Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Keaira Elenath    21/09/2007    8 recensioni
Cosa succederebbe se Sauron avesse avuto la malefica idea di generare discendenti?
Peggio ancora, cosa succederebbe se per farlo, avesse scelto di creare un essere perfetto, traendo da ogni razza ogni beneficio, unendo quindi il suo essere demoniaco con le caratteristiche elfiche e quelle umane?
Questa è la storia di una creatura creata dal male, generata per fare del male, ma che essendo appunto discendente di nobili razze, tra cui quella elfica, è dotata anche di sentimenti e sensazioni.
Un "piccolo" sconvolgimento del mondo di Tolkien, con l'apparizione di una nuova creatura, tra i personaggi storici di quest'opera.
E' la mia prima fanfiction, spero con tutto il cuore che piaccia, anche in minima parte.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Denethor, Faramir, Gandalf, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo Uno – Piovuta dal cielo.

Nolwen si sentì scivolare e infine iniziò a cadere come se stesse scendendo lungo un tunnel senza fine e buio.
Stava cadendo nel vuoto ad una velocità impressionante.
Cercò di concentrarsi e invocare l’aiuto delle sue ali nere, ma sembrava quasi che queste non volessero collaborare. In realtà la discesa così veloce le impediva di concentrarsi a dovere.
Le sua ali erano particolari. Spuntavano solo quando era abbastanza concentrata, erano collegate al sistema nervoso centrale e non era mai stato facile averne la padronanza.
Infatti Nolwen era stata addestrata sin da piccola a metodi di concentrazione e meditazione antichi, che l’avevano aiutata ad avere il controllo sul suo corpo e sulle sue magnifiche ali oscure.
Ma queste non crebbero dalla sua schiena, come succedeva di solito. Troppa era la tensione di Nolwen perché si potesse concentrare.
Mentre cadeva, non riusciva a pensare a niente, solo a quando sarebbe finito quel tunnel e dove avrebbe portato.
I suoi lunghi capelli neri volavano tutti verso l’alto, spinti dalla forza del vento che soffiava a milioni di chilometri a quella velocità.
Ogni tanto girava lo sguardo verso l’alto, per cercare di capire quanta distanza avesse potuto percorrere. Ma era tutto inutile. Ora non si vedeva più niente nemmeno in alto. Era tutto buio.
Talmente oscuro che non sembrava di avere gli occhi aperti.
Ad un certo punto un piccolo spiraglio di luce s’incominciò a intravedere dal basso. Finalmente Nolwen poteva vedere la punta dei suoi piedi nudi.
Più cadeva nel vuoto, più si avvicinava a quella luce bianca, quasi accecante.
Era quasi arrivata vicino alla fine del tunnel quando iniziò a rendersi conto di dove stava per ‘precipitare’.
Attraversò la luce bianca, al contatto tra il suo corpo e la luce, ci fu un bagliore accecante, che dalla Terra di Mezzo gli uomini videro come fosse un fulmine a ciel sereno.
I primi che videro questo lampo accecante, furono gli uomini che scappavano da Osgiliath.
Nolwen cadde dal cielo, come fosse appena uscita da una nuvola e precipitò con forza sul terreno.
Strano a dirsi, ma non si fece niente. Si rialzò appena, solo un po’ intontita. Per il resto era tutta intera, seppure indossasse solo un mezzo vestito quasi tutto stracciato, nero e sporco. Le gambe e piedi nudi, pieni di graffi, come le braccia.
E sul suo viso una cicatrice sotto il sopracciglio destro e un labbro che sanguinava.
Era poco pensando alla caduta che aveva fatto.
Da dove provenisse questa creatura ancora non si sapeva. Solo qualcuno molto saggio, che avesse conoscenze sul mondo e sulla sua creazione, avrebbe potuto conoscere la sua provenienza. Qualcuno come uno stregone.
Ma di questo si parlerà più in la.

Ora Nolwen si trovava proprio sulla traiettoria su cui si dirigevano, galoppando a cavallo alla velocità del vento, gli uomini della guardia di Minas Tirith. Diretti a tutta velocità, verso Minas Tirith, inseguiti da orchi e Nazgul.
La cittadella era stata invasa, ed erano rimasti in pochi a difenderla, gli ultimi sopravvissuti, il resto di loro erano stati spazzati via come polvere.
Tra loro c’era il capitano Faramir, rimasto per ultimo infondo al gruppo di guardie, per difendere i suoi uomini.
La distanza da Osgiliath a Minas Tirith non era molta. Ma in quel momento sembrava una distanza enorme e bastava a far si che i Nazgul terminassero lo sterminio delle guardie di Gondor.
A metà strada, già un quarto degli uomini era stato abbattuto. Alle spalle dei cavalieri, oltre ad esserci i Nazgul, avanzavano minacciose grosse nuvole nere.
Proprio in quel momento, le grandi porte di Minas Tirith si aprirono. Un uomo a cavallo uscì sfrecciando dalle grandi mura, un cavaliere bianco. Si trattava di Gandalf. Correva più veloce del vento, in aiuto a quegli uomini in bilico tra la vita e la morte.

Improvvisamente, il cavallo che cavalcava Faramir, cadde a terra, trafitto alla zampa da una freccia degli orchi. Molti di loro seguivano ancora i superstiti, correndo all’impazzata.
Faramir ormai atterra e un po’ stordito per la caduta, era bloccato sotto il peso del cavallo. Tentò di alzarsi, ma la sua gamba sinistra era intrappolata. Cercò di recuperare la sua spada, ma inutilmente, era incastrata anch’essa.
Verso di lui, avanzava un gruppo di orchi, pronti ad ucciderlo.
Nolwen si era appena alzata in piedi, provando cosa significasse usare le gambe, cosa che non aveva mai fatto prima di quel momento, non molto almeno. Solitamente era aiutata dalle sua ali, ed era come se aleggiasse nell’aria invece di camminare.
E solo in quel momento si accorse della mandria di cavalli impazzita che la puntava.
Ma la sua vista superiore a qualsiasi essere umano, elfo o nano, riuscì a percepire un altro pericolo poco più lontano: il capitano Faramir stava per essere ucciso da un esercito di orchi.
Senza pensarci due volte Nolwen iniziò a correre – anche se a fatica, con le gambe tremanti – verso Faramir, evitando i cavalli che le arrivavano incontro.
Passo dopo passo prendeva sempre più velocità, finche ad un tratto i suoi piedi si staccarono dal suolo: le sue ali nere, finalmente arrivate in suo soccorso.
Planò nel cielo alla velocità della luce, attraversando le nuvole, dividendole a metà.
In un attimo fu davanti a Faramir.
Restò ferma davanti a lui, osservandolo dalla testa ai piedi, cercando di capire la situazione.
Sembrava una creatura che non capiva cosa stesse succedendo e cercasse spiegazioni. Poi iniziò a giragli intorno lentamente.
Faramir dal canto suo, la guardò sgomento. Le sua ali nere erano quelle che lo sconvolgevano di più.
Chi era quella nuova strana creatura? Un’altra diavoleria di Sauron?
Nel frattempo le ali di Nolwen scomparvero lentamente, tornando a far parte della sua schiena e del suo corpo.
Improvvisamente la strana creatura caduta dal cielo iniziò a parlare. Ma non era il linguaggio corrente. Faramir non capiva niente di quello che gli stava dicendo.
Sembravano domande.
Il capitano la fissò muto. Non si fidava di lei, non sapeva da che parte stava. Probabilmente era lì per finire il lavoro degli orchi e ucciderlo.
Nolwen si accorse che non rispondeva ancora e si zittì anche lei. Lentamente iniziò a comprendere che l’uomo non capiva quello che gli stava dicendo. Il suo era il linguaggio oscuro, conosciuto solo dalle creature di Sauron e dal demone stesso.
E lei non amava parlare la lingua corrente. Non conosceva tutti i termini e i significati.
Quindi dovette adottare il sistema più primitivo che conoscesse: i gesti.
Si avvicinò piano al capitano, il quale intanto si era spostato, come se fosse pronto a difendersi dopo essere stato attaccato.
Nolwen iniziò a fargli cenno di stare tranquillo, ma non era così semplice come aveva immaginato.
Stava per avvicinarsi di più quando sentì forti urla provenire alle sue spalle.
La giovane creatura si voltò di scatto. Le ali nere riapparvero all’istante.
Un’orda di orchi si avvicinava velocemente a lei e a Faramir, pronti a sterminarli.
Nolwen rimase lì immobile, in attesa del loro arrivo.
Si pose tra il capitano e il gruppo di orchi.
In quel momento Faramir iniziò a chiedersi da che parte potesse stare quella ragazza. Il dubbio di aver sbagliato a non fidarsi quando sembrava che volesse aiutarlo, lo avvolse del tutto, facendolo sentire uno stupido.
<< Scappa!!! >> disse Faramir << Non puoi farcela contro di loro, ti uccideranno…scappa! >> ripetè alzando la voce.
Nolwen si voltò a guardarlo. I loro sguardi si incrociarono.
Ancora una volta il capitano Faramir rimase sgomento, senza parole.
Gli occhi di Nolwen non avevano un colore normale, come quello umano. Nemmeno gli elfi avevano degli occhi così, sebbene Faramir non ne avesse visti poi così tanti.
Gli occhi della ragazza erano grigi, molto chiari. Le iridi non esistevano, al loro posto si rifletteva la luce bianca del cielo.
Ci si perdeva ad osservarli.
Nolwen si avvicinò velocemente a Faramir, senza preoccuparsi che lui potesse spaventarsi, afferrò una spada che era poco più in la del capitano e tornò in direzione degli orchi.
Faramir era ancora lì fermo, senza riuscire a parlare, senza riuscire a spiegarsi quello che stava succedendo, senza capire chi fosse quella strana creatura molto simile ad una ragazza umana.

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Keaira Elenath