Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: gothika    03/10/2007    4 recensioni
Non sapevo dire per quanto tempo restammo in quella posizione.
Stare accanto in lui, avvertire le sue labbra gelide sfiorarmi il collo, mi faceva sentire parte di quella statua surreale.
Così, fermi su quella panchina, investiti dai pallidi raggi della luna. Come personaggi di tempi ormai passati, scolpiti dalle mani abili di un maestro della scultura, eterei e candidi come marmo.
Immobili, insondabili. Persi, sospesi nel tempo.
(una volta completa, verrà revisionata interamente! ^^)
Genere: Triste, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo XXXIX – “Incestuos love.

 

Ilex attese che Maxime fosse giunto oltre l’ultimo gradino della scala prima di voltarsi verso Ruuben ed Eevi. Se fino a quel momento aveva dimostrato di essere soltanto uno spettatore di fronte agli eventi, adesso cominciava ad animarsi della sua solita compostezza altera, degnamente imparata dal suo mentore.

I suoi occhi, sempre curiosi e sornioni, in quel momento si erano tramutate in due schegge di vetro, pronte a tagliare chiunque si fosse opposto alla pianificazione di Maxime. Ma, non soltanto poiché intimorito da una reazione negativa del francese, quanto più per un suo intimo interesse personale, una sorta di soddisfazione nel saper trattare le incombenze affidategli in maniera pressappoco impeccabile.

 

“Accompagniamo Eevi di sotto affinché possa godere del prelibato spuntino che Maxime ha pensato bene di preparare espressamente per lei. Mentre lei sarà come dire… occupata, ti mostrerò la vostra stanza al piano di sopra. La troverai certamente di notevole gradimento, Ruuben, non temere.”

Il discepolo di Maxime voltò di nuovo loro le spalle e si avviò lentamente verso l’ingresso della casa, consapevole della loro presenza dietro di lui. Ruuben non si lasciava sfuggire nessun particolare: i mobili, la disposizione degli oggetti, ogni ombra disegnata dalle candele sparse per l’abitazione.

L’ingresso non era particolarmente ampio, tuttavia dietro il grande appendiabiti si intravedeva a malapena una piccola scala in muratura che scendeva verso il basso. Era stretta e i gradini erano rivestiti da pesanti travi di legno massello di un caldo color cacao. Nonostante i gradini fossero in penombra, doveva esserci una grande luce ad illuminare la sala interrata. Eevi muoveva le lunghe gambe al ritmo regolare del ticchettio dei suoi tacchi eleganti, senza mai perdere l’equilibrio sulla scala e senza aiutarsi con il muro di cemento grezzo.

Come se non si fidasse dell’apparente tranquillità che circondava la casa, Ruuben rivolgeva sguardi fugaci al di là della sua spalla destra, solerte, senza che nessuno degli altri due vampiri potesse accorgersene.

La precauzione non era mai troppa quando si aveva a che fare con Maxime e lui l’aveva imparato a sue spese molto tempo prima, quando ancora credeva di potersi realmente fidare di qualcuno che non fosse lui stesso.

 

La sala interrata era incredibilmente spaziosa e curata come le altre stanze dei piani superiori.

Anzi, denotava un certo gusto raffinato ed una meticolosità tipiche del padrone di casa: tutto sembrava avere un’aria piuttosto annosa, la mobilia, il velluto delle poltrone rosse, la moquette del pavimento, persino il tessuto pregiato che rivestiva le pareti su ciascun lato. Nessun dettaglio era lasciato al caso.

 

Un lunghissimo tavolo di legno circondato da dieci sedie era situato perfettamente al centro della stanza senza finestre. Alla sua destra, una grande libreria alta fino al soffitto faceva bella mostra di sé, ricolma di antichissimi volumi risalenti al medioevo. Nell’angolo opposto un mappamondo sorretto da una grande struttura di quercia rendeva l’ambiente simile ad una grande sala conferenze.

Eppure, non era chiaramente quella la funzione che quella stanza elegante doveva ricoprire.

Infatti, sulla parete più lontana dalla scala si poteva tranquillamente notare una porta nera con una singolare maniglia rotonda, sfaccettata proprio come se fosse un grande diamante grezzo.

La luce emanata dal candelabro a cinque bracci alla sinistra della porta gettava morbide ondate di luce sulla maniglia facendola brillare, alternando riflessi cangianti al pari di un prisma.

Avanzavano morbidamente sulla moquette guardandosi intorno ammaliati da tanto splendore.

I quadri alle pareti erano cimeli di altri tempi e raffiguravano scene sacre e pagane rendendo le pareti parallelamente antitetiche: nessuno avrebbe mai creduto che i vampiri adorassero ammirare l’arte sacra.

 

Ilex si arrestò di scatto a pochi passi dalla piccola porta scura e parlò senza guardarli in viso.

“Al di là di questa porta sono rinchiusi sette esseri umani. Maxime ha scelto personalmente i soggetti per età, sesso e bellezza esteriore: i più giovani dovrebbero avere circa sedici, diciassette anni. Speriamo che Eevi apprezzi i nostri encomiabili sforzi, tra l’altro un sangue giovane è svariate volte più nutriente di…”

Ilex, permettimi innanzi tutto di ringraziarti per l’ospitalità sia a nome mio, sia a nome di Eevi, tuttavia, mi preme avvisarti per tempo così da non dover poi correre ai ripari, ahimè, inutilmente. So molto bene cosa succederà non appena Eevi avrà varcato quella soglia e, credimi, se davvero tieni alla tua stessa sopravvivenza ti sconsiglio vivamente di mettere un solo piede lì dentro in sua presenza. Io stesso, che la conosco meglio di chiunque altro…non…non riesco a fidarmi di lei.”

Ruuben, incurvando lievemente le spalle aperte, interruppe il vampiro senza nemmeno scusarsi.

Terminò quella frase con molto dolore. Il suo, in effetti, era un bisbiglio strozzato, a stento percettibile.

Lasciava intravedere senza sforzo quanto quella verità ferisse il suo orgoglio, ma soprattutto il suo cuore.

Ilex restò ad osservarlo ammutolito, colto alla sprovvista da una simile ammissione.

Poteva davvero definirsi amore quello che i due vampiri provavano l’un l’altro se nemmeno era possibile per loro fidarsi a vicenda? Dapprima restò in silenzio, poi annuì lentamente con il capo.

 

Non era mai stata vita facile per i due vampiri finlandesi: lui, che non li aveva conosciuti personalmente durante gli anni delle grandi sperimentazioni, aveva appreso la loro storia da Maxime in persona.

No, non era una storia romantica la loro, anzi, veniva considerata la più esecrabile delle unioni.

Eppure, nonostante questo, resistettero ai pregiudizi, alle minacce del Gran Consiglio. Alla morte.

Dopotutto, non era colpa loro se nacquero dalla stessa madre, se i loro capelli erano praticamente identici, fatta eccezione per alcuni dettagli che li facevano differire l’uno dall’altro. Se erano gemelli.

Dannati ancor prima di venire alla luce, frutto insensato di un esperimento genetico embrionale.

 

Ruuben nacque per primo e, tra i due, era il feto più forte e formato, Eevi arrivò subito dopo, ma qualcosa durante la gravidanza non era andato come doveva per lei: ciò che difettava nella piccola neonata era la capacità innata di controllare la propria coscienza. Era come se fosse venuta al mondo già in uno stato vegetativo che non le consentiva di essere autonoma. Eppure, con grande stupore degli scienziati, soltanto in un caso particolare Eevi riusciva a reagire agli stimoli del mondo esterno: quando era Ruuben a dirle cosa fare. Come se lui, con il suo cervello, potesse gestire quasi totalmente  l’attività cerebrale della sua gemella.

 

Per il Gran Consiglio inizialmente fu una grande scoperta: credettero di aver trovato un modo per poter creare una nuova generazione di vampiri del tutto ubbidienti, tuttavia, il potere che Ruuben inconsapevolmente aveva tra le mani spaventava non poco le eminenti autorità dell’epoca.

 

Eevi cresceva e con lei anche il suo potenziale distruttivo. Il veleno prodotto dalle sue ghiandole durante la nutrizione poteva uccidere un non morto nel giro di alcuni minuti e questo, ovviamente, la rendeva decisamente ‘pericolosa’ per tutta la comunità vampirica.

Fu così che lei e Ruuben furono processati e, al fine, condannati a morte.

Naturalmente, il consiglio non avrebbe potuto in nessun caso rendere noto l’errore commesso durante le sperimentazioni e pertanto, ritenne opportuno insabbiare la questione puntando sull’unica carta rimastagli: la relazione incestuosa che segretamente veniva intrattenuta dai due.

Il giovane Ruuben aveva da sempre avuto un debole per la sorella: se dapprima era unicamente un istinto di protezione nei confronti delle angherie che erano entrambi costretti a sopportare, in seguito si trasformò in qualcosa di più profondo, di morboso e malsano, una ossessione che lui scambiò ingenuamente per amore.

La loro unione incestuosa era impensabile; avrebbe potuto avere delle ripercussioni serie sulla razza.

Ed una condanna a morte era il minimo che il Consiglio potesse decretare per salvaguardare la specie.

 

Fu Maxime a salvare loro la vita senza che nessuno lo spingesse a farlo. Nessuno sa dire bene perché, dato che fu proprio lui a scoprire per primo la relazione tra i due gemelli e a riferirlo all’assemblea.

Ciononostante, il suo prodigo intervento fece in modo tale che fossero solo esiliati invece che dissanguati.

 

Come riscosso da quei pensieri ormai antichi e remoti nella memoria, Ilex alzò lentamente le iridi chiare verso Ruuben solo per scoprire che aveva già fatto entrare la gemella nella stanza e l’aveva chiusa a chiave.

Il rumore secco della serratura lo fece sussultare appena. Dopo solo pochi attimi iniziarono le grida.

Ruuben parve turbato e difatti puntò lo sguardo su un punto indefinito del soffitto.

 

“Cosa pensi che dicano delle urla gli sbirri che sono sparsi attorno alla casa? Devono proprio restare?”

“Si, è stato Maxime a volerlo. Il pasto di tua sorella è stata una gentile concessione delle città vicine e non tarderanno ad arrivare i reclami per riaverlo indietro. Secondo te, caro Ruuben, con un poliziotto ad ogni porta, verrebbero mai a cercare qui i poveri scomparsi? Io non credo.”

Ilex si accostò al mappamondo e con un gesto rapido dell’indice lo fece roteare sul suo asse. Poi lo bloccò, osservando con finto interesse la località indicata dalla sua falange. Tailandia.

 

“Rilassati, Ruuben. Maxime non è uomo da lasciarsi rovinare dai dettagli. La stanza di Eevi ha un condotto speciale che consente di eliminare gli avanzi direttamente in un pozzo privato.” Cambiò letteralmente tono e proseguì con non curanza. “Ora, se preferisci, posso accompagnarti nella tua stanza, altrimenti puoi attendere qui Eevi intrattenendoti con quel plico di fogli laggiù: Maxime lo ha redatto espressamente per te in previsione di domani.” Sorrise apertamente e senza scherno: non avrebbe fatto male a nessuno deporre le armi soltanto per una sera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: gothika