Mi scapicollai dalle scale nella
speranza di scendere da
quella nave il prima possibile quando vidi con la coda
dell’occhio due persone
che conoscevo bene.
“Manuel!” gridai
mentre il ragazzino dai capelli mossi si
nascondeva dietro le gambe della sorella, Giada. Li abbracciai e gli
promisi
che l’avrei cercata al ritorno. Mi salutò
stringendo l’abbraccio mentre mi
limitai a dare un buffetto sulla guancia a Manuel che stranamente non
si
ritirò. Gli sorrisi di sfuggita mentre mettevo piede sugli
scalini e seguivo la
folla mentre cercavo la riccia chioma mora di mia sorella e, trovata,
la
raggiunsi in corsa. Mentre superavo il pontile con lo zaino in spalla
sentivo
lo sguardo di qualcuno si di me ma in mezzo alla folla non riuscii ad
individuare nessuno fino a che la mia attenzione non fu catturata da
una donna
giovane che spronava suo figlio ad avanzare velocemente mentre cercava
di
aprire la portiera della macchina. Francesco si posò sulla
fiancata dell’auto
lucida fino a che non sentii i suoi occhi infuocati su di me e quel blu
elettrico si accese come non mai mentre mi portavo una bottiglia
d’acqua alla
bocca e gli sorrisi.
Mia sorella si fermò di
scatto e sibilò “Chi è?”
“Chi è chi
?” feci la vaga.
“Chicchirichì,
cretina quel tipo dico” disse e lo indicò.
“Non ne ho la
più pallida idea sorellona.” Dissi muovendo
una mano davanti al mio viso come per scacciare via
l’argomento e alzare poi la
mano per farmi vedere da mia madre che accendeva i motori della
macchina. Dopo
pochi passi mi infilai nella portiera e mi sedetti sui sedili
posteriori e
chiusi gli occhi mentre a palla si ripeteva incessante
“Little Things” dei One
Direction.
*-*
Erano passate ore oramai e la stessa
canzone si ripeteva mentre
l’ennesimo traghetto della giornata ci faceva finalmente
sbarcare sulla nostra
meta : Luka.
Luka era la destinazione della mia
famiglia da ben quattro
anni e ogni anno portavamo un nuovo membro della nostra famiglia a
visitarla.
Era una delle tante isole della Croazia ma la cittadella e la sua acqua
cristallina aveva catturato il cuore dei miei genitori
dall’inizio. Avevamo
anche degli amici lì, erano due o tre uomini sulla
quarantina che lavoravano
nei locali la sera in cambio id vitto e alloggio, si erano due
musicisti. Fabio
aveva i soliti capelli bianchi sempre appiattiti dal casco da moto e un
paio di
occhiali rotondi mentre Lorenzo era un uomo calvo e panciuto con il
sorriso
sempre stampato sulle labbra e con una spiccata passione per le donne
russe. Li
adoravo. Sapevano sempre tirarti su con il morale, li conoscevo da
quando mio
padre comprò la sua prima moto e diventò un
ufficiale motociclista del loro
gruppo. Imbarazzante non è vero?
Sorrisi quando vidi la nave aprire la
portiera per far passare
le macchine che una ad una entravano nel territorio Lukano. Misi un
piede a
terra prima di salire in macchina e respirai l’aria pulita e
fresca della notte
croata mentre le stelle quella sera sembravano guardarmi compiaciute e
rallegrate del mio arrivo. I
miei zii
suonarono dalla macchina dietro alla nostra il clacson e mio padre
partì verso
i nostri appartamenti.
Erano passati poco più di
20 minuti quando lasciammo la
famiglia Desideri all’uscio di una casa a pochi passi dalla
spiaggia di
ciottoli e proseguimmo cento metri più avanti dove il nostro
appartamento era
già stato aperto e preparato. La brezza marina mi
scompigliò i capelli e mia
madre frugò nelle tasche della borsa in cerca delle chiavi e
quando sentii
tintinnare esse una macchina lucida sfilò sulla strada con
gli abbaglianti
accesi e si fermava accanto alla nostra casa. Entrai spedita in camera
non
curandomi dei nuovi vicini dell’anno e sprofondai nel letto della mia stanza
singola mentre mia
sorella e i miei si accomodavano nelle stanze al piano di sopra.
Data la stanchezza, il mio cervello
preferì prendersi una
bella pausa ed evitò di fare sogni strambi.
La mattina dopo sentii mia madre
chiacchierare dal balcone
con una donna giovane dai capelli biondi e stampando un bacio sulla
guancia a
mia madre mi presentai all’altra donna in inglese. Ma la
donna davanti a me
scoppiò a ridere “Non sono straniera è
inutile che sfoggi il tuo inglese, sono
italiana” spiegò con una voce acuta.
“Oh. Beh, allora ciao sono
Sara” mi presentai poi con una leggera
stretta della mano. “Lavanda” sussurrò
con uno strano accento mezzo mafioso per
poi accennare un saluto con la mano e sparire dentro la casa accanto.
Scrollai
le spalle e afferrai un cornetto alla marmellata per poi andarmi ad
infilare un
costume intero.
Non amo far vedere agli altri il mio
corpo, anzi mi vergogno
un po’ non essendo tutta questa bellezza. Ho i capelli biondi
chiari che mi
ricadono ricci e corti sulle spalle dandomi l’aria un
po’ da svitata e i miei
occhi rovinano il mio viso con il loro marrone scuro. Ho una bocca a
cuore che
amo curvare in tante smorfie e il naso all’insù.
Sono bassa, sfioro il metro e
55 centimetri per culo e posso vantarmi solo dei miei muscoli alle
gambe per
gli incessanti allenamenti di pallavolo, ma la mia pancia non
è così piatta
come tutti dicono ma mi considero giusto giusto sulla soglia
dell’accettabile.
Afferrai un asciugamano arancione, il
telefono e le ciabatte
per non farmi male sui ciottoli della sabbia. LA spiaggia era davanti
casa,
superata la strada e quindi abbandonai gli oggetti che mi ero portata
sul molo
e mi buttai in acqua con un modesto tuffo a bomba.
sentii una risata rauca provenire
dalle mie spalle mentre
risalivo in superficie e scostandomi i capelli bagnati dal viso risalii
sulla
spiaggia trovandomi davanti l’ultima persona che avrei
pensato di incontrare.
Il mio sguardò vagò sui suoi i piedi fino al suo
costume rosso dannatamente in
contrasto con un apio di occhi blu elettrico che esploravano il mio
corpo. Mi
soffermai un po’ sui suoi addominali leggermente scolpiti
fino a seguire sulle
sue labbra carnose e sul mio telefono che stringeva allegramente in
mano...
Aspetta, aspetta..
“IL MIO TELEFONO”
balbettai scandendo le sillabe .
“Ciao anche a te
angelo.” Sorrise sadico mentre si leccava il
labbro inferiore.
“Francesco hai tre secondi
per scappare...” dissi cercando
mi mantenere la calma. Il suo sguardo di posò sulle mie mani
chiuse a pugno e
poi vagò fino ai miei occhi che lo fulminarono con lo
sguardo.
“MAI.TOCCARE.IL.MIO.CELLULARE.SENZA.IL.MIO.PERMESSO”
ringhia
avvicinandomi pericolosamente a lui.
“Come siamo
aggressive” sorrise e fece un passo all’indietro
per poi proseguire in corsa ai lati della strada. Lo seguii senza
pensarci due
volte e mi maledissi per non aver messo le ciabatte mentre
l’asfalto stava
consumando i miei piedini bagnati mentre la rabbia mi saliva a fior di
pelle. Lo vidi
infilarsi in una siepe e
sparire e mi fiondai tra le foglie anche io ritrovandomi sdraiata sopra
di lui
al bordo del bagnasciuga .
Sorrisi appena
“Preso” ridacchiai ma poi sgranai gli occhi
vedendo l’acqua dei miei capelli gocciolare su di lui e il
suo corpo riempirsi
di goccioline a contatto con il mio. Arrossi rendendomi conto di essere
sopra
di lui e mi morsi istintivamente un labbro. Mi misi sopra i gomiti per
non
pesargli ma lui mi ributtò sora i l suo petto tenendomi
stretta per i polsi e
ribaltando la situazione. Mi divincolai dalla sua stretta fino a che i
nostri
nasi non si sfiorarono poi mi immobilizzai.
“Vorrei essere io a
morderti quel labbro” sussurrò accanto
al mio orecchio con voce roca mentre il suo ciuffo mi solleticava la
guancia.
Arrossii di colpo diventando rossa come un peperone, penso sia stata la
cosa
più stramba che mi avessero mai detto. Per un attimo avrei
avuto voglia di gridargli
“FALLO, CAZZAROLA FALLO!”
Ma mi trattenni e ripetei le sue
parole con sarcasmo “Non
baceresti mica una sconosciuta dai capelli ricci o sbaglio?”
Soffiò e si
alzò da terra per poi porgermi una mano con un
ghigno sul volto ma non l’afferrai usando le mani per alzarmi
da sola da terra.
“Con te sarà più difficile di quanto
penso probabilmente.” Disse più a se
stesso che a me.
“Oooh, ti sbagli ciccio-
dissi scherzosa mollandogli un
pugno sul braccio- con me non sarà proprio.”
Constatai.
“Questo lo dici te,
Angelo” mi prese sotto braccio e poi lo
vidi abbassarsi di scatto e far bassare le sue mani sotto le mie gambe
per poi
afferrarmi in aria a mo’ di principessa. Sgranai gli occhi e
mi divincolai
dalla sua stretta ma quasi finimmo per cadere a terra e mi aggrappai al
suo
collo “Sei pazzo” dissi “Mettimi
giù. ADESSO.”
“Si, cosi finisci di
trucidarti i piedi e tua madre si
chiederà come mai ti sei voluta fare una bella passeggiata
sull’asfalto
bollente della strada.”
Ringhiai ma lui non mi
ascoltò e iniziai una sfilza di cose
per cui avrei potuto denunciarlo “Furto, rapimento di
persona, stalking...” Mi
tappò la bocca con una mano e per poi non caddi a terra
senza la sua presa.
“Vuoi chiudere quel
forno?”
“Vuoi lasciarmi
stare?” ripetei con un sorriso sulle labbra.
“Ho un’idea: se
ti dico che non ci proverò con te mai più mi
dirai il tuo nome e ti farai portare in braccio?” disse
sorridente per poi
aggiungere “Oh, e mi presenterai tua cugina.”
“MAI MAI MAI PROPRIO MAI
?” chiesi. Per un attimo a dir la
verità sperai che i suoi occhi si illuminassero di botto e
che mi disse ‘No
scherzavo, mi piace tormentarti’ ma annuì.
“Ci sto. “ dissi
dopo aver preso un po’ di tempo per
pensarci. Intanto eravamo arrivati davanti casa e mi lasciò
andare sul
pavimento freddo per poi voltarsi. “Oh, non dimentichi
qualcosa?” dissi vaga.
“Anche tu dimentichi
qualcosa, Angelo” disse lui ammiccando
e subito capii.
“Prima il telefono, poi il
nome” accordai e lui allungò la
mano per darmi il mio telefono, prima che ci ripensasse lo afferrai e
lui
storse la bocca.
“Sono solo quattro,
due sempre usate e due poco usate,
il 20 e il 10 sono i miei giorni e il
miei capelli segnano
il corrispondente,
principessa non sono ma signora
sarò un giorno.” Dissi recitando
una filastrocca che sapevo sul mio nome a memoria.
“Ma non vale! Non
è il tuo nome !”protestò alzando le
braccia al cielo.
“sforza il cervelletto
Francesco. “
Strinse
i pugni e
pensieroso si avviò dentro casa e io feci lo stesso trovando
mia cugina in
salotto a vedere un programma in croato.
“Ti sei decisa ad imparare
una lingua che non è il
romanaccio?” dissi sorpresa passandomi un asciugamano tra i
capelli mentre
volavano sbarazzini.
“no, ma guarda quello
lì..” disse indicando un ragazzo alla
televisione niente male. Feci un’espressione abbastanza
soddisfatta e mi batté
il pugno “Not bad..” dissi.
La biondina sorrise “NOT
BED?! Cavolo gente, quello è un figaccio
da paura.” Urlò mia cugina.
“Vuoi starti zitta porca
puttanta!- sputai- sopra ci sono i
miei ci possono sentire!”
“Almeno io non urlo porca
puttana e poi respira ci’ sono
usciti fuori a prenotare il ristorante per stasera. “
respirai a fondo ma poi
mi insospettii.
“Ma tu non hai una tua
stanza scusa?”
“Non confesserò
fino a che tu non mi dirai chi hai trovato.”
“Chi hai trovato chi che
cosa dove?” chiesi leggermente in
imbarazzo spostando il peso da un piede all’altro.
“Dai, un ragazzo come
questo e ti saresti messa a guardare
la televisione come un’ossessionata meno di due giorni fa e
invece ora ti è
indifferente. Dillo alla tua cuginetta- disse in modo dolcioso
accarezzandomi
la guancia- qualche croato bellino?”
“Non toccarmi.”
Ribadì fredda e poi scoppiammo in una grande
risata.
“Ma che croato!”
“Allora
c’è un ragazzo!” disse cogliendo il mio
punto
debole.
“te lo
presenterò” la interruppi... Infondo ero obbligata
a
farlo, glielo avevo promesso alla fine.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Attenzione a me please <3
Bene domani mattina parto e spero che
quando tronerò troverò
un po’ di recensioni visto che ho aggiornato prima per non
farmi aspettare
troppo. Spero che siete disposti a disturbarmi e a commentare questo
capitolo<3
Baci,
levi