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Autore: bluemary    23/09/2007    3 recensioni
"La Regina del Crepuscolo sedeva in mezzo al nulla. Ammantata di tenebre, giaceva nel silenzio simile ad un’ombra più scura della notte, il suo passo era l’Oblio, il suo sorriso la fine di ogni respiro, il suo sguardo uno sconfinato dolore." Una ragazza priva di passato alla ricerca di un luogo in cui non è mai stata, un mercenario dagli occhi di ghiaccio, quattro ombre senza volto che parlano di una leggenda ormai perduta.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4: Lo scontro

Aryen respirò la fresca aria mattutina con una sorta di muta sorpresa.
L’ambientazione era diversa da quelle precedenti: niente colori strani o fiumi senza fine, solo una distesa sconfinata d’erba sotto un cielo azzurro, i raggi di un sole non ancora caldo ed il dolce stridio degli uccelli che la sorvolavano. Si voltò, sapendo già cos’avrebbe trovato; dietro di lei, ancora intatto e maestoso nonostante le dimensioni contenute, si stagliava il Tempio di Ghizmor, quando ancora non era stato ridotto ad un cumulo di rovine.
All’improvviso un vento gelido e tagliente spazzò la quiete di quel luogo sacro, portando con sé le tenebre di una notte anticipata a cui non sarebbe seguita alcuna alba.
Nuovamente lo sguardo di Aryen corse verso la pianura, scorgendo in lontananza una figura dalle sembianze stranamente familiari, nonostante lei fosse certa di non averla mai vista prima.
La Regina del Crepuscolo avanzava a passi lenti, gelida e bellissima, avvolta in un abito di seta nera che lasciava intravedere ampi scorci di pelle bianca come il marmo e, come unici colori nella sua figura, le labbra e le unghie rosse come il sangue. Sollevò lo sguardo all’improvviso, puntandolo alla sua destra.
-Mi aspettavate, mocciose?
Aryen si girò a fissare le destinatarie di quella domanda sprezzante.
Delle ragazze avvolte in tuniche bianche, strette in vita da un sottile cordino di diverso colore, erano comparse di fianco all’entrata del Tempio. La più vecchia, una fanciulla di forse venticinque anni dai lunghi capelli ramati, fece un passo avanti.
-Qui fermeremo la tua avanzata.
La figura di tenebra socchiuse gli occhi come un felino.
-La vostra stupida razza ha osato appropriarsi di un potere che non le apparteneva. Ed ora pagherete un simile affronto per mano mia.
-Non ti permetteremo di condannare l’umanità intera per l’errore di poche donne. Siamo pronte a dare la vita per annientarti.- affermò con voce sicura la fanciulla bionda, di poco dietro alla compagna più anziana.
Le labbra vermiglie della Regina si tesero in un sorriso minaccioso.
-Non si può uccidere il Crepuscolo, io risorgerò, portando con me l’ultimo tramonto della luce, e dopo il declino di voi Guardiane più nessuno potrà opporsi alla mia venuta.
-Dopo il nostro declino tu sarai polvere.- affermò la giovane con i capelli ramati, mostrandole la propria Pergamena, mentre le compagne l’affiancavano, pronte a combattere.
-Che il nostro sacrificio preservi gli esseri umani dallo sterminio.
-Che il nostro sacrificio sia fonte di speranza.
-Che il nostro sacrificio squarci le tenebre del Crepuscolo.
Come una sola persona, le Guardiane strinsero la Pergamena al petto e chiusero gli occhi. Subito il potere contenuto nelle rune, lo spirito della seconda generazione di Streghe, entrò a contatto con la loro pelle, la loro carne, fluì nel sangue in un’ondata di calore ed euforia. Percepirono la vita come mai erano riuscite a fare prima, per un attimo furono consapevoli di ogni cuore che batteva, del respiro di ogni persona dei villaggi vicini, dei loro pensieri più profondi e nascosti. Si nutrirono del loro desiderio di vivere, della purezza dei bambini, dell’affetto degli adulti, dell’egoismo di coloro che seguivano la strada del male, perché il compito di salvezza a cui si erano votate non avrebbe fatto distinzioni tra uomini onesti o corrotti.
Pervase da questa disperata volontà di continuare ad esistere, insita in ogni animo, guidate dall’amore che le Streghe avevano nutrito per l’intero genere umano, tanto intenso da spingerle a sacrificarsi per salvarlo, le fanciulle liberarono il loro potere.
Forse una lacrima apparve nei loro volti quando dissero silenziosamente addio alla loro vita da mortali; poi il bagliore che si intravedeva appena nelle loro mani destre s’intensificò all’improvviso ed esplose in contemporanea a quattro urli argentini, dirigendosi verso la figura di tenebra ormai a pochi passi dal Tempio.
La Regina del Crepuscolo urlò orribilmente quando la stessa magia che l’aveva generata cominciò a lacerarle la carne, corrodendola con una forza a cui lei stessa non poteva resistere. Un attimo prima che la luce la annientasse, cancellando l’oscurità di cui era pervasa, si lasciò andare ad una risata carica di minaccia.
-Tornerò quando voi non ci sarete, nutrita dalla debolezza della vostra razza.
Sopraffatte dallo sforzo, le Guardiane non sopravvissero di molto alla loro nemica. Scivolarono a terra, stringendo ancora al petto la Pergamena ormai priva di potere, mentre la scintilla delle loro vite si spegneva a poco a poco.
Aryen cadde a sedere, con gli occhi fissi sulla devastazione che la circondava.
Non esisteva più un filo d’erba per parecchi metri, la pianura verde era stata spazzata via dal violento scontro tra le due magie ed il Tempio era in frantumi, distrutto dal potere liberato dalle Pergamene.
Cominciò a singhiozzare come una bambina, abbracciandosi le ginocchia, squarciando l’innaturale silenzio di quel luogo desolato con il suo pianto.
Solo quando infine trovò la forza di rialzare la testa, si rese conto di uno strano particolare, che durante tutta la scena si era limitato a stuzzicare la sua mente senza mai rivelarsi.
A terra c’erano solo quattro Guardiane.

Quando Aryen aprì gli occhi su un cielo appena tinto dai rosati colori dell’alba, Ravhen era già al suo fianco.
-Piccola, tutto bene?- le chiese, guardando preoccupato le lacrime sulle sue guance ed i singulti che le scuotevano il corpo.
Era la prima volta che si svegliava piangendo.
La ragazza sollevò lo sguardo su di lui, senza accennare a calmarsi.
-Le ho viste, le ho viste!- singhiozzò, raggomitolandosi su se stessa per meglio sopportare quel lancinante dolore al petto che l’aveva colta alla fine del sogno ed ora la tormentava anche dopo aver aperto gli occhi.
-Chi?
-Coloro che diedero la vita per fermarla.
Ravhen la prese per le spalle, scrollandola leggermente, incapace di sopportare oltre quel pianto che pareva lacerargli qualcosa di ben più profondo dei soli timpani.
-Aryen, calmati!
Più colpita dal gesto che dalle sue parole, la giovane si ammutolì all’improvviso.
-Adesso raccontami tutto.- le disse il mercenario, non appena si accorse che aveva smesso di singhiozzare.
Aryen trasse un lungo sospiro e finalmente, con i propri occhi fissi nei suoi, parve trovare la forza per tranquillizzarsi.
-Ho visto le Guardiane combattere contro la Regina del Crepuscolo e morire nello scontro.
-E ti sembra una ragione sufficiente per piangere?
-È stato terribile. Era come se io fossi morta con loro.- mormorò con voce soffocata.
Sollevò gli occhi, articolando a fatica quelle poche parole che segnavano inesorabilmente il suo destino.
-Io… sono la quinta Guardiana.
Ravhen inarcò un sopracciglio, senza voler esprimere a parole il proprio scetticismo.
-E com’è possibile che tu sia ancora viva?
La fanciulla nascose il volto tra le mani.
-Non lo so! So solo che ho paura.- una lacrima tornò a solcare le sue guance già umide -Le cinque Guardiane diedero la vita per fermare la Regina del Crepuscolo. E se questo fosse anche il mio destino?
Ravhen le sfiorò il volto, soffermandosi sui capelli biondi un po’ arruffati per la notte appena trascorsa, fino ad abbassarle dolcemente le mani, in modo da poter raggiungere i suoi occhi ancora luccicanti di lacrime. Con quello sguardo spaventato sembrava tanto simile ad una bambina indifesa da regalargli una strana sensazione di disagio ed assieme desiderio di proteggerla, come se qualcosa avesse sfiorato le più profonde corde del suo animo, ricordandogli i sentimenti a cui aveva volontariamente rinunciato quando ancora era un ragazzino.
-Non c’è nessuna Regina contro cui combattere.
Le accarezzò una guancia, ricercando i suoi occhi.
-E, se si risvegliasse, io sarò al tuo fianco.- le promise, prima di poggiare le proprie labbra sulle sue.
Il respiro della fanciulla s’interruppe all’improvviso per quel contatto inaspettato, ma poi Ravhen la sentì rilassarsi contro il suo petto, un attimo prima che schiudesse la bocca per rispondere al bacio.
Quel breve momento d’intimità finì subito e, mentre Aryen si toccava le labbra con un’espressione sognante, l’uomo rimase ad osservarla incantato. Prima ancora di potersene rendere conto, si perse negli occhi innocenti di chi non aveva mai conosciuto il lato oscuro della vita, desiderando per un istante di potersi fregiare del medesimo sguardo, al posto del grigio impassibile ed indifferente con cui si mostrava al mondo; poi la mano sottile della ragazza si strinse convulsamente alla sua veste, e si baciarono ancora. Con una gentilezza che non aveva mai riservato nemmeno alle sue amanti abituali, Ravhen le accarezzò i lunghi capelli biondi, mentre le sue labbra ricercavano la morbidezza di quelle di lei, il suo sapore, il suo respiro. Il contatto tra loro fu un timido sfiorarsi, privo del passionale desiderio con cui solitamente si comportava in simili frangenti, perché la fanciulla accanto a lui gli sembrava troppo pura ed eterea per trattarla alla stregua delle prostitute o delle donne smaliziate con cui aveva conosciuto il lato fisico dell’amore. Anche quando si staccarono, Ravhen non fece nulla, si limitò a tenerla tra le sue braccia, cullandola come se fosse una bambina, fino a quando non la sentì rilassarsi completamente contro il suo petto.
Aryen rimase per interi minuti con gli occhi chiusi, ascoltando il battito del cuore del mercenario, che piano piano tranquillizzava anche il suo.
-Grazie.
Quel sussurro appena percettibile riscosse Ravhen dalla sua immobilità.
-Dobbiamo andare.- disse, quasi bruscamente.
La ragazza si allontanò di malavoglia da lui, ma annuì e nel giro di pochi minuti si rimisero in marcia.
Durante i giorni precedenti non avevano mai parlato molto mentre camminavano, tuttavia era la prima volta che proseguivano il viaggio in perfetto silenzio.
Ogni tanto Aryen si girava e gli sorrideva, con un rossore ed una timidezza del tutto nuovi nel suo volto infantile, ed allora Ravhen s’incupiva, nel tentativo di ignorare quella rumorosa spirale d’emozioni dentro di lui, che il suo cuore abituato al silenzio faticava ad accettare e riconoscere.
Finalmente, quando ormai il sole aveva cominciato il lento declino con cui avrebbe lasciato spazio alla notte, i due giovani raggiunsero la loro meta. Vista la scarsa luce disponibile e la stanchezza accumulata in quei giorni di cammino, scelsero di cenare e poi riposarsi, posticipando ogni azione al giorno successivo.
Non appena si furono accampati a qualche metro dalle Rovine, Aryen fece qualche tentativo di intavolare una conversazione, ma Ravhen si manteneva stranamente distante e nemmeno il sorriso che lei gli rivolse mentre gli porgeva la sua porzione della cena riuscì a penetrare l’espressione scontrosa sul suo volto. Infine fu costretta a desistere; senza comprendere il motivo per cui il suo compagno sembrasse in collera con lei, si arrese tristemente alla stanchezza e si rannicchiò nel suo piccolo giaciglio di coperte, mormorando un augurio di buonanotte che non ebbe alcuna risposta.
Ravhen la guardò dormire a lungo, come faceva ogni sera, per la prima volta in preda ad un tormento quasi doloroso. Quei giorni trascorsi in sua compagnia lo avevano cambiato, mostrandogli l’immagine tentatrice e spietata al tempo stesso di una nuova vita; poter fingere per qualche tempo di non essere un assassino a pagamento, ma un uomo onesto, che poteva permettersi di provare dei sentimenti e di essere amato, era stata un’esperienza del tutto nuova, per lui, e più piacevole di quanto si aspettasse; tuttavia non poteva fare a meno di chiedersi quanto questo sogno sarebbe durato e quanto crudele sarebbe stato il risveglio.
Come consapevole delle sue ciniche riflessioni, Aryen si mosse, cambiando posizione pur continuando a dormire.
Il mercenario la accarezzò con lo sguardo, senza osare avvicinarsi, sorpreso ed al tempo stesso addolorato di aver instaurato un simile legame con una ragazza emblema della purezza e dell’innocenza, di cui lui era sempre stato privo.
Una ragazza che non era mai stata sporcata di sangue.

   
 
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