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Autore: javaddseyes    11/03/2013    2 recensioni
Tira un vento leggero, un vento che odora di margherite e di mandorle. È il tuo profumo.
- Mi manchi tanto, Sammy. - sussurro ad occhi chiusi. Il vento mi accarezza un po' più forte.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sing me to sleep
And then leave me alone
Don't try to wake me in the morning cause I will be gone.

Ci sono tutti. Sono tutti qui, per te. Guarda, lì dietro, vicino all'albero, c'è il tuo migliore amico delle elementari. Te lo ricordi? Indossa un completo nero che non gli dona molto, dei mocassini e ha i capelli tirati all'indietro con del gel. Si sta torturando le mani; si vede che è a disagio, perché mentre tutti piangono, lui proprio non ci riesce. Oh, e lo vedi, invece, il tuo professore di pianoforte? Sta parlando con i tuoi genitori, annuendo piano con la testa. Di fianco a lui ci sono la moglie e la figlia di quattro anni. Mentre parla, non smette un secondo di stringere la mano della donna. Un po' più avanti ci sono i tuoi nonni, seduti sulle sedie di plastica. Guardano sconsolati la folla di persone, in silenzio. Ogni tanto un vecchio conoscente va da loro e li porge le proprie condoglianze. Tra le braccia della nonna c'è Helene, che non smette un secondo di piangere e chiedere di te. Ha i tuoi stessi occhi blu e le tue stesse lentiggini appena accennate sul naso. Non riesco a capire se ha il tuo stesso sorriso, perché gli angoli della sua bocca sono perennemente all'ingiù e non sembrano aver intenzione di risalire. Non smette di arrivare, la gente. In pochi minuti il cortile si riempie completamente, i posti non bastano per tutti. Vedo anche la tua migliore amica, seduta in seconda fila. Ha la testa appoggiata sulla spalla della madre, che le sta accarezzando i capelli. Riesco a vedere da qui le lacrime sul suo viso. Tua madre non finisce di stringere mani; ascolta tutti con infinita pazienza e ogni tanto sorride, uno di quei sorrisi di circostanza, che non coinvolgono gli occhi. Infatti, se guardi nei suoi occhi riesci a leggerci tutta la tristezza, tutto il dolore, che non se ne andranno mai via del tutto. Io riesco a vederci anche l'ombra delle lacrime di tre giorni fa, il ricordo opaco della sua espressione quando ti ha trovato nella tua camera senza vita. Tra i due, lei è la più forte. Tuo padre, invece, ringrazia a malapena. Il suo sguardo non va alle persone, ma è perennemente puntato sulla bara bianca in mogano. Nei suoi occhi, a differenza di quelli di tua madre, le lacrime non se ne sono mai andate. Vengono anche da me, mi parlano con compassione, mi rivolgono falsi sorrisi. Io non li guardo nemmeno. La funzione dovrebbe iniziare a momenti. Sono venuti tutti i compagni della tua classe; c'è anche quel Bob, quello che ti moriva dietro. C'è il preside, nel suo abito migliore. C'è l'intero club della poesia, che per l'occasione ha scritto un nuovo componimento. Ognuno ha portato almeno un fiore, una rosa bianca. La tua preferita. Mi sembra di sentire nell'aria la tua risata squillante, di vedere nelle nuvole il tuo sorriso svanire poco a poco. Hanno messo una tua foto sopra la bara; non sei uscita molto bene, avevi gli occhi chiusi e i capelli biondi un po' in disordine. So che se la vedessi spalancheresti gli occhi, urleresti un po' di insulti e poi incroceresti le braccia, come solo tu sai fare. C'è anche Laila, ogni tanto mi lancia uno sguardo. Se lo sapessi, sono convinto che andresti su tutte le furie. Sei sempre stata gelosa di lei, nonostante sapessi che per me eri l'unica. Che sei l'unica. Che lo sarai per sempre. Mi devi delle spiegazioni, sai? Mi devi spiegare per quale motivo hai deciso di prendere quelle maledette pillole. Qual era il problema? Forse ero io? Sono stato così stupido da non rendermi conto di niente. Chissà da quanto soffrivi, da quanto tempo premeditavi quel gesto. Eppure li vedi, sono tutti qui, per un motivo o per un altro, per ricordare. Per ricordarti. Il prete è arrivato, ha iniziato a parlare. Sono tutti in piedi, io non sono riuscito ad alzarmi. È come se una forza invisibile mi tenesse giù, impedendomi perfino di respirare. O forse sono le lacrime. Si sono bloccati, tutti guardano nella mia direzione. Sento qualcuno chiamarmi. Non capisco se è la mia immaginazione o se mi stanno chiamando davvero.

- Zayn, potresti venire qui? - ripeto, senza smettere di guardarlo. Lui all'inizio sembra interdetto, poi annuisce. Fin quando non lo vedo avviarsi vicino al prete, non riesco a credere che sia riuscito a tenersi in piedi. Piange, ma non si asciuga le lacrime. Sembra quasi che non se ne renda neanche conto, come se ci avesse fatto l'abitudine. Io, ci farò mai l'abitudine? Quando l'ho trovata sul letto nella sua camera, l'ho presa in braccio e pensavo a quando la tenevo nella stessa identica posizione appena nata. L'avevo fra le braccia mentre si affacciava alla vita, e l'avevo fra le braccia mentre si affacciava alla morte. Zayn si schiarisce la voce, ci guarda senza espressione. Poi inizia a parlare.
- Ammetto che mi è difficile... - si interrompe, sopprimendo un singhiozzo. Tutti lo guardano con un velo di pena. - Scusate. Mi è difficile pensare a Sam, la mia Sam, morta. Senza vita. Mi è difficile credere che non la vedrò più sorridere, che non la sentirò più cantare le sue canzoni preferite a squarciagola nonostante fosse stonata come una campana – le persone sorridono appena – che non riuscirò ad andarla a trovare al college, come avevamo programmato. Aveva già deciso tutto, aveva appena ricevuto una borsa di studio da Oxford. Io... credo forse che dovrei ringraziare Dio. Perché io lo so, che non la meritavo. Non meritavo una ragazza così intelligente e studiosa, capace di capire cosa avevo al primo sguardo. Ci pensavo ogni giorno, che forse mi era stato concesso troppo, che qualcuno lassù mi voleva bene e mi aveva mandato un aiuto. Una salvezza. E la mia si chiamava Sam. E forse non posso neanche permettermi di dire queste cose, perché c'erano i suoi genitori che le erano più vicini, la sorella che poteva stare con lei ogni giorno. E forse, chissà, è colpa mia, che non ho saputo darle abbastanza amore. Eppure la amo ancora così tanto. - un altro singhiozzo, seguito a ruota da uno che esce dalla mia bocca. Mi porto una mano sulle labbra, mentre le lacrime mi inondano il viso. Sento il tocco di mio marito sulla spalla, che mi stringe forte. - Ma non sono qui per parlare di me. Sono qui per parlare di Sam, una ragazza forse troppo avanti per essere tra noi. Voglio solo dire che nessuno fra noi si merita nella vita una persona come Sam. Probabilmente non esisterà mai qualcuno in grado di meritarla. Avrei ancora tante cose da dire, a miliardi. Ma non credo di potercela fare a ricordarla, a ricordare com'era. Mi fa male dire “com'era” perché in realtà ancora non mi rendo conto della verità. E cioè che è morta, che non la vedrò più. - dopo queste parole, il silenzio è terribilmente pesante. Zayn torna a posto lentamente senza far rumore, gli occhi bassi.

Il funerale è finito, tutti si alzano. Io resto seduto. È una giornata di primavera, chissà se anche tu da lassù riesci a vedere il sole splendere. O forse sei tu il sole. Il mio sole. Tira un vento leggero, un vento che odora di margherite e di mandorle. È il tuo profumo.
- Mi manchi tanto, Sammy. - sussurro ad occhi chiusi. Il vento mi accarezza un po' più forte.
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 Non so cosa dire, in effetti. Spero vi sia piaciuta, tutto qui.
  
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