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Autore: FeraNoir    08/03/2013    3 recensioni
Med e Fera sono due streghe in gamba, hanno professioni soddisfacenti ma nessuna relazione sentimentale in corso. Però ognuna di loro ha un amico, che magari è la persona giusta per l'altra...
... o magari no?
Prima classificata al contest "King's Cross, 1 Settembre, ore 11, binario 9 e 3/4" di SeveraBartySha
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Nuovo personaggio, Oliver Wood/Baston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Laphroaig (dovevamo essere ubriache)
Capitolo II








Il pub londinese aveva aperto da mezz’ora, ma già un discreto numero di avventori si era affollato al suo interno per ripararsi dal freddo dicembrino. A Fera e Charlie sarebbe piaciuto fare altrettanto, ma l’accordo era di aspettare gli altri di fuori, anche se ciò significava sopportare le brevi raffiche di vento gelido che ogni tanto si insinuavano nel vicolo.
– Io non ho ancora capito chi sarebbero questi altri, sai?
Fera sospirò, emettendo una nuvoletta di fumo. – Te l’ho già detto, Charlie: sono la mia migliore amica e un suo conoscente. Chiaro, no?
No, a quanto pareva non era affatto chiaro. Per qualche misteriosa ragione, il ragazzo sembrava incapace di accettare il fatto che ci sarebbe stato qualcun altro a cena con lui e Fera, tanto che, da quando gli era giunta quella notizia, aveva cercato di farle cambiare idea almeno una decina di volte.
Cosa che stava facendo anche in quel momento.
– D’accordo, ma… perché? Non puoi incontrarli domani? Insomma, ci sarà tempo per stare con gli amici, e stasera io…
– Oh, andiamo! Non vedo Med da mesi, e le ferie dureranno solo cinque giorni: non posso sprecare occasioni! E poi, – soggiunse, nascondendo un sorrisetto, – sono sicura che lei ti piacerà moltissimo.
Charlie aggrottò le sopracciglia. – Dovrebbe?
– Beh, è intelligente, simpatica, ha un sacco di interessi… mi somiglia anche un po’, sai? Fisicamente, intendo.
– Davvero?
– Eh già.
La fronte di Charlie si distese. – Un punto a suo favore, allora, – mormorò, ma Fera non ci fece caso.
– Comunque, – continuò allora, – spero che almeno si sbrighi ad arrivare. Si gela, qui fuori.
La ragazza rise. – Come, il regalo di tua madre non tiene abbastanza caldo?
Gne gne, spiritosa. – Charlie sbuffò e si strinse di più nel cappotto.
– Non sono spiritosa, mi sto solo preoccupando per te. Voglio dire, quel maglione così brutto…
– Non è brutto, ha solo un colore un po’… ecco…
– … orrendo?
Particolare.
– Charlie, è color senape. Accetta questa realtà. E mi chiedo come farai a far colpo con una roba del genere addosso.
– Far colpo su chi, scusa?
Fera si morse la lingua, dandosi mentalmente della stupida. Non poteva tradirsi. Sapeva che Charlie si sarebbe arrabbiato molto se avesse saputo del suo scopo di farlo mettere con Med, quindi aveva accuratamente evitato di spiegargli quel dettaglio. Tanto si sarebbero piaciuti al volo, di sicuro.
– Non so, era tanto per dire. E se dentro quel pub ci fosse l’amore della tua vita? Cosa faresti? Gli andresti incontro con un maglione color senape?
Stavolta fu Charlie a ridere. – Sei assurda. E comunque, sbaglio o a te piace la senape?
– Cosa c’entro io, scusa?
L’uomo aprì la bocca per replicare, ma un rumore lo fermò. Un lieve pop! alle sue spalle aveva annunciato l’arrivo dei tanto attesi “amici di Fera”.
– Oh! Eccoli! – esclamò lei. Rivolse uno sguardo a Charlie e gli sorrise; lui ricambiò con una smorfia, ma Fera lo ignorò.
Sempre il solito. Ma non importava: si sarebbe sciolto non appena avrebbe visto Med. Di sicuro.
 
 
 
– Fa freddo. Fa freddo. Sto morendo dal freddo.
Oliver alzò gli occhi al cielo e rise apertamente della sua “infermiera”, come amava chiamarla; Med storceva il naso ogni volta che usava quel termine, pensando che chiunque li avesse sentiti avrebbe creduto che stessero facendo un gioco erotico. Come replicare ai loro sguardi increduli? Dicendo forse che Oliver stava andando a un appuntamento al buio accompagnato dalla sua ex infermiera del San Mungo? Perfino a lei sembrava una balla.
Era stato facile convincere Oliver a lasciare il letto: dopo il ricovero, il “Portiere” non avrebbe potuto riprendere gli allenamenti per un paio di settimane, per cui qualsiasi scusa per non passare intere giornate a casa veniva colta al volo.
Portiere.
Avrebbero potuto scrivere un libro erotico con quel titolo: Il portiere e l’infermiera. Trama? In nessun modo avrebbe potuto essere più incredibile della realtà, dal momento che Med stava per presentare un ragazzo alla sua ex fiamma. Con cui aveva anche condiviso un fidanzato. Non nello stesso periodo, certo, ma si trattava di Percy Weasley e ciò bastava a fare apparire la situazione ancora più strana. Ah, senza dimenticare che Med era stata anche con il fratello di Percy, Bill, e stava per essere presentata a un altro Weasley.
Decisamente sarebbe stato impossibile complicare ancora di più gli eventi.
– Come sono fatti i tuoi amici? – chiese Oliver, distogliendo Med dai proprio pensieri. Stavano raggiungendo il pub dove avevano appuntamento con Fera e Charlie, ma il vento gelido costringeva Med a tenere la testa sepolta sotto la sciarpa e a non vedere neanche dove stessero andando; per fortuna Oliver le aveva afferrato la mano, altrimenti sarebbe caduta al secondo passo. Stranamente, l’unica parte del suo corpo esposta al freddo era proprio la mano (dimenticava sempre di indossare i guanti) però allo stesso tempo era anche l’unica a non rabbrividire. Oliver doveva avere una mano davvero calda.
– Feea uguaaae me, – mugolò Med facendolo di nuovo scoppiare a ridere. Si abbassò la sciarpa. – Fera è uguale a me. Sembriamo sorelle.
– Beh, allora credo che siano già arrivati.
Med sollevò lo sguardo e notò Fera aggrottare la fronte alle proprie spalle, forse convinta che i due ragazzi che si erano appena materializzati dietro di lei fossero i suoi amici. Sorrise e si preparò a saltarle addosso, felice di rivederla.
Al diavolo la freddezza dei Serpeverde!
 
 
 
Feraaaaaaa!
Prima di riuscire a rispondere, la destinataria di quell’urlo si ritrovò strizzata da un abbraccio mozzafiato: la sua vecchia amica Med le si era avvinghiata addosso come una scimmia ad un albero.
– Fera! Che bello rivederti! Come stai? Come ti senti? Che mi racconti? Quanto tempo è passato, sembra una vita!
– …on …iro…
– Cosa?!
Non respiro, Med!
– Ops!
La ragazza si staccò subito per permettere a Fera di riprendere fiato, ma questa sghignazzò e la stritolò a sua volta. – Mi sei mancata! – gongolò poi, felice.
– Anche tu. – Med si staccò e la sua espressione divenne seria. – Avresti potuto scrivere più spesso, però. Sono stata in pensiero, credevo che qualche drago ti avesse mangiata!
– Te l’ho detto, il tempo è volato! E non sono così scema da farmi mangiare da un drago.
– Su questo avrei qualche dubbio.
Fera non replicò, limitandosi a dare uno spintone all’amica e a ridere. Fu allora che entrambe le ragazze si ricordarono di non essere sole.
– Ahem… – fece Fera. – Med, tu non conosci Charlie, vero? Lavoriamo insieme all’allevamento… Charlie, lei è Med.
– E questo – si affrettò a dire l’altra, – è Oliver, un mio paziente. Beh, ex paziente, ormai. Oliver, Fera.
Le ragazze si voltarono verso i rispettivi accompagnatori, e rimasero di stucco: i due non solo avevano ignorato le presentazioni, ma si stavano rivolgendo strani sguardi in cagnesco.
Un fugace lampo passò per la testa di Fera. All’inizio non ci aveva affatto pensato, ma in quel momento ricordò con chiarezza che anche Oliver, come Charlie, era stato a Grifondoro (allo stesso anno di lei, tra l’altro), e che con ogni probabilità i due già si conoscevano.
E, in effetti, esisteva un’infima probabilità che non fossero esattamente in buoni rapporti.
Ops.
– Piacere – mugugnò infine Charlie, rivolto a Med, mentre Oliver si avvicinava a Fera per stringerle la mano.
Dopo quei rapidi convenevoli, i quattro rimasero in silenzio. La reazione dei due uomini aveva smorzato un po’ l’entusiasmo di Med e Fera, le quali, da parte loro, erano decisamente perplesse per quell’ostilità manifesta. Sembrava che i due ragazzi cercassero in tutti i modi di ignorarsi, riuscendo però solo a lanciarsi sguardi astiosi.
D’altronde, pensarono le amiche, cavoli loro. Lo scopo di quella serata era che, alla fine, le ragazze ne uscissero con un fidanzato (o candidato tale) a testa, non che Charlie e Oliver chiarissero i motivi della loro inimicizia. Di conseguenza, che si piacessero o meno era irrilevante e non avrebbe interferito con il piano generale.
Non doveva interferire.
Questo pensiero passò per la mente di entrambe più o meno nello stesso istante; Fera e Med si scambiarono un’occhiata e annuirono, comprendendosi al volo.
– Certo che fa freddo qui fuori… vogliamo entrare? – propose la prima.
– Oh, sì, ti prego – risposero Med e Charlie in coro. Gli altri due risero, e finalmente il gruppo entrò nel pub.
 
 
 
Charlie non era certo il più carino dei Weasley. Med aveva incontrato, da quando aveva iniziato Hogwarts, tutti i sette fratelli e sembrava che il dono della bellezza fosse stato dato solo a Bill; stando a quello che le avevano detto, però, anche l’unica sorella stava crescendo davvero bene. Non che Charlie fosse un mostro come Percy: era semplicemente massiccio e lei storceva il naso ogni volta che un ragazzo non era di suo completo gradimento.
Però sei stata con Percy, sembrò sussurrarle una voce nella sua testa.
Cercò di scacciarla, agitando una mano davanti a sé.
– Nargilli? – le chiese Oliver divertito, notandola fare quel gesto.
– Oh, andiamo: leggi quello schifo del Cavillo? – Come se fosse stata davanti a un ragazzo dinoccolato e pieno di brufoli, Med storse il naso.
– Anche tu, a quanto pare.
Uno a zero per Oliver!, gridò la vocina. Doveva avercela proprio con lei quel giorno.
– Dove ci sediamo? – chiese Fera, riscuotendo Med dai suoi pensieri. Era con la sua migliore amica, diamine, non poteva passare il tempo a elencare i motivi per cui Charlie non le sembrava l’uomo ideale!
– Vicino al camino, Med ha freddo, – rispose Oliver facendo alle due ragazze segno di precederlo.
Un vero gentiluomo. Bravo, Ol, così la conquisterai!
Si diressero verso il tavolo accanto a un fuoco scoppiettante, immergendosi immediatamente in una fitta conversazione. Med e Fera, almeno, perché Charlie e Oliver sembravano scocciati ogni volta che ricordavano di essere nella stessa stanza. Con la coda dell’occhio, Med vide Oliver allungare una mano sullo schienale di un sedia e ritrarla quando si accorse che si sarebbe trovato vicino a Charlie; per favorire lo scopo che lei e Fera si erano poste, piuttosto che per gentilezza nei suoi confronti, Med si sedette al suo posto con la scusa di volere una sedia più comoda, lasciando così che alla sua sinistra ci fosse Charlie e alla destra Oliver.
– Ti ho raccontato dei draghi, ora parlami del San Mungo!
Med sospirò. – La mia vita non è certo avventurosa come la tua, Fera: il massimo che mi è capitato è dover sopportare un paziente imbecille che si era rotto il naso dimenticando di avere incantato un bicchiere per fare uno scherzo al cugino. Altro che le vittime dei draghi, quello urlava come se gli avessero strappato i testicoli!
Fera represse una risata mentre beveva la sua Burrobirra. – Niente di più eccitante di portare la cena ai pazienti come prima, a quanto pare.
– Aspetta, dimentichi qualcuno, – si intromise Oliver, cessando per un momento di lanciare sguardi assassini al ragazzo seduto di fronte a lui.
– Chi? – Med aggrottò la fronte.
– Il più affascinante portiere che il San Mungo abbia mai avuto l’onore di vedere!
Mentre Charlie sbuffava alzando gli occhi al soffitto, Med si morse la lingua per evitare di rispondere alle parole di Oliver con una delle sue battute sarcastiche, ciniche e per niente divertenti per il destinatario, caratteristica abbastanza diffusa nei Serpeverdi: si ricordò che doveva fare in modo di unire Fera e Oliver, per cui decise infine di mettere in luce i pochissimi pregi del ragazzo.
– Effettivamente il San Mungo è stato fortunato ad averti, – rispose, guadagnandosi un’occhiata sorpresa da Oliver. Cercò di ricordare quello che le infermiere ridanciane dicevano su di lui, aggiungendo anche qualcosa di suo. – Sei carino, simpatico… e hai un fisico niente male. Sai anche essere gentile, una dote tutt’altro da sottovalutare. E ti ho visto senza maglietta, hai dei pettorali fantastici –. Non ricordava se quell’ultima affermazione derivasse dalle chiacchiere delle infermiere o fosse stata inserita da lei, troppo concentrata nel ricordare i pregi di Oliver in modo da fargli fare bella figura con Fera; l’amico, dal canto suo, era rimasto in silenzio per la sorpresa e un lieve rossore si era sparso sulle sue guance.
Fera gli piace, si è imbarazzato a sentirsi elogiare davanti a lei!, esultò Med mentalmente.
Si voltò verso Charlie, cercando di farselo andare bene. Non ci riuscì. – Ehm… E tu che mi dici di Charlie, Fera? Lo conoscerai bene ormai.
 
 
 
Fera arrossì e tacque. Oh, no.
Il discorso di Med non le era piaciuto granché, anzi, si sentiva imbarazzata almeno quanto Oliver: il poveretto sembrava decisamente a disagio, di sicuro non si aspettava una mossa simile da parte di Med.
D’altronde, era evidente che questa avesse esagerato nel mettere in luce le sue peculiarità. Simpatico? Insomma, se il massimo delle battute che sapeva fare era sullo stampo di quella di poco prima… Carino? Anche lì ci sarebbe stato da discutere: i gusti di Med erano sempre stati strani, ma per farsi piacere un naso come quello serviva parecchia immaginazione.
E beh, se l’accenno ai pettorali doveva servire a impressionarla, la sua amica avrebbe anche potuto risparmiarselo: lei aveva visto Charlie senza maglietta. Tutto un altro universo.
ahem. Sì. Dicevamo?
– Oh, beh, – rispose, pensando a come trarsi d’impaccio, – in verità ci conosciamo solo da qualche mese…
– Però lavorate assieme, no? Qualcosa saprai pure su di lui!
Fera guardò Charlie, in cerca d’aiuto. Non voleva dire ad alta voce quello che pensava di lui, nemmeno se fosse servito ad aiutarlo a conquistare Med! Era un bravissimo ragazzo, sveglio, in gamba, decisamente più simpatico di Oliver e (la ragazza ne era sicura) almeno dieci volte più gentile. Un amico fantastico.
Un conto, però, era pensare queste cose, un conto era dirle ad altri. In particolare a lui.
Charlie ricambiò lo sguardo con un’occhiata curiosa. – Infatti. Vediamo un po’ quanto sai di me – ghignò, già pronto a prenderla in giro.
… maledetto!
Fera storse la bocca, poi tornò a guardare Med. – Dunque… è molto gentile, esuberante, ama l’aria aperta... abbiamo fatto un sacco di escursioni in questi mesi, non si ferma mai.
Lo sguardo di Med si accese di interesse, e Fera capì di aver toccato il tasto giusto. – Non è vero, Charlie? Quanti posti avremo visitato?
Charlie sorrise. – Mai abbastanza. Siamo stati solo in Transilvania, sui Tatra, abbiamo visto la valle del Danubio… – iniziò a dire, contando sulle dita.
– E quella città vicino all’Ungheria, come si chiama?
– Oradea. Sono stato quasi arrestato lì, sapete?
– Pensavano che fosse una specie di spacciatore o roba del genere… vai a spiegare ai Babbani che le uova di Doxy servono come pesticida, nel nostro allevamento!
I due risero al ricordo di quella giornata; Fera però smise subito, accorgendosi di star escludendo Med e Oliver dalla conversazione. Quest’ultimo, in particolare, sembrava voler guardare in qualunque direzione non fosse quella di Charlie.
– E tu, Oliver? – domandò allora. – Viaggi molto?
– Mi piacerebbe, ma ho poco tempo, – borbottò questi in risposta, – e non ho mai la compagnia adatta.
– Beh, Fera potrebbe farti fare il giro della Romania, visto che la conosce così bene!
La proposta di Med fu accolta in modi diversi. Oliver si girò di scatto e fece un’espressione così confusa da sembrare colpito da una maledizione; Charlie si fece serio e i suoi occhi mandarono un lampo di pura malevolenza.
– Perché no, – rispose invece Fera, abbozzando un sorriso. – Come te la cavi con le scarpinate, Oliver? Ci vogliono buone gambe per attraversare i Tatra!
– Ecco, io… non lo so, non amo camminare. Preferisco volare.
Il sorriso si trasformò in una piccola smorfia. – Ah. Capisco.
Naso grosso, simpatico come una lumaca, pigro. Oh cielo.
Proprio quello che NON fa per me.
Finalmente la cameriera portò le ultime ordinazioni, e Fera ne approfittò per rimettere in ordine le idee.
Okay, Oliver poteva essere anche un buon amico, ma come candidato per un’eventuale relazione sentimentale non le interessava. Amen. Però la serata riguardava anche Med e Charlie, e doveva finire positivamente almeno per loro. Lei aveva tirato fuori un po’ di curiosità solo quando avevano accennato alle escursioni, ma per il resto niente; non si sforzava nemmeno di parlare con Charlie per conoscerlo un po’ meglio. Dal canto suo, il ragazzo era stranamente poco espansivo: di solito era l’anima della festa, parlava con tutti, si interessava di qualunque cosa… invece quella sera pareva spento. E la presenza di Med non sembrava fargli effetto.
– Sapevi – disse rivolta a Charlie, non appena la cameriera fu andata via, – che Med ha avuto sette M.A.G.O. come te?
Charlie si fermò con il bicchiere a mezz’aria. – Però. Niente male.
– Davvero? – si inserì Oliver, guardando Med con ammirazione. – Che bel cervello!
– Mah, poteva andare meglio. Fera ne ha presi otto, – ribatté lei, forse decisa a non mollare la missione: nella sua testa era ancora possibile l’inizio di una relazione tra Oliver e la sua amica, quindi avrebbe tentato fino alla fine.
Otto? – Charlie scoppiò a ridere. – Sei una maledetta secchiona! Ci credo che stavi bene con mio fratello!
Qualche mese prima, una frase del genere l’avrebbe ferita; invece la ragazza si ritrovò a ridere ancora più forte. – Tuo fratello è un caso clinico, non osare mai più paragonarlo a me, – lo rimproverò, agitando un dito.
– Mi perdoni, madame. Non accadrà mai più.
– Sarà meglio.
– Sei stata con suo fratello? – chiese Oliver. – Quale fratello, se posso chiedere?
Fera si zittì e guardò Med. Di nuovo, lo stesso pensiero passò per la mente di entrambe: non volevano parlare dei fratelli di Charlie, di nessuno dei fratelli di Charlie. Certe storie erano morte, sepolte e decomposte, non era proprio il caso di rivangarle.
– Non credo che la cosa ti riguardi, Baston.
Fera stava ancora cercando una risposta, ma l’intervento di Charlie la gelò. Si girò a guardarlo e vide che teneva la mascella e i pugni serrati mentre fissava Oliver negli occhi – il che indicava una cosa sola: era arrabbiato. Parecchio.
Oliver sostenne lo sguardo e incrociò le braccia. – Ho solo fatto una domanda, Weasley. Non è un reato.
– No, non lo è, ma ti conviene comunque farti gli affari tuoi.
– Perché, cosa fai altrimenti? – sogghignò Oliver.
Charlie sembrava pronto a ribattere, ma Fera lo fermò. – Va tutto bene, – gli disse, posandogli una mano sul braccio. Poi fece, rivolta a Oliver: – Scusa, ma è una storia un po’ penosa e davvero poco interessante. Non ho una gran voglia di parlarne.
Oliver inspirò a fondo e si rilassò. – Come preferisci. Scusa se sono stato inopportuno.
– Ma no, figurati.
Infatti: non era stato lui ad essere inopportuno. Charlie invece sì. Era evidente che lui e Baston avessero qualche problema, ma doveva proprio comportarsi in quella maniera infantile?
– Scusate, mi serve il bagno – disse all’improvviso Med. – Fera, mi accompagni?
Evidentemente, la sua amica aveva qualcosa da dirle. Annuì e si alzò per seguirla, sperando che i ragazzi non si uccidessero a vicenda in loro assenza.
 
 
 
 

  
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