera sorridente, la sua pillola azzurra, le sue bugie. Sono riuscita a riprendermi la mia vita, il mio passato, i miei ricordi, il mio buzzurro.
Mi sono ripresa me stessa.
Mi aggrappo alle sue spalle, lambendogli il palato e riuscendo a intrappolare la sua lingua tra le labbra, che subito iniziano a lappare, obbligandolo a liberare brevi e rochi mugugni di piacere. Le sue forti mani mi afferrano i fianchi, spingendomi a terra, dove torno a distendermi come prima, ma con una grande differenza: sopra di me ora c’è lui, e non Miss Toffee.
Le sue labbra si spostano a baciarmi il contorno della bocca, mordicchiandola sull’Arco di Cupido, per poi tornare a premere con forza contro le mie labbra gonfie e carnose, succhiandole desideroso di andare oltre.
-Mocciosa…- ringhia, sollevandomi sull’addome la maglia, e scivolando con una mano sulla pelle bianca del ventre, che rabbrividisce piacevolmente.
Animata, gli alzo anch’io la maglia sulla schiena, facendo poi slittare lievemente le dita su tutta la colonna vertebrale, incendiandola di sfavillati scosse elettriche che gli drizzando la pelle. Il bacio diventa più smanioso, passionale, spinto a trovare un piacere assoluto che bramiamo da tempo indefinito.
Agguanto una sua natica, ormai perduta nel desiderio più sfrenato, tentando di calargli i pantaloni e sentirlo totalmente mio. Le sue rude mani mi stringono per i fianchi, alzandomi l bacino contro il suo, facendomi notare quanto anche lui mi desideri.
Provo a togliergli la maglia, e avere così più pelle da baciare, ma con una forte spinta, Zoro mi alza da terra, stringendomi tra le sue braccia, sollevandoci dal ghiaino appuntito.
Estrae fulmineo, con la mano libera dal sorreggermi, una sua katana, frapponendola a quella macchiata di sangue di un marine.
-Maledetto!!!!!- ringhia rabbioso –Che cavolo vuoi?!? Non vedi che io e la mia mocciosa stiamo cercando di avere… di avere…-
-… un po’ d’intimità…- gli suggerisco in un soffio sull’orecchio sinistro, prima di mordicchiarlo.
-… un po’ d’intimità…- ghigna, stringendomi ancora di più a lui e fissandomi con la coda dell’occhio.
-Dannati!!!!! Questa è un campo di battaglia!!!!! Non una zona prive!!!!!- libera la sua spada il soldato, tornando all’attacco.
Ghignando, Zoro si volta totalmente verso di me, premendo lussuriosamente le labbra sulle mie, mentre con un solo fendente abbatte l’avversario, non concedendogli nemmeno un briciolo della sua attenzione.
-Scocciatore…- mugugna, succhiandomi le labbra.
-Mmmhhh… però ha ragione…- mi allontano dalla sua bocca, posando le mani sul suo torace -… siamo in mezzo a una battaglia, non in una cabina della Sunny… nono si ci comporta così in uno scontro…-
Mi fissa, storcendo il naso urtato dalla mia osservazione.
-Io il galateo degli scontri non l’ho mai letto…- borbotta, tornando a baciarmi.
Ridacchio, assecondandolo.
Ci eravamo totalmente dimenticati della lotta accesa e furente attorno a noi, completamente assorti l’uno dall’altro. Ogni nostro senso era polarizzato verso le sensazioni del proprio corpo, nel scoprire e provare i brividi che il tocco dell’altro provoca in noi.
Sento le sue labbra premersi affamata sulle mie, lottando contro di esse, e non contro la marina che ci accerchia, per spadroneggiarle e prendere il controllo del nostro baciarci.
Ridacchio, divertita dal suo sconsiderato modo di fare. Nonostante la lotta impazzi attorno a noi, a lui importa soltanto di me, di baciarmi, di stringermi forte al petto e di sentirmi sua.
Arrossisco, capendo quanto mi voglia bene, e cerco di farglielo capire anch’io baciandolo con ancor maggior furia, ma il nostro tanto sospirato momento di intimità dovrà aspettare ancora un po’…
Felina, scivola dalla sua presa, accovacciandomi a terra e afferrando, con mani svelte, il Clima abbandonato a pochi passi da noi, sgattaiolando alle spalle del buzzurro, per alzarlo in arai e contrapporlo all’artiglio spuntato che si stava per scagliare contro le spalle del mio buzzurro.
-Miss…- assottiglio lo sguardo e stringendo forte l’asta del Sanset tra le mani -… colpire alle spalle un avversario, è sleale: me lo aspettavo da lei!!!!-
L’infermiera ringhia, digrignando le due file di denti rosse del sangue del suo labbro rotto. Gli occhi sono ridotti a fessure latranti di rabbia, i capelli scomposti e sciolti, sparsi sul capo come foglie raccolte alla rifusa sotto un albero, la pelle tirata per la collera.
-Maledetta…- sibila a denti stretti, spingendo la mano armata contro di me -… io ti ammazzo…-
Retrocedo di un passo, scontrandomi con la schiena possente di Zoro, che ha sfoderato tutte e tre le sue katane per fronteggiare i soldati che ora ci accerchiano.
Molti di loro hanno già sguainato le loro armi, ma non hanno il coraggio di eseguire il primo affondo contro di lui, intimoriti dalla bravura che scaturisce solo dal suo sguardo.
Rilasso le spalle tese contro il suo costato, sentendomi al sicuro e protetta, certa che mi guarderà le spalle come io proteggerò le sue.
Con forza, mi oppongo all’attacco di Miss, vietandole ogni affondo e costringendola a retrocedere di un passo.
-Dannati…- sbotta Zoro, sfilandosi la sua bandana dal braccio con i denti, e legandosela la capo impugnando le spade -… me la pagherete per aver rovinato il momento d’intimità mio e della mia mocciosa…-
Si stringe la bandana nera sugli occhi, sottolineandone l’oscurità del suo sguardo.
-… nemmeno le vostre preghiere più sentite vi slaveranno…-
Ridacchio, spintonando con il sedere il suo, strusciandolo poi contro i suoi pantaloni.
-Mi piaci quando fai il demonio…-
Mi rivolge un ghigno, fissandomi malizioso.
-Non hai ancora visto niente, mocciosa…- allunga una mano armata fino a sfiorarmi una natica, che pizzica con le punte delle dita.
Sorrido, abbandonando il capo contro la sua spalla, lasciando che i ricci rossi ondeggino sulla sua maglia chiara, risaltando come fuoco tra la neve. Mi addosso a lui, liberandomi in tanto degli artigli di Miss con una spianta, e beffandola roteando davanti a me l’asta climatica.
-Mi sei mancato buzzurro…- ammetto in un sussurro.
-Anche a me, mocciosa…- mi accarezza un fianco -… ma sta pur certa che più nessuno ci dividerà…-
Nel medesimo secondo, ci scagliamo all’attacco, distanziandoci di pochi passi, in modo da mantenere i contatto delle nostre ombre e di poter correre in aiuto dell’altro in caso di bisogno, ma abbastanza da non ferirci accidentalmente.
Abile, Zoro affronta tre marine alla volta, mentre io mi occupo di Miss Toffee.
Mi avvento contro di lei, che si scaglia feroce in avanti, brandendo la sua arma spuntata. Spezzo il Clima, roteando nei palmi le aste metalliche, che iniziano a sfavillare elettriche, emanando piccole scariche.
-Ti ammazzo, pirata!!!!!- ringhia, lanciando le lame spuntate contro le mie braccia nude, ma riesco a fermare il colpo con un’asta, opponendola alla sua mano, e a puntare l’altra sul suo addome scoperto.
-Little Lance Tempo…- sibilo, e una lieve scossa attraversa il suo ventre, scurendo la divisa macchiata di polvere nel centro di essa, segnando il punto d’entrata del mio attacco.
Scossa, Miss retrocede di qualche passo, reggendosi con la mano libera l’addome.
Ne approfitto, e mi guardo alle spalle per controllare la situazione di Zoro, ritrovandomelo a bisticciare con Sanji, che spinge indiavolato un piede contro le spade incrociate del buzzurro.
-Ma che fate , idioti?!?- li richiamo, sbraitando sopra la confusione della ressa.
-NAMI SWAAAANNNNN!!!!!!- ulula il biondo, mordendo feroce la sua cicca –QUESTO MARIMO DI MERDA DICE CHE SEI LA “SUA MOCCIOSA”!!!!!! È UN DANANTO BUGIRDO!!!!-
-IO NON SONO UN BUGIARDO… E POI CHI SAREBBE IL MARIMO DI MERDA, OKAMA DI UN CUOCO??!!!??-
Scuoto il capo, schiaffeggiandomi la fronte. Per fino in mezzo a una battaglia riescono a litigare quei due!!!!
-PIANTATELA IDOITI, O IO… AHHH!!!-
Cado a terra, colpita alle spalle dagli artigli spuntati di Miss, che come sul fianco, penetrano letali nella carne, riuscendo però a ferirmi più gravemente di prima, atterrandomi.
-NAMI!!!!-
Le grida dei miei due compagni si perdono nel caos della battaglia, mentre alcuni marine gli attaccano, distraendoli da me.
Digrigno i denti, rialzandomi col busto da terra.
Il sangue fuoriesce zampillando dalla spalla destra, macchiandomi la schiena, mentre Miss ritrae la mano alzandola in aria per un secondo attacco.
Mi tampono la ferita con una mano, reggendo nell’altra il Sansetsukon alzato davanti a me, mentre lei ghigna sull’orlo della pazzia.
-Zenit da qui ci può vedere: sarà fiero di me!!!!- delira, sgranando gli occhi fino a rendere, le iridi scure, due puntini indistinguibili nel bulbo bianco.
Mi volto a cercare tra il marasma Rufy e Zenit, che si affrontano a poco più di duecento metri da me.
Il dottore brandisce una lunga spada ricurva, con cui taglia l’aria, spingendola tagliente contro Rufy, la cui pelle di gomma si lacera gravemente sulle braccia e sulle gambe, sanguinando copiosamente.
Il suo adorato cappello di paglia è calato sullo sguardo, nascondendolo agli occhi di tutti, lasciando libere alla luce del sole solamente le labbra strette in una smorfia di disgusto per il medico. La sua blusa rossa è a brandelli, tagliuzzata dai fendenti dell’avversario, ma testarda, non vuole cedere proprio come il suo proprietario.
Stringe i pungi davanti a se, leggermente piegato sulle ginocchia e messo di profilo, pronta a contrattaccare Zenit, il cui camice medico svolazza attorno a lui aperto, lasciandogli maggior libertà di movimenti.
Torno a fissare Miss, totalmente ammaliata dalla visione combattiva e strafottente del suo superiore, che ghigna come se avesse già battuto il mio capitano.
Mollo la presa sulla spalla dolorante, riunendo il Sansetsukon, roteandolo in aria con ferocia. L’asta scivola vibrate sulle dita, muovendosi in cerchio sopra la mia testa, mischiando i suoi componenti naturali.
-Zenit è il migliore…- blatera l’infermiera, ruotando lo sguardo dal dottore a me, fissandomi con occhi allucinati.
-Zenit è un pazzo…- ringhio -… un ladro… uno stupido visionario…-
Le mie parole l’incendiano di rabbia, facendola quasi schiumare dalla bocca.
Torna all’attacco, gettandosi contro di me e muovendo agile la mano artigliata con affondi veloci e saettanti, tutti diretti a zone vitali del mio corpo.
Retrocedo, schivando i colpi e mantenendo una buona distanza per la preparazione del mio attacco. Con la coda dell’occhio controllo che Zoro stia bene, notandolo affrontare un energumeno armato di mazza ferrata, prima di saltare all’indietro e portare il Clima davanti a me.
Ormai siamo tutti riuniti a pochi passi dal portone principale, e solamente il nostro Rufy e Zenit ci sperano dalla libertà.
Sento dietro di me i colpi del loro scontro, che fendono l’aria, spingendola contro di noi e i soldati, alzando sassi e polvere pesante.
-Sei patetico pirata!!!!- ringhia Zenit, scagliandosi contro Rufy, e abbattendo la lama della sua spada contro il terreno.
Manca il bersaglio, ma lo spostamento d’aria spinge indietro il moro, che retrocede rudemente sul ghiaino, slittandoci sopra come su una lastra di ghiaccio. Di certo il dottore ha una forza segreta dovuta a chissà che, magari frutto di qualche suo pazzo esperimento, e la sua arma dev’essere di Algamatolite.
-Che credete di fare?!? Siamo più di 1000 marine, e voi solo 9…- continua, roteando su un fianco l’arma -… non avete speranza…-
Miss Toffee parte all’attacco, distraendomi dalla discussione, ma la fermo, trattenendo i suoi artigli contro l’asta metallica. Le scaglio addosso una nuova scarica elettrica, trapassandola usando il guanto come punto d’entrata del fulmine, che si propaga su tutto il corpo, ma il colpo non basta per fermarla del tutto e lei, seppur ansimante e debole, si prepara per un altro attacco.
-Non ve ne andrete mai dall’Istituto Manari… sarete per sempre miei pazienti…-
La voce del dottore riecheggia grave e solenne nel mio cranio, rimbombando crudele.
No, si sbaglia: noi ce ne andremo.
Noi ci salveremo.
-… non sarete più cacciatori di tesori, non sarete più gente libera, non sarete più pirati: sarete ombre di uomini e donne di un tempo che fu, un tempo che ho distrutto…-
Deglutisco, gettando la paura, di una tale minaccia, in fondo allo stomaco, spingendo lontana da me Miss, e digrignando i denti guerrigliera e pronta a tutto per riprendermi la mia libertà.
- … figli di un passato che ho reso solo mio…-
L’asta mi trema nelle mani, sgranando gli occhi.
No.
Mai più voglio sentirmi vuota, senza un passato.
Mi guardo attorno, trovando l’occhio di Zoro a fissarmi, anche lui scottato dalle parole di Zenit. Io reagisco con la paura, bloccandomi nel centro della battaglia, lui con la rabbia, avanzando demoniaco e furioso tra i soldati, fino a giungermi accanto.
Scuoto il capo, riprendendo lucidità e tornando ad affrontare Miss, che si ostina ad attaccarmi con il suo guanto di lamine, bloccato contro l’asta del Clima.
Un forte boato dietro di noi esplode nell’aria, espandendosi contro i vari duelli intrapresi all’ombra del portone dell’istituto. Percepisco una grande fonte di calore dietro di me, mentre una densa nebbia di calore ambula a raso terra.
-Sarete solo scorze di carne e ossa senza contenuto… sarete sol…-
-STA ZITTO!!!!-
La voce di Rufy zittisce ogni cozzare di spada e bocca di fuoco, sovrastando il caos generale della battaglia, riuscendo a fermare il delirare di Zenit, che blocca la sua lama al fianco, sorpreso dall’urlo vitale di un nemico che credeva già morto.
-Sta zitto, dannato!!!!-
La sua voce è così forte e vibrante, che è impossibile non fermarsi ad ascoltarlo, mentre avanza verso Zenit correndo, lanciandosi a pugno chiuso su di lui, che resta fermo e immobile, impaurito da una forza vitale così travolgente.
Il cappello svolazza dal capo di Rufy, liberando la chioma scompigliata, ricadendogli sulle spalle e svelando gli occhi carichi d’ira e odio. Corre con tutta la forza che ha in corpo, mentre le sue membra fumano donandogli quell’energia, e quella forza sovrumana, oltre ogni limite dell’essere, che solo lui sa governare.
-L’UOMO NON È FATTO DI OSSA, CARNE E PELLE!!!!!!- urla con tutto il suo fiato - L’UOMO È FATTO DI RICORDI, BELLI E BRUTTI, E TU NON HAI ALCUN DIRITTO DI GIOCARCI!!!!!-
Allargo le labbra in un sorriso, cercando con lo sguardo Zoro, che si affretta a corrermi accano. Le nostre braccia tese a lottare si sfiorano, unendosi in una memoria tattile racchiusa sulle nostre pelli. La mia, morbida e intatta, si amalgama alla sua dura e segnata dalle cicatrici, colmando quei vuoi di guerre e scontri, con il sentimento che ci unisce.
- OGNUNO DI NOI È PADRONE DEL SUO PASSATO, E NESSUNO PUO’ APPROPRIARSENE!!!!! TU SEI SOLO UN DANNATO CHE SI DIVERTE A RUBARE I RICORDI!!!!!!-
Incrocio gli occhi con il suo nero e profondo, trovando l’orizzonte della mia navigazione. Lui è il mio ricordo completo, tutta la mia memoria è racchiusa nel suo sguardo, non nelle sinapsi del mio cervello.
Gli anni su Coconat Village, l’amore di Bellmer, la crudeltà di Aarlong, la gioia della libertà, l’affetto di una famiglia come la nostra, l’amore di una vita…
Zoro è il mio passato, e sarà anche il mio futuro.
Non sto farneticando, non sto dando di matto.
Io non sono pazza.
No, non lo sono io…
-TU SEI SOLO UN PAZZO CHE SI CREDE UN DIO!!!!!! GEARD SECOND PISTOL JET!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Il calore del colpo si espande per tutto il cortile, ripulendolo dalle bigie e dagli inganni, purificando il presente dal male di cui è impestato, e ridonando libertà al passato, spinto battagliero verso il futuro…
 

***

 
La notte buia è illuminata dal chiaro di luna.
Quasi fosse timida, sul cielo stellato si affaccia appena un piccolo spicchio del satellite, permettendosi appena di rischiarare le onde del mare infrangersi contro la coffa della Sunny. Silenziose e sincronizzate, le onde schiumeggiano sul legno beige, stuzzicando la polena leonina, facendola sorridere.
Anche lei è felice per la sua nuova libertà, gioiosa nel poter tornare a bagnarsi con le onde del mare.
Mi stringo nella sua camicia nera, unico indumento che mi copre nella notte.
Sorridente, mi addosso al balconcino della palestra, abbandonando i miei pensieri al moto del mare.
Ci stiamo allontanando dal misero e spoglio scoglio che ospitava l’Istituto Manari, che riesco appena ad intravedere tra le ombre notturne, appena pronunciato sul fine dell’orizzonte dietro alla bianca scia della Sunny. In verità le mure di cinta non erano per difesa o di deterrente per i prigionieri alla fuga, ma bensì uno scudo per nascondere agli occhi di tutti il mare che circondava il faraglione, evitando che ogni pirata si ricordasse del proprio amore per l’oceano, rievocando il suo passato.
Dopo la sconfitta di Zenit e dei suoi, in particolare di Miss Toffee che mi sono divertita a fulminare per bene con ogni scarica elettrica che il mio Sansetsukon è in grado di creare, abbiamo liberato ogni prigioniero della clinica, ridonandogli la propria memoria grazie alle pastiglie lilla che avevo rubato dallo studio del folle medico.
Chopper è riuscito a ricrearne in gran quantità, in modo che ce ne fossero per tutti, aiutando a curare i vari bucanieri catturati dal plotone di Zenit.
Abbiamo anche scoperto che centinaia di navi piratesche erano ormeggiate in una piccola baia ai piedi dello scoglio, tutte di proprietà delle varie ciurme prigioniere nell’istituto.
Non appena Franky ha ritrovato la Sunny, è scoppiato a piangere, ancorandosi a braccia spalancate sulla ciglia della nave, baciandola e promettendole di non abbandonarla mia più, mettendosi subito al lavoro per verificare che i sottoposti del medico militare non l’avessero rovinata.
Abbiamo avuto un po’ di tempo a disposizione prima di ripartire, e Robin ne ha approfittato per scartabellare i vari articoli di giornale e attestai di Zenit, racchiusi le suo sgabuzzino segreto dello studio.
Zenit era un vice ammiraglio della Marina, che con i suoi lungi viaggi in mare, si era guadagnato abbastanza fama e credenziali da poter operare un proprio progetto personale: l’Istituto Manari.
Con l’appoggio di varie truppe mediche e scienziate, era riuscito a creare un componente chimico in grado di congelare i ricordi del passato di qualsiasi essere vivente a cui venisse somministrata, permettendo così di ricreare una personalità e un’esistenza all’interno della mente del soggetto.
Praticamente, una formattazione completa su chiunque si volesse operare.
Il Governo Mondiale e la Marina avevano appoggiato i suoi deliranti studi, credendoli ottimi per la reintroduzioni di pericolosi criminali e delinquenti nella vita normale, e in cambio di qualche ottimo risultato nell’eliminazione almeno mentale di un ricercato, Zenit ne guadagnava la più totale libertà da qualsiasi vincolo della legge, operando come e dove voleva.
Senza nessuno a fermarlo, Zenit è la sua flotta di finti infermieri, navigava nei mari circostanti lo scoglio su cui faceva sede l’istituto, attaccando e saccheggiando ogni nave che riuscivano ad approdare, di pirati o meno che fosse, rubandone ogni tesoro e usando i componenti dell’equipaggio come cavie per i suoi esperimenti sui ricordi, o semplicemente come aggiunta ai suoi trofei vaganti senza meta nella sua clinica.
-… fino all’arrivo di Rufy…- sospiro un sorriso, alzando gli occhi al cielo.
Navigo con lo sguardo sugli astri, ripensando velocemente agli ultimi eventi.
Se non ci fosse stato Rufy, a quest’ora sarei nella mia fredda e buia cella a dormire, ignara di chi io sia.
E invece sono qui, sotto il firmamento stellato, cullata dalle onde del mare, sulla Sunny, a casa, con il vento che soffia tra i capelli sciolti e il profumo dei mandarini a custodire i miei pensieri.
Mi stringo nelle braccia, scaldandomi nell’esile stoffa scura della camicia.
Tutto è tornato alla normalità: i ricordi, i pensieri, gli affetti…
Siamo tornati i Mugiwara di sempre, più unti che mai e memori della nostra unione come ciurma, ma soprattutto come famiglia.
Rufy ci ha salvato nuovamente, ancora una volta, ma sono ben conscia, che ciò che veramente mi ha salvato è stato…
-Mocciosa…?!?-
Ruoto il capo all’indietro, bloccando i miei pensieri, improvvisante apparsi dietro di me come richiamati dalla voce della mia anima.
Poso lo sguardo sulla figura completamente nuda di Zoro avanzare verso di me, emergendo dalla penombra della palestra e mostrandosi alla timida luce lunare.
Lo guardo teneramente, soffermandomi sui suoi addominali scolpiti e su tutto il suo fisico scultoreo, scendendo ad ammirare ancora la totale assenza di vestiti su tutto il suo corpo.
Mi lecco le labbra, assaggiando l’incantevole sapore della sua pelle che ancora persiste sulla mia bocca, inebriandomi del sapore dei nostri baci.
Alla fine, dopo la battaglia e il ritrovo della Sunny, quel buzzurro ha preteso di avare il “nostro momento d’intimità”, segregandomi nella sua palestra per ore, e trattenendomi qui anche durante la notte.
Non che a me sia dispiaciuto in fin dei conti…
Gli sorrido, tornando a fissare le stelle luminose sopra di me.
Mi abbraccia da dietro, cingendomi per i fianchi e schiacciandosi contro la mia schiena, affondando il viso tra i capelli. Struscia il naso tra essi, aspirandone l’intenso arma fruttato di mandarino, baciandomi qualche ciocca e le tempie.
-Che fai qui?- mi sussurra all’orecchio, baciandomi sul collo.
Mi stringo a lui, incrociando le braccia sopra le sue e ricambiando i suoi baci.
-Guardo lo zenit…- sussurro, facendolo quasi sobbalzare.
Solleva il capo dalla mia gola, fissandomi stranito.
Non riesco a trattenere una risatina per il suo sguardo confuso, strusciando la fronte contro la sua e baciandolo a fior di labbra.
-Lo zenit…- alzo un braccio al cielo, indicando il gruppo di stelle esattamente sopra le nostre teste -… è il punto del firmamento notturno che si estende in perpendicolare sopra di noi… in parole povere: la porzione di cielo sopra le nostre teste…-
Alza lo sguardo al firmamento, fissandolo come un bambino che cerca di comprendere perché i fiori sboccino solo a primavera, stirando il collo verso l’alto.
Mi rigiro tra le sue braccia, accoccolandomi sul suo petto nudo e caldo, posando il capo sui pettorali, su cui inizio a fare le fusa.
-Sai…- mormoro piano, accarezzandogli un piccolo graffio procuratesi nella battaglia di oggi -… Bellmer una volta mi ha detto che oltre lo zenit i ricordi si eclissano…-
Alzo gli occhi sui suoi, tornati a posarsi su di me, a polarizzare la mia anima.
Gli accarezzo il viso, sfiorandogli la pelle con la punta dei polpastrelli, scendendo dallo zigomo sinistro, segnato dalla punta della cicatrice all’occhio, fin sulle sue labbra, che disegno lentamente, marcandomele per sempre nella mente.
-…  e restano solo i sentimenti più veri e forti…-
Poso il polpastrello sul centro della sua bocca, non a zittirlo, ma a percepire le parole che non dice sulla pelle, come se la sua voce potesse parlarmi attraverso vibrazioni silenziose alle orecchie, ma non al cuore.
-Credo avesse ragione…- sussurro, fissandolo negli occhi -… se i nostri sentimenti non fossero stati così forti e veri, sarebbero scomparsi come i ricordi, e noi saremmo ancora rinchiusi nell’Istituto Manari… avremmo potuto guardarci negli occhi miliardi di volte, ma saremmo rimasti degli estranei l’uno per l’altro per sempre…-
Inclino il viso su un lato, sorridendo malinconica a questa dura realtà.
-… il mio amore per te mi ha salvata…-
Serio, mi accarezza il contorno del viso, sfiorandomi le labbra anche lui.
Mi accarezza dolcemente, posando appena il polpastrello sulle labbra.
Piano si inchina a baciarmi, castamente, senza fretta e lussuria, come mi ha baciato fino a pochi attimi fa mentre ci amavamo. Sento le sue labbra accarezzarmi piano, dolcemente, sussurrandomi parole di conforto che giungo dritte al cuore.
-Ti amo…- mormora serio -… è il nostro amore è il sentimento più forte e vero di tutti i mari… i ricordi, i pensieri, le parole che ci siamo detti, non hanno valore senza questo sentimento…-
Prende una ciocca di capelli tra le dita, arricciandola a lato del mio capo.
-Non c’è zenit che tenga: io non mi scorderò mai di te… nessun pazzo sarà mai in grado di cancellarti dalla mia testa, ne tanto meno il nostro amore…-
Le mie labbra si aprono in un sorriso smagliante, mentre mi getto al suo collo, baciandolo con foga e strattonandolo a me, aggrappandomi alle sue spalle e biascicando, tra l’incrocio delle nostre bocche, che è l’amore della mia vita.
Piano, rientriamo nella palestra, lasciando che lo zenit si perda nella note, mentre l’alba si alza sul mare, rischiarando le nebbie del tempo e lasciando che i ricordi prendano posto, sotto la luce del giorno, accanto ai sentimenti…
 
 



ANGOLO DELL’AUTORE:
Giunge a termine questa folle FF.
È stata un’impresa, l’ammetto, non tanto per la scarsità d’immaginazione ma per altri vari problemi.
Non mi scuserò mai abbastanza per i ritardi di pubblicazione, gli errori grammaticali (Shane92, non mi bacchettare più, ti prego!!!!), la scrittura frettolosa e i momenti di sclero puro (Se non ci fosse stata Aluah sarei finita nell’Istituto Manari dopo il 4° capitolo…), ne tanto meno per questo finale scontato e misero.
Ma finalmente sono riuscita a mettere la parola FINE anche a questa storia, e sarei una zolletta di zucchero sorridente e mielosa di m***a se non ringraziassi, in ordine sparso e folle, tutti coloro che hanno seguito, ricordato, preferito e recensito la FF.
Quindi GRAZIE a:aurybrachi, barbarita, bic, Bruli, cege, celiane4ever, Cherri_chan, Elisa8830, fantasy90, farsid, FM107.9RADIOCAOS, Ice_179, Jake Kokoro, martychanfantasy, JCMA, kiko90, Lily Evans 93, metaldolphin, Mech, miyuki90, monkey d mary, Moyoko, Nakura, Night chan, nihalsennar, pinklemon91, Shane92, Shike, TwinElis, Zonami84, Buffy1990, emyleerosejordan, Fiorechan, lady eva, Mizori11, Mymoon96, rogi, Sweet_ Nanami e tutti coloro che hanno recensito, e che spero commentino anche questo ultimo capitolo.
E un più sincero e adorato ringraziamento a Shane92, sempre pronta a riportarmi sulla retta via della grammatica italiana, ad Aluah, capo per honoris causa del team di supporto psicologico, Martychanfantasy per le recensioni dettagliate ed esilaranti, Yuki31 per le spinte rurobin e BornThisWay per avermi mandato a cagare e detto di cancellarmi da EFP.
Grazie di cuore…

Zomi

   
 
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