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Autore: phoenix_esmeralda    14/03/2013    1 recensioni
"Mille volte si era sentito morire, facendo l’amore con una donna che non faceva mai l’amore con lui, una donna che lo amava ad occhi chiusi per non accorgersi di chi aveva nel letto. Ogni notte si era fatto violenza per non baciarla e si era costretto a non parlare per non infrangere, con la sua voce, l’illusione in cui Asbell amava cadere. Non c’era peggior dolore che toccare il corpo di una donna senza averne l’anima. "
Quarta classificata al contest "A volte l'amore è crudele" di Cloe901s Prima classificata al contest "Baci un po' ovunque" di AchiSama. Prima classificata a "Il contest dei cliché" di Exoticue/Fanny_Rimes
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 - 7 -
A maschera spezzata


 

 
Kristan non solleva la testa neppure al clangore della porta che si richiude: questo inizialmente la spaventa. La luce flebile della candela le permette di distinguere i contorni del corpo accasciato contro il muro, ma non riesce a comprendere se sia ferito.
Lo è certamente, pensa, non ha mai avuto il sonno così pesante.
È solo quando si china su di lui e gli tocca un braccio, che il ragazzo dà cenno di accorgersi della sua presenza.
- Asbell? – sussurra faticosamente – Cosa ci fai qui?
È sconcertata da quella domanda.
- Credevi davvero che non avrei trovato il modo di venire?
- Non devi stare qui... Diranno che siamo cospiratori, che ti sto coprendo!
- È quello che stai facendo, in effetti.
Lui si solleva con un gemito e cerca i suoi occhi.
- Devi allontanare i sospetti da te – bisbiglia, come se la voce fosse uno sforzo che non riesce più a produrre – Devi fingerti indignata, rinnegarmi... Sono un traditore e devi comportarti con me di conseguenza.
- Perché? – Asbell non riesce a capire, i suoi pensieri annegano nel disorientamento – Finirai sulla forca, Kristan, perché vuoi arrivare a questo? Per un favore che ti feci? Era il mio dovere, solo il mio dovere... non merito tanta gratitudine!
Mentre parla, abbassa la candela vicino al suo corpo e gli solleva la maglia. Al tremore della fiamma, i lividi appaiono informi, evanescenti. Scuote la testa trattenendo un lamento.
- Sanno perfettamente che stai mandando all’aria il loro piano, ti faranno passare l’inferno!
Lui le cerca la mano; le dita con cui stringe le sue sono gelide, ma rassicuranti come un tempo.
- Asbell... sei la sovrana migliore che il nostro popolo possa avere in questo momento. Thenna distruggerebbe tutto ciò che la mia gente ha ottenuto fino ad ora, mentre tu... tu faresti del bene a tutti. Devi restare al governo di questo paese, devi continuare per la strada che hai intrapreso. – Prende fiato e le sue dita le accarezzano il dorso della mano – Io invece non sono niente, lasciami fare questo per te... per tutta la mia gente.
Lei chiude gli occhi per impedirsi di piangere. Kristan non sa neppure perché quei soldi siano spariti, non le ha mai domandato nulla, non ha mai dubitato; è disposto comunque a morire per lei.
Con un movimento secco, lascia scivolare dalla spalla sinistra la sacca che ha portato con sé; appoggia a terra la candela ed estrae un contenitore con dell’acqua e una coperta.
Kristan accoglie l’acqua con un sospiro di sollievo e beve avidamente, ma quando Asbell si accoccola contro al muro accanto a lui coprendo entrambi, ha un moto di ribellione.
- Non vorrai restare ancora qui a lungo,vero? Devi andartene, te l’ho già detto.
- Rimango un po’ – replica lei, mestamente – Non ce la faccio a dormire in camera questa notte... Non faccio che guardare il tuo lato del letto e pensarti qui a causa mia: è insopportabile.
- Allora fa che diventi sopportabile – ribatte lui, la voce ancora graffiata ma secca – Ti ci dovrai abituare, se vuoi continuare a stare al governo di questo popolo.
Lei non si scosta; il fianco che le appoggia contro è gelato, ma non rifiuta la sua vicinanza: la ritrosia di Kristan è pura forza di volontà, perché il suo corpo ha bisogno di compagnia e conforto.
- Non ti riconosco più – gli sussurra – Sei arrivato a palazzo tremando come un cucciolo e come tale mi hai assecondato per tutti questi mesi; dove nascondevi tutta questa forza?
- Mi dispiace averti ingannata – le dice, senza guardarla in faccia – Non sono così docile come mi sono sempre mostrato; cercavo solo di non farmi cacciare. Volevi un amante mansueto e questo sono stato, il mio scopo era restarti vicino per impedire che ti si facesse del male, questo è l’unico motivo per cui mi sono offerto per questo ruolo. E non ero, fra i candidati, il solo ad essere lì con quell’obiettivo... Tutti sanno che Thenna sta cercando il modo di prendere il tuo posto e non c’è molta gente disposta ad accettarlo; ti segue un’intera schiera di persone a te devota Asbell, nel popolo e fra i nobili.
La sorpresa la ammutolisce. È al governo da soli due anni e in questo tempo ha cambiato poche cose e pasticciato molto, si sente costantemente manchevole, inadeguata e disorganizzata, attaccata da molti fronti e sul filo precario del disastro. Ma lo scenario che le delinea Kristan stravolge l’intero quadro delle sue prospettive.
- Perché non me ne hai mai parlato?
- Non sapevo quando sarebbe stato il momento giusto, né in che modo avresti accolto la notizia... Temevo mi avresti cacciato.
- Cacciato? – È sbigottita – Forzavi la tua natura per me e ora sei imprigionato al mio posto, forse hai ragione: cacciarti prima sarebbe stata la prospettiva migliore per te. La tua devozione mi spaventa, Kristan. Non sono sicura di meritarla, né di esserne degna.
- Forse non è solo devozione.
Le sue parole impiegano qualche istante ad acquisire un senso, si fanno strada dentro di lei provocando uno schianto attutito, in qualche luogo profondo del suo animo. Kristan non sta più parlando della fazione schierata dalla sua parte, ora fa riferimento semplicemente a se stesso.
- Da quanto tempo non è solo devozione? – domanda piano, senza respirare. Il silenzio della cella le rimbomba nelle orecchie.
- Da quando mi hai promesso aiuto e me lo hai dato veramente. Quando mi hai assunto ero già oltre la devozione. – Una breve pausa in cui lei intravvede un sorriso amaro sulle sue labbra – Sono stato geloso del ritratto di Arras fin dal primo giorno.
Per qualche istante Asbell ode solo l’affanno dei loro respiri. Sbatte le palpebre nel tentativo vano di mettere a fuoco una realtà che le sta sfuggendo, poiché nulla di ciò che ha creduto negli ultimi mesi era realmente come lo vedeva.
- Mi dispiace, Kristan.
- E di cosa? Ho fatto ciò per cui ero venuto, sono soddisfatto.
- Soddisfatto di una condanna a morte? – Si ribella – Dici che non sei nessuno, ma hai una famiglia che ti rivorrebbe indietro vivo!
- La mia famiglia conosceva il vero obiettivo del mio incarico, è dalla tua parte tanto quanto me ed è disposta ad accettare il mio sacrificio se questo può servire all’intero popolo. Devi ascoltarmi Asbell, se vuoi realmente che io sia contento: devi rinnegarmi pubblicamente, scaricare su di me ogni colpa e poi cercare un nuovo amante. Fra gli aspiranti si presenterà Helois: scegli lui, è il mio successore in questo incarico.
- Un nuovo amante? – È allibita.
- Prenderà il mio posto – conviene, poi scorge l’espressione costernata di lei e sorride debolmente  – Non fare quella faccia... Per te sostituirmi non è un problema, ricordi? Avere un nuovo amante non farebbe alcuna differenza. Sono parole tue.
Sì, sono parole sue e risentirle le fa accapponare la pelle.
- Pensavo che fossi infelice del tuo ruolo – bisbiglia – Volevo solo che ti sentissi libero di andartene, nel caso fosse ciò che desideravi. – Prende un lungo respiro, rendendosi conto dell’effetto che quella frase deve aver prodotto su Kristan – Non sono così insensibile da vivere accanto a una persona per sei mesi e restare indifferente.
Si appoggia a lui e cerca le sue mani – Perdonami, non era mia intenzione ferirti. Sei... una persona talmente buona...
- Non sono buono – Ribatte lui, facendola sussultare – Hai un’immagine di me falsata! Non sono quello che hai visto per mesi, non sono... il tuo cagnolino docile! – Raddrizza la schiena e si volta verso di lei – Se ti ho assecondata, è stato solo per restarti accanto. Se fossi stato io... se fossi stato davvero io, non avrei mai accettato di fare l’amore con te fingendomi un altro, non avrei mai e poi mai acconsentito a... – Si ferma e i suoi occhi, così scuri nella penombra, le si incollano al viso. Le appoggia una mano dietro la nuca e la tira verso di sé, appoggiando le labbra alle sue.
Asbell sussulta, ma la bocca di Kristan apre la sua, la divora. Sente la sua lingua, sente la sua forza, è un bacio che va a fondo, fino alle viscere. Invece di combattere, si ritrova trascinata da una forza che le fa perdere ogni cognizione di sé, come un vortice che accelera man mano che la risucchia.
Quando si stacca non ha più fiato né lucidità.
- Questo sono io – bisbiglia lui – Sono quello che ti ha strappato dalle labbra l’ultimo bacio di quell’Arras. Per mesi mi hai vietato di sfiorarti per mantenere su di te la sua impronta, ma oggi che sono libero di essere me stesso ti ho disobbedito. Quindi rinnegami e vattene.
Asbell sta ancora ansimando. La coperta è riversa a terra, la fiammella della candela oscilla pericolosamente: la cera si è quasi sciolta del tutto e sa che se non se va ora, si ritroverà a percorrere le prigioni nel buio completo.
Si sporge verso Kristan e lo abbraccia con tutta la forza che riesce a trovare, affonda il viso tra i suoi capelli e lì vi depone un bacio.
- Grazie. Grazie di cuore.
Poi si alza a fatica, afferra la candela ed esce dalla cella.
 

  
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