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Autore: Chemical Lady    18/03/2013    4 recensioni
[Enjolras / Nuovo personaggio]
Il rosso è il colore degli uomini irati e del cielo dipinto dei toni dell’alba, ma contiene anche le sfumature di un’anima innamorata e avvolta dalle fiamme del desiderio. E questo Enjolras lo sa benissimo, anche senza che il giovane Marius glielo spieghi alla vigilia delle barricate….
Qual è, quindi, il sentimento umano più forte dell’amore?
*
Ringrazio in anticipo coloro che leggeranno questa storia! Spero sia di vostro gradimento^^
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Enjolras, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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bananissima2

Titolo: Le couleur du Désir
Rating: 
Arancione.
Betareader: //

Capitolo: 3/9, prima parte.
Avvertimenti: Ho modificato alcuni eventi, rispetto all’opera originale, cercando però allo stesso tempo di mantenere integre le personalità originali dei protagonisti e di dare loro l’opportuna gloria che meritano. .

Genere: Romantico, malinconico e, naturalmente, storico.

Coppie trattate: Het.

Enjolras/Nuovo personaggio.

Disclaimer: Non possiedo la maggior parte dei personaggi di questo racconto, poiché essi sono usciti in un primo momento dalla penna di Victor Hugo e, successivamente, rielaborati dal genio di Claude-Michel Schönberg. I soli personaggi che mi appartengono sono quelli che ho io stessa inventato, ovvero Camille Dupont e la sua famiglia.  I fatti narrati sono in parte inventati da me e in parte sempre ispirati dall’opera ‘Les Miserables’ di Hugo, seguendo però il filone narrativo del musical.

 

Sommario: Enjolras ci è sempre stato presentato come un personaggio tutto di un pezzo, fiero e determinato verso i suoi obbiettivi, al pari di un ‘Dio greco’ anche secondo Grantaire. Ma, come ogni uomo mortale, egli ha anche un lato umano….

 

Il rosso è il colore degli uomini irati e del cielo dipinto dei toni dell’alba, ma contiene anche le sfumature di un’anima innamorata e avvolta dalle fiamme del desiderio. E questo Enjolras lo sa benissimo, anche senza che il giovane Marius glielo spieghi alla vigilia delle barricate….

 

Qual è, quindi, il sentimento umano più forte dell’amore?

 

 

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Per qualsiasi cosa, contattatemi!

 

Enjoy…

 

 

 

Le couleur du Désir

A love story behind the barricades.

 

 

 

 

Part Three (Part I): Les Amis de L’ABC cafè.

 

 

 

 

1831, Paris.

 

 

 

Le cose non erano cambiate molto, in un anno e mezzo.

La Francia sembrava sull’orlo di un profondo baratro, con un piede nel vuoto e l’altro a cercare di sostenerla da una catastrofica caduta.

Era appena iniziata la primavera, ma nell’aria, eccetto l’odore pungente della pioggerellina leggera, non c’era felicità. La povertà continuava a dilagare di pari passo con la criminalità che, di giorno in giorno, serrava sempre di più la città in una morsa di angoscia.

Camille però non poteva che sentirsi fortunata, nonostante questo clima ostile.

Il lavoro al Musain le permetteva quando meno di mangiare ogni giorno e comprare di tanto in tanto una veste nuova per sé e per Odette e, cosa ancor più importante, l’aveva legata a molte persone che per lei volevano ogni bene.

In particolare Les Amis, che ormai vivevano dentro quel bar. S’incontravano ogni giorno alla fine delle lezioni e occupavano la sala sopra al bar, studiando o parlando della condizione della Francia. Di cosa si poteva o non si poteva fare per superare quel periodo a tutti così ostile.

Poi c’era Enjolras, che tra tutti era il più accanito.

“Una soluzione va trovata e se nessuno farà nulla, allora sarò io a prendere in mano le redini di questa situazione!”

Ormai lo aveva detto così tante volte che, per istinto, a Camille si apriva un tenero sorriso all’angolo delle labbra ogni qualvolta lo sentiva.

Non si vergognava di certo di ammetterlo: lui era tutto il suo mondo.

Da quando si erano riscoperti innamorati, erano successe parecchie cose, e tutte erano custodite nella memoria di entrambi come diamanti preziosi in un elegante forziere di madreperla. Dal loro primo bacio, alla prima volta che lui le aveva preso teneramente la mano, appoggiandola sulla superficie lignea del tavolo, stupendo tutti….

Alla prima volta che avevano camminato lungo la Senna insieme e Camille aveva potuto stringersi al suo braccio incurante delle occhiate curiose dei passanti che avevano senza dubbio riconosciuto il ragazzo. Bastavano solo loro due, i loro occhi, le loro labbra straripanti di sorrisi innamorati e il resto perdeva di significato. Poi ricordavano il primo vero litigio, per un’idiozia, e la paura di entrambi di aver rovinato tutto. Rammentavano, addirittura, ogni minima e stupida volta in cui Grantaire era riuscito a metterli davvero in imbarazzo. E questo avveniva circa ogni giorno.

Soprattutto da quando aveva preso il brutto vizio di chiamarli Apollo e Dafne.

A nulla servivano le occhiate glaciali di Enjolras o gli ammonimenti silenziosi di Cambeferre: il moro nascondeva un sorrisetto soddisfatto nel collo di una bottiglia o di una bella donna e non si spaventava per nulla.

Non sarebbe stato Graintaire se non si fosse comportato così, dopotutto.

Lui non aveva ancora detto di amarla, quelle due parole non erano ancora uscite dalle sue labbra, ma ella non aveva mai dubitato che i suoi sentimenti fossero puri, e si sentiva come smarrita ogni qualvolta la nebbia argentata degli occhi del biondo si tuffava nell’oceano blu dei suoi occhi di topazio.

Se a lei bastava poco per perdersi al solo pensiero del ragazzo, Enjolras non era di certo in una posizione migliore: s’incantava guardare Camille, mentre serviva i clienti o parlava semplicemente con loro, ben attento a celare una certa gelosia. Iniziava quasi a sentirsi sciocco, ma desiderava che ogni singolo sorriso della giovane fosse rivolto a lui. Gli bastava però vederla illuminarsi ogni qualvolta la chiamava o le permetteva di sedere sulle sue ginocchia, per dissipare ogni nube di possessività.

Adorava tutto di lei, dal candore della sua pelle alla morbidezza dei suoi capelli che pareva non volessero rimanere per molto tempo racchiusi nello chignon che era solita fare quando lavorava. Amava passare le dita tra quella cascata di bruna seta quando, infine, li scioglieva la sera e si stendeva sul suo letto, nell’alloggio universitario. Era sempre stato molto attento a non mancarle mai di rispetto, e sebbene non avessero ancora consumato appieno la loro passione, lui traeva molta soddisfazione anche semplicemente nel parlarle….

Le aveva insegnato a leggere e a scrivere, nell’arco di quei diciotto mesi, non bene come un letterato ma quanto meno abbastanza da permetterle di capire anche i discorsi più importanti che faceva sempre insieme agli Amis al Musain.

Riusciva a catturarla ogni volta che parlava di politica o di economia, mentre se ne stava con un braccio appoggiato al cuscino e l’altra mano stretta in quella della ragazza.

Passavano le ore così, era successo addirittura che l’alba li aveva colti del tutto di sorpresa, mentre erano ancora immersi in una fitta conversazione.

Non avevano ancora parlato del loro futuro, ma era come scontato che, ovunque Enjolras si sarebbe spinto, avrebbe sempre avuto Camille con sé, al suo fianco.

 

Il sole era calato oltre i tetti delle case, fino a nascondersi e lasciare il suo posto ad una placida luna, posizionata come una falce impietosa nell’immenso campo della volta celeste.

Camille aveva portato a casa un paio di pezzi di carne avanzati dal servizio, al Musain. Di solito non tornava mai il pomeriggio, ma si da il caso che quel giorno avesse piovuto così forte che praticamente nessuno era andato al bar. Madame Hucheloup le aveva concesso mezza giornata di riposo, così era tornata a casa e aveva sistemato un poco, prima di stendersi sul letto con Odette e parlarle. Ormai la bambina aveva quasi otto anni ed iniziava ad essere davvero curiosa del mondo che la circondava. Quando poi era rincasata anche Eloise, Camille si era affrettata a preparare la cena, prima di dover tornare a Musain per servire i clienti della sera.

Era da molto che non mangiavano tutte e tre insieme, come sorelle, come famiglia, e Camille si augurò di poter quanto meno evitare discussioni.

Illusa.

Eloise era tornata più stanca del solito e sin da subito aveva preso a lamentarsi per il modo in cui la sorella non si faceva mai viva a casa, di come ormai a stento rincasasse la notte….

Dopo averle assicurate che la sua dote era ancora intatta – non poteva di certo parlare troppo apertamente davanti ad Odette - avevano preso posto a tavola. Lì tutto aveva iniziato a prendere una brutta piega, fino a degenerare.

“Questa carne è vecchia.” Borbottò Eloise, storcendo il naso mentre ne prendeva un boccone.

Camille sospirò, lanciando uno sguardo a Eloise che invece sembrava più che felice di quel pasto. Potevano permettersela raramente la carne…

“Ti dico che è fresca” disse con un po’ di insofferenza Camille, versando un po’ di acqua nel suo bicchiere prima di appoggiare con enfasi la brocca sulla superficie lignea del tavolo “Io stessa sono andata a prenderla dal macellaio, stamani.”

“Non credo tu abbia molte competenze, non sai riconoscere i tagli di carne buoni”

La sorella di mezzo sbuffò, fulminando la sorella “Infatti, io che lavoro in un cafè so ben poco di cibo rispetto ad una sarta…”

Eloise ricambiò uno sguardo di fuoco, ma non ribatté. Poi si pulì la bocca in un tovagliolo liso “Porta la chiave, se torni molto tardi. Non ho alcuna intenzione di scendere ad aprirti la porta….”

“Non torno” ribatté Camille, senza alzare gli occhi.

“Oh, beh…. Me lo aspettavo. Sempre con quel ragazzo…”

Camille sapeva che sua sorella era una buona sorella. Non era cattiva e adorava lei e Odette. Se si atteggiava quel modo, era solo per la stanchezza della giornata e per paura di vederla ferita.

Ogni qualvolta si parlava di Enjolras, però, sentiva una nota di pura invidia nella voce di Eloise. Ogni volta….

Per questo decise di non proseguire quella conversazione, alzandosi per sistemare le stoviglie sue e di Odette, che subito si alzò per aiutarla.

Eloise invece rimase seduta per un istante, tenendo di spalle le sorelle, fino a che la sua voce non arrivò alle orecchie di Camille sottoforma di un’incalzante canzone…

- A boy like that will give you sorrow, you'll meet another boy tomorrow… One of your own kind….-

Fece finta di nulla, perchè detestava ogni qualvolta Eloise faceva riferimento alla loro condizione, rispetto a quella di Enjolras. Sembrava quasi che il loro amore fosse nato sotto una cattiva stella e che quindi non potessero amarsi per davvero solo per il differente peso delle loro tasche.

Non era così, Enjolras aveva rinunciato alla nobiltà che recava il suo nome e non era altro che uno studente di legge;  non avrebbe mai accettato nemmeno una moneta che non si fosse guadagnato col sudore della sua fronte.

Lo ripeteva sempre, che una volta finiti gli studi avrebbe interrotto ogni contatto col padre che ormai non faceva altro che finanziargli la facoltà di legge.

Scosse il capo e continuò a lavare i piatti mentre Odette la tirava per la manica, guardandola con occhi confusi. Lei sorrise, scuotendo il capo per farle capire di non prendere seriamente le parole di Eloise che, naturalmente, non si arrese.

- And he's the boy, who gets your love? And gets your heart? Very smart, Camille, very smart!-

“Continua pure, le tue parole da povera zitella non mi sfiorano nemmeno, poiché scivolano addosso come acqua” disse spicciola, sfilandole il piatto vuoto da sotto al naso per pulire anche quello.

Eloise si alzò e la seguì fino al lavello, dove si appoggiò, guardandola con tono di sfida.

- A boy like that wants one thing only, and when he's done, he'll leave you lonely. He'll murder your love, he murdered mine. Just wait and see. Just wait Camille, just wait and see!-

A quel punto Camille smise di essere gentile. Appoggiò con violenza il piatto nel lavello ed esso si spaccò in due. Si voltò verso la sorella fronteggiandola, nonostante fosse decisamente più bassa di lei, e Eloise fece un paio di passi indietro.

Non aveva il diritto di calcare tanto la mano, nemmeno conosceva Enjolras e si permetteva di criticarlo a quel modo? Giudicarlo così vile? No, non lo avrebbe mai permesso poiché la nobiltà d’animo dell’uomo di cui era innamorata era evidente agli occhi di tutti coloro che avessero quanto meno scambiato tre parole con lui.

“Tu non lo conosci” sibilò tra i denti, prima di permettere alla sua voce di interpretare le sue mozioni e trascriverle in musica, rivolgendosi alla sorella con un tono che non avrebbe ammesso repliche.

- I have a love and it's all that I have, right or wrong, what else can I do? I love him, I'm his and everything he is I am too..  I have a love, and it's all that I need right or wrong, and he needs me too. I love him, we're one, there's nothing to be done, not a thing I can do, but hold him and hold him forever. Be with him now, tomorrow and all of my life….-

Poi prese Odette per le spalle e la portò al piano di sopra, per metterla a letto e porre un sonoro freno a tutte quelle illazioni da parte di Eloise, non avrebbe sopportato oltre.

Non perdeva mai le staffe, ma non poteva lasciare che dicesse quelle cose su Enjolras, abbassando il capo come al solito in una muta riverenza.

Il riguardo verso i suoi sentimenti era importante e mancando così tanto di rispetto al ragazzo che era nel suo cuore, lo mancava di riflesso a Camille.

La bambina si mise a sedere sul letto, grattandosi un occhio, mentre Camille accendeva la lanterna ad olio e la appoggiava sul comodino della piccola.

“’Mille?” chiamò dopo uno sbadiglio, mentre si stendeva e permetteva alla sorella maggiore di rimboccarle le coperte. “Perché Eloise è così cattiva con Enjolras?”

“Perché non sa con chi ha a che fare.” rispose la mora, sedendosi poi sul letto e attorcigliandosi una ciocca corvina della bambina attorno all’indice, prima di spostarla dietro all’orecchio “Noi invece lo conosciamo bene e sappiamo che è tanto buono, vero princesse?”

La piccola annuì “Anche se è tanto serio, ha un sorriso buono…

Camille rise a questa affermazione “Il più onesto e puro di tutti, ma petité

La piccola sorrise, prima di sbadigliare di nuovo, sempre più prossima al sonno “Camille, puoi cantarmi una canzone, come faceva sempre la mamma?”

La ragazza si morse il labbro. Avrebbe fatto tardi al lavoro, ma non poteva di certo dir di no innanzi ad una richiesta così innocente “Certo tesoro.” rispose infatti, lisciando le coperte sulla piccola e sorridendo.

Avrebbe cantato per lei ogni qualvolta lo avesse chiesto, era una delle cose che aveva promesso a sua madre prima di vederla lasciarle per sempre.

Mai avrebbe avuto il cuore di rompere tale giuramento…

-Tonight, tonight… It all began tonight, I saw you and the world went away. Tonight, tonight, there's only you tonight… What you are, what you do, what you say?-

Odette chiuse gli occhi, sospirando beata, ma li riaprì all’improvviso quando udì una voce ben nota arrivare da sotto alla loro finestra.

- Today, all day I had the feeling, a miracle would happen I know now I was right…-

“Enjolras!” trillò eccitata, buttando all’aria le coperte e prendendo per mano Camille, per attirarla con sé alla finestra. Non che ve ne fosse poi bisogno: la ragazza si era voltata verso la finestra, e si sarebbe diretta lì una volta superata la sorpresa.

Entrambe si appoggiarono alla finestra, guardando verso il basso, ed eccolo la, in piedi al centro del piccolo cortiletto di pietra, con le mani ben piantate nelle tasche dei calzoni scuri,  innanzi alla loro modesta abitazione.

La ragazza lo guardò, sorrise dolcemente e iniziò a cantare con lui, deliziata come ogni volta che succedeva.

- For here you are, and what was just a world is a star! Tonight!

Tonight, tonight, the world is full of light. With suns and moons all over the place.

Tonight, tonight, the world is wild and bright, going mad, shooting sparks into space-

Le loro voci risalivano direttamente dalle loro anime ed esse erano legate tra loro in un sentimento indissolubile.

Non avrebbe mai smesso di cantare con lui, di legarsi sempre più stretta a quella giovane vita che il Signore aveva deciso di donarle come compagno.

Mai avrebbe ringraziato abbastanza per aver potuto sfiorare confini così alti della felicità umana. A cosa occorreva un Paradiso di eterna Beatitudine se poteva rimanere con lui per sempre? Non avrebbe più temuto la fame o il freddo, se le loro strade non si fossero mai separate…

- Today, the world was just an address,a place for me to live in, no better than all right…. But here you are and what was just a world is a star! Tonight!-

Appena le loro voci smisero di intonare quell’armoniosa melodia, Odette prese ad applaudire, ridendo divertita.

Enjolras sorrise a Camille “Scendi, o faremo tardi al Musain e ti ricordo che non sono io quello  vincolato da orari e patti…

La mora si appoggiò meglio su entrambe le braccia, mentre Odette spiava entrambi, prima uno e poi l’altro “E come mai sei venuto fin qui, di grazia?”

“Queste vie, la notte, non sono sicure. Non sarei un gentil’uomo se non mi preoccupassi per la tua incolumità, o sbaglio? Coraggio, scendi!”

“Dammi un istante” disse sorridendo “Coraggio Odette, saluta. È ora di dormire per te.”

La bambina alzò la mano “Buonanotte, Monsieur.”

“Buonanotte, Mademoiselle.”

Rimise a letto la piccola e in un istante corse fuori, ignorando Eloise ancora seduta al tavolo della cucina e intenta a rattoppare una veste di Odette. Non si salutarono nemmeno, ma la maggiore la guardò sparire dietro al pesante portone d’ingresso, scuotendo poi il capo, sconfitta.

 

Per tutto il tragitto che li divideva dal Musain –circa un quarto d’ora, visto che ormai erano entrambi più che pratici di quel dedalo di vie e sentierini tra le case popolari- Enjolras non fece che spiegare concitato a Camille quanto fosse felice per iniziativa che, insieme agli altri e alcuni amici comuni, avevano iniziato a portare avanti.

Non era nulla di che, inizialmente, solamente un gruppo di giovani di belle speranze che si incontravano per discutere di politica e cercare soluzioni pratiche alla crisi della Francia e alle vicissitudini del popolo.

Ancora non lo sapevano, ma quella era sola la fase embrionale di un qualcosa di nuovo, diverso e impetuoso, che avrebbe sconvolto le loro vite.  Per sempre.

Erano ancora pochi, certo, ma di volta in volta, sempre più giovani si sarebbero aggregati alla loro causa. Per il momento, però, erano solamente otto giovani di differenti estradizioni e contesti sociali; Enjolras era a capo di quel progetto, in quanto era stato il primo a decretare che non potevano continuare a volgere altrove lo sguardo. I problemi c’erano, erano molteplici e di certo, non sarebbero svaniti ignorandoli. Amava la Francia, moltissimo. Nei suoi occhi brillava un fuoco antico, come quello dei giacobini che avevano dato via alle insurrezioni del 1780 e, infine, alla  gloriosa Rivoluzione Francese, di cui ormai restavano giusto gli ideali scritti sugli stipiti delle porte di qualche palazzo di giustizia, anneriti dal tempo e dalle intemperie.

Se Enjolras era lo chief di questa congrega patriottica, Cambeferre era certamente il suo braccio destro e guida; mentre il biondo era la vera e propria logica rivoluzionaria e idealistica, Ferre era pura filosofia e dava un tocco più umano ad ogni singolo discorso e dibattito che Enjolras teneva nella sala superiore del Musain. Per lui, il buono doveva essere, di fatto, innocente. Esattamente come il suo migliore amico, era un ottimo studente di legge ed entrambi sapevano molto bene a cosa andavano in contro. Non si parlava ancora di cospirazione, ma il confine era sempre più sottile e presto sarebbero sfociati anche in quello. Cambeferre era poi incredibilmente dotto ed aggiornato: seguiva con entusiasmo ed accanimento ogni singola innovazione scientifica o scoperta continentale ed era anche un grandissimo appassionato di storia, al punto da conoscere i geroglifici egiziani, e amava la geologia.

Era arrivato pure al punto di correggere l’enciclopedia.

E il dizionario…

Poi veniva Courfeyrac, fondamentalmente, un grande combattente. Era il centro del gruppo, un vero e proprio punto di riferimento, al servizio del capo Enjolras e della guida Ferre. Irradiava tutti con il suo ottimismo e la sua bontà e si poteva dire che era in assoluto una delle persone più generose di tutta la Francia. Un bravissimo ragazzo, molto dolce ed educato. Un esempio.

Jehan Prouvaire era un uovo acquisto, ma sapeva già farsi rispettare e apprezzare da’l'intero gruppo. Adorava auto-definirsi un goffo poeta, in quanto cantava di fiori e bellezza, ma non era ancora stato toccato dalla Dea dell’Amore. Aveva un’idea tutta sua della perfezione, della serenità e della gloria. Per lui la Francia era un fiore ancora chiuso, un bozzo da cui sarebbe nata una bellissima farfalla appena il tempo sarebbe stato per tutti loro propizio. Nonostante lo stile trasandato nel vestire, segno di una condizione sociale ben più degradata di quella del trio al vertice di quegli incontri, Jehan era un ragazzo estremamente timido ed introverso, che suscitava sempre la tenerezza nelle ragazze che bazzicavano il quartiere di Saint Michel e a cui lui dedicava poesie, sentendo le orecchie farsi ben calde e le gote sanguinee.

Vi era poi un ragazzo particolare, di nome Feuilly, considerato da tutti un grande lavoratore, un uomo che si sarebbe fatto da sé. Era incredibilmente generoso, tanto che, essendo lui stato adottato, ad una delle riunioni disse che sarebbe stata sua premura ‘adottare il popolo francese’, prendendosene cura. Camille non comprendeva molti dei suoi discorsi, soprattutto quando iniziava a parlare della Polonia – Tutti i problemi e crimini contemporanei  sono da attribuire all’errata partizione della Polonia!- ma trovava interessante discorrere con lui. Chiunque lo avrebbe trovato interessante.

Bahorel era, tra tutti loro, il più povero. Era un senzatetto che, nelle notti più fredde, aveva il permesso di Madame Hucheloup di dormire nel retro del Musain, a patto che non bevesse il vino che andava poi servito ai clienti o che non depredasse la dispensa. Lui mai si era macchiato di simili dissolutezze, ringraziando ogni volta Camille per aver interceduto presso la locandiera e avergli così concesso un posto caldo in cui non morire durante il gelido inverno parigino. Era un ragazzo forte, temprato dalla vita di strada, e incredibilmente fedele ad Enjolras. Tutti lo erano, tutti erano incredibilmente abbagliati dalle parole del biondo, e tutti lo avrebbero seguito. Bahorel compreso perché, nonostante sembrasse molto più stupido di quanto fosse in realtà, aveva dimostrato che non occorreva essere universitari o dottori per comprendere e condividere un ideale.

A proposito di dottori, impossibile dimenticare Joly, che in quel periodo di tempo aveva proseguito i suoi studi di medicina, sviluppando una brutta forma di ipocondria, spaventato da qualsiasi cosa. Pensandoci bene, più si specializzava in quanto medico, più trovava mortale qualsiasi cosa, gesto o parola. Ma non avrebbe mai abbandonato la causa comune, deludendo Enjolras. Tra tutti i Les Amis, lui era quello maggiormente legato a Camille. I due erano amici sin dal loro primo incontro e difficilmente sarebbe cambiato, poiché non avrebbero permesso a quella complicità che tanto faceva ingelosire Enjolras di sfumare. Aveva preso a rilassarsi un poco quando aveva conosciuto una bella ragazza di nome Musichetta e in lei si era totalmente perso.

Con Joly si poteva trovare sempre un ragazzo minuto e poco più alto di un ragazzino, di nome Lesgle. Era un ragazzo incredibilmente sfortunato, ma davvero di buon cuore. Infine, ma non per importanza, vi era Grantaire. Lui era in assoluto il più scettico di tutti e più di una volta aveva rimarcato il fatto che non credeva in nessuno degli ideali dei Les Amis. Era incredibilmente nichilista e disilluso, non sembrava importargli nulla se non che il suo bicchiere fosse sempre pieno di ottimo vino. Questo faceva imbufalire Enjolras che, più di una volta, aveva tentato di cacciarlo. Grantaire però era sempre stato molto chiaro: non credeva in nulla, se non nello stesso Chief. Nonostante fossero due poli inversi, opposti al punto tale da essere spesso incompatibili, Grantaire adorava e venerava Enjolras al pari di un Dio e in lui riponeva tutta la sua fiducia, continuando a chiamarlo Apollo. Ovviamente questo non lo aiutava, visto che il biondo sembrava sempre più vicino ad un punto di rottura, ma l’aveva un buon alleato, del tutto fedele, non poteva che giudicarsi un vantaggio. Era un appassionato di letteratura e mitologia greca e con essa dimostrava d’esser tutto, ma non uno stolto. Aveva studiato, e anche bene….

Insieme, creavano un gruppo affiatato di giovani anime infuocate.

Si facevano chiamare Les Amis de l’ABC* caffè,  nome scelto da Cambeferre e ricco di arguzia.

 

 

Quella sera stessa, si sarebbe tenuta una riunione.

Appena raggiunto il cafè, Enjolras si era congedato con un tocco leggero e timido delle sue labbra sulla guancia di Camille, salendo al piano di sopra dagli altri e lasciandola al suo lavoro. Lei si era subito messa di buona lena a servire i clienti, sorridendo timidamente ad uno sguardo di disappunto della locandiera. Era in ritardo, certo, ma il sorriso che la donna le riservò subito dopo le fece capire che l’essere arrivata col biondo l’aveva salvata. Madame Hucheloup adorava Enjolras, come tutti del resto, al punto tale da non dire nulla nemmeno a Camille quando apparivano insieme, in ritardo rispetto agli orari pattuiti.

Negli ultimi tempi, grazie alla buona pubblicità che Les Amis avevano fatto di quel locale in facoltà – tutto per ringraziare Madame Hucheloup, che permetteva loro ogni incontro- il cafè era brulicante di vita. Ormai Camille conosceva tutto coloro che lo frequentavano, grazie alla sua buona tempra e ai suoi modi dolci, non aveva problemi a socializzare con la gente. Per questo, si trovò un po’ smarrita quando, davanti a lei, apparve un bel ragazzo giovane, probabilmente della sua età, che attirò la sua attenzione mentre si sfilava un cappello a bombetta dal capo “Mi perdoni, Mademoiselle, posso domandarvi una premura?”

Lei annuì, appoggiando un vassoio sul bancone e voltandosi verso di lui con un sorriso “In cosa posso servirvi, Monsieur?”

“Mi chiamo Marius Pontmercy.” disse con tono estremamente educato, con una piccola riverenza verso la giovane che si sentì subito importante come una nobile. Non era di quella zona di certo, un ragazzo con quella classe non poteva ne essere nato ne essere un frequentatore assiduo dei bassifondi di Saint Michel. “Un giovane che frequenta la mia stessa università, tale Julien Courfeyrac, mi ha chiesto di raggiungerlo qui, stasera, per una riunione che avrei trovato assai interessante…. Sapete dove posso trovarlo?”

“Certamente” rispose la mora, indicando verso le scale  “Al piano superiore, siete fortunato, la riunione non ha ancora avuto inizio, ma lui è già qui.”

“Mi sfugge il vostro nome, Mademoiselle…

La ragazza appoggiò due bottiglie di vino sul vassoio insieme a qualche bicchiere, prima di voltarsi nuovamente verso Marius “Camille Dupont, per servirvi Monsieur. Seguitemi, vi condurrò dal vostro amico..”

“Permettetemi di aiutarvi!” disse subito lui, mentre la ragazza sollevava a fatica il pesante vassoio.

“Non scomodatevi, Monsieur, non importa!”

“Vogliate perdonare la mia disobbedienza, ma intendo aiutarvi!” prese le bottiglie dal vassoio, sorridendo alla giovane che gli sorrise di rimando, prima di far strada su per le scale. Decisamente, non viveva a Saint Michel.

Arrivata al piano di sopra, Camille notò subito Enjolras e Courfeyrac seduti al tavolino più vicino alla finestra. Appena lo vide entrare, Julien alzò una mano  e fece segno al ragazzo di avvicinarsi. Lui consegnò una bottiglia a Camille, la quale lasciò che prendesse l’altra insieme a tre bicchieri, prima di voltarsi verso Joly, Cambeferre e Grantaire, che sembravano presi da una conversazione molto importante.

Camille aveva sempre avuto il permesso di partecipare alle riunioni, soprattutto nei giorni in cui il tempo era così inclemente da non permettere a molti clienti di frequentare il Musain. Quello era, a quanto pare, l’argomento di conversazione.

“Ti dico che la polmonite è uno dei mali più letali dei nostri tempi!” stava dicendo con fervore Joly, mentre Grantaire annegava un sorrisetto nel bicchiere e Ferre alzava gli occhi al cielo, in un moto di pura esasperazione “Il cielo è stato scuro tutto il meriggio e nell’aria si sente chiaro l’odore della pioggia. A breve cadrà il cielo, te lo dico io! Un acquazzone che io vorrei evitare di sorbirmi nel ritorno ai dormitori! Dico che dovremmo spostare la riunione di stasera a un giorno in cui, se Dio vorrà, il tempo sarà più clemente.”
“Dovresti proporlo ad Enjolras.” Disse Grantaire, mentre Fabién lo fulminava con lo sguardo.

Fu proprio Ferre a prendere la parola a quel punto, ringraziando Camille che stava riempiendo il suo bicchiere di vino scuro “Oh, smettila con queste sciocchezze!”

“Ti dico che è letale!”

Ferre sbuffò “Sai cos’altro è letale?” Joly lo guardò senza capire “Enjolras!”

“Cosa?” domandò il biondo, che decise di raggiungerli in quell momento, battendo ogni tempismo. “Cambeferre, vai da Courf e quel ragazzo. È un nuovo arrivato e voglio che ci parli un poco anche tu. Sembra essere brillante abbastanza e le sue idee non sono male, anche se la vena bonapartista che ha potrebbe offuscare il suo zelo.”

“Vado” replicò il suo braccio destro, alzandosi e cedendogli il posto “Tu non uccidere Joly….”

Il biondo distolse gli occhi da quelli di Camille che stava guardando sia lui che il dottorino parecchio divertita, e si voltò verso Joly “Perché mai dovrei volerti uccidere?”

“Enjolras.” Disse serio il ragazzo “Guarda alla finestra, ti prego. A breve cadranno chissà quanti litri di pioggia sulle nostra povere teste! Senza contare che, a quanto mi è parso di capire, c’è un buon trenta percento di possibilità che possa venire a nevicare entro la mezzanotte!”

Il biondo alzò un sopracciglio “Ti ringrazio per questo brillante resoconto meteorologico” sussurrò argutamente, facendo ridere Grantaire e Camille “Posso chiederti dove vuoi arrivare?”

“Spostiamo la riunione.”

“No.”

“Ma, Enjolras-

“Dovrebbe spaventarti più la situazione nella quale vivi, di due gocce di pioggia…” Brontolò il ragazzo con spavalderia, appoggiandosi con un braccio al tavolo “Non intendo spostare proprio nulla. Vai a casa se preferisci, ma qui stasera si discuterà con serietà e dovizia, come ogni volta!”

Camille perse il resto della conversazione, dovendo torna al piano di sotto, ma sapeva benissimo che Joly avrebbe quanto meno provato a convincere il biondo parlando della polmonite sotto l’aspetto medico.

Tornata al bancone, si ritrovò davanti una figura che ben conosceva e che di tanto in tanto passava a farle un saluto “Buonasera, Eponine.”

 

 

Continua.

 

 

 

 

 

Nda.

Ho dovuto necessariamente spezzare qui il capitolo, o sarebbe venuto davvero troppo lungo.

Una buona notizia: avendo già un pezzo dell’altro, non dovrei tardare molto con gli aggiornamenti questa volta :D

Il pezzo che segue è uno dei miei preferiti di tutta la storia, spero che anche voi possiate apprezzarlo perché, a parte la dolce Eponine, apparirà un personaggio che non viene quasi mai calcolato all’interno delle fan fiction, ma che riveste un ruolo di rilevante importanza. Chi indovina di chi sto parlando?

 

 

 

Le canzoni trattate in questo capitolo vengono entrambe da West Side Story e sono, in ordine ‘A Boy Like That’, cantata da Eloise e Camille, e ‘Tonight’, cantata da Enjolras e Camille.

Spero che vi siano piaciute, visto che avete apprezzato quelle dello scorso capitolo!

 

*Per i pochi che non lo sanno, il significato dietro a Les Amis de L’ABC Cafè è molto profondo. ABC è di fatto un richiamo ritmico alla parola ‘abaissé’ che in francese significa ‘oppressi’. Geniale, assolutamente geniale!

Spero che la presentazione di questi ragazzi sia stata esauriente e il più precisa possibile e in linea con il romanzo, cosa che non riguarda l’arrivo di Marius ma va beh, volevo presentare anche lui per bene visto che servirà molto!

 

Ringrazio chi legge e recensisce questa storia, grazie davvero

A presto

Jessy

 

  
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