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Autore: Smeralda Elesar    20/03/2013    5 recensioni
Questa fiction è una What-if incentrata sul personaggio dell'Ispettore Javert subito dopo la sua decisione di lasciare libero Jean Valjean, dopo che questi gli aveva salvato la vita alle barricate. Ne "les Miserables" il Libro Secondo della parte quinta si conclude con il suicidio dell'Ispettore di polizia, questa fiction è un ipotetico terzo libro in cui si racconta cosa avrebbe fatto Javert se le sue riflessioni non lo avessero spinto a gettarsi dal Ponte Notre Dame.
Dal testo-
Quando Valjean aveva detto “perdono” quella parola aveva vibrato dentro di lui in tutta la sua luce.
Proprio come quando una gelida lastra di vetro investita da un getto di acqua bollente si spacca in mille pezzi, così quella parte dell’animo di Javert che ancora resisteva al cambiamento, quella che era ancora severa e sorda alla pietà, a contatto con il calore umano di quella parola, si spezzò di schianto ed egli crollò su se stesso gemendo :-Ah! Sono un miserabile!-:
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Javert, Jean Valjean
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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VII

Come coperta un soprabito è migliore di un giornale.

 

Per concludere questa parte del racconto diremo che Valjean, proprio come aveva previsto, quel giorno stesso cominciò ad accusare i primi segni di malessere: dolori in tutto il corpo, brividi di freddo ed infine una febbre che lo tenne a letto una settimana.

Cosette lo curava come sempre, e intanto si faceva raccontare di Marius, se era vivo, se stava bene, oppure raccontava lei stessa a suo padre come si fossero incontrati con il ragazzo ai giardini del Lussemburgo, dello scambio di biglietti e degli appuntamenti in Rue Plumet, attraverso la grata del giardino.

Valjean la ascoltava e, man mano che capiva quanto l’amore di Cosette per Marius fosse profondo pensava “Meno male che ho salvato quel ragazzo! Se non lo avessi fatto a quest’ora il cinguettare gioioso della mia Alouette sarebbe lo stridere funebre di una civetta… che m’importa d’aver preso una febbre se lei è così felice!”

E poi spesso pensava a Javert, che gli aveva dato la caccia per anni solo per finire a singhiozzare tra le sue braccia.

Pensava a lui e pregava, come pregava per Marius, che la vita fosse clemente con lui, e pregava perché trovasse la forza di affrontarla se non lo fosse stata.

Forse a causa della febbre, ma ogni volta che Valjean riportava alla mente il sussurro di Javert era sempre più certo che la parola fosse proprio “padre” e che per qualche motivo insondabile fosse diretta proprio a lui.

Non che la cosa gli dispiacesse, in fondo ormai aveva fatto da padre a Cosette per tutta la vita, aveva fatto da padre a Fantine quando era malata ed aveva fatto da padre a Marius quando lo aveva trascinato ferito lontano dalle barricate, e se Javert aveva cercato in lui un padre in quel momento di sconforto Valjean si augurava solo di non averlo deluso.

Alle volte Cosette lo scopriva con lo sguardo perso nel vuoto, e se gli chiedeva :-Papà, cosa c’è?-: lui rispondeva :-Sto pensando, bambina mia, ad una persona che spero di aver aiutato-:

Infine riuscì a ristabilirsi e dopo un’altra settimana di convalescenza era di nuovo in piedi pronto a riprendere le sue vecchie abitudini, tra cui quella della passeggiata serale.

Durante una di queste passeggiate si imbatté in un monello della stessa specie di Gavroche, che dormiva sulla soglia di una casa con dei vecchi giornali a fargli da coperta,  e Valjean pensò subito di lasciargli qualche moneta.

Si era appena chinato su di lui quando l’occhio gli cadde sulla carta stampata ed ebbe un sussulto: aveva visto sul giornale il suo nome poco distante da quello di Javert!

L’articolo era quasi del tutto coperto da un altro foglio, e allora come fare per leggerlo?

Valjean si spogliò del soprabito e poi cominciò a togliere di dosso al bambino i fogli di giornale cercando di fare scricchiolare la carta il meno possibile.

Il piccolo si mosse disturbato quando l’aria fresca della sera gli sfiorò le braccia e le gambe nude, ma Valjean fu rapido a mettergli addosso il suo soprabito per ripararlo, poi riprese il mucchio di carte e, sfilato il foglio che gli interessava, lasciò in un angolo il resto perché ci pensassero gli spazzini la mattina dopo.

Intanto il bambino, nonostante Valjean avesse fatto attenzione, si era mezzo svegliato con quel fruscio di carta ed aveva sentito una qualche differenza, ma poiché la cosa non lo scomodava anzi stava meglio, si limitò a biascicare :-Ah, però! Mi pare di essere coperto per bene ora… che sogno bizzarro!-: e a riaddormentarsi.

Valjean intanto non poteva aspettare di arrivare a casa per sapere e lesse l’articolo approfittando della generosa luce di un lampione.

In sostanza c’era scritto che, durante gli scontri alla barricata in via Saint Denis, un ex forzato, Jean Valjean, aveva salvato la vita ad un ispettore di polizia, tale Javert, non curandosi del fatto che questo avrebbe potuto denunciarlo in seguito.

Seguiva un elogio di quell’atto di “pura generosità” come era definito nell’articolo ed, alla fine, era riportato testualmente che “del nobile criminale” si erano purtroppo perse le tracce, e che l’Ispettore di Polizia, in seguito agli avvenimenti di quella notte, aveva rassegnato le dimissioni, forse, insinuava chi aveva scritto l’articolo, “per una improvvisa quanto scomoda simpatia o meglio solidarietà nei confronti degli insorti”.

Valjean sorrideva ancora quando arrivò a casa.

Si erano “perse le tracce”, Javert non lo aveva tradito, anzi aveva coperto la sua scomparsa.

Si sentì infinitamente grato verso l’Ispettore e quella sera non mancò di ricordarlo in una delle sue preghiere.

Tre mesi dopo, in settembre, quando Marius era ormai fuori pericolo e discorreva con suo nonno di prendere in moglie Cosette, a Valjean fu recapitata una lettera che recava il timbro postale di Montreuil-sur-mer.

La aprì con mani tremanti e lesse le poche righe che c’erano dentro.

 

“Sempre. Quali che siano le difficoltà che la sorte mi metterà davanti.

Grazie, 24601, e voi sapete meglio di me per cosa vi ringrazio.”

 

Non c’era firma, ma Valjean sapeva di chi era e sorrise di nuovo come quando aveva lasciato l’ultima volta Javert.

La lettera fu conservata con cura sotto il candelabro vicino al letto insieme al ritaglio di giornale, e quel posto indicava che per Valjean erano cose sacre: i candelabri erano il marchio del cambiamento che il perdono del vescovo aveva operato su Valjean, il foglio di giornale e la lettera erano il marchio del cambiamento che il perdono di Valjean aveva operato su Javert.

L’ex galeotto rendeva grazie per entrambi.

Quel che invece fece Javert dopo aver dato le dimissioni invece è una storia lunga, che meriterebbe un libro a se, qui diremo solo che si stabilì a Montreuil-sur-mer e lì, giorno dopo giorno, mantenne la sua promessa per tutta la vita, e le spesse volte che gli tornava in mente Jean Valjean lo ricordava con affetto sincero e profondo.

Anche se lui stesso non avrebbe potuto spiegarne a fondo il motivo.

Quanto al monello, la mattina dopo scoprì che non aveva sognato affatto, che era davvero un soprabito quello che aveva come coperta, e che in una tasca c’erano parecchie monete nuove, tra cui una da quaranta soldi.

 

Cantuccio dell’Autore

 

Ho avuto qualche problema di connessione e questo capitolo ha dovuto aspettare un po’ , comunque, stavolta la storia è finita davvero, ringrazio tutti, ma tutti tutti quelli che hanno recensito, messo in seguite, preferite o ricordate o anche solo letto.

Per concludere una considerazione personale: ho rivisto alcuni brani di “Les Miserables” su you tube e mi sono passata un po’ di tempo ad immaginare il cast con i cantanti Italiani.

Allora, cominciamo da Javert, per cui secondo me sarebbe perfetto Vittorio Matteucci (Frollo di Notre Dame de Paris e l’Innominato) poi per la parte di Valjean, visto che deve essere quasi un gigante, io vedrei bene Giò Di Tonno (Quasimodo in NDdP e Don Rodrigo nei Promessi Sposi).

Marius potrebbe essere Graziano Galatone (Febo di NDdP) e Fantine potrebbe essere Lola Ponce (Esmeralda in NDdP).

Per ora ho trovato solo questi, se avete altri suggerimenti dite pure.

Aurevoire… (Hugo mi ha contagiato il francese)

 

                                                     Makoto

 

 

   
 
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