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Autore: Hermes    08/03/2013    2 recensioni
Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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Nota
In questo capitolo ci sono descrizioni di scene violente e di scelte personali potenzialmente dannose per la salute, ovviamente non vi consiglio di prenderle in considerazione. Lettore avvisato mezzo salvato, io ho fatto il mio dovere. =)
Buona lettura.

So you're born and
So you thought
The future's ours
To keep and hold
Oh, child within
Has healing ways
It sees her through
My darkest days

Some may know
Through life no fun
I wanna feel
I wanna run
The Verve ~ Catching that butterfly

“Hai detto una cosa prima – mentre uscivamo dal campus – su Linds…posso dirti che sei dalla parte completamente sbagliata della barricata, ecco.” borbotta Raphael, mentre disegna un diagramma nel bel mezzo di una spiegazione. Quella frase l’ha detta timidamente con il tono super gentile che usa con chiunque incontra sulla sua strada, è davvero un bravo cucciolone.
“Cosa ho detto di sbagliato? Francamente sono ancora molto arrabbiata con lui.” rispondo con in bocca il cappuccio della Staedtler.
“Che non gliene frega niente della vita umana. Ti sbagli.”
Alzo gli occhi, Raph sta disegnando il diagramma a mano libera con le sopracciglia corrugate dalla concentrazione.
“Non voglio entrare nei dettagli, ma dà tutta l’idea del contrario…” dico confusa.
“È fatto così, Michelle. Fa finta di niente ma prova emozioni anche lui, come tutti. Dimostrarlo…beh, stiamo parlando di Linds.”
“Prima o poi cadrà pure lui come le mele di Newton, non può far finta di essere un pezzo di marmo per sempre, no?” faccio interrogativa.
“Linds, sì. Questo te lo posso assicurare.”
Sbuffo, non posso crederci sul serio.
“Raph…da quanto tempo lo conosci?” domando, davvero interessata.
Sì, mi aveva già detto di essere stato suo compagno di stanza ed un mucchio di altre piccole cose, ma la durata della loro amicizia era qualcosa che aveva il potere di affascinarmi.
Il loro è un legame di una certa forza per essersi sviluppato negli anni del college. C’è della fiducia e nemmeno poca, più di una volta Raphael ha seguito ciecamente una decisione di Linds, vedesi il fatto di aver ubbidito quando gli ha chiesto di lasciarlo solo nel laboratorio…
Poi avevo approfondito le mie ricerche su Linds.
Sì, l’ho fatto e non me vergogno nemmeno un po’.
Trovando solo i record dei suoi voti al MIT: aveva concluso ogni corso con un perfect mark e non c’era da stupirsi delle numerose borse di studio, cadenzate come un cronometro. Una mezza dozzina di stage in aziende di vario tipo.
Poi le notizie finivano lì, come se dopo la carriera universitaria e la specializzazione fosse sparito completamente dalla faccia della terra.
È strano…soprattutto con il QI che si ritrova, ci sarebbe da credere che opportunità sarebbero cadute a fiotti per lui.
“Dal college…” la voce di Raphael mi riporta alla realtà, e lo rimetto a fuoco, dall’espressione non sembra contento di parlarne “Ci siamo immatricolati assieme e siamo finiti nello stesso dormitorio. Si è fatto conoscere fin dall’inizio per il suo carattere originale.”
“Ehi…se non vuoi parlarne fa lo stesso, vedo che non è un argomento rosa e fiori, okay?” lo interrompo, posandogli una mano sulla spalla. Non mi piace vedere un cucciolone normalmente dolce e tranquillo così teso.
Raphael scuote la testa e smette di disegnare.
“No, tesoro. In un certo senso ti aiuterebbe a capire il…oddio non so come dire…il modus vivendi di Linds.”
Se prima non ero curiosa adesso mi sento come una persona dispersa nel deserto da una settimana che inizia ad avere delle allucinazioni tipo paninaro con limonata e hot dog.
“Beh…siamo bloccati qui, ti ascolto.” borbotto infine, un po’ in ansia per quello che Raph potrebbe rivelarmi.
C’era qualcosa in quella conversazione, nel suo tono di voce che mi fa rizzare i peli dietro al collo ma non posso puntarci il dito sopra…
“Solo non dirgli niente…se viene a sapere che ho parlato e capace di scuoiarmi a mani nude.”
“Rimarrà fra di noi, Raph.” annuisco, perché sembra che stia per confessarmi un omicidio?
“Okay…” si alza, stirandosi.
Ci eravamo sdraiati sul pavimento per studiare con due torce accese, l’elettricità se n’era andata da quasi un’ora e le raffiche di vento fischiavano come delle banshee scontrandosi con la vetrata.
Lascio andare la penna e mi siedo a gambe incrociate, pronta per l’ascolto.
Avevo trafugato liberamente dall’armadio di Linds una maglietta dei Depeche Mode ed un paio di pantaloni di cotone che mi cascano addosso manco fossi uno spaventapasseri. Ho dovuto legare il laccio dei pantaloni o ad ogni passo mi sarebbero scesi alle caviglie.
Afferro la mia bottiglia di birra – ormai quasi finita – e la tengo in grembo, in attesa. Raph lo nota e sembra rimpicciolirsi nel suo metro e novanta.
“Non so da dove cominciare, Michelle…”
“Parti dall’inizio.”
Raphael ridacchia, a disagio.
“Prima di incontrare Linds…io…non mi avresti riconosciuto, piccola.” sospira, riavviandosi indietro i capelli cespugliosi con le dita “Non sono mai stato molto popolare alle superiori, ero il classico ragazzetto nerd mite come un agnellino e perfetto come punching ball. Non so se…”
“Capisco.” gli faccio segno di andare avanti con delicatezza…Raphael, così buono e gentile!
“Quello era il meno, sai. Bastava evitarli e potevo considerarmi fortunato poi i miei hanno divorziato. Avevano sempre litigato parecchio e non era una novità ma un paio di volte al mese mio padre veniva a trovarci e chiederci dei soldi. Beveva forte e mia madre si rifiutava di prestargli continuamente denaro, una sera la lite continuò ad aumentare finché non arrivarono alle mani.” Raphael si fermò e prese un breve respiro ad occhi chiusi con un’espressione fra il sofferente ed il rassegnato “Sembrava una belva, la picchiava allucinato urlando anche quando lei non rispondeva più. Avevo provato a fermarlo e per poco non mi ha ucciso, riesco ancora a sentire il pianto della mia sorellina, dietro alle mie spalle…”
Ho posato la bottiglia a terra e mi sono alzata, cercando la sua mano e stringendola.
Sta rabbrividendo.
“Mi dispiace, Raph…” vedo che ti fa soffrire, smettila.
“Nah…è passata, Michelle. Alla fine i vicini di casa chiamarono la polizia per il baccano e mio padre venne messo dentro con l’accusa di tentato omicidio. Mia madre venne ricoverata in ospedale in coma cerebrale ma morì dopo un mese. Avevo compiuto diciott’anni quindi mi affidarono mia sorella…mi feci forza e tirai avanti per qualche tempo ma poi crollai.”
Posso immaginarlo, ma che dico…lo vedo.
Un ragazzo giovane, somigliante a Raph…che tiene per mano la sua sorellina mentre vanno a trovare la madre in ospedale. Tutte le preoccupazioni, il bullismo, la sorellina più piccola, il sorridere quando dentro senti solo il sangue che ti cola dalle ferite e la rabbia contro te stesso, contro gli altri, contro la tua stessa esistenza.
E tu che ti lamenti della tua vita stagnante, Michelle…puoi solo vergognarti adesso, scavare un buco nella sabbia e ficcarci la testa dentro.
“Avevo iniziato a drogarmi, per dimenticare. All’inizio era solo marijuana poi passai all’eroina…Linds lo sapeva, si era accorto dei sintomi ma subito non disse niente.”
“Anche lui…?” dico incredula, questo spiegherebbe molte cose, tipo il perché Raph non era preoccupato la sera del Linds ‘One thousand one yellow daffodils festival’!
“No, Michelle…te l’ho già detto che prova roba di sua invenzione e comunque a quel tempo non aveva molte risorse ma non ha mai fatto uso di stupefacente clandestino, non che io sappia almeno.” ha ficcato le mani in tasca con un sorriso, il primo da quando ha iniziato a raccontarmi l’intera faccenda “Una sera tornai al dormitorio in astinenza completa ma non trovai più niente. Rivoltai la stanza come un calzino mentre Linds leggeva sul suo letto tranquillo. Quando gli domandai se aveva toccato fra le mie cose mi disse che aveva passato l’aspirapolvere.”
Non riesco a contenere una risatina…quella sì che è una risposta da lui.
“L’astinenza è una brutta bestia, Michelle. Non pensavo se non alla dose e lo presi a pugni con ferocia. Linds mi lasciò fare senza cercare di difendersi. Quando fui tornato in me quel tanto per ricominciare a riflettere mi resi conto di averlo ridotto male e gli domandai scusa.”
Raph si è voltato verso la vetrata dove le raffiche di pioggia distorcono il fuori facendolo somigliare ad un dipinto impressionista fatto di grigi, neri bianchi e tutta la gamma del blu violetto.
Ha puntato le mani nelle tasche dei jeans con un che di disagio.
“Che cosa ha fatto lui?” chiedo, genuinamente curiosa.
“Mi prese per i capelli e mi trascinò davanti allo specchio del bagno.” replica il biondo con nella voce una vergogna densa, insolubile “Non mi dimenticherò mai ciò che mi ha detto e fatto vedere. Invece di restituirmi le botte lo fece a parole e credimi, mi mise addosso il terrore dell’ira di Dio.”
Silenzio.
La pioggia batte sulla vetrata.
“Mi disse che – se volevo davvero che mi perdonasse – avrei dovuto tagliare con quella roba. Che ero un adulto e solo i bambini si nascondono dietro della polverina. Le sue parole le ricordo ancora come se fosse ieri: Cresci – mi disse – ed occupati di tua sorella invece di bucarti ogni volta che ti tira un pelo. Dio, il demonio ed il mondo non guardano in faccia e non ascoltano nessuno. Continua così e morirai nel giro di un anno, stai per raggiungere la tua overdose massima e questo puoi vederlo anche allo specchio. Se non smetti adesso ci rivedremo all’inferno.
Inghiottisco la saliva, sbattendo le palpebre nel buio della stanza.
Non è difficile immaginare il topo mentre lo diceva, con quei suoi occhi neri a fessura e le labbra strette. La voce fredda, bassa con quel tono serio alla la-verità-fa-male-ma-se-fai-finta-di-niente-sono-solo-cazzi-tuoi che ho sperimentato anch’io.
“Beh sei ancora qui…hai smesso.” tento intimidita, Raph torna indietro e si siede accanto a me.
“Non tocco eroina da quel periodo.” ammette con un sorriso fiero nell’alone della torcia “Tutto per merito di Linds.”
“Sei andato a disintossicarti da uno specialista?”
“No.”
Sì…ed io sono la Fata Turchina…
“Allora come hai fatto?”
“Ero uno studente universitario con una sorellina a carico e non avevo molto denaro liquido per una terapia con il metadone…quindi Linds mi propose un’alternativa, ed accettai.”
Aspetta un momento…non vorrà mica dire che…
“Linds ti ha somministrato composti di sua produzione e tu l’hai lasciato fare?!” Si sono bevuti il cervello quei due o cosa?!
“Avevo poco da perdere, Michelle…già a quell’epoca Linds era una sagoma in chimica, i professori non lo sopportavano. I primi tempi vomitai le sue ricette poi lui cambiò approccio e – con non pochi problemi - mi tirò fuori. Penso che abbia fatto razzia nel magazzino dell’università più di una volta per il mio tornaconto. Tutto senza chiedermi un centesimo, solo di vivere la mia vita.” spiega Raph con la sua semplicità disarmante “Penso che in fondo si sia divertito a somministrarmi le sue invenzioni.”
Sospiro, cercando di raccapezzarmi con quello che ho appena scoperto…non so più che pensare.
Da una parte c’è il Linds marpione e saccente. Pronto a farti sentire l’asino della fiera e guardarti di traverso da sopra le lenti degli occhiali, la battuta a sfondo sessuale sempre pronta.
Lì accanto quello che di punto in bianco ti dice senza peli sulla lingua quanto stai sbagliando, e non lo fa con un sorriso.
Ancora un altro, pronto a distruggerti per arrivare ai suoi fini, che non guarda indietro quello che lascia sulla sua strada.
E vogliamo parlare di come decide di diventare alticcio di suo e poi aiuta un tossicomane a ritrovare la dignità?
Lagden…chi è veramente?
Non un cubo di Rubik da nove caselle per lato, no.
Il giocattolo impallidisce in confronto al rebus di Linds.
Appena credi di aver risolto una riga complessa, l’enigma si allarga come una macchia d’olio sull’acqua…peggio di Labyrinth!
“Gli devo molto, Michelle. Ciò che ha fatto per me non lo dimenticherò mai finché vivrò…a quell’epoca non pensavo che sarei arrivato a laurearmi o che avrei trovato una ragazza come Melanie. Scusa se ti ho annoiato con la mia storia piagnucolosa, ma volevo che capissi.”
“Non mi hai annoiato, Raph. La tua vita è stata tremenda ma reale e vissuta, se poi Linds ti ha aiutato allora non ho nessuna voce in capitolo…ritiro quello che ho detto su di lui.” dichiaro sincera, poi aggiungo leggermente ironica “Questo però non lo innalza allo stato di Arcangelo, non so se rendo l’idea…”
“L’hai resa, piccola.” e tira fuori un sorrisetto “Anch’io lo vorrei prendere a sberle certe volte solo per farlo stare zitto!”
In quella la porta d’ingresso ricevette una grandinata di colpi.
Heilà?! C’è qualcuno lì dentro o vi siete dati alla fornicazione senza di me?! Yuhuu!!!” arriva il verso da dietro la blindata.
“Linds!” esclamo, buttandomi verso la porta e trafficando per aprirla al buio.
La sua sagoma secca si staglia nel corridoio semi-illuminato dalle lampade d’emergenza.
Sta allagando il pavimento e tiene le braccia tese verso l’alto, sostenendo uno strano involto bitorzoluto e fatto su con la pellicola.
Il suo stato non mi interessa minimamente e lo stringo stretto in un abbraccio, lasciando che l’acqua grondante dalla sua persona mi lavi completamente.
“Brutto rincitrullito! Ci hai fatto stare in pensiero!”
“Ciao, ma belle. Che saluto caloroso!” replica allegramente e con un sottinteso malizioso, mi scosto praticamente subito a quel commento.
Okay, ammettiamolo…l’ho abbracciato perché ero preoccupata marcia, porco cane!
Il biondo avanza dentro e lascia andare il pacco nelle mani di Raph “Tira fuori da qua dentro la roba, l’ho salvata per un pelo compare.”
L’amico annuisce poi Linds si china a slacciarsi le converse e si sfila giacca e maglietta che ha appiccicate addosso.
Quando comprendo cosa sta facendo la cintura è già finita per terra con un clank! e le sue mani bianche sono già lì che slacciano i bottoni dei jeans.
Mi volto dall’altra parte come una scolaretta inesperta.
“Linds vai a spogliarti in bagno!” abbaio, rossa in faccia.
“Non mi dire che non hai mai fatto anatomia in live mode, Michelle. Non ci credo.” replica con un sorrisetto che praticamente tracola dal tono di voce “Se vuoi posso darti un paio di lezioni, sono perfettamente a mio agio con il mio corpo…”
Adesso scoppio e lo prendo a calci in culo…
Sto per tirare fuori una battutaccia sagace quando qualcosa mi toglie la vista, atterrandomi in testa.
Cola acqua fredda.
Tasto l’oggetto e…io l’ammazzo.
In mano stringo i suoi boxer.
Intanto lo sento correre via – bello come mamma l’ha fatto - a piedi nudi, per scapparmi.
“LINDS!!! Che schifo!!! Se ti prendo la tua faccia non sarà più la stessa!” urlo nella sua direzione, partendo alla ricerca mentre Raphael scuote la testa con un sorrisetto ai nostri scherzetti dell’asilo.

Quando le acque, per modo di dire, si calmano e siamo tutti asciutti ci rilassiamo nel buio della zona soggiorno.
Linds si è cercato una Budweiser ed l’uragano continua ad infuriare anche se sembra perdere potenza con lo scorrere del tempo. Intanto il topastro ci racconta come è scampato al crudele destino dell’affogamento.
“Un’ora e mezza dopo che siete andati via è saltata la corrente in facoltà e si sono accesi i generatori d’emergenza. Ho perso due backup su tre perché lo switch mi ha mandato in riavvio i terminali…allora ho dovuto pensare in priorità. Ho lasciato perdere i database ed ho portato nel mio ufficio il contenuto dell’ultima stanza.” spiega tranquillo.
“Ma basterà?” domanda Raphael, preoccupato.
“Sì…il mio ufficio sta al piano secondo rialzato, l’Università è posata su una collinetta, non c’è pericolo Raph.” lo rassicura il topo “Quando sono tornato nel laboratorio, l’acqua aveva iniziato a scendere stile ruscello lungo le scale…”
“Non avevi detto che c’erano delle pompe?” chiedo interessata.
“Ci sono ma una era fuori uso e l’altra credo che non l’abbiano mai allacciata ai generatori…in poche parole, c’erano già due spanne d’acqua.” risponde con un sospiro “Allora ho aperto i terminali in fretta e furia, ho smontato tutti gli hard-disk, recuperato il mio portatile, i dischi esterni ed il server database, a quel punto sono dovuto correre di sopra per non far andare a bagno il poco che ero riuscito a salvare.”
“E la pellicola?”
“Me l’ha lanciata il custode dalle scale. È coraggioso quell’uomo…gli ho chiesto se voleva venire con me ma ha rifiutato, dice che non vuole lasciare l’edificio ai furti. Per il resto me la sono fatta fin qui a piedi aiutato sì e no dalla corrente, roba da guado nella giungla, sinceramente mi aspettavo coccodrilli e serpenti oltre al fango.”
“Non te la sei fatta addosso nemmeno un attimo? Scusa ma non ci credo…” commento con occhi a fessura.
“Quando sei in una situazione del genere non pensi alla paura, ma belle. Fai quello che devi fare e ti salvi la pellaccia.” replica Linds, come se stesse spiegando qualcosa di semplice ad un bambino “In che stato è il mio computer, Raph?”
“Si è bagnato un po’ ma penso che non sia niente di grave. Lascialo asciugare senza usarlo per qualche giorno e non dovresti avere problemi.” risponde clinico il biondo, lanciando un’occhiata alla penisola “Il resto dei dischi non lo so…bisogna provarli.”
All right…sono le due del mattino e tutto è una meraviglia!” dichiara Linds arido, scolandosi la bottiglia e stiracchiandosi “Non so voi ma ho sonno…quindi ciao. Raph…la tua è la terza porta a sinistra in corridoio. Buonanotte.”
“Hem, Linds…ed io dove dormo?” mi indico…l’ha fatto apposta, lo conosco troppo bene.
“Hai un posto riservato, ma belle. Con tanto di scaldaletto…” il topo mi fa il verso “Seconda porta a destra, sempre in corridoio.”
Aspetto che sparisca nell’oscurità della stanza, illuminata da una paio di candele sparse poi mi alzo.
Forza Michelle…non è la prima volta che il topo ti fa avances; vai, dagli un colpo di testa e poi puoi dormire da tranquilla senza squittii vari!
“Michelle…puoi dormire nella mia stanza, tanto non ho sonno e posso occupare il divano.” mormora Raph, caritatevole. Se l’ha capito lui dove vuole arrivare Linds, pensa un po’…
“Nah…posso sempre mollargli un calcio nel tenero, non preoccuparti.” lo rincuoro allegramente poi mi faccio coraggio e mi addentro nei meandri bui del corridoio dove non ci sono finestre aperte sull’esterno, passando le mani sul muro per contare le porte.
Non ci credo…faceva sul serio!
La stanza è vuota, e non è la sua. Mi trovo davanti ad un’altra camera degli ospiti.
Ma quanto è grande questo appartamento?!
Mi viene la tentazione di guardare sotto il letto poi mi do dell’idiota e chiudo la porta, tornando indietro e provando quella prima. Tombola…
Linds è sdraiato sul letto con il cuscino sulla faccia per bloccare il rumore del vento e le mani dietro la testa.
Chiudo la porta dietro la mia schiena cercando di non farla scattare e mi avvicino.
Per una volta che non ci prova…no, questa è logica inversa. Mi ha dato una stanza proprio perché io venissi qui a chiedere spiegazioni…è un mostro!
Mi siedo lì accanto e gli tolgo senza tanti complimenti il cuscino dal viso.
Le sue labbra si piegano in un sorriso ma rimane ad occhi chiusi.
“Ti aspettavo già venti secondi fa, sei in ritardo.”
“Linds…a me certi giochini non piacciono.” rispondo calma.
“Dimmi cosa ti piace allora…sono tutt’orecchi.”
“Col cavolo.”
“L’altro giorno sembravi incline ad attività extracurriculari, però.”
L’altro giorno.” sottolineo “Mi stupisce che tu non abbia afferrato la palla al volo.”
“Così mi offendi sul serio.” ha aperto un occhio scuro nella mia direzione, brilla duro alla luce della candela che mi sono portata dietro per non andare a sbattere nella mobilia senza volerlo “Non sono il tipo capace di fare quelle cattiverie…sono uno scienziato pazzo ma onesto, sai!”
“Già, sembra assurdo ma devo ammettere che la tua condotta ti fa onore.” Perché sto tergiversando? Vorrei capire di più su di lui dopo le rivelazioni di Raph ma…
“Ce l’hai ancora per il fatto che non sono venuto via con voi, Michelle ma belle?” domanda, respirando profondamente e spostandosi su un fianco.
“Beh…se ti piace far stare in pensiero gli amici sono affari tuoi ma non è stata una mossa intelligente, Linds.”
“Eri preoccupata?”
“Scemo.” Certo che lo ero, ma non lo ammetterò mai o diventerai difficile da gestire.
“Michelle…come mai tutto quell’affetto prima? Dillo che ti stai scaldando nei miei confronti!!!” la sua inquisizione non molla ed il sorrisetto soddisfatto e irriverente gli prende tutta la faccia.
“Non fare lo scemo, Linds.”
“Potresti almeno sforzarti un pochino!”
Sbuffo e faccio per allontanarmi ma all’improvviso delle mani mi acchiappano per i fianchi.
“Ti avverto, Linds…”
“Shhh…dillo che eri preoccupata per me…”
“Al massimo lo ero per l’esame!”
“Dolce come un limone, ma belle. Non ti vorrei diversa per alcun motivo.” sussurra al mio orecchio, ha preso ad accarezzarmi i capelli delicatamente. La tempesta ulula mentre siamo lì, avvolti in un bozzolo di lenzuola e coperte all’asciutto.
Linds si è alzato un attimo per spegnere la candela.
Il black-out si è esteso su tutta San Francisco ma la stanza non è completamente buia; sopra le nostre teste, dentro alle nuvole, è in corso una tempesta di fulmini e la loro luce si infrange e riflette nel vapore inondando di luce violetta e fredda noi e la città.
Ogni tuono sorpassa i vetri attutito dallo spessore, mi stupisce che non vibrino.
Nel silenzio pongo una preghiera per tutti anche se non sono una praticante assidua. Forse il mio pregare vale poco ma spero, voglio sperare che alla fine di questo fenomeno possa tornare tutto alla normalità.
A me sta andando fin troppo bene, schiacciata comodamente contro il topo che emana calore meglio di una stufetta elettrica.
Sarà un controsenso ma sono rassicurata e tranquilla da quando quello scemo di Linds è tornato…
“Mi sto annoiando…” borbotta con il tono di un moccioso, soffocato fra i capelli della mia nuca, poi mi fa il solletico su un fianco “Giochiamo a qualcosa?”
“Verità o sfida?”
“Peggio del kindergarten, Michelle. Avrei preferito dottore ed infermiera…”
“Scegli!”
“Verità.”
Ti ho in pugno topo maledetto!
“Chi sei veramente Linds?”
Le mie parole cadono nella semipenombra della stanza, e corruga la fronte “Che domanda è, ma belle?”
“Non riesco a capirti. Sei un tipo complicato, peggio del rubik.”
Il topo ride e posa le mani sulle mie guance con un sorrisetto, gli occhi che brillano a poca distanza dai miei.
“Michelle…non siamo mai ciò che pensiamo di essere ma piuttosto quello che gli altri pensano di noi.” sgrana la sua perla di saggezza meglio di un monaco. Ah sì?
“Quindi sei un bastardo platinato con un particolare senso dell’umorismo, perverso e con una spiccata predilezione per i segreti ed il pericolo?” sparo con gentilezza da lista della spesa.
“Vai a quel paese, miss acidella.”
Tiro fuori la lingua e faccio per alzarmi, ma Linds non mi lascia andare “Mi dispiace ma sei troppo morbida e calda, benvenuta nella tana del topo brutto e cattivo.”
“Tieni le mani a posto, almeno!” protesto, spostando le sue zampacce che nel frattempo si erano posate pericolosamente vicine al mio sedere.
“Sono brutto e cattivo ma puoi anche toccarmi Michelle, mica ti mordo con i miei dentoni!” Linds se la ride.
“Tsk! Ti piacerebbe…topastro!” gli faccio il verso, poggiando le mani sul suo petto appena accennato dalla maglietta.
“Ho risposto alla tua domanda, adesso mi rimane di darti una sfida…” fa mortalmente serio.
Ops…me ne ero completamente dimenticata di questa clausola povera me…
“Spara…ma niente porcherie, sia chiaro.”
“Chiudi gli occhi.”
“Cosa…?” Ho capito male, vero?
“Ti sfido a chiudere gli occhi.”
Ma che sfida è?!
Abbasso le palpebre, tanto il topo è innocuo.
“Fatto.”
“Quante sono?”
“Linds smettila di fare il pir-” Oh…
Ha incastrato il volto con il mio, rubandomi un bacio di quelli veri, con un preciso fine.
Le labbra sottili si modellano sulle mie, calde e morbide.
Piano mi mordicchia il labbro inferiore e la sua stretta si fa più marcata, avvicinandomi contro di se.
Nel buio, in silenzio sento un interruttore interno – quello della mia libido - che scatta per la prima volta dopo mesi da OFF ad ON con un fracasso da grancassa più forte del tuono.
Porco cane…ha fatto sul serio e ci è riuscito.
In meno di un secondo la mente si è spenta ed è il mio corpo a prendere in mano la situazione.
Ho infilato una mano fra i suoi capelli, spingendolo in avanti verso di me, ed una delle sue è scivolata lungo il fianco, afferrando la mia coscia ed posandosela attorno.
Ci incontriamo a metà strada con due strati di vestiti che ci separano, l’aria è carica…Michelle, no! Usa il cervello!
Con una mano lo spingo via, con l’altra tiro i suoi capelli biondi mentre la battaglia fra sì e no dentro la mia testa infuria senza esclusione di colpi. È una follia…così, all’improvviso!
Il bacio sta degenerando nell’hardcore ma, per mia fortuna, dobbiamo riemergere per prendere fiato.
“È così sarei brutto e cattivo, eh?” fa con un sorrisetto, completamente nel suo elemento “Da quant’è che non fai sesso, Michelle?”
“Sta zitto.” inghiottisco il nervosismo, cercando di trovare un punto di appiglio mentale per stabilizzarmi “E comunque non si fa e non sono affari tuoi!”
“Gnegne…” topo perverso ed inutile…ma sa come si fa, maledizione!
Passa lentamente – molto lentamente – le mani lungo la mia schiena, apposta per vedere se la mia reazione è quella giusta.
Devo mordermi un labbro per non spostarmi a disagio mentre un formicolio serpeggia lungo la mia spina dorsale…per tutti gli dei, come cavolo ci riesce?!
Intanto si è di nuovo abbassato pronto a demolire le ultime mie difese ma riesco a fermarlo prima che finiamo a letto sul serio, guidata dai miei estrogeni in astinenza di testosterone vero.
“No.” rantolo senza fiato, rigida come un pezzo di legno dalla voglia.
“No?” ha inclinato la testa, sfiorandomi la fronte con la sua “Sei sicura?”
“Positiva.” Sto per capitolare…
“Peccato…con tutta la frustrazione che stai accumulando prima o poi scoppierai.”
Gli schiaffeggio il petto, stizzita.
“La verità fa male…” continua bastardo, ignorando la mia occhiata “Però hai ragione, è meglio che evitiamo di scandalizzare Raphael…avresti dei seri problemi a parlarci ancora assieme se ci trovasse ululanti ed in pieno atto godereccio e fornicante.”
Mi mordo il labbro ma non ci posso fare niente: scoppio irrimediabilmente a ridere.
Solo l’idea del povero cucciolone che non sa dove guardare e diventa tutto rosso, dondolando sulla soglia…pfff!
“Linds sei uno-”
“-stronzo, lo so. Ed orgoglioso di esserlo!” fa l’occhiolino, allegro come un bambino a Natale “Intanto, Michelle è solo questione di tempo e lo sai…”
Eccome se lo so, topo demoniaco…stai giocando tutte le tue carte!
Di nuovo silenzio, per ascoltare la pioggia, il vento ed i tuoni.
La sua presenza mi tranquillizza, davvero. Ma ne ho paura perché di Linds non ne conosco che una minima parte.
Ma alcuni giorni prima ho fatto una scelta, giusta o sbagliata che fosse.
Avevo deciso di cadere per una volta.
Continuare ad ignorare l’attrazione che c’è fra di noi, è inutile.
Arriva da dentro e frenarla adesso mi lascerà solo il gusto del rimorso.
E Linds – come tante altre cose – l’aveva capito molto prima della studentucola.

Avevo appena raggiunto il punto nel quale non si vede l’ora di allargare le braccia, tuffarsi nel vuoto e rischiare.
Hai sempre la speranza che un paio di ali sbuchino dalla schiena e ti sostengano a metà caduta.
Come quando il giocatore incallito fa un all-in al tavolo del Black Jack con la sicurezza che non si ha più niente da perdere ma che la Dea Fortuna è bendata e magari questa volta…
Linds mi aveva riportato a sognare in un modo tutto suo.
Non ero più la Michelle dell’inizio, sarcastica ed acida.
Lui e Raph mi avevano dato la voglia necessaria di guardare al mio futuro con trepidazione.
Fu il mio primo sbaglio, se potessi tornare indietro…ma non si può.
Ero nell’occhio del ciclone calmo e placido come il giorno prima della tempesta.
Non me ne ero ancora accorta.

I'm gonna keep cathing that butterfly
In that dream of mine
Oh, in my darkest dream
My elusive dreams
My forgotten schemes
I see through you
You see through me

Believe in me
To feel the light
To feel alive
Oh, that elusive dream
The Verve ~ Catching that butterfly

~~~

Canzone del capitolo: The Verve ~ Catching that butterfly.

Le note di questo capitolo sono:
- le mele di Newton... Michelle si riferisce all'aneddoto leggendario della mela che cade a terra, quando Newton comprese che il moto della Luna era riconducibile alla stessa causa, ovvero la forza di attrazione della terra su altri corpi od oggetti. Da qui si gettano le basi per arrivare ai suoi primi trattati della legge di gravitazione universale, e sulla meccanica del moto dei corpi, dei fluidi e della gravitazione celeste;
- ‘One thousand one yellow daffodils' citazione da 'I'm going slightly mad', canzone di Freddie Mercury contenuta in Innuendo (1991). La correlazione con la serata tossicomane di Linds mi è venuta naturale, perché ritengo quella canzone un'acrobata sul confine fra disperazione e follia: una linea musicata ma lucida, e sarcastica. Il testo completo è qualcosa che mi ricorda La persistenza della memoria di Dalí e le Muse inquietanti di De Chirico. Linds può fare lo spensierato quanto vuole ma la sua allegria forzata sfocia nell'inquietante e Michelle l'ha notato in più di un'occasione;
- Labyrinth è un film del 1986 diretto da Jim Henson, dove la protagonista Sarah (una giovanissima Jennifer Connelly) deve attraversare un Labirinto per salvare suo fratello Toby da Jareth, il re dei Goblin (David Bowie).

Della serie, a volte ritornano...altre no! xD
Vabbè sono stata magnanima come avete potuto constatare in questo capitolo...nel prossimo però ci sarà da descrivere il dopo-uragano ed un'altra serie di cosine... *Hermes fischietta* non so quanto ci metterò. È tutto da progettare, ahimè!QQ
Si ringraziano abracadabra e Petitecherie per i loro commenti allo scorso capitolo!
Sappiate che le vostre recensioni mi rendono molto felice, perché mi permettono di leggere opinioni che - essendo un autore solista - non avrei modo di immaginare! Quindi mille grazie e spero che la storia continui ad interessarvi, anche per chi non commenta e rimane silente. So che ci siete...=)
Quindi alla prossima!
Hermes

  
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