Fanfic su attori > Ben Barnes
Segui la storia  |       
Autore: _joy    11/03/2013    7 recensioni
«E di me ti fidi?»
«Posso fidarmi?» rispondo «Dimmelo tu» 
«Sì» risponde senza esitazione. 
 
Gin/Ben
[Serie "Forever" - capitolo IV]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Forever'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Stesa a letto, con la testa sul petto di Ben, sbatto le palpebre e sospiro, felice.
Mmmm…
Potrei passare la vita a letto con questo ragazzo.
Non che sia la sua unica dote, chiaro.
È anche bellissimo, talentuoso, intelligente, divertente… l’ho detto bellissimo?
Ecco.
 
Sento la sua mano accarezzare pigramente la mia schiena.
Volto il capo per guardarlo e lo vedo sorridermi.
«Ehi»
«Ehi» mormoro, sognante.
«Ci hai ripensato sul London Eye, vero? Possiamo passare direttamente alla parte in cui stiamo due giorni di fila chiusi in casa?»
Rido e mi alzo sul gomito per dargli un bacio.
Sono talmente rilassata che penso potrei non muovermi più per una settimana.
 
 
Ma, ovviamente, l’effetto dura sì e no due baci, di quelli di Ben.
Cinque minuti dopo sto di nuovo ansimando, con lui che è steso sopra di me e bacia e succhia voracemente il mio seno.
Gli infilo le mani tra i capelli e poi scendo a toccare le spalle, la schiena, fino ai suoi glutei, che stringo forte tra le mani, incoraggiandolo a fare di più, a non smettere mai…
«Ben» gemo, buttando indietro la testa per lasciargli libero accesso.
 «Tu mi ucciderai» borbotta lui, tra il serio e il faceto.
Morde delicatamente il mio collo e la spalla mentre io rido.
«Sì, certo… Non hai più l’età, eh?»
Lui sbuffa e io gli poso una mano sul petto, facendolo sdraiare e appoggiandomi per metà sopra di lui: il fianco incollato al suo, le gambe intrecciate.
«Dai, vecchietto: riposa, respira, riprendi fiato…»
«Ehi!»
Lui mi morde giocosamente e io strillo.
«Cos’hai da lamentarti, eh?»
Lo guardo con occhi fintamente pentiti.
«Oh, scusa, mio signore, amore mio… dicevo solo di non preoccuparti se non ce la fai che io ti voglio bene lo stesso…ah!»
Urlo e rido mentre lui mi rotola sopra e mi imprigiona i polsi nelle sue mani.
Mi guarda truce e io rido ancora.
«Scusa…scusa! Scherzavo! Non farmi il solletico!»
«Altro che il solletico ti meriti! Simpaticona!»
Mi mordo il labbro.
«Ben?»
«Eh?»
«Ti amo tanto…»
«Hum, sì, ho visto. Com’è che si dice, in italiano? Paracula»
Lo pronuncia metà in inglese e metà in italiano e mi strappa un’altra risata.
«Smettila di imparare le parolacce, piccolo Lord! Non sta bene!»
Mi mostra la lingua, ammiccando.
«Così sono vecchio, eh?»
«» rispondo, impenitente.
Lui abbassa la testa sul mio seno e inizia a lambirlo con la lingua.
 
In due secondi mi passa la voglia di ridere.
 
Cerco di muovere le mani per stringerlo, ma lui rafforza la stretta sui miei polsi.
Poi scende con la bocca e lascia una traccia di baci sulla mia pancia.
Quando arriva al basso ventre io mi sto contorcendo.
«Ben ti prego...Voglio toccarti anch’io…»
Ma niente da fare.
Oddio, odio non poterlo toccare.
Sono in preda alla smania più totale.
Mi divincolo ma lui si china a baciarmi l’interno coscia.
Gemo e inarco il bacino.
«Ben…»
E, alla fine, mi lascia le mani per afferrarmi i fianchi, come se non volesse permettermi di allontanarmi da lui.
 
Come se potessi mai allontanarmi da lui.
 
Intreccio le gambe alle sue e, quando entra dentro di me, ci muoviamo insieme, in sincronia perfetta.
Rispondo alle sue spinte con vigore e vengo premiata da un’esplosione di luce: arriviamo all’orgasmo contemporaneamente.
Fantastico.
Il sesso con Ben è una cosa incredibile.
 
Quando ridiscendo sulla terra e metto a fuoco la mia stanza lo sento ansimare vicino a me.
Volto il capo e lo osservo, mentre ha gli occhi chiusi: i capelli scompigliati, le guance rosse.
Mi forzo a sollevarmi (mmm…. Ci starebbe una bella dormita!) e gli bacio piano la guancia.
Lui apre un occhio.
«Ti amo» gli dico.
E sono seria.
Sono sempre seria, quando glielo dico, ma stavolta non voglio scherzare o stuzzicarlo.
E vedo da come mi sorride che lo sa.
«Anche io…»
 
Quando riapro gli occhi è sceso il buio.
Sbatto le palpebre.
Ben è disteso accanto a me, con un braccio sul mio petto.
Mi prendo due minuti per ammirarlo mentre dorme, con le labbra socchiuse e il viso rilassato, e poi mi muovo dolcemente, cercando di non disturbarlo.
Lui aggrotta la fronte quando gli sposto il braccio, ma gli accarezzo i capelli e non apre nemmeno gli occhi.
Lo copro con il plaid che è in fondo al letto e mi alzo.
Vado in bagno e accendo la luce.
Davanti allo specchio mi passo le mani tra i capelli e poi li raccolgo in un nodo sulla sommità del capo.
Apro l’acqua della doccia e la faccio correre.
Poi rientro in camera, senza accendere la luce: si vede solo il chiarore del bagno.
Mi siedo sul bordo del letto e bacio Ben sulla fronte.
«Amore, sveglia…»
Niente.
Dorme come un sasso.
Gli bacio le guance e le labbra, delicatamente.
Se lo svegli di colpo diventa un orso.
 
Quando apre gli occhi sembra disorientato.
Gli sorrido mentre gli accarezzo i capelli e mi viene in mente che facevo così con mio cugino, quando da piccolino gli facevo da babysitter e dopo aver scorrazzato per ore crollava addormentato: quando si svegliava ci voleva sempre un po’ per riportarlo nel mondo reale.
 
«Doccia?» chiedo.
Lui annuisce, ma richiude gli occhi.
«Doccia e poi pizza?»
«Mmm…»
È un sì?
Gli tolgo la coperta di dosso e lo scuoto piano.
«Dai, bell’addormentato… Prince Caspian the Sleeping…»
Lui sorride, sonnacchioso.
Il regista de “Il Principe Caspian” lo chiamava così, è una cosa che lo diverte ancora.
«Amore non costringermi a svegliarti con la mia pessima pronuncia inglese…»
Fa un sorrisino e si passa un braccio sugli occhi.
Poi si mette a sedere.
«Vuoi uscire?» chiede, con l’aria di un condannato a morte.
 
Mi guardo attorno nella mia nuova stanza: c’è un casino allucinante.
Scatoloni semiaperti con roba che spunta da tutte le parti, scrivania sommersa e armadio già dolorosamente pieno.
Che dire?
Una ragazza deve portarsi dietro le sue cose, dopotutto.
Solo che quando Ben ha visto qual era esattamente la dimensione delle “cose” si è un filino allarmato.
 
«Sì, usciamo» rispondo.
Meglio portarlo fuori, prima che ricominci con la storia del “quando intendi mettere ordine qui dentro?”
Il fatto è che lui è proprio preciso…
 
*  
Ok, non è che si è allarmato, si è proprio incavolato.
Sostiene che io gli avevo detto “poche cose, giusto l’indispensabile”.
E infatti.
Non è colpa mia se per lui l’indispensabile sta in un borsone a mano e per me sta in un tir.
Abbiamo “indispensabili” diversi, tutto qui.
 
Quando sono arrivata sono stata un paio di giorni a casa di Ben.
Che in realtà è casa di Ben e Jack, perché lui vive con suo fratello.
Però siamo entrambi d’accordo sul fatto che non vogliamo bruciare i tempi: lui con suo fratello si trova benissimo e poi è sempre via per lavoro.
Io non so ancora cosa ne sarà di me: nuova città, nuove prospettive, nuovo lavoro…
Mi serve tempo.
E spazio.
E vivere con una persona, anche se si tratta di Ben, è un passo enorme.
Noi due abbiamo già bruciato un sacco di tappe… del resto, se ti capita di incontrare l’amore cosa fai, gli dici di no, grazie, troppo complicato, troppo rischioso?
Non esiste.
Per cui, ci siamo lasciati travolgere e ora vediamo di destreggiarci tra un lavoro assolutamente nomade (il suo), una vita resettata (la mia), una nuova città e i nostri spazi.
 
Detto questo, io voglio stare solo con Ben.
E infatti passiamo insieme ogni secondo del tempo libero che lui ha.
Io ne ho a valanghe: nella mia inesperienza, credevo che fissata l’idea del film che hai in mente di girare (e per il quale io dovrei lavorare), via così: si partisse e basta.
E invece no: il cast non è chiuso e le decisioni, gli allestimenti e tutte le cose (a me ignote) che stanno dietro la preparazione di un film richiedono tempi lunghi.
Anche tipo un anno.
 
Un anno.
 
Capite?
Già io sono una che “si-fa-tutto-in-due-giorni” … in più l’equazione Gin a Londra senza lavoro - Ben in giro con tanto lavoro…. Come dire, non tornava.
 
Ovviamente, Ben si è preso la colpa.
Si è accusato di aver dato per scontato meccanismi per lui ovvi ma per me no e di avermi fatta trasferire per egoismo.
Ci ho messo una settimana a fargli digerire il fatto che io mi sono trasferita proprio perché amo questo egoismo.
Mi spiego: lui mi vuole con sé.
Io me ne frego del resto.
Il lavoro sarà sicuramente interessante ma, pur di stare con lui, io venderei patatine fritte per strada, quindi cosa c’è di più importante del sapere che mi vuole con sé, nella sua città?
 
Poi ho cercato di introdurre timidamente l’idea che un lavoretto comunque devo cercarlo… e allora apriti cielo.
Fargli digerire questo è stato ancora più complicato.
È chiaro che dovrò accontentarmi di un lavoro semplice, visto che non conosco abbastanza l’inglese per lavorare nella comunicazione, come facevo in Italia: serve una padronanza perfetta della lingua.
Tra l’altro, quando inizierò a lavorare nella crew del film di Ben, la lingua mi servirà, per cui tanto vale che mi rimbocchi le maniche.
E poi io non posso stare senza far nulla e non voglio fare la mantenuta.
Lui però fa la faccia dispiaciuta al solo sentire la parola “accontentarsi”: ma io che ci posso fare?
 
Sotto la doccia, mentre gli insapono la schiena, penso che varrebbe la pena di fare qualunque cosa, per un solo momento come questo con lui.
 
*
 
Ben mi porta sul Tamigi, verso il Tower Bridge.
Quanto lo amo.
Adoro questa zona sempre, ma di notte è il posto più romantico che esista, secondo me.
Ceniamo in un ristorante tranquillo, elegante, e ovviamente Ben insiste per pagare.
«Amore, non puoi sempre offrirmi la cena» protesto.
«Non ti offro la cena» ribatte mr. Psicologia inversa «Tu cucini e io ti porto a cena fuori: vale per tutte le volte che non cucino io»
Sorrido, ma questo fatto mi angoscia.
Io non posso offrirgli niente di quello cui è abituato, se fa così.
«Non è lo stesso, e lo sai. Per prima cosa eviti sempre di farmi fare qualsiasi lavoro e poi un piatto di pasta o un tiramisù non valgono una cena qui…»
«Domani mi cucini la carbonara?»
Interrompe le mie proteste sul nascere, perché sa che questa discussione tra noi può protrarsi nei secoli.
Sospiro e poi annuisco.
«Amore, davvero, non è niente… non preoccuparti, è una sciocchezza. Non voglio nemmeno che ci pensi»
«Ben, tu sei la persona più generosa che conosco ma mi sembra di pesare su di te e non è giusto…»
«Gin, ma che dici?» lo vedo che ci resta male, gli si incupiscono gli occhi «Senti, già ti sei sistemata in una zona che…»
«Ben…»
«Tesoro, ascolta, non è sicuro. Questa non è una città semplice, me ne rendo conto. Vorrei solo sapere che ti trovi bene, che sei tranquilla…»
«Ma è così!»
 
Lui si morde un labbro e lo so che è perché in realtà intendeva che vorrebbe sapermi al sicuro in una zona ricca e tranquilla, con un buono stipendio e una vita regolare.
Non è uno snob o una persona pretenziosa, anzi: lavora seriamente ed è molto corretto, solo che viene da una famiglia agiata e Londra l’ha sempre vissuta in un certo modo.
E non credo gli piaccia sapere che per me non sarà lo stesso.
Si preoccupa talmente per me… sa che spesso è all’estero, che io qui non ho amici.
Ma è una città talmente meravigliosa: come fai ad essere infelice a Londra?
Basta uscire e c’è tutto. Il mondo.
 
Ben sospira e fa per alzarsi.
«Andiamo?»
Annuisco e prendo la borsa.
Fuori, infilo la mano nella sua.
Lui si volta a guardarmi e io gli sorrido.
Siamo così felici… che importa una casa o un lavoro?
So che Ben è protettivo, ma io so cavarmela… sono sopravvissuta a Milano, non sono una sprovveduta e voglio dipendere dal mio ragazzo solo per il fatto che viviamo nella stessa città: la scoprirò con i miei tempi e mi abituerò.
Tutto qui.
 
Fisso l’acqua scura del fiume mentre accarezzo con il pollice la mano di Ben.
In quel momento gli suona il cellulare.
Lui parla un minuto e poi mi guarda con aria di scusa.
«Domani devo vedere il mio agente…Ti spiace?»
Io reprimo una smorfia.
«Figurati!» dico, con entusiasmo esagerato.
 
Non è che mi spiace.
È che il suo agente mi sta proprio sulle scatole.

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Ben Barnes / Vai alla pagina dell'autore: _joy