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Autore: fiore22    15/03/2013    2 recensioni
Questa ff era nata come one-shot, ma dato che mi sembrava un po' troppo lunga ho deciso di dividerla in due capitoli. Spero vi piaccia C: Dal racconto:
- No, non è possibile, n-n-non puoi essere tu... Non devi essere tu!-
- Io-io non so che dire... Violet, sei-sei Violet?..- Il ragazzo attendeva una risposta, mentre la giovane non si era ancora mossa di un millimetro.
Genere: Generale, Poesia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavano ormai mangiando il dessert, infondo la serata era passata velocemente. La famiglia irlandese era alla mano e davvero simpatica, non come i soliti datori di lavoro insopportabili che aveva avuto sua madre in precedenza. Anche il figlio era un tipo interessante, ma non certo nel senso di uscirci insieme. Era biondo, occhi azzurri, faccia innocente e testa tra le nuvole. Violet sospettava seriamente che al posto dello stomaco avesse un buco nero, che risucchiava tutto quello che vi entrava. Anche se dal suo aspetto non si sarebbe potuto di certo immaginare che riuscisse a mangiare tutte quelle pietanze. Appena finita la cena Violet propose a... accidenti, come si chiamava il ragazzo? Nicholas? Neville? No, lui è quello di Harry Potter... Ah, si, Naill. Accidenti, Violet se lo doveva segnare da qualche parte, non era mai stata brava a ricordarsi i nomi. Insomma, gli propose di fare qualcosa insieme, tipo guardare la TV, tutto pur di andarsene da quel tavolo da cui non si alzavano da due ore e mezza. Naill la appoggiò, aggiungendo che presto sarebbero arrivati anche i suoi amici per guardare la partita di basket che sarebbe iniziata di li a poco. A Violet non dava fastidio, anzi, si era sempre trovata meglio con i ragazzi che con le ragazze. Quest' ultime secondo i suoi gusti erano troppo vanitose, superficiali, ipocrite, materialiste, spocchiose... Insomma, chi più ne ha più ne metta. E poi la chiamavano troia... Solo perchè aveva tutti amici maschi? Oltre che oche erano anche ignoranti, dato che non avevano ben chiaro il significato di questo sostantivo, del quale tra l'altro, loro facevano ampliamene parte. Appena aperta la porta, gli amici di Naill invasero tutto il salotto, accorgendosi solo poco dopo della presenza della ragazza che li guardava divertita mentre si sfottevano a vicenda.

 

-Emh... ragazzi, so che per voi è difficile, se non impossibile, ma potresti evitare di fare gli scimmioni almeno per cinque minuti e presentarvi all'ospite?-

 

-Naill, sei proprio uno stupido! Se sapevo che c'era una ragazza così carina mi sarei sistemato meglio il ciuffo... Anche se modestamente sono lo stesso un gran figo. Piacere, sono Zayan Mailk, ma tu puoi chiamarmi Zayan Principeazzurro-

 

-Ma smettila di fare il cascamorto! Sono appena due giorni che ti sei lasciato con la tua fiamma e già ci provi con un'altra?! Scusalo, ma ha evidenti problemi mentali. Io sono il più normale, Liam. Liam Panye.-

 

-Si normale, ma dove? Forse cazzone. Io sono in assoluto il più equilibrato. E per la cronaca non ho alcuna intenzione di provarci con te, ma se per caso ti va di vederci uno di questi giorni per discutere di quanto siano imbecilli i miei amici ,ti do il mio numero. Intanto di basta sapere il mio nome, Louis. Louis Tomlinson.-

 

-Signor NonCiVoglioProvareConTeVoglioSoloPortartiALetto Tomlinson, mi farebbe l'onore di farmi passare per presentarmi adeguatemene a codesta signorina?-

 

Così dicendo, il quinto dei ragazzi si fece spazio fra quest'ultimi per presentarsi. Però, non appena si ritrovò davanti la ragazza, dapprima sbiancò, incredulo. Mentre lo sguardo di Violet aveva ritrovato il mare di smeraldo che tanto aveva cercato. I suoi occhi, la sua mente, la sua anima, il suo cuore, tutto di lei stava affogando in quel verde. Dal canto suo il ricciolo era rimasto a fissarla come un'ebete, quasi avesse trovato il diamante più grande del modo. I due rimasero per un tempo indefinibile dall'essere umano a fissarsi, a studiarsi, aricordarsi. I pensieri confusi e affollati si scontravano nelle teste dei due giovani. Le speranze, che da molti anni a quella parte entrambi avevano abbandonato, si impossessarono di nuovo di loro, facendoli sentire vivi, come mai lo erano stati. I sogni che avevano nutrito, dei quali anche essi stessi si erano ormai dimenticati, riuscirono a riaccendere una luce della quale quegli occhi ebbero l'onore di trasmettere al mondo esterno.

 

-No, non è possibile, n-n-non puoi essere tu... Non devi essere tu!-

 

-Io-io non so che dire... Violet, sei-sei Violet?..- Il ragazzo attendeva una risposta, mentre la giovane non si era ancora mossa di un millimetro. Era rimasta lì, ferma, boccheggiando, a guardarlo. Non voleva accettare il fatto che fosse proprio lui. Non poteva tornare così all'improvviso, sconvolgendo tutto, stravolgendo la sua vita! Non poteva mandare a puttane anni e anni in cui era finalmente riuscita a crearsi una corazza protettiva che non permetteva ad alcuna emozione di oltrepassare. Violet non glielo concedeva. Voleva solo dimenticare, ora e sempre.

 

Troppo tardi, il ragazzo la stava abbracciando con grande foga, provocando in lei una miriade di emozioni impossibili da controllare. Si potevano paragonare un po' al tornado che travolge Paolo e Francesca nel quinto canto dell'inferno dantesco. Nonostante la sua ragione le diceva di allontanarsi, il suo cuore le imponeva di restare, stringendolo a se per godersi il momento che tanto aveva aspettato. Inutile dire che se lo stava spupazzando per bene, come quando ha tre anni ti regalano la bambola che tanto desideravi. Le parole del ragazzo l'emozionavano, la lusingavano, provocando in lei quella reazione chimica nota come lacrime.

 

-Dio Violet, quando mi sei mancata... Ho sperato in questo giorno più di quanto avessi dovuto; ma sapevo, che prima o poi saresti tornata. Non ci posso ancora credere, la mia Peach è tornata...-

 

-Ha-ha-harry... Harry.. Harry... io.. non ci c-cred... Harry...- La fanciulla immersa con il volto nel petto dell'altro, continuava a ripetere il suo nome, come ad auto convincersi che non era un'allucinazione, che non era pazza, che Harry Styles era proprio lì davanti.

 

Poi però, quella stupida vocina di cui parla anche Platone, la razionalità, come suo dovere, arrivò a distruggere quel momento che dava l'illusione di essere perfetto. Harry le stava accarezzando i capelli, ma Violet lo allontanò improvvisamente.

 

-No, scusa, ma per quanto vorrei non posso. Ci ho messo troppo tempo ad abituarmi alla tua assenza, non mi voglio illudere. Non voglio passare giornate intere in tua compagnia per poi un giorno ripartire improvvisamente..-

 

-Ehi, neanche io lo voglio. Ma te l'ho promesso, ricordi? Una volta che ti avrei ritrovata non ti avrei più lasciata, ed è quello che ho intenzione di fare-

 

-Se me lo ricordo? Tu davvero mi chiedi se me lo ricordo? È l'unica cosa a cui ho pensato da quando me ne sono andata! Ti rendi forse conto ti quanto sia stata male? Di quanto di abbia pensato? Che anche solo a sentire il tuo nome una voragine mi si apriva sul petto?-

 

-Perchè, come pensi sia stato io?! Ti ho visto sparire così, da un giorno all'altro! Sai quanto ero insicuro, senza di te mi sentivo perso, anzi mi sento, completamente! Ma non m' importa di come mi sia sentito, adesso sei qui, con me, è questo l'importante. Possiamo decidere del nostro futuro, e non semplicemente stare a guardare. È questo quello che vuoi? Stare zitta mentre gli altri decidono per te? Bisogna lottare per realizzare i propri sogni, questo me l'hai insegnato proprio tu.-

 

-Si, lo so. So che non ti regala niente nessuno, e tu sai benissimo che non mi è mai piaciuto che gli altri prendessero decisioni per me. Ma non è semplice, per niente. Non è una cosa che posso semplicemente scegliere, non dipende da me.-

 

Detto questo gli altri quattro li guardavano alquanto confusi, mentre Violet non perse tempo per fuggire dal suo passato. Sapeva benissimo che scappare dai problemi non li allontana, anzi; ma ancora non era pronta ad affrontare tutto questo. Uscì da quella casa, incominciò a correre, più forte che poteva, ma dato che i tacchi le impedivano di andare veloce come invece voleva, se li sfilò per poi percorrere circa cinque metri e fermare un taxi e salirci dentro. Nonostante la confusione avesse in testa, sapeva benissimo dove voleva andare, o meglio, dove aveva bisogno, di andare. Scesa dall'auto nera si diresse al quel parco poco frequentato dove aveva passato tanti momenti felici, che però le provocavano una fitta al torace ogni qual volta ci ripensasse. Tanto, a quel punto, che cambiava? Del dolore in più non avrebbe fatto di certo differenza. Violet cercava stupidamente di auto convincersi, che in un certo senso, per una strana reazione uguale e contraria, provando più disperazione prima si sarebbe stati più felici dopo. Che idiota.. Si vantava di essere ormai cresciuta, di saper affrontare le cose, che niente l'avrebbe più scalfita... Povera illusa, quella della dura alla quale non importa di niente e di nessuno era solo una maschera che si era costruita da sola. Aveva deciso di non essere libera, la cosa che lei stessa riteneva la più importante, ma intrappolata in qualcuno che alla fin fine lei non era. Chi voleva prendere in giro? Lei era la ragazza che si commuoveva vedendo delle tartarughine rompere il guscio da cui erano nate per raggiungere il mare, che si arrabbiava se vedeva un qualsiasi animale maltrattato.. Era colei, che, nonostante all'apparenza sembrava non la toccasse, aveva sofferto per gli insulti che i compagni le rivolgevano quando era alle elementari. Violet era la persona a cui piaceva stare ore e ore a leggere Shakespeare, la persona che non poteva più vivere senza il suo migliore amico. Ecco, finalmente l'aveva ammesso, non ce la faceva a stargli lontano, aveva un bisogno irrefrenabile di lui. Ella fece un ghigno di rammarico, che pena, finire subordinata, dipendente da qualcun'altro che non fosse se stessa, una condizione didipendenza che l'avrebbe sempre seguita come un'ombra. Perchè, lo sapeva anche lei, che da otto anni a quella parte non stava vivendo, ma sopravvivendo. Sopravvivendo al dolore che ogni singolo giorno la attanagliava, sopravvivendo al fatto che l'unica persona che vorresti al tuo fianco non c'è, sopravvivendo alla domanda: “perché Harry è così fondamentale per me?”

 

Violet si introdusse,con qualche difficoltà, in quella casetta che aveva visto mille avventure dei due ragazzi, e che ora vedeva le lacrime della non più bambina, che sentiva quel liquido salaticcio anche in bocca. Si sedette, portandosi le gambe al petto, appoggiando la fronte sulle ginocchia, lasciando che il mascara colato macchiasse il suo vestito bianco.

 

- Violet, perchè sei scappata?- Quella voce... Il tornado era tornato a sconvolgere la sua vita. 





Se vi può interessare questa è Violet: http://weheartit.com/entry/54668722


Ehilà! Spero che la storia vi sia piaciuta almeno un po' :)

avevo in mente un

finale diverso, ma questo mi piace di più C: Spero che non vi

abbia deluso, quindi fatemi sapere cosa ne pensate.

Recensiteeeee in tante C:  Un abbraccio coccoloso a tutte ;)

   
 
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