Titolo: Le couleur du Désir
Rating: Arancione.
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Capitolo: 3/9, prima parte.
Avvertimenti: Ho modificato alcuni eventi, rispetto all’opera
originale, cercando però allo stesso tempo di mantenere integre le personalità
originali dei protagonisti e di dare loro l’opportuna gloria che meritano. .
Genere: Romantico, malinconico e, naturalmente, storico.
Coppie trattate: Het.
Enjolras/Nuovo personaggio.
Disclaimer: Non possiedo
la maggior parte dei personaggi di questo racconto, poiché essi sono usciti in
un primo momento dalla penna di Victor Hugo e, successivamente, rielaborati dal
genio di Claude-Michel Schönberg. I soli personaggi che mi appartengono sono
quelli che ho io stessa inventato, ovvero Camille Dupont e la sua
famiglia. I fatti narrati sono in parte
inventati da me e in parte sempre ispirati dall’opera ‘Les Miserables’ di Hugo,
seguendo però il filone narrativo del musical.
Sommario: Enjolras ci è sempre stato presentato come un personaggio tutto di un
pezzo, fiero e determinato verso i suoi obbiettivi, al pari di un ‘Dio greco’
anche secondo Grantaire. Ma, come ogni uomo mortale, egli ha anche un lato
umano….
Il rosso è il colore
degli uomini irati e del cielo dipinto dei toni dell’alba, ma contiene anche le
sfumature di un’anima innamorata e avvolta dalle fiamme del desiderio. E questo
Enjolras lo sa benissimo, anche senza che il giovane Marius glielo spieghi alla
vigilia delle barricate….
Qual è, quindi, il
sentimento umano più forte dell’amore?
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Enjoy…
Le couleur du Désir
A love story behind the barricades.
Part Three (Part I): Les Amis de L’ABC cafè.
1831, Paris.
Le
cose non erano cambiate molto, in un anno e mezzo.
La
Francia sembrava sull’orlo di un profondo baratro, con un piede nel vuoto e
l’altro a cercare di sostenerla da una catastrofica caduta.
Era
appena iniziata la primavera, ma nell’aria, eccetto l’odore pungente della
pioggerellina leggera, non c’era felicità. La povertà continuava a dilagare di
pari passo con la criminalità che, di giorno in giorno, serrava sempre di più
la città in una morsa di angoscia.
Camille
però non poteva che sentirsi fortunata, nonostante questo clima ostile.
Il
lavoro al Musain le permetteva quando meno di mangiare ogni giorno e comprare
di tanto in tanto una veste nuova per sé e per Odette e, cosa ancor più
importante, l’aveva legata a molte persone che per lei volevano ogni bene.
In
particolare Les Amis, che ormai vivevano dentro quel bar. S’incontravano ogni
giorno alla fine delle lezioni e occupavano la sala sopra al bar, studiando o
parlando della condizione della Francia. Di cosa si poteva o non si poteva fare
per superare quel periodo a tutti così ostile.
Poi
c’era Enjolras, che tra tutti era il più accanito.
“Una
soluzione va trovata e se nessuno farà nulla, allora sarò io a prendere in mano
le redini di questa situazione!”
Ormai
lo aveva detto così tante volte che, per istinto, a Camille si apriva un tenero
sorriso all’angolo delle labbra ogni qualvolta lo sentiva.
Non
si vergognava di certo di ammetterlo: lui era tutto il suo mondo.
Da
quando si erano riscoperti innamorati, erano successe parecchie cose, e tutte
erano custodite nella memoria di entrambi come diamanti preziosi in un elegante
forziere di madreperla. Dal loro primo bacio, alla prima volta che lui le aveva
preso teneramente la mano, appoggiandola sulla superficie lignea del tavolo,
stupendo tutti….
Alla
prima volta che avevano camminato lungo la Senna insieme e Camille aveva potuto
stringersi al suo braccio incurante delle occhiate curiose dei passanti che
avevano senza dubbio riconosciuto il ragazzo. Bastavano solo loro due, i loro
occhi, le loro labbra straripanti di sorrisi innamorati e il resto perdeva di
significato. Poi ricordavano il primo vero litigio, per un’idiozia, e la paura
di entrambi di aver rovinato tutto. Rammentavano, addirittura, ogni minima e
stupida volta in cui Grantaire era riuscito a metterli davvero in imbarazzo. E
questo avveniva circa ogni giorno.
Soprattutto
da quando aveva preso il brutto vizio di chiamarli Apollo e Dafne.
A
nulla servivano le occhiate glaciali di Enjolras o gli ammonimenti silenziosi
di Cambeferre: il moro nascondeva un sorrisetto soddisfatto nel collo di una
bottiglia o di una bella donna e non si spaventava per nulla.
Non
sarebbe stato Graintaire se non si fosse comportato così, dopotutto.
Lui
non aveva ancora detto di amarla, quelle due parole non erano ancora uscite
dalle sue labbra, ma ella non aveva mai dubitato che i suoi sentimenti fossero
puri, e si sentiva come smarrita ogni qualvolta la nebbia argentata degli occhi
del biondo si tuffava nell’oceano blu dei suoi occhi di topazio.
Se
a lei bastava poco per perdersi al solo pensiero del ragazzo, Enjolras non era
di certo in una posizione migliore: s’incantava guardare Camille, mentre
serviva i clienti o parlava semplicemente con loro, ben attento a celare una
certa gelosia. Iniziava quasi a sentirsi sciocco, ma desiderava che ogni
singolo sorriso della giovane fosse rivolto a lui. Gli bastava però vederla
illuminarsi ogni qualvolta la chiamava o le permetteva di sedere sulle sue
ginocchia, per dissipare ogni nube di possessività.
Adorava
tutto di lei, dal candore della sua pelle alla morbidezza dei suoi capelli che
pareva non volessero rimanere per molto tempo racchiusi nello chignon che era
solita fare quando lavorava. Amava passare le dita tra quella cascata di bruna
seta quando, infine, li scioglieva la sera e si stendeva sul suo letto,
nell’alloggio universitario. Era sempre stato molto attento a non mancarle mai
di rispetto, e sebbene non avessero ancora consumato appieno la loro passione,
lui traeva molta soddisfazione anche semplicemente nel parlarle….
Le
aveva insegnato a leggere e a scrivere, nell’arco di quei diciotto mesi, non
bene come un letterato ma quanto meno abbastanza da permetterle di capire anche
i discorsi più importanti che faceva sempre insieme agli Amis al Musain.
Riusciva
a catturarla ogni volta che parlava di politica o di economia, mentre se ne
stava con un braccio appoggiato al cuscino e l’altra mano stretta in quella
della ragazza.
Passavano
le ore così, era successo addirittura che l’alba li aveva colti del tutto di
sorpresa, mentre erano ancora immersi in una fitta conversazione.
Non
avevano ancora parlato del loro futuro, ma era come scontato che, ovunque
Enjolras si sarebbe spinto, avrebbe sempre avuto Camille con sé, al suo fianco.
Il
sole era calato oltre i tetti delle case, fino a nascondersi e lasciare il suo
posto ad una placida luna, posizionata come una falce impietosa nell’immenso
campo della volta celeste.
Camille
aveva portato a casa un paio di pezzi di carne avanzati dal servizio, al
Musain. Di solito non tornava mai il pomeriggio, ma si da il caso che quel
giorno avesse piovuto così forte che praticamente nessuno era andato al bar.
Madame Hucheloup le aveva concesso mezza giornata di riposo, così era tornata a
casa e aveva sistemato un poco, prima di stendersi sul letto con Odette e
parlarle. Ormai la bambina aveva quasi otto anni ed iniziava ad essere davvero
curiosa del mondo che la circondava. Quando poi era rincasata anche Eloise,
Camille si era affrettata a preparare la cena, prima di dover tornare a Musain
per servire i clienti della sera.
Era
da molto che non mangiavano tutte e tre insieme, come sorelle, come famiglia, e
Camille si augurò di poter quanto meno evitare discussioni.
Illusa.
Eloise
era tornata più stanca del solito e sin da subito aveva preso a lamentarsi per
il modo in cui la sorella non si faceva mai viva a casa, di come ormai a stento
rincasasse la notte….
Dopo
averle assicurate che la sua dote era ancora intatta – non poteva di certo
parlare troppo apertamente davanti ad Odette - avevano preso posto a tavola. Lì
tutto aveva iniziato a prendere una brutta piega, fino a degenerare.
“Questa
carne è vecchia.” Borbottò Eloise, storcendo il naso mentre ne prendeva un
boccone.
Camille
sospirò, lanciando uno sguardo a Eloise che invece sembrava più che felice di
quel pasto. Potevano permettersela raramente la carne…
“Ti
dico che è fresca” disse con un po’ di insofferenza Camille, versando un po’ di
acqua nel suo bicchiere prima di appoggiare con enfasi la brocca sulla
superficie lignea del tavolo “Io stessa sono andata a prenderla dal macellaio,
stamani.”
“Non
credo tu abbia molte competenze, non sai riconoscere i tagli di carne buoni”
La
sorella di mezzo sbuffò, fulminando la sorella “Infatti, io che lavoro in un cafè
so ben poco di cibo rispetto ad una sarta…”
Eloise
ricambiò uno sguardo di fuoco, ma non ribatté. Poi si pulì la bocca in un tovagliolo
liso “Porta la chiave, se torni molto tardi. Non ho alcuna intenzione di
scendere ad aprirti la porta….”
“Non
torno” ribatté Camille, senza alzare gli occhi.
“Oh,
beh…. Me lo aspettavo. Sempre con quel ragazzo…”
Camille
sapeva che sua sorella era una buona sorella. Non era cattiva e adorava lei e
Odette. Se si atteggiava quel modo, era solo per la stanchezza della giornata e
per paura di vederla ferita.
Ogni
qualvolta si parlava di Enjolras, però, sentiva una nota di pura invidia nella
voce di Eloise. Ogni volta….
Per
questo decise di non proseguire quella conversazione, alzandosi per sistemare
le stoviglie sue e di Odette, che subito si alzò per aiutarla.
Eloise
invece rimase seduta per un istante, tenendo di spalle le sorelle, fino a che
la sua voce non arrivò alle orecchie di Camille sottoforma di un’incalzante
canzone…
- A boy like that will give you sorrow, you'll meet
another boy tomorrow… One of your own
kind….-
Fece
finta di nulla, perchè detestava ogni qualvolta Eloise faceva riferimento alla
loro condizione, rispetto a quella di Enjolras. Sembrava quasi che il loro
amore fosse nato sotto una cattiva stella e che quindi non potessero amarsi per
davvero solo per il differente peso delle loro tasche.
Non
era così, Enjolras aveva rinunciato alla nobiltà che recava il suo nome e non
era altro che uno studente di legge; non
avrebbe mai accettato nemmeno una moneta che non si fosse guadagnato col sudore
della sua fronte.
Lo
ripeteva sempre, che una volta finiti gli studi avrebbe interrotto ogni
contatto col padre che ormai non faceva altro che finanziargli la facoltà di
legge.
Scosse
il capo e continuò a lavare i piatti mentre Odette la tirava per la manica,
guardandola con occhi confusi. Lei sorrise, scuotendo il capo per farle capire
di non prendere seriamente le parole di Eloise che, naturalmente, non si
arrese.
- And he's the boy, who gets your love? And gets your
heart? Very smart, Camille, very smart!-
“Continua
pure, le tue parole da povera zitella non mi sfiorano nemmeno, poiché scivolano
addosso come acqua” disse spicciola, sfilandole il piatto vuoto da sotto al
naso per pulire anche quello.
Eloise
si alzò e la seguì fino al lavello, dove si appoggiò, guardandola con tono di
sfida.
- A boy like that wants one thing only, and when he's
done, he'll leave you lonely. He'll murder your love, he murdered mine. Just
wait and see. Just wait Camille, just wait and see!-
A
quel punto Camille smise di essere gentile. Appoggiò con violenza il piatto nel
lavello ed esso si spaccò in due. Si voltò verso la sorella fronteggiandola,
nonostante fosse decisamente più bassa di lei, e Eloise fece un paio di passi
indietro.
Non
aveva il diritto di calcare tanto la mano, nemmeno conosceva Enjolras e si
permetteva di criticarlo a quel modo? Giudicarlo così vile? No, non lo avrebbe
mai permesso poiché la nobiltà d’animo dell’uomo di cui era innamorata era
evidente agli occhi di tutti coloro che avessero quanto meno scambiato tre
parole con lui.
“Tu
non lo conosci” sibilò tra i denti, prima di permettere alla sua voce di
interpretare le sue mozioni e trascriverle in musica, rivolgendosi alla sorella
con un tono che non avrebbe ammesso repliche.
- I have a love and it's all that I have, right or
wrong, what else can I do? I love him, I'm his and everything he is I am
too.. I have a love, and it's all that I
need right or wrong, and he needs me too. I love him, we're one, there's
nothing to be done, not a thing I can do, but hold him and hold him forever. Be
with him now, tomorrow and all of my life….-
Poi
prese Odette per le spalle e la portò al piano di sopra, per metterla a letto e
porre un sonoro freno a tutte quelle illazioni da parte di Eloise, non avrebbe
sopportato oltre.
Non
perdeva mai le staffe, ma non poteva lasciare che dicesse quelle cose su
Enjolras, abbassando il capo come al solito in una muta riverenza.
Il
riguardo verso i suoi sentimenti era importante e mancando così tanto di
rispetto al ragazzo che era nel suo cuore, lo mancava di riflesso a Camille.
La
bambina si mise a sedere sul letto, grattandosi un occhio, mentre Camille
accendeva la lanterna ad olio e la appoggiava sul comodino della piccola.
“’Mille?”
chiamò dopo uno sbadiglio, mentre si stendeva e permetteva alla sorella maggiore
di rimboccarle le coperte. “Perché Eloise è così cattiva con Enjolras?”
“Perché
non sa con chi ha a che fare.” rispose la mora, sedendosi poi sul letto e
attorcigliandosi una ciocca corvina della bambina attorno all’indice, prima di
spostarla dietro all’orecchio “Noi invece lo conosciamo bene e sappiamo che è
tanto buono, vero princesse?”
La
piccola annuì “Anche se è tanto serio, ha un sorriso buono…”
Camille
rise a questa affermazione “Il più onesto e puro di tutti, ma petité”
La
piccola sorrise, prima di sbadigliare di nuovo, sempre più prossima al sonno
“Camille, puoi cantarmi una canzone, come faceva sempre la mamma?”
La
ragazza si morse il labbro. Avrebbe fatto tardi al lavoro, ma non poteva di
certo dir di no innanzi ad una richiesta così innocente “Certo tesoro.” rispose
infatti, lisciando le coperte sulla piccola e sorridendo.
Avrebbe
cantato per lei ogni qualvolta lo avesse chiesto, era una delle cose che aveva
promesso a sua madre prima di vederla lasciarle per sempre.
Mai
avrebbe avuto il cuore di rompere tale giuramento…
-Tonight, tonight… It all began tonight, I saw you and
the world went away. Tonight, tonight, there's only you tonight… What you are,
what you do, what you say?-
Odette
chiuse gli occhi, sospirando beata, ma li riaprì all’improvviso quando udì una
voce ben nota arrivare da sotto alla loro finestra.
- Today, all day I had the feeling, a miracle would
happen I know now I was right…-
“Enjolras!”
trillò eccitata, buttando all’aria le coperte e prendendo per mano Camille, per
attirarla con sé alla finestra. Non che ve ne fosse poi bisogno: la ragazza si
era voltata verso la finestra, e si sarebbe diretta lì una volta superata la
sorpresa.
Entrambe
si appoggiarono alla finestra, guardando verso il basso, ed eccolo la, in piedi
al centro del piccolo cortiletto di pietra, con le mani ben piantate nelle
tasche dei calzoni scuri, innanzi alla
loro modesta abitazione.
La
ragazza lo guardò, sorrise dolcemente e iniziò a cantare con lui, deliziata
come ogni volta che succedeva.
- For here you are, and what was just a world is a star!
Tonight!
Tonight, tonight, the world is full of light. With
suns and moons all over the place.
Tonight, tonight, the world is wild and bright, going
mad, shooting sparks into space-
Le
loro voci risalivano direttamente dalle loro anime ed esse erano legate tra
loro in un sentimento indissolubile.
Non
avrebbe mai smesso di cantare con lui, di legarsi sempre più stretta a quella
giovane vita che il Signore aveva deciso di donarle come compagno.
Mai
avrebbe ringraziato abbastanza per aver potuto sfiorare confini così alti della
felicità umana. A cosa occorreva un Paradiso di eterna Beatitudine se poteva
rimanere con lui per sempre? Non avrebbe più temuto la fame o il freddo, se le
loro strade non si fossero mai separate…
- Today, the world was just an address,a
place for me to live in, no better than all right…. But here you are and what
was just a world is a star! Tonight!-
Appena
le loro voci smisero di intonare quell’armoniosa melodia, Odette prese ad
applaudire, ridendo divertita.
Enjolras
sorrise a Camille “Scendi, o faremo tardi al Musain e ti ricordo che non sono
io quello vincolato da orari e patti…”
La
mora si appoggiò meglio su entrambe le braccia, mentre Odette spiava entrambi,
prima uno e poi l’altro “E come mai sei venuto fin qui, di grazia?”
“Queste
vie, la notte, non sono sicure. Non sarei un gentil’uomo se non mi preoccupassi
per la tua incolumità, o sbaglio? Coraggio, scendi!”
“Dammi
un istante” disse sorridendo “Coraggio Odette, saluta. È ora di dormire per
te.”
La
bambina alzò la mano “Buonanotte, Monsieur.”
“Buonanotte,
Mademoiselle.”
Rimise
a letto la piccola e in un istante corse fuori, ignorando Eloise ancora seduta
al tavolo della cucina e intenta a rattoppare una veste di Odette. Non si salutarono
nemmeno, ma la maggiore la guardò sparire dietro al pesante portone d’ingresso,
scuotendo poi il capo, sconfitta.
Per
tutto il tragitto che li divideva dal Musain –circa un quarto d’ora, visto che
ormai erano entrambi più che pratici di quel dedalo di vie e sentierini tra le case popolari- Enjolras non fece che
spiegare concitato a Camille quanto fosse felice per iniziativa che, insieme
agli altri e alcuni amici comuni, avevano iniziato a portare avanti.
Non
era nulla di che, inizialmente, solamente un gruppo di giovani di belle
speranze che si incontravano per discutere di politica e cercare soluzioni
pratiche alla crisi della Francia e alle vicissitudini del popolo.
Ancora
non lo sapevano, ma quella era sola la fase embrionale di un qualcosa di nuovo,
diverso e impetuoso, che avrebbe sconvolto le loro vite. Per sempre.
Erano
ancora pochi, certo, ma di volta in volta, sempre più giovani si sarebbero
aggregati alla loro causa. Per il momento, però, erano solamente otto giovani
di differenti estradizioni e contesti sociali; Enjolras era a capo di quel
progetto, in quanto era stato il primo a decretare che non potevano continuare
a volgere altrove lo sguardo. I problemi c’erano, erano molteplici e di certo,
non sarebbero svaniti ignorandoli. Amava la Francia, moltissimo. Nei suoi occhi
brillava un fuoco antico, come quello dei giacobini che avevano dato via alle
insurrezioni del 1780 e, infine, alla
gloriosa Rivoluzione Francese, di cui ormai restavano giusto gli ideali
scritti sugli stipiti delle porte di qualche palazzo di giustizia, anneriti dal
tempo e dalle intemperie.
Se
Enjolras era lo chief
di questa congrega patriottica, Cambeferre era certamente il suo braccio destro
e guida; mentre il biondo era la vera e propria logica rivoluzionaria e
idealistica, Ferre era pura filosofia e dava un tocco
più umano ad ogni singolo discorso e dibattito che Enjolras teneva nella sala
superiore del Musain. Per lui, il buono doveva essere, di fatto, innocente.
Esattamente come il suo migliore amico, era un ottimo studente di legge ed
entrambi sapevano molto bene a cosa andavano in contro. Non si parlava ancora
di cospirazione, ma il confine era sempre più sottile e presto sarebbero
sfociati anche in quello. Cambeferre era poi incredibilmente dotto ed
aggiornato: seguiva con entusiasmo ed accanimento ogni singola innovazione
scientifica o scoperta continentale ed era anche un grandissimo appassionato di
storia, al punto da conoscere i geroglifici egiziani, e amava la geologia.
Era
arrivato pure al punto di correggere l’enciclopedia.
E
il dizionario…
Poi
veniva Courfeyrac, fondamentalmente, un grande combattente. Era il centro del
gruppo, un vero e proprio punto di riferimento, al servizio del capo Enjolras e
della guida Ferre. Irradiava tutti con il suo
ottimismo e la sua bontà e si poteva dire che era in assoluto una delle persone
più generose di tutta la Francia. Un bravissimo ragazzo, molto dolce ed
educato. Un esempio.
Jehan Prouvaire era un
uovo acquisto, ma sapeva già farsi rispettare e apprezzare da’l'intero gruppo.
Adorava auto-definirsi un goffo poeta, in quanto cantava di fiori e bellezza,
ma non era ancora stato toccato dalla Dea dell’Amore. Aveva un’idea tutta sua
della perfezione, della serenità e della gloria. Per lui la Francia era un
fiore ancora chiuso, un bozzo da cui sarebbe nata una bellissima farfalla
appena il tempo sarebbe stato per tutti loro propizio. Nonostante lo stile
trasandato nel vestire, segno di una condizione sociale ben più degradata di
quella del trio al vertice di quegli incontri, Jehan
era un ragazzo estremamente timido ed introverso, che suscitava sempre la
tenerezza nelle ragazze che bazzicavano il quartiere di Saint Michel e a cui
lui dedicava poesie, sentendo le orecchie farsi ben calde e le gote sanguinee.
Vi
era poi un ragazzo particolare, di nome Feuilly,
considerato da tutti un grande lavoratore, un uomo che si sarebbe fatto da sé.
Era incredibilmente generoso, tanto che, essendo lui stato adottato, ad una
delle riunioni disse che sarebbe stata sua premura ‘adottare il popolo francese’,
prendendosene cura. Camille non comprendeva molti dei suoi discorsi,
soprattutto quando iniziava a parlare della Polonia – Tutti i problemi e crimini contemporanei sono da attribuire all’errata partizione
della Polonia!- ma trovava interessante discorrere con lui. Chiunque lo
avrebbe trovato interessante.
Bahorel era, tra tutti loro, il più povero. Era un
senzatetto che, nelle notti più fredde, aveva il permesso di Madame Hucheloup
di dormire nel retro del Musain, a patto che non bevesse il vino che andava poi
servito ai clienti o che non depredasse la dispensa. Lui mai si era macchiato
di simili dissolutezze, ringraziando ogni volta Camille per aver interceduto
presso la locandiera e avergli così concesso un posto caldo in cui non morire
durante il gelido inverno parigino. Era un ragazzo forte, temprato dalla vita
di strada, e incredibilmente fedele ad Enjolras. Tutti lo erano, tutti erano
incredibilmente abbagliati dalle parole del biondo, e tutti lo avrebbero seguito.
Bahorel compreso perché, nonostante sembrasse molto
più stupido di quanto fosse in realtà, aveva dimostrato che non occorreva
essere universitari o dottori per comprendere e condividere un ideale.
A
proposito di dottori, impossibile dimenticare Joly,
che in quel periodo di tempo aveva proseguito i suoi studi di medicina,
sviluppando una brutta forma di ipocondria, spaventato da qualsiasi cosa.
Pensandoci bene, più si specializzava in quanto medico, più trovava mortale
qualsiasi cosa, gesto o parola. Ma non avrebbe mai abbandonato la causa comune,
deludendo Enjolras. Tra tutti i Les Amis, lui era quello maggiormente legato a
Camille. I due erano amici sin dal loro primo incontro e difficilmente sarebbe
cambiato, poiché non avrebbero permesso a quella complicità che tanto faceva
ingelosire Enjolras di sfumare. Aveva preso a rilassarsi un poco quando aveva
conosciuto una bella ragazza di nome Musichetta e in lei si era totalmente
perso.
Con
Joly si poteva trovare sempre un ragazzo minuto e
poco più alto di un ragazzino, di nome Lesgle. Era un
ragazzo incredibilmente sfortunato, ma davvero di buon cuore. Infine, ma non
per importanza, vi era Grantaire. Lui era in assoluto il più scettico di tutti
e più di una volta aveva rimarcato il fatto che non credeva in nessuno degli
ideali dei Les Amis. Era incredibilmente nichilista e disilluso, non sembrava
importargli nulla se non che il suo bicchiere fosse sempre pieno di ottimo
vino. Questo faceva imbufalire Enjolras che, più di una volta, aveva tentato di
cacciarlo. Grantaire però era sempre stato molto chiaro: non credeva in nulla,
se non nello stesso Chief. Nonostante fossero due
poli inversi, opposti al punto tale da essere spesso incompatibili, Grantaire
adorava e venerava Enjolras al pari di un Dio e in lui riponeva tutta la sua
fiducia, continuando a chiamarlo Apollo. Ovviamente questo non lo aiutava,
visto che il biondo sembrava sempre più vicino ad un punto di rottura, ma
l’aveva un buon alleato, del tutto fedele, non poteva che giudicarsi un
vantaggio. Era un appassionato di letteratura e mitologia greca e con essa
dimostrava d’esser tutto, ma non uno stolto. Aveva studiato, e anche bene….
Insieme,
creavano un gruppo affiatato di giovani anime infuocate.
Si
facevano chiamare Les Amis de l’ABC* caffè, nome scelto da Cambeferre e ricco di arguzia.
Quella
sera stessa, si sarebbe tenuta una riunione.
Appena
raggiunto il cafè, Enjolras si era congedato con un tocco leggero e timido delle
sue labbra sulla guancia di Camille, salendo al piano di sopra dagli altri e
lasciandola al suo lavoro. Lei si era subito messa di buona lena a servire i
clienti, sorridendo timidamente ad uno sguardo di disappunto della locandiera.
Era in ritardo, certo, ma il sorriso che la donna le riservò subito dopo le
fece capire che l’essere arrivata col biondo l’aveva salvata. Madame Hucheloup
adorava Enjolras, come tutti del resto, al punto tale da non dire nulla nemmeno
a Camille quando apparivano insieme, in ritardo rispetto agli orari pattuiti.
Negli
ultimi tempi, grazie alla buona pubblicità che Les Amis avevano fatto di quel
locale in facoltà – tutto per ringraziare Madame Hucheloup, che permetteva loro
ogni incontro- il cafè era brulicante di vita. Ormai Camille conosceva tutto
coloro che lo frequentavano, grazie alla sua buona tempra e ai suoi modi dolci,
non aveva problemi a socializzare con la gente. Per questo, si trovò un po’
smarrita quando, davanti a lei, apparve un bel ragazzo giovane, probabilmente della
sua età, che attirò la sua attenzione mentre si sfilava un cappello a bombetta
dal capo “Mi perdoni, Mademoiselle, posso domandarvi
una premura?”
Lei
annuì, appoggiando un vassoio sul bancone e voltandosi verso di lui con un
sorriso “In cosa posso servirvi, Monsieur?”
“Mi chiamo Marius Pontmercy.” disse con tono estremamente educato, con una
piccola riverenza verso la giovane che si sentì subito importante come una
nobile. Non era di quella zona di certo, un ragazzo con quella classe non
poteva ne essere nato ne essere un frequentatore assiduo dei bassifondi di
Saint Michel. “Un giovane che frequenta la mia stessa università, tale Julien
Courfeyrac, mi ha chiesto di raggiungerlo qui, stasera, per una riunione che
avrei trovato assai interessante…. Sapete dove posso
trovarlo?”
“Certamente” rispose la mora,
indicando verso le scale “Al piano
superiore, siete fortunato, la riunione non ha ancora avuto inizio, ma lui è
già qui.”
“Mi sfugge il vostro nome, Mademoiselle…”
La ragazza appoggiò due bottiglie di
vino sul vassoio insieme a qualche bicchiere, prima di voltarsi nuovamente
verso Marius “Camille Dupont, per servirvi Monsieur. Seguitemi, vi condurrò dal
vostro amico..”
“Permettetemi di aiutarvi!” disse
subito lui, mentre la ragazza sollevava a fatica il pesante vassoio.
“Non scomodatevi, Monsieur, non
importa!”
“Vogliate perdonare la mia
disobbedienza, ma intendo aiutarvi!” prese le bottiglie dal vassoio, sorridendo
alla giovane che gli sorrise di rimando, prima di far strada su per le scale. Decisamente,
non viveva a Saint Michel.
Arrivata al piano di sopra, Camille
notò subito Enjolras e Courfeyrac seduti al tavolino più vicino alla finestra. Appena
lo vide entrare, Julien alzò una mano e
fece segno al ragazzo di avvicinarsi. Lui consegnò una bottiglia a Camille, la
quale lasciò che prendesse l’altra insieme a tre bicchieri, prima di voltarsi
verso Joly, Cambeferre e Grantaire, che sembravano
presi da una conversazione molto importante.
Camille aveva sempre avuto il
permesso di partecipare alle riunioni, soprattutto nei giorni in cui il tempo
era così inclemente da non permettere a molti clienti di frequentare il Musain.
Quello era, a quanto pare, l’argomento di conversazione.
“Ti dico che la polmonite è uno dei
mali più letali dei nostri tempi!” stava dicendo con fervore Joly, mentre Grantaire annegava un sorrisetto nel bicchiere
e Ferre alzava gli occhi al cielo, in un moto di pura
esasperazione “Il cielo è stato scuro tutto il meriggio e nell’aria si sente
chiaro l’odore della pioggia. A breve cadrà il cielo, te lo dico io! Un acquazzone
che io vorrei evitare di sorbirmi nel ritorno ai dormitori! Dico che dovremmo
spostare la riunione di stasera a un giorno in cui, se Dio vorrà, il tempo sarà
più clemente.”
“Dovresti proporlo ad Enjolras.” Disse Grantaire, mentre Fabién
lo fulminava con lo sguardo.
Fu proprio Ferre
a prendere la parola a quel punto, ringraziando Camille che stava riempiendo il
suo bicchiere di vino scuro “Oh, smettila con queste sciocchezze!”
“Ti dico che è letale!”
Ferre sbuffò “Sai cos’altro
è letale?” Joly lo guardò senza capire “Enjolras!”
“Cosa?” domandò il biondo, che
decise di raggiungerli in quell momento, battendo
ogni tempismo. “Cambeferre, vai da Courf e quel
ragazzo. È un nuovo arrivato e voglio che ci parli un poco anche tu. Sembra
essere brillante abbastanza e le sue idee non sono male, anche se la vena
bonapartista che ha potrebbe offuscare il suo zelo.”
“Vado” replicò il suo braccio
destro, alzandosi e cedendogli il posto “Tu non uccidere Joly….”
Il biondo distolse gli occhi da
quelli di Camille che stava guardando sia lui che il dottorino parecchio
divertita, e si voltò verso Joly “Perché mai dovrei
volerti uccidere?”
“Enjolras.” Disse serio il ragazzo “Guarda
alla finestra, ti prego. A breve cadranno chissà quanti litri di pioggia sulle
nostra povere teste! Senza contare che, a quanto mi è parso di capire, c’è un
buon trenta percento di possibilità che possa venire a nevicare entro la
mezzanotte!”
Il biondo alzò un sopracciglio “Ti
ringrazio per questo brillante resoconto meteorologico” sussurrò argutamente,
facendo ridere Grantaire e Camille “Posso chiederti dove vuoi arrivare?”
“Spostiamo la riunione.”
“No.”
“Ma, Enjolras-”
“Dovrebbe spaventarti più la
situazione nella quale vivi, di due gocce di pioggia…”
Brontolò il ragazzo con spavalderia, appoggiandosi con un braccio al tavolo “Non
intendo spostare proprio nulla. Vai a casa se preferisci, ma qui stasera si
discuterà con serietà e dovizia, come ogni volta!”
Camille perse il resto della
conversazione, dovendo torna al piano di sotto, ma sapeva benissimo che Joly avrebbe quanto meno provato a convincere il biondo
parlando della polmonite sotto l’aspetto medico.
Tornata al bancone, si ritrovò
davanti una figura che ben conosceva e che di tanto in tanto passava a farle un
saluto “Buonasera, Eponine.”
Continua.
Nda.
Ho dovuto necessariamente spezzare
qui il capitolo, o sarebbe venuto davvero troppo lungo.
Una buona notizia: avendo già un
pezzo dell’altro, non dovrei tardare molto con gli aggiornamenti questa volta
:D
Il pezzo che segue è uno dei miei
preferiti di tutta la storia, spero che anche voi possiate apprezzarlo perché,
a parte la dolce Eponine, apparirà un personaggio che
non viene quasi mai calcolato all’interno delle fan fiction, ma che riveste un
ruolo di rilevante importanza. Chi indovina di chi sto parlando?
Le
canzoni trattate in questo capitolo vengono entrambe da West Side Story e sono,
in ordine ‘A Boy Like That’,
cantata da Eloise e Camille, e ‘Tonight’, cantata da
Enjolras e Camille.
Spero
che vi siano piaciute, visto che avete apprezzato quelle dello scorso capitolo!
*Per i pochi che non lo sanno, il significato
dietro a Les Amis de L’ABC Cafè è molto profondo. ABC è di fatto un richiamo
ritmico alla parola ‘abaissé’ che in francese
significa ‘oppressi’. Geniale, assolutamente geniale!
Spero
che la presentazione di questi ragazzi sia stata esauriente e il più precisa
possibile e in linea con il romanzo, cosa che non riguarda l’arrivo di Marius
ma va beh, volevo presentare anche lui per bene visto che servirà molto!
Ringrazio
chi legge e recensisce questa storia, grazie davvero
A
presto
Jessy