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Autore: cardi    06/03/2013    1 recensioni
Dal Capitolo 2: "Stavo per svoltare l’angolo quando qualcuno mi si pose davanti, qualcuno che conoscevo già. Il ragazzo posò il braccio sul muro accanto a me e mi tagliò la strada “Chi è ?” disse, curioso indicando Manuel.
Sbuffai “Mio figlio” inventando. “Fortunato il papà allora!” disse e pizzicò la guancia di Manuel con le due dita. Beh.. devo ammettere che la posizione in cui si era messo non aiutava a oppormi ma passai sotto il suo braccio e svoltai l’angolo sistemandomi una ciocca dei ricci biondi che era volata via dalla coda. "
Dal Terzo Capitolo: "Aprii la porta e mi stampò un bacio secco sulla guancia “Sogni d’oro!” con un passo il biondino-moro scomparse nella sua cabina e io rimasi lì, impalata sentendo ancora le sue labbra sulla mia guancia. "
ISPIRATA AD UNA STORIA VERA
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Mi scapicollai dalle scale nella speranza di scendere da quella nave il prima possibile quando vidi con la coda dell’occhio due persone che conoscevo bene.

“Manuel!” gridai mentre il ragazzino dai capelli mossi si nascondeva dietro le gambe della sorella, Giada. Li abbracciai e gli promisi che l’avrei cercata al ritorno. Mi salutò stringendo l’abbraccio mentre mi limitai a dare un buffetto sulla guancia a Manuel che stranamente non si ritirò. Gli sorrisi di sfuggita mentre mettevo piede sugli scalini e seguivo la folla mentre cercavo la riccia chioma mora di mia sorella e, trovata, la raggiunsi in corsa. Mentre superavo il pontile con lo zaino in spalla sentivo lo sguardo di qualcuno si di me ma in mezzo alla folla non riuscii ad individuare nessuno fino a che la mia attenzione non fu catturata da una donna giovane che spronava suo figlio ad avanzare velocemente mentre cercava di aprire la portiera della macchina. Francesco si posò sulla fiancata dell’auto lucida fino a che non sentii i suoi occhi infuocati su di me e quel blu elettrico si accese come non mai mentre mi portavo una bottiglia d’acqua alla bocca e gli sorrisi.

Mia sorella si fermò di scatto e sibilò “Chi è?”

“Chi è chi ?” feci la vaga.

“Chicchirichì, cretina quel tipo dico” disse e lo indicò.

“Non ne ho la più pallida idea sorellona.” Dissi muovendo una mano davanti al mio viso come per scacciare via l’argomento e alzare poi la mano per farmi vedere da mia madre che accendeva i motori della macchina. Dopo pochi passi mi infilai nella portiera e mi sedetti sui sedili posteriori e chiusi gli occhi mentre a palla si ripeteva incessante “Little Things” dei One Direction.

                                                                    *-*

Erano passate ore oramai e la stessa canzone si ripeteva mentre l’ennesimo traghetto della giornata ci faceva finalmente sbarcare sulla nostra meta : Luka.

Luka era la destinazione della mia famiglia da ben quattro anni e ogni anno portavamo un nuovo membro della nostra famiglia a visitarla. Era una delle tante isole della Croazia ma la cittadella e la sua acqua cristallina aveva catturato il cuore dei miei genitori dall’inizio. Avevamo anche degli amici lì, erano due o tre uomini sulla quarantina che lavoravano nei locali la sera in cambio id vitto e alloggio, si erano due musicisti. Fabio aveva i soliti capelli bianchi sempre appiattiti dal casco da moto e un paio di occhiali rotondi mentre Lorenzo era un uomo calvo e panciuto con il sorriso sempre stampato sulle labbra e con una spiccata passione per le donne russe. Li adoravo. Sapevano sempre tirarti su con il morale, li conoscevo da quando mio padre comprò la sua prima moto e diventò un ufficiale motociclista del loro gruppo. Imbarazzante non è vero?

Sorrisi quando vidi la nave aprire la portiera per far passare le macchine che una ad una entravano nel territorio Lukano. Misi un piede a terra prima di salire in macchina e respirai l’aria pulita e fresca della notte croata mentre le stelle quella sera sembravano guardarmi compiaciute e rallegrate del mio arrivo.  I miei zii suonarono dalla macchina dietro alla nostra il clacson e mio padre partì verso i nostri appartamenti.

Erano passati poco più di 20 minuti quando lasciammo la famiglia Desideri all’uscio di una casa a pochi passi dalla spiaggia di ciottoli e proseguimmo cento metri più avanti dove il nostro appartamento era già stato aperto e preparato. La brezza marina mi scompigliò i capelli e mia madre frugò nelle tasche della borsa in cerca delle chiavi e quando sentii tintinnare esse una macchina lucida sfilò sulla strada con gli abbaglianti accesi e si fermava accanto alla nostra casa. Entrai spedita in camera non curandomi dei nuovi vicini dell’anno e sprofondai  nel letto della mia stanza singola mentre mia sorella e i miei si accomodavano nelle stanze al piano di sopra.

Data la stanchezza, il mio cervello preferì prendersi una bella pausa ed evitò di fare sogni strambi.

La mattina dopo sentii mia madre chiacchierare dal balcone con una donna giovane dai capelli biondi e stampando un bacio sulla guancia a mia madre mi presentai all’altra donna in inglese. Ma la donna davanti a me scoppiò a ridere “Non sono straniera è inutile che sfoggi il tuo inglese, sono italiana” spiegò con una voce acuta.

“Oh. Beh, allora ciao sono Sara” mi presentai poi con una leggera stretta della mano. “Lavanda” sussurrò con uno strano accento mezzo mafioso per poi accennare un saluto con la mano e sparire dentro la casa accanto. Scrollai le spalle e afferrai un cornetto alla marmellata per poi andarmi ad infilare un costume intero.

Non amo far vedere agli altri il mio corpo, anzi mi vergogno un po’ non essendo tutta questa bellezza. Ho i capelli biondi chiari che mi ricadono ricci e corti sulle spalle dandomi l’aria un po’ da svitata e i miei occhi rovinano il mio viso con il loro marrone scuro. Ho una bocca a cuore che amo curvare in tante smorfie e il naso all’insù. Sono bassa, sfioro il metro e 55 centimetri per culo e posso vantarmi solo dei miei muscoli alle gambe per gli incessanti allenamenti di pallavolo, ma la mia pancia non è così piatta come tutti dicono ma mi considero giusto giusto sulla soglia dell’accettabile.

Afferrai un asciugamano arancione, il telefono e le ciabatte per non farmi male sui ciottoli della sabbia. LA spiaggia era davanti casa, superata la strada e quindi abbandonai gli oggetti che mi ero portata sul molo e mi buttai in acqua con un modesto tuffo a bomba.

sentii una risata rauca provenire dalle mie spalle mentre risalivo in superficie e scostandomi i capelli bagnati dal viso risalii sulla spiaggia trovandomi davanti l’ultima persona che avrei pensato di incontrare. Il mio sguardò vagò sui suoi i piedi fino al suo costume rosso dannatamente in contrasto con un apio di occhi blu elettrico che esploravano il mio corpo. Mi soffermai un po’ sui suoi addominali leggermente scolpiti fino a seguire sulle sue labbra carnose e sul mio telefono che stringeva allegramente in mano... Aspetta, aspetta..

“IL MIO TELEFONO” balbettai scandendo le sillabe .

“Ciao anche a te angelo.” Sorrise sadico mentre si leccava il labbro inferiore.

“Francesco hai tre secondi per scappare...” dissi cercando mi mantenere la calma. Il suo sguardo di posò sulle mie mani chiuse a pugno e poi vagò fino ai miei occhi che lo fulminarono con lo sguardo.

“MAI.TOCCARE.IL.MIO.CELLULARE.SENZA.IL.MIO.PERMESSO” ringhia avvicinandomi pericolosamente a lui.

“Come siamo aggressive” sorrise e fece un passo all’indietro per poi proseguire in corsa ai lati della strada. Lo seguii senza pensarci due volte e mi maledissi per non aver messo le ciabatte mentre l’asfalto stava consumando i miei piedini bagnati mentre la rabbia mi saliva a fior di pelle.  Lo vidi infilarsi in una siepe e sparire e mi fiondai tra le foglie anche io ritrovandomi sdraiata sopra di lui al bordo del bagnasciuga .

Sorrisi appena “Preso” ridacchiai ma poi sgranai gli occhi vedendo l’acqua dei miei capelli gocciolare su di lui e il suo corpo riempirsi di goccioline a contatto con il mio. Arrossi rendendomi conto di essere sopra di lui e mi morsi istintivamente un labbro. Mi misi sopra i gomiti per non pesargli ma lui mi ributtò sora i l suo petto tenendomi stretta per i polsi e ribaltando la situazione. Mi divincolai dalla sua stretta fino a che i nostri nasi non si sfiorarono poi mi immobilizzai.

“Vorrei essere io a morderti quel labbro” sussurrò accanto al mio orecchio con voce roca mentre il suo ciuffo mi solleticava la guancia. Arrossii di colpo diventando rossa come un peperone, penso sia stata la cosa più stramba che mi avessero mai detto. Per un attimo avrei avuto voglia di gridargli “FALLO, CAZZAROLA FALLO!”

Ma mi trattenni e ripetei le sue parole con sarcasmo “Non baceresti mica una sconosciuta dai capelli ricci o sbaglio?”

Soffiò e si alzò da terra per poi porgermi una mano con un ghigno sul volto ma non l’afferrai usando le mani per alzarmi da sola da terra. “Con te sarà più difficile di quanto penso probabilmente.” Disse più a se stesso che a me.

“Oooh, ti sbagli ciccio- dissi scherzosa mollandogli un pugno sul braccio- con me non sarà proprio.” Constatai.

“Questo lo dici te, Angelo” mi prese sotto braccio e poi lo vidi abbassarsi di scatto e far bassare le sue mani sotto le mie gambe per poi afferrarmi in aria a mo’ di principessa. Sgranai gli occhi e mi divincolai dalla sua stretta ma quasi finimmo per cadere a terra e mi aggrappai al suo collo “Sei pazzo” dissi “Mettimi giù. ADESSO.”

“Si, cosi finisci di trucidarti i piedi e tua madre si chiederà come mai ti sei voluta fare una bella passeggiata sull’asfalto bollente della strada.”

Ringhiai ma lui non mi ascoltò e iniziai una sfilza di cose per cui avrei potuto denunciarlo “Furto, rapimento di persona, stalking...” Mi tappò la bocca con una mano e per poi non caddi a terra senza la sua presa.

“Vuoi chiudere quel forno?”

“Vuoi lasciarmi stare?” ripetei con un sorriso sulle labbra.

“Ho un’idea: se ti dico che non ci proverò con te mai più mi dirai il tuo nome e ti farai portare in braccio?” disse sorridente per poi aggiungere “Oh, e mi presenterai tua cugina.”

“MAI MAI MAI PROPRIO MAI ?” chiesi. Per un attimo a dir la verità sperai che i suoi occhi si illuminassero di botto e che mi disse ‘No scherzavo, mi piace tormentarti’ ma annuì.

“Ci sto. “ dissi dopo aver preso un po’ di tempo per pensarci. Intanto eravamo arrivati davanti casa e mi lasciò andare sul pavimento freddo per poi voltarsi. “Oh, non dimentichi qualcosa?” dissi vaga.

“Anche tu dimentichi qualcosa, Angelo” disse lui ammiccando e subito capii.

“Prima il telefono, poi il nome” accordai e lui allungò la mano per darmi il mio telefono, prima che ci ripensasse lo afferrai e lui storse la bocca.

“Sono solo quattro,

due sempre usate e due poco usate,

il 20 e il 10 sono i miei giorni e il miei capelli segnano il corrispondente,

principessa non sono ma signora sarò un giorno.” Dissi recitando una filastrocca che sapevo sul mio nome a memoria.

“Ma non vale! Non è il tuo nome !”protestò alzando le braccia al cielo.

“sforza il cervelletto Francesco. “

Strinse  i pugni e pensieroso si avviò dentro casa e io feci lo stesso trovando mia cugina in salotto a vedere un programma in croato.

“Ti sei decisa ad imparare una lingua che non è il romanaccio?” dissi sorpresa passandomi un asciugamano tra i capelli mentre volavano sbarazzini.

“no, ma guarda quello lì..” disse indicando un ragazzo alla televisione niente male. Feci un’espressione abbastanza soddisfatta e mi batté il pugno “Not bad..” dissi.

La biondina sorrise “NOT BED?! Cavolo gente, quello è un figaccio da paura.” Urlò mia cugina.

“Vuoi starti zitta porca puttanta!- sputai- sopra ci sono i miei ci possono sentire!”

“Almeno io non urlo porca puttana e poi respira ci’ sono usciti fuori a prenotare il ristorante per stasera. “ respirai a fondo ma poi mi insospettii.

“Ma tu non hai una tua stanza scusa?”

“Non confesserò fino a che tu non mi dirai chi hai trovato.”

“Chi hai trovato chi che cosa dove?” chiesi leggermente in imbarazzo spostando il peso da un piede all’altro.

“Dai, un ragazzo come questo e ti saresti messa a guardare la televisione come un’ossessionata meno di due giorni fa e invece ora ti è indifferente. Dillo alla tua cuginetta- disse in modo dolcioso accarezzandomi la guancia- qualche croato bellino?”

“Non toccarmi.” Ribadì fredda e poi scoppiammo in una grande risata.

“Ma che croato!”

“Allora c’è un ragazzo!” disse cogliendo il mio punto debole.

“te lo presenterò” la interruppi... Infondo ero obbligata a farlo, glielo avevo promesso alla fine.

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

Attenzione a me please <3

Bene domani mattina parto e spero che quando tronerò troverò un po’ di recensioni visto che ho aggiornato prima per non farmi aspettare troppo. Spero che siete disposti a disturbarmi e a commentare questo capitolo<3

Baci,

levi

  
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