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Autore: Marcy_    13/03/2013    8 recensioni
La vita felice e spensierata della giovane Laila viene catastroficamente rovinata il giorno del suo sedicesimo compleanno, momento in cui le verrà rivelato che, al compimento dei diciotto anni, sposerà un ragazzo di nome Zayn Jawaad Malik.
L'obbligo deriva da un'accordo stipulato molti anni prima tra le due famiglie, sottoscritto da entrambi i nonni paterni in cambio di aiuti economici da parte della famiglia Malik.
Ma se non fosse solamente quello il vero motivo del contratto?
La ragazza avrà solo dieci giorni per evitare il matrimonio e non dover convolare a nozze con l'arrogante, misterioso e sfrontato ragazzo appena conosciuto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Capitolo Otto

Il tempo è scandito solo dal rumore dei nostri respiri,i nostri corpi distesi sul cofano dell’auto a fissare le stelle sopra mentre finiamo di mangiare ciò che abbiamo appena comprato. In silenzio, stranamente.
Non c’è tensione o imbarazzo. Non perche non abbiamo argomenti di cui parlare o discutere. È solo silenzio. Non pesante. Non come quei mutismi imbarazzanti. È leggero. Ci avvolge come un alone, entrambi perse nei propri pensieri.
Sono sdraiata a guardare quei puntini nel  cielo, così lontani da sembrare irraggiungibili ma così reali da poter immaginare di toccarli con un dito. È da così tanto tempo che non mi fermo a guardare le stelle, da piccola mi piaceva tantissimo coricarmi sul prato e fare film mentali, immaginando di poterne, una volta, acchiappare una. Ma poi tutto è cominciato, la vera vita intendo. I problemi adolescenziali, i litigi, i casini con gli amici e i genitori che non capisco mai nulla. Non capiscono come ti senti, non capiscono ciò che stai passando. Come se loro non fossero mai stati ragazzi. Come se, diventando adulti, avessero dimenticato come ci si sente. Felici un attimo prima e tendenti al suicidio quello dopo. Non ricordano come un semplice gesto e una stupida parola possa cambiarti la giornata in bene o in peggio. E, le serate a guardare le stelle, sono sempre diventate meno, i pomeriggi sul prato si sono sempre fatti più rari e i momenti liberi passati sola con me stessa più radi. In fondo, mi spiace, mi dispiace moltissimo. E mi manca. Mi mancano da morire.
Sento Zayn muoversi e ritorno sulla terra ferma. Accanto a lui, sulla sua auto. E rabbrividisco al pensiero del perché mi trovo con lui.
Sette giorni. Sette giorni e la mia vita sarà del tutto cambiata. diventerò la brava mogliettina che se ne sta a casa, che non lavora e che rispetta il marito. Io. Io che sono sempre andata contro ogni forma di restrizione. Io che avrei voluto girare il mondo. Io che volevo diventare una giornalista. Io che fino a due anni fa non avevo nemmeno la minima intenzione di sposarmi. Io che non ho mai creduto lontanamente nel genere maschile!
Io.
Che a quanto pare conto ben poco nel casino in cui sono invischiata.
Perché io non esisto più.
Ormai parlano solo di noi.
E mi spaventa.
Mi scappa dalle labbra uno sbuffo sommesso, chiudo le palpebre per impedire agli occhi di appannarsi a causa delle lacrime che minacciano di rigarmi il viso.
Io sono forte.
Io non piango.
Penso, penso ad un qualsiasi modo per evitare quella situazione. Ma sembra tutto così assurdo ed irreale che se mi mettessi ad urlare come una pazza, in mezzo alla folla, che qualcuno mi vuole costringere a sposare uno sconosciuto nemmeno mi considererebbero.
‘’A cosa stai pensando?’’ la voce di Zayn interrompe i miei pensieri. Prendo un respiro profondo, indecisa se rispondergli con la verità o dicendogli una balla.
Opto per la terza opzione e gli dico la verità, omettendo qualche particolare. Non mi importa se sto aspettando più del dovuto nel rispondere, abbiamo ancora un po’ di tempo.
Sento il suo sguardo sul corpo e mi decido ad aprire la bocca per dar voce ai miei pensieri ‘’A tutto e a niente’’ mi giro per guardare la sua reazione e lo vedo confuso.
Un sopracciglio alzato ed un’espressione incerta sul viso ‘’Un po’ vaga come risposta, non pensi?’’
‘’E’ questo il problema. Sto pensando fin troppo. Sto pensando a troppe cose tutte insieme con la consapevolezza che mischiare tutti i pensieri in modo caotico non mi porterà a nulla!’’ per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva, cercando di ricacciare indietro il nodo alla gola che minaccia di farmi scoppiare. E fa male, fa male da morire. Ma è meglio, molto meglio dover sopportare il dolore fisico che quello morale. Anche le persone forti alcune volte cedono, no?
Mi afferra la mano con gentilezza per poi stringerla come se potesse infondermi coraggio, nel continuare a parlare, forse.
Prendo un altro respiro, con il labbro inferiore che mi trema e la voce balbettante ‘’Come fai a non ribellarti? Perché non obbietti a tutto questo? È tutta una farsa! E’ un’assurdità! Perché non fai nulla?’’ la mia voce lo investe con forza, quasi rabbia.
Penso che mi sta per dire qualcosa di profondo perché il suo viso si incupisce per un attimo ma poi torna con la solita faccia da schiaffi e capisco che sta per sparare un’altra delle sue solite battute squallide ‘’Principalmente per due ragioni…’’ porta la mia mano vicino alle labbra, baciando leggermente una delle nocche. Rabbrividisco a quel tocco ma non ho la forza interiore di ritrarla. Sta così bene tra le sue mani che mi sembrerebbe un omicidio spostarla di un solo centimetro.
E’ così forte e morbida e delicata al tempo stesso che mi stupisco.
Dischiudo le labbra cercando di non perdere la lucidità, sotto i suoi occhi che continuano a fissarmi ‘’La prima, perché sarebbe inutile. La seconda, perché tu lo fai già per entrambi’’ rimango ferma immobile prima di capire cosa ha appena detto ed allontanarmi all’istante da lui, ritraendo la mia mano dalla sua. Non so se sentirmi più arrabbiata o offesa ma opto per la seconda perché sono stanca. Stanca di lottare.
‘’Bè, allora ti conviene provvedere a muovere il culo perché mi arrendo’’ mi metto seduta avvicinando le gambe al  petto, nascondendovici il viso, alla ricerca di un po’ di sollievo da quel mal di testa che mi sta divorando.
‘’Perché te la prendi tanto? Sai già da due anni che avresti dovuto sposarmi, no? Ne hai avuto di tempo per metabolizzare la questione!’’ non è arrabbiato, né infastidito. Anzi, risulta più neutrale del solito.
‘’Non capisci!’’ sbotto stizzita senza guardarlo ‘’E’ diverso! Ho dei sogni, ho degli obbiettivi. Li ho sempre avuti e adesso…adesso mi si stanno sgretolando nelle mani come creta! Si, è vero, sono due anni che so di questa storia ma mi sono sempre detta –tanto c’è tempo per pensarci- ed ora eccomi qua. E mancano sette fottuti giorni!’’
‘’E mezzanotte passata, direi che ne mancano sei’’ sempre quel solito tono saccente ed arrogante. Non lo sopporto nemmeno dopo due ore, come farò a non strozzarlo prima ancora di finire la luna di miele?
‘’E tu, non hai dei sogni?’’ faccio finta di non aver sentito la sua ultima affermazione e torno a guardarlo con aria quasi di sfida.
Fa spallucce con indifferenza ‘’Mi è sempre e solo importato di divertirmi e, fino ad ora, è ciò che ho fatto. Niente di più niente di meno’’
Sbatto un pugno contro il cofano, noncurante del fatto che potrebbe rovinarsi ‘’Sei impossibile! Tu, loro. Siete tutti pazzi!’’ lo urlo con così tanta foga da spaventarmi da sola. Non ce la faccio più. Non riesco più a trattenermi. Non è possibile.
Mi accorgo solo quando sento il suo pollice sulla mia guancia ad asciugarmi una lacrima che sto piangendo come una fontana. Mi scosto come se mi avesse scottata e scendo dall’auto infuriata e ferita ‘’Portami a casa, per favore’’ no, non è una richiesta ma un ordine.
Entro in auto senza dire più nemmeno una parola, e aspetto che lui faccia lo stesso, smettendo di guardare qualsiasi cosa perché tanto è inutile. Ho la vista completamente appannata.
Sento il suo sportello sbattere e la sua figura mettersi accanto a me. Faccio perfino fatica a respirare tanto sono colta dai singhiozzi violenti. Fanculo anche a questo.
 Non lo sopporto già più. Prima mi deride, poi mi asciuga le lacrime,  poi mi prende in giro, poi fa lo stronzo e poi mi prende la mano. Basta. Non sono un fottuto giocattolo. Non voglio essere un burattino nelle loro mani.
Si, è bello. È un bel ragazzo non c’è che dire ma il carattere. Dio, il carattere! E poi sono le donne ad essere complicate!
Come fa a rassegnarsi? Come fa a non combattere? Come fa a non sentire il bisogno di ribellarsi?
All’improvviso lo sento vicino a me, troppo vicino, troppo attaccato al mio corpo.
Il suo addome sul mio fianco e il suo respiro che mi solletica il viso.
Lo guardo con gli occhi sgranati dallo stupore e lui deve averla presa come paura perché mi sussurra semplicemente un ‘’Cintura’’ per rassicurarmi. Lo lascio fare mentre mi allaccia la cintura di sicurezza con abilità, senza spiccicare più parola. Il mio cuore accelera all’improvviso e non so se si tratta più solo della rabbia che provo nei suoi confronti o per la voglia matta che i miei ormoni hanno nel volergli saltare al collo.
Si, sempre colpa degli ormoni. Ovvio.
Se non ci fossimo trovati in quella situazione, se solo lui mi avesse chiesto di uscire come un qualsiasi ragazzo, se solo ci fossimo conosciuti in una circostanza diversa, forse…
Ma chi voglio prendere in giro? Una ragazza come me non si innamorerebbe mai di uno come lui ma, soprattutto, uno come lui non si interesserebbe ad una come me.
 
Il tragitto è stato lungo e silenzioso. Se fino a poco prima pensava che il silenzio fra di noi fosse leggero come una piuma, in quel momento pesa più di un macigno di trecento tonnellate.
‘’Siamo arrivati..’’ la sua voce è bassa, quasi un sussurro appena udibile. Siamo parcheggiati davanti casa mia, le persiane sono abbassate e le luci spente. Guardo l’orologio, mezzanotte e mezza passata. Sono tutti a dormire, ne sono felice almeno non devo subirmi mia madre che mi fa il terzo grado su come è andata la serata. Non avrei nemmeno la forza di controbattere o di oppormi alle sue domande.
Mi guardo nello specchietto dell’auto constatando, senza sorprendermi più di tanto, che il trucco è andato a farsi benedire e che gli occhi sono ancora gonfissimi.
Alla faccia del primo appuntamento, insomma.
Il peggior primo appuntamento della storia. Avrebbero potuto scriverci una bella storia! Una tragedia che comincia con un fatto dolce e soave ma che termina con la catastrofe più totale.
‘’Ascolta..’’ mi riprendo dai miei pensieri appena sento le sue parole colpirmi con esitazione.
‘’Mi dispiace’’ lo dico quasi con vergogna, perché è la verità. Mi dispiace per come mi sono comportata. Come se la colpa di tutto ciò sia sua. Come se lui fosse il carnefice quando in realtà è solo la vittima, come me.
Ne rimane di sasso per un paio di secondi prima di riprendersi ‘’No, è stata colpa mia. E hai ragione. Ed è per questo che voglio aiutarti’’ dice quelle parole come se stesse leggendo un copione, come se le avesse imparate a memoria, come se ci avesse rimuginato  per tutto il tragitto.
‘’Cioè..tu..vuoi..’’ le parole mi escono indistinte dalle labbra, ancora sconvolta per ciò che mi sta dicendo.
‘’Io non voglio sposarti, Laila. Non che tu non sia una brava ragazza. E sei anche bella. Sei anche più di quanto mi aspettassi. Ma io non voglio sposarmi! Non con qualcuno che non conosco nemmeno. So che il sogno di ogni genitore è vedere i propri figli sistemati e stronzate varie ma andiamo, io non sono fatto per i matrimoni. Ti farei le corna il giorno dopo la prima notte di nozze, se non durante la cerimonia stessa!’’
Alla faccia della sincerità.
Penso abbia visto il mio viso passare dalla confusione allo stupore per poi atterrare sullo sconvolto perché aggiunge velocemente ‘’Non sto dicendo che lo farei ma..insomma..io seguo gli istinti! Se l’istinto mi dice di fare qualcosa la faccio, fine. Non sono fatto per tutti quelle cose.’’ Io l’avevo detto che un uomo delle caverne sarebbe stato meno propenso a comportarsi da…uomo delle caverne.
‘’Come pensi di far saltare il matrimonio, allora? Sei specializzato in kamikaze per caso?’’ mi passo una mano sotto gli occhi cercando di cancellare la sbavatura di nero che mi fa sembrare un panda.
Lui guarda dritto davanti a sé prima di rivolgermi uno strano sorriso, tra il divertito e il soddisfatto.
È bello, si. Bello tanto. Ma inquietante allo stesso tempo.
Un brivido mi percorre la schiena.
‘’Un modo lo troviamo, piccola’’ mi passa una mano tra i capelli come se avessi due anni. Ancora quel soprannome ma non mi dispiace, anzi. Gli sorrido appena ‘’Chiamami ancora piccola e sarà qualcos’altro di altrettanto piccolo  che si trova nei tuoi pantaloni a fare una brutta fine’’ potrei anche abituarmici a quel nomignolo ma sicuramente non glielo farò sapere adesso!
 
Quando arrivo in camera trovo mia madre stesa sul mio letto che abbraccia un mio peluche Tobby.
Sta dormendo così profondamente che nemmeno i rumore della borsa che cade al suolo e quello delle scarpe che sbattono contro l’armadio riescono a svegliarla.
Le vado vicina e le rimbocco le coperte, sbuffando.
Avrà sicuramente tentato di rimanere sveglia ad aspettarmi. Risultato? Che lei si è addormentata e adesso a me tocca dormire sul divano!
Afferro il pigiama (che poi consiste in una canottiera e un paio di leggings) facendo più rumore possibile ma, nemmeno un terremoto potrebbe svegliarla quindi filo in bagno alla disperata ricerca di uno struccante.
Tolgo il trucco dalla faccia, mi infilo il pigiama e vado soggiorno dove mi butto sul divano sotto la coperta calda calda.
Prendo il cellulare controllando che in quelle poche ore nessuno mi abbia scritto e rimango sorpresa nel trovare quattro messaggi.
Tutti di Sofia.
Li leggo velocemente.
‘’Mi sa che ho fatto una stronzata’’
‘’No, scherzavo’’
‘’Lo sai che ti voglio bene?’’
‘’jksjmsclòsn’’
Mi alzo a sedere con la schiena dritta, in ansia come non mai.
Che diavolo mi stava cercando di dire?!
Provo a chiamarla, i battiti del mio cuore accelerano all’improvviso, senza un motivo logico.
Insomma, mi ha solo scritto che mi vuole bene, che ha fatto una stronzata ma che stava scherzando.
Che cavolo sta dicendo?! No, c’è qualcosa d’altro. Chiamatelo come vi pare, sesto senso, istinto fraterno, ma c’è qualcosa sotto.
Sono al decimo squillo ma ancora nessuna risposta. Parte la segreteria.
Fanculo.
Mi alzo, vado in cucina e prendo un bicchiere d’acqua. Ne bevo due senza nemmeno accorgermene.
Richiudo il frigo. Un bigliettino giallo ‘’Ha chiamato Sofia. Richiamala. P.s. domani pomeriggio hai un appuntamento con Zayn’’ il tutto affiancato ad un cuoricino.
Mi viene la nausea, un conato di vomito mi parte dallo stomaco ma lo ricaccio sul fondo con forza. Vedo delle macchie ma tento di concentrarmi. È solo dello stupido sangue che si è deciso a giocare a nascondino non andando al cervello. Devo stare calma. Devo respirare. Lentamente.
Un respiro.
Deglutisco.
Due respiri.
Mi siedo sulla sedia.
Tre respiri.
Afferro il cellulare.
Rubrica.
Chiama.
Ho bisogno di aiuto.
Adesso.
Non per me, per lei.
Quattro respiri.
Chiudo gli occhi.
Uno squillo.
Cinque respiri.
Ti prego, rispondi.
Due squilli.
Sei respiri.
‘’Pronto?’’



Spazio autrice

Ma buonaseraaaaa! okay lo ammetto, mi sono affrettata ad aggiornare perchè domani ci devono dare i pagellini e..insomma...diciamo che ci saranno delle sorprese per i miei genitori ed è meglio assicurarsi che il capitolo sia stato scritto e postato prima che mi tolgano il computer ahahahhahahah

allora, vorrei ringraziare come al solito coloro che recensiscono :') grazie!

chi avrà chiamato Laila? cosa sarà successo a Sofia? siete curiose? :D
si, lo ammetto. mi piace lasciare i capitoli con della suspance ahahahahhaha
 Vi ricordo di seguirmi su twitter e menzionarmi per ricevere il follow back :D sono @sheismarcy_
spero di ricevere qualche recensione *-* alla prossima :D
   
 
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