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Autore: Inuchan    17/08/2004    5 recensioni
Irritato, Sousuke, uscì dalla cuccetta e si diresse lungo il corridoio. “ ’Ndo cacchio vai?!” era Kurz ancora in stato di ebrezza e barcollante.”Sai che ore sono?!” “Mi fate ribrezzo…vado a fare un giro…” fece Sousuke.
Genere: Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Incompiuta
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“Aah… casa dolce casa…” dissero in coro Kurz e Melissa mentre osservavano la stanza dell’hotel nel disordine in cui l’avevano lasciata molto tempo prima: un cestino pieno di lattine di birra, la scrivania con almeno un centimetro di polvere e i vestiti, come sempre fuori posto. “Cazzarola… ecco dove avevo lasciato la mia maglietta preferita!”, esclamò Kurz indicando una t-shirt con la scritta PLAYBOY in bella vista, che indicava la sua vera natura di don Giovanni. Si trovava in fondo al suo letto, piena di pieghe e macchie. Guardandola disgustata, Melissa commentò: “Il solito… se lo stilista che ti vestiva quando facevi il modello vedesse in che condizioni sono i tuoi vestiti, gli verrebbe un infarto!”. Il ragazzo rispose alzando le spalle e, sbadigliando rumorosamente, si stese sul letto.

Sousuke stava aiutando Melissa ai fornelli mentre Kurz sonnecchiava disteso sul divano in una posa quasi oscena. Nell’abitazione aleggiava un buon profumo di verdure e stufato. Non era una cena giapponese, ma italiana, e persino Sousuke la preferiva alla sua. Finito di preparare la tavola, quest’ultimò andò a svegliare l’amico.

“Ehi… sveglia. È pronta la cena… come ti senti?”, disse.

“Così così… un po’ di mal di testa, ma comunque… grazie Sou”, rispose l’altro mostrando un lieve sorriso.

Sagara lo aiutò ad alzarsi ed insieme raggiunsero il loro superiore.

“Perché?”, pensava Kaname. “Perché sono stata così idiota? Dovevo parlargli! Ho sbagliato…”. Ormai era tardi per telefonargli: stava per scoccare la mezzanotte. Voleva sentire la sua voce e parlare con lui… ma non poteva. Voleva dichiararsi, ma non ci riusciva. In quel momento si chiedeva se anche Sousuke stesse pensando a lei. “Cosa prova lui per me? Che cosa farà domani? Mi telefonerà? Ho deciso. Sarò io a chiamarlo!”, e pensando ancora al ragazzo che amava, s’addormentò stringendo il suo peluches preferito.

Il giorno dopo, 23 dicembre, ore 6.30

Dalle veneziane entravano diversi fasci di luce chi illuminavano la stanza. Qualcuno arrivava anche al volto di Melissa che per questo si fregò ripetutamente gli occhi fino a scorgere bene ogni particolare della stanza. Non fu la prima a svegliarsi: Sousuke gironzolava avanti e indietro da almeno un’ora.

“Che fai già sveglio?”, domandò Melissa mezza addormentate e con voce flebile.

“AH… non mi ero accorto che eri sveglia”, rispose. “Comunque ho già preparato la colazione, bisogna solo scaldarla… svegliamo anche Kurz?”:

La ragazza osservò con un sorriso sornione il compagno che dormiva nel letto vicino e guardando Sousuke disse: “Mmh… ci penso io!”.

Mao si avvicinò quatta quatta a Kurz. Quest’ultimo, ancora nel mondo dei sogni, si rigirò nel letto più volte e, ad un certo punto, si voltò verso la ragazza. Mormorò qualcosa e lei, incuriosita, aguzzò l’udito e ascoltò: “Ah… Tessa… che carine le tue mutandine …”.

L’espressione di Melissa cambiò fino ad assumere un aspetto terrificante. Afferrò Kurz per la camicia e lo scaraventò giù dal letto sotto gli occhi dell’amico.

“AAHIA!!! Che cacchio fai, sorellina??!”, urlò il malcapitato che giaceva a gambe all’aria sul pavimento. Fortunatamente cadde di schiena e non subì ulteriori danni alla gamba sinistra.

Sousuke, ancora attonito, aiutò l’amico a rialzarsi e si lasciò scappare un sorrisetto che fece incavolare di più Kurz che, con aria seccata aggiunse:

“… Tsk… andate tutti e due a quel paese!”.

La sveglia di Kaname cominciò a suonare. Aveva un timbro piuttosto forte che destò la ragazza quasi immediatamente. Ma Kaname non era una leader nello svegliarsi in fretta. Infatti, dopo essersi seduta sul letto, cominciò a barcollare fino a richiudere gli occhi. Purtroppo non essendo sdraiata, finì con lo sbattere la testa sul muro dietro la sua schiena. “Ohi ohi… che botta”, si lamentò. Ormai sveglia si alzò, tuttavia ancora instabile. Marciò verso la finestra così lentamente e goffamente da sembrare ubriaca; si affacciò e osservò sorridente il paesaggio: era tutto bianco e nevicava ancora molto intensamente. Rimase incantata davanti allo splendido spettacolo che aveva davanti a se, con alberi innevati e il cielo colmo di candidi fiocchi di neve che cadevano silenziosi. Un brivido intenso le percorse tutto il corpo: si stava letteralmente congelando! Chiuse in fretta la finestra e pensò tra sé e sé: “Che cretina che sono… star lì impalata al gelo!!!” si vestì e scese per la colazione.

Finito di mangiare rimase per un attimo in silenzio fissando l’orologio. Erano le nove e un quarto. Aveva l’impressione di dimenticare qualcosa. Ma cosa? Chinò la testa e rifletté. Poco dopo la rialzò e urlando disse: “Accidenti!! Devo telefonare a Sagara!!!!”. Cominciò a correre disperata per tutta la casa in cerca del telefono e, una volta trovato, lo strinse tra le mani esitando. Stava per premere il pulsante “chiamata” quando si fermò di scatto. “Ma… ma io… IO NON HO IL NUMERO DI SOUSUKE!!!”.

Nel frattempo la combriccola all’hotel aveva finito di fare colazione. Kurz aveva proposto di andare all’aperto ad osservare il quartiere innevato, ma la vera ragione era un’altra. I tre si prepararono e scesero. Usciti, si trovarono ad ammirare il piccolo giardino ormai tutto bianco con almeno 30 centimetri di neve.

“Era da molto tempo che non vedevo così tanta neve!”, esclamò entusiasta Melissa mentre ne tastava un po’.

Sousuke fece un giro completo del giardino guardandosi attorno, mentre il terzo si appoggiò ad un albero cercando di piegarsi fino a toccare con le mani la soffice neve. Con questa iniziò a fabbricare della palle. “Ehi, sorellina! Guarda un po’ qui!”. La ragazza si voltò e non ebbe nemmeno il tempo di posare lo sguardo sull’amico che le arrivò una palla di neve dritta in faccia.

“Ah… bastardo!!!”. Mao cominciò a correre verso il biondino, ma quest’ultimo si nascose dietro l’albero continuando a lanciare neve. Finì in fretta le munizioni e così lei, consapevole dell’invalidità dell’amico, si fermò e raccolse un grande mucchio di neve. Per un instante rimasero immobili. “Preparati a soccombere, stronzetto!”, disse lei ridacchiando, e lanciò l’enorme mucchio di neve addosso al ragazzo.

In quel momento arrivò Sousuke che ansimando chiese:

“Ho sentito delle urla. È successo qualcosa? Dov’è Kurz??!”.

Mao ridendo indicò la montagnola bianca lì vicino. Sousuke notò che spuntava un braccio dal cumulo e riportò alla luce il compagno.

Meglio se torniamo di sopra…”, aggiunse Sagara, e così tornarono nella loro abitazione.

“Cacchio… sono già le undici!”, osservò Mao ricordando a Sousuke che doveva telefonare a Chidori e gli porse il telefono. “Vi lasciamo alla vostra intimità…”, concluse Kurz mentre si dirigeva insieme all’amica in cucina. Sousuke rimase nella stanza da letto, digitò il numero dell’amica e stette in ascolto.

Kaname udì il suono del telefono e rispose speranzosa: “Pronto? Chi parla?”.

“Sono Sagara”. Sul viso di lei comparve un sorriso.

“Ciao… come va?”.

“Bene grazie. Senti… volevo chiederti se domani sei libera…”.

“Sì, perché?”.

“Beh… io e i miei camerati… ehm… amici… volevamo passare la vigilia e il Natale insieme a te. Vuoi venire?”.

“Sì… dimmi quando”.

“Domani sera alle sei, va bene?”.

“Ok! Allora a domani!”.

“A domani, Chidori. Ti voglio bene…” Click.

Kaname rimase a bocca aperta e con gli occhi spalancati. Cosa voleva dire con “ti voglio bene”?? il suo viso cominciò ad arrossire e le venne il batticuore. Non poteva credere alle parole appena pronunciate da quel ragazzo sempre imbronciato. Aveva sognato? No. Era vero. Chiuse gli occhi sorridendo e si lasciò cadere sul letto e nei suoi pensieri c’era posto solo per Sousuke.

Quando il sedicenne ebbe finito la telefonata, i suoi due compagni uscirono dalla cucina. “Ehi, Sou… me daresti il numero di Kaname?”, disse Melissa facendo l’occhiolino a Kurz mentre Sousuke era voltato dall’altra parte. “Sì, ma… a che ti serve?”.

“Così… solo per aggiungerlo alla rubrica o per emergenza…”.

Dopo aver pranzato decisero di andare a prendere i regali. Arrivati in centro si divisero: Melissa si staccò dal gruppo e gli altri due si diressero assieme verso un negozio di gioielleria. Sagara ammise di non avere idea di cosa prendere a Kaname e Kurz, sorridendo, disse: “Ci penso io… vedi quella catenina laggiù?”, e indicò una graziosa collana d’oro con un cuore a metà. “per me dovresti prenderle quella… è come se la metà del tuo cuore appartenesse a lei, che ne dici?”. Il più giovane si avvicinò al vetro e guardò incantato il gioiello. “Dico che è un’ottima idea… grazie mille, Kurz!”. Mentre il moro si avviava all’entrata, il biondo si allontanò per poi scomparire dentro un vicolo.

Nel frattempo l’anziana del gruppo aveva già incartato tre regali che teneva fra le braccia. Essi le impedivano di vedere dove andava e infatti poco dopo andò a sbattere contro una persona. Era Kaname. Da poco lontano Sousuke osservò la scena incuriosito e fece attenzione a non farsi notare nascondendosi in un cespuglio. Notò che si stavano scambiando qualcosa, ma le foglie gli impedivano da vedere i dettagli.

Le ragazze si salutarono e così anche lui si allontanò facendo finta di non aver visto nulla.

Il primo ad arrivare all’hotel fu Kurz che sistemò con cura i suoi regali sul tavolo. Posò le stampelle al muro e provò a camminare senza, ma con risultati scadenti: stava per cadere, ma fortunatamente si aggrappò alla scrivania con una mano. Si rialzò e si mise a saltellare per arrivare alla finestra. Guardò fuori in cerca dei compagni, ma non c’era traccia di loro. Con lo sguardo fisso sul panorama nevoso cominciò a pensare all’imminente ritorno sul Tuahta De Danaan. Come si sarebbe presentato dal maggiore? Quale sarebbe stata la scusa inventata per l’ingessatura? Kalinin infatti non sapeva ancora nulla.

I suoi pensieri furono interrotti dal suono delle chiavi nella serratura. Erano Mao e Sagara. Kurz guardò con aria di rimprovero gli amici: “Ehi, sono gia le quattro! Sbrighiamoci a preparare tutto altrimenti non saremo pronti per l’arrivo di Kaname!”.

 

 

 

  
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