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Autore: glendower    13/03/2013    1 recensioni
Fiabe nere prima di andare dormire.
Racconti tormentati che per finirsi non hanno bisogno del lieto fine – lo piegano e stravolgono, lo rifiutano e lo cambiano.
Amanti prima odiati e poi tormentati senza mai trovare felicità.
C’era una volta - disse un’indecenza scappata da una bocca - […] finché non vissero morti tormentandosi nei loro peccati.
[1#] Mele: rotondi cerchi d'infinito rotolano vivi lungo tutta la radura, coprendo il terriccio ruvido con mattonelle marce, sporcando gli stivali del cavaliere al suo passaggio. (RanTaku)
[2#] L’ultimo amante è forse il migliore di tutti, respira in rantoli e condensa di nuvole, ha il fisico del guerriero, del canide e del cacciatore... (Garshya/Vanfeny)
[3#] Manti, pelli di belva, piume colorate e pitture rupestri sulla fronte lo rendono creatura mitica, barbaro dai capelli scuri e i piedi di fumo, inesistenti sotto gambe d’osso e cartilagine viva. (HakuShuu)
Genere: Angst, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2 # | Beauty and the Beast
di rose seccate nel sangue, bellezze vive in eterno ed amore come complimento
(Garsha/Vanfeny) ; la seconda fiaba



 


Briciole di stelle saltano sulle vetrate, mosaici d’ossidiana e diamanti al latte squarciati dai fulmini sulle travi del soffitto, barriere di una casa in cui l’eternità si è intessuta alle carni del padrone fino a renderlo fantasma ed insieme vampiro, desolato re a guardia di una bellezza oltreconfine e disumano peccatore di un amore che lo vede attore, parte ed antagonista in ogni ruolo; è un patto scarlatto – un accordo ed un pegno: mantenere comunque il suo aspetto perché la vera beltà ha sede nel cuore ed è lì che deve farsi accettare, in quell’organo marcio che pompa petrolio, acqua salata e filtro d’immoralità priva della visione esterna.
     Corde di capelli stringono alla gola donne cadaveriche, burattini in abito da sposa appese come ghirlande in giro per le sale, piangono schegge di sangue e cantano passioni, narrando agli avvoltoi sulle loro carni il sentimento che le ha sedotte – l’emozione e la fregatura in cui sono cadute quando si sono avventurate oltre il confine della foresta, nero sigillo per scendere all’inferno.
    Lame ricurve, velate di luce opaca, riposano senza forze in un mare dorato di assi divelte e piastrelle staccate - di teschi frantumati ed ossa masticate, cibo da belva e spuntino per topi. Nuvole di polvere allargano le crepe, arrampicandosi alle ragnatele grandi come bandiere per far ingrassare i ragni, uova nere con cinquecento gambe, suo esercito di donne tarantola per spaventare gli ospiti.
    Buchi nelle tende rovinate fanno intravedere i corvi, pizzi e merletti scuri sistemati sul bordo del balcone intatto, antico luogo di sussurri e di dichiarazioni ad un soffio di labbra; chiazze tonde di luna, strette mano nella mano, piroettano allungandosi e restringendosi lungo le pareti, ricordando i giorni prima che una fata gettasse il suo triste incantesimo, truccando il castello a lutto, concentrando la sua grandiosità solo sul principe, maledetto proprietario di solitudine e leggende, di canzoni e storie per spaventare i bambini disubbidienti.
    Un orologio di legno, segnato dalle tarme, brontola indecenze tra i tic-tac, urlando le sue preoccupazioni ad un niente che non lo ascolta, mentre il tempo calcolato lo avverte della morte pronta a saltargli addosso, lasciando affondare sempre più in profondità il pendolo fra le due lancette, cuore di vetro spaccato in mezzo al petto. Argenteria stridula dondola sulle travi ed una cascata d'argento di coltelli, cucchiai e forchette piove sul pavimento, ricordando le gioie di banchetti cannibali al chiaro di luna, dove anticamente servivano vino di sangue nei bicchieri e carne viva dentro ai piatti. Lumière, il vecchio candelabro senza braccia, cola densa crema di cera su di un vecchio servizio da the, porcellana di seta grezza lanciata più volte in terra.
    È
 una servitù disgraziata, suppellettili prima uomini - prima schiavi, padri mamme e figli, famiglie ora trasformate in cianfrusaglie buttate sui mobili ad invecchiare o seppellite sotto armadi e forzieri chiusi a vita.
    L'orchestra nella stanza di fianco suona da sola, i musicisti sono gli strumenti, un pianoforte senza denti ed un violino a metà, entrambi sollevati ancora in piedi provano a resuscitare le risate – i gemiti di amanti presi e poi ingoiati, cercando di tenere il ritmo di una cassapanca ed un paio di sedie che volteggiano per ricreare una magia vecchia di secoli.
    Lacrime di gemme sono mille pozzanghere - mille sguardi dove guardarsi, lapislazzuli del lampadario crollato su se stesso al centro esatto della sala da ballo; un arcobaleno di grigi luccica nel buio, vecchio cimelio anticamente incatenato al soffitto, prima fiaccola ed incendio, poi meteorite senza batteria che s’appiccica al giallo di un abito incantato, veste divina poco adatta ad una Bestia, fatta da trine sulle maniche ed arabeschi infiocchettati sul corsetto e sul mantello.
    L’ultimo amante è forse il migliore di tutti, respira in rantoli e condensa di nuvole, ha il fisico del guerriero, del canide e del cacciatore; l’incarnato di sabbia è coperto di pelliccia e la muscolatura è una mappa di simboli cicatrizzati in succo d’uva, versato ed espanso per renderlo pasto non indigesto durante il rituale che timbra morsi ed abissi sulla sua clavicola.
    È stato scelto perché non ha badato a niente, nella sua trappola c’è caduto facendo l’agnello e la sua forza, al cospetto del sentimento, si è addormentata rendendolo un gattino.
    Garsha se ne sta piegato in due sulle scalinate che portano alla pista, uno specchio rotto illuminato di ombre riverbera immagini sul suo sterno aperto a metà. Mani e piedi, come una croce, inchiodati al pavimento non gli permettono di muoversi. Vede e parla momentaneamente solo con gli occhi, sgranati sul suo aguzzino, inchinato al suo cospetto e seduto su uno scranno d’interiora vive.  
    «Dimmi che saremo insieme per sempre, mio prediletto» gli chioccia il nobile Vanfeny in un orecchio, accarezzandosi i boccoli turchini per togliere le polvere – per mettersi in mostra da brava bambola in vetrina.
    «Rispondimi promettendomi ogni giorno parole d’amore, ripetimi che non c’è nessuno come me e che starai sempre qui, al mio fianco» implora baciandolo, mordendogli le labbra per fargli un dispetto.
    «Giurami che ci sarai ed io ti darò tutto di me, spezza la mia maledizione e regna sui miei tormenti» la sua lingua scende sul collo e le sue mani arrivano a cingere punti sotto le vesti, toccano e stringono fino a fargli male.
    Solo così la favola si rigira, molesta, ancora una volta per spingere via il bel finale. Fa alzare il braccio del Lupo, senza più freni, che tra gli artigli regge una freccia di frassino – un ago appuntito, ceppo acuminato che scivola nel cuore della Belva, penetra con uno scatto ed un rumore secco, bruciandogli le vesti che si aprono sul petto da dove sgorga una cascata di sabbia fine, petrolio nero e i petali di quella rosa che avrebbe dovuto servigli come monito, seccati del sangue volano via.
    Il vampiro gli cade di sasso in grembo, il viso contratto in una smorfia che lo fa sembrare per un’ultima ancora più bello, immutato nel suo incubo infinito in un quadro di perfezione; duro come pietra, tra le pieghe delle pelle, inizia ad invecchiare, i capelli sbiancano ed i denti cadono finché al posto non rimane soltanto un teschio vuoto ed un pianto ad accompagnare la sua disfatta.
   
    «Sì, amore mio, per sempre. »



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note dell'autrice: dedicata a Cate, ed un grazie alla mia beta che sa aspettare una polentona come me e mi sopporta nonostante i miei strippamenti ed i lamenti sul ''so fare e non so fare', sono una banana... che ci vuoi fare. sono in ritardo di una settimana sulla tabella di marcia ma la mia pigrizia non mi ha permesso di aggiornare prima, benché le flash seguenti siano tutte ben scritte nel mio cervello, pardon, dalla prossima cercherò di essere puntuale per evitare di non finire mai. in realtà non ho niente da dire in merito e mi dispiace se entrambi risulteranno ooc (oh beh, è un'AU qui ic o ooc non dovrebbe centrare poi molto ewe) perché mi sono azzardata a trattare i personaggi senza conoscerli - li ho visti in una puntata, okkei, ma quel poco che dice la wiki non aiuta affatto. vorrei ringraziare chi ha messo nei seguiti, nelle preferite e nelle ricordate, ness vi vuole bene.... coff* anche se una recensione non mi fa sicuramente male, un parere rende più forti e consapevoli di ciò che si sta scrivendo. pubblico prestissimo e vi lascio altrettanto presto, dicendovi semplicemente ''a presto'' per un nuovo aggiornamento. Ness.
  
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