Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: ardenteurophile    06/03/2013    4 recensioni
[...] Sei… hai detto alla tua famiglia che siamo un coppia?”
“No.” Borbottò Sherlock, seccato. “Ovviamente no.”
John sventolò un po’ le braccia, totalmente incredulo.
“Allora cosa–“
“Io… solamente mi sono limitato a non correggerli quando lo hanno dedotto.” Ammise Sherlock. “Non sembrava importante all’inizio, e poi…”
“E poi? E poi cosa, Sherlock?”
“Sembravano così orgogliosi di me per una volta...” La sua voce venne improvvisamente meno, mentre fissava la sua tovaglietta. “Non mi piaceva l’idea di rivelar loro la verità.”
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Mycroft Holmes , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota di Servizio:
Dlin-Dlon! Siamo lieti di comunicare ai gentili lettori che la storia è stata finalmente spostata al posto giusto! Grazie per la pazienza! Enjoy the reading!
 

CHAPTER ONE

 

 
“Tua madre vive qui?” Mormorò incredulo John mentre risalivano il lungo sentiero di ghiaia che conduceva alla casa. Era una notte abbastanza fredda; si strinse il cappotto addosso, desiderando ardentemente che Sherlock gli avesse lasciato indossare il suo maglione di lana preferito. Apparentemente non era ‘appropriato’ per questo tipo di evento sociale. John pensò che iniziava a capirne il motivo.
Sherlock confermò con un borbottio, scoccando un’occhiata gelida al maniero che si innalzava di fronte a loro, circondato da ampi giardini e piante di Pioppo.
“Tecnicamente è di Mycroft, naturalmente. È sempre stato così… esibizionista.”
“Esibizionista? Sherlock, ci sono dei dannati pavoni!” esclamò John, individuandone uno che si faceva strada per il prato.
“Pacchiano.”
“Mi sento come se fossi finito al maniero dei Malfoy o qualcosa del genere. Sono nel maniero dei Malfoy?”
Sherlock si voltò leggermente e alzò un sopracciglio a John con aria inquisitoria.
“Fammi indovinare. Non hai mai letto Harry Potter.” Sospirò John. Si chiese se Sherlock ne avesse almeno mai sentito parlare. Si chiese se Sherlock sapesse almeno cosa fosse un mago.
“È uno di quei riferimenti alla cultura popolare che ti piacciono tanto? Sai che non ho né il tempo né la propensione per questo, John.”
“Non capisco perché non ti rimetti al passo con I tempi quando ti annoi. Come accade… ogni singola settimana? Invece di, oh non lo so, sparare alla pareti e fare esperimenti su cose che dovrebbero essere il mio pranzo.”
“Irrilevante.”
“Potremmo rispondere dannatamente meglio al quiz del pub se vorresti.” Brontolò John, ripensando all’ultima disastrosa volta in cui aveva trascinato Sherlock giù fino al loro locale per il quiz del giovedì sera.
Avevano raggiunto il porticato (appariscente e severo, con degli strani basamenti di marmo ad entrambi i lati della porta), e Sherlock si allungò per suonare il campanello, voltandosi verso John con una strana espressione sul viso.
“John, io ho le mie aree di competenza, e tu le tue; sono distinte ma complementari. È una delle tante ragioni del perché la nostra collaborazione è così preziosa per me.”
John sbatté le palpebre, colto alla sprovvista come sempre quando Sherlock gli faceva uno dei suoi strani, intricati complimenti.
“Oh. Bene, questo è… bene.”
Sherlock gli sorrise un po’ maniacalmente, e la porta si spalancò di fronte ai due.
“Sherlock, tesoroooo!” squillò un energico saluto di benvenuto, a cui Sherlock sussultò un poco, ed una donna vestita in porpora ed oro – Mamma Holmes, assunse John – si avventò sul suo amico in una nuvola di profumo e boa piumati. A John ricordò decisamente il pavone che aveva appena visto.
“Buon Natale, madre…” udì un borbottio soffocato dalla spalla di Mamma Holmes.
La donna arretrò all’improvviso e rivolse il suo sguardo a John. Era alta, con l’elegante (forse in qualche modo cavallina) struttura ossea di Sherlock e palpebre pesanti. I suoi capelli dovevano essere stati corvini, ma ora erano più brizzolati e raccolti sulla parte alta della testa con una stravagante crocchia.
“E questo deve essere il tuo ragazzo –“
“- amico-“ biascicò in fretta John, più che solito a correggere questa assunzione negli ultimi tempi.
“Compagno.” Sherlock tagliò corto, appoggiando la mano appena più in alto del fondoschiena di John per guidarlo all’interno della casa. “Madre, lui è John Watson.”
“Aracelia Holmes.” Si presentò, abbassandosi anche verso John per baciargli le guance.
“È un piacere conoscerla.” Disse, inghiottendo di colpo una ventata di profumo. “Buon Natale.”
“John è un dottore, madre.” Affermò Sherlock, con qualcosa nel suo tono che risuonava stranamente come orgoglio. John gli scoccò un occhiata, un tantino disorientato.
“Ehm, sì. È vero.”
“Oh, lo so, caro, so tutto su di te. Sono così felice di conoscerti finalmente; accomodati.”
Si spostò a lato per lasciarli entrare del tutto ed entrambi passarono oltre la soglia, mentre John si chiedeva cosa davvero Aracelia Holmes sapesse di lui, e chi le avesse raccontato tutto.
La casa era calda e accogliente dopo il gelo della note invernale, e davvero arredata con molto gusto per la stagione – nonostante John potesse intuire che Sherlock disapprovasse, dato che in quel momento sembrava stesse fissando un mazzo di agrifoglio e vischio con intenti omicidi.
Furono spediti in un ampio salotto da Aracelia, che versò ad entrambi uno sherry e poi scomparve per andare a “vedere come stanno andando le cose in cucina, miei cari.” John non era sicuro riguardo chi stesse cucinando, ma non sarebbe stato sorpreso se la casa fosse stata completa di un intero esercito di ‘aiutanti’. La gente faceva ancora uso di aiutanti?
“Esibizionista.” Affermò nuovamente Sherlock, tirando si con il naso verso un enorme albero di Natale ricoperto di ghirlande dorate e palline di vetro.
“Suvvia, Sherlock, comportati bene.” Una voce da dietro di loro li raggiunse, e John si voltò per scorgere Mycroft scivolare nella stanza. “Non vogliamo che succeda come l’anno scorso, non è vero?”
John represse una risatina quando notò che Mycroft indossava una cravatta rossa e verde con le renne. Sherlock alzò gli occhi teatralmente.
“L’anno scorso è stata tutta colpa tua, Mycroft, come tu ben sai.”
“Colpa mia? Colpa mia! E immagino che l’incidente con il ripieno sia stato sempre colpa mia. Salve di nuovo, dottor Watson.”
“John, la prego. Salve Mycroft.” Disse John, sorridendo affabilmente mentre stringeva la mano dell’uomo. Sentiva che almeno qualcuno doveva comportarsi da persona civile e matura lì dentro, e poteva immaginare che Sherlock o Mycroft non sarebbero stati quel qualcuno.
“Mi dispiace che la famiglia non sia al completo.” continuò Mycroft. “Di solito organizzavamo una festa abbastanza grande a Natale, ma capisci, Mamma non gradiva più l’idea di avere ospiti negli ultimi anni, non da quando Sherlock ha dato fuoco al –“
“Mycroft.” Borbottò Sherlock, abbandonandosi su una poltrona con un tonfo mentre ingurgitava il suo sherry.
John alzò un sopracciglio e ridacchiò.
“Ha appiccato fuoco a qualcosa? Fammi indovinare, era un esperimento.”
“Così dice.” Confermò Mycroft. Si piegò leggermente verso John e abbassò il tono di voce. “Ma io credo che stesse cercando di evitare di mangiare le sue verdure.”
Sherlock si immusonì, accavallando le gambe con stizza.
“Ho proclamato un divieto globale su tutti gli esperimenti durante il periodo natalizio.” Spiegò John a Mycroft. Una delle sue idee più brillanti, riteneva; Sherlock gli aveva domandato si aspettava che gli comprasse un regalo (da qualcun altro sarebbe sembrato un tantino offensivo; con Sherlock era stato davvero sorpreso che gli fosse anche solo passato per la testa) e gli aveva chiesto invece un pochino di pace e tranquillità durante la stagione natalizia. Per ora stava andando bene, solo una piccola ricaduta con le unghie dei piedi.
“Davvero?” esclamò Mycroft, incuriosito. “E ha accettato? Mi sorprendi.”
“È un regalo.” Sbottò Sherlock dall’angolo. “A Natale è tradizione scambiarsi regali con coloro a cui si è più affezionati.”
“È bello che tu conosca la teoria, Sherlock, non hai mai fatto un regalo in tutta la tua vita.” Affermò Mycroft.
Sherlock si accigliò.
“Non ho mai avuto qualcuno a cui farne uno.”
John si sentì improvvisamente arrossire, e si schiarì la voce, tentando di guardare dappertutto tranne che Sherlock. Fu lieto che Aracelia scelse proprio quel momento per ripiombare nella stanza, portando con se un vassoio di bicchieri.
“Cari, la cena sta per essere servita, se volete seguirmi. Sherlock, smettila di stravaccarti su quella poltrona, non è educato. Mycroft, potresti andare a prendere un paio di bottiglie di rosso in cantina? Non il ’67 se non ti dispiace, è un regalo di Natale in anticipo dagli Adler e ho qualche sospetto che sia avvelenata.”
John sbatté le palpebre, incerto se avesse capito male l’ultima frase, finché non si ricordò di chi Aracelia fosse madre  e decise che probabilmente non aveva affatto frainteso. Mycroft annuì e scomparve giù per l’atrio, lasciando che Sherlock e John seguissero la donna nella sala da pranzo.
John prese un respiro profondo.
Sarebbe stata una lunga notte.

____________________
 
Nota della traduttrice:
Ovviamente non è un lavoro mio, i meriti vanno tutti ad ardenteurophile, io sono solo l’umile traduttrice.
 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: ardenteurophile