Lettera
La stagione avanzava sempre di più
e l’aria si faceva sempre più calda e afosa,
perfino in un posto come Starland;
Anna era ormai guarita e anche gli
ultimi rimasugli del suo malanno l’avevano abbandonata con
sua somma gioia,
visto che non ne poteva più di rimanere sotto le coperte a
non far nulla, sotto
lo sguardo compassionevole di Sel che le faceva da dama di compagnia.
Così, per fortuna o sfortuna che
sia, la ragazza aveva ripreso la solita routine, con la differenza che
però,
come sempre in quel periodo dell’anno, stava
all’erta: infatti, a breve avrebbe
compiuto sedici anni e, di conseguenza, in quei giorni sarebbe arrivato
un
regalo dai nonni materni e ,sebbene odiasse ammetterlo a se stessa, lo
attendeva con ansia. Ma non
era il
regalo ad interessarle. Ciò che le importava era che quel
pacchetto così
colorato e ben avvolto in carta lucida insieme
ad un bigliettino che recitava sempre
“Auguri” costituivano l’unico
collegamento che aveva con quelle persone
sconosciute e di cui non si parlava quasi mai in casa. Di loro, Anna
sapeva
solo che non avevano preso bene il trasferimento della figlia e che
erano due
persone agiate e colte, come la madre. Non molto, ammetteva a se
stessa.
Avrebbe voluto sapere qualche cosa di più, per decidere da
che parte stare,
visto che ora come ora non sapeva se dare retta alla parte di lei che
le diceva
di provare affetto, visto che erano suoi parenti che trovavano il tempo
di
farle gli auguri, o sentirsi irritata perchè non si erano
mai fatti vivi, nè di
persona, nè trammite lettere più lunghe. Proprio
non sapeva come comportarsi.
I suoi pensieri riguardanti la
propria situazione famigliare vennero però interrotti
dall’entrata di una
figura esile e decisa allo stesso tempo e bionda. Biondo platinato, per
la
precisione.
Attraversò la stanza e si
lasciò
cadere sul letto di fianco a quello di Anna, che aveva finalmente
sostituito il
divano, che ora giaceva in fondo alla stanza.
-Sai, quel divano era ultracomodo,
ma questo letto... È la fine del mondo!- esclamò
Selene.
- Bè, era ora. Hai dormito sul
divano per mesi... –
Per un attimo Anna si chiese come
mai fosse così tanto esaltata, poi, però, decise
che era più saggio non porre
domande a riguardo per evitare strane risposte.
-Macchè letto o divano!- salto
sù
Sel – Mica è la differenza che mi esalta!
È Il gesto d’amore!- mentre lo diceva
gli occhi le si illuminarono.
Già, un gesto d’amore.
Anna rimase stupita dal
collegemento che aveva fatto la sua testa; non perchè fosse
nuovo, ma perchè
per la prima volta ci fece realmente attenzione. Non pensava che per
lei stessa
fosse così importante e, ad essere sinceri, neanche la
capiva la ragione di
tutta questa importanza. Sapeva solo che c’era.
Tanto valeva togliersi il callo:
-Stamattina il corriere ha portato
qualcosa?- chiese
- Non direi... Aspettavi
qualcosa?-
Anna annuì e attese un attimo
prima di rispondere: - Sì, in questi giorni dovrebbe
arrivare un pacco da
fuori, o almeno credo.-
Poi, vedendo lo sguardo confuso di
Sel, aggiunse: - Sai, per la storia del compleanno...-
Una luce attraverso gli ocche
della bionda, che rispose: -Già, tra poco compi sedici anni,
me lo stavo quasi
dimenticando! Mi chiedo se ci sia il modo di convincerti a festeggiare
in un
qualche modo... Comunque, da chi lo aspetti questo pacco, o meglio
regalo?-
-Dai miei nonni, i genitori della
mamma. Di norma mi fanno il regalo tutti gli anni...-
-Allora capisco che tu sia
ansiosa! Anche se non li senti spesso si ricordano del tuo compleanno,
che
carini!-
- In realtà non ci ho neanche mai
parlato, Sel. Non so neanche chi siano...-
-Quindi vorresti sentirli?-
- Non lo so.-
Sel si tese leggermente verso Anna
e il suo sguardo corrucciato e basso, come se questo
l’aiutasse a trovare una
possibile traduzione a quelle tre semplici parole che sembravano,
apparentemente, voler mettere la parola “Fine” al
discorso. Fece un altro
tentativo:
-Se ti mandano un regalo vorrà pur
dire che un minimo a te ci tengono, no?-
- Sel, non si sono mai fatti
sentire! Mandano solo un bigliettino di circostanza firmato e un
pacchetto...
Sono praticamente due sconosciuti che non saprei distinguere se me li
trovassi
davanti!
Non so neanche il perchè lo
mandano quel regalo: sembra che non gliene freghi niente per tutto
l’anno e
poi...-
Selene dovette capire che l’amica
era davvero frustrata dal tono di voce e dagli occhi leggermente
lucidi, così
le mise una mano sulla spalla in segno di conforto.
Passò qualche secondo, poi Sel
buttò lì:
-
Prova a farti
viva tu.-
Anna non rispose. Non subito,
almeno. Non era stata così sciocca da non contemplare la
soluzione di Sel,
davvero, era venuta in mente anche a lei, però sentirselo
confermare pure da
altri, oltra alla propria coscienza... La verità era che
Anna aveva paura anche
se non era sicura riguardo al cosa le faceva paura. Forse temeva di
venire
ignorata, di non ricevere una risposta, o forse il contrario; forse
temeva di
riceverla e di stravolgere il sottile e fragile equilibrio che la
teneva unita
a quelle persone.
Non diede una risposta a Sel.
Sul momento quella proposta non
aveva fatto altro
che chiuderla ancora
di più in se stessa.
Dunque Anna rimase lì, seduta con
le gambe al petto sul letto, senza la convinzione per tentare e senza
essere
capace di dimenticare l’idea che le frullava in
testa.Immobilizzata a
rimuginarci. Dopo un tempo indefinito passato in quella posizione, si
alzò,
lasciando la questione in sospeso, tentando di mandarla a calci nel
dimenticatoio. Peccato che il tentativo risultò alquanto
inutile: quella notte,
mentre provava a prendere sonno, ci pensava ancora.
Scosse la testa.
No, non poteva.
***
La mattina dopo, verso le undici,
Anna si sedette di fronte alla scrivania con un foglio e una penna in
mano. Si
mordicchiò il labbro inferiore, incerta su cosa scrivere; un
“Come state?” le
sembrava poco appropiato,tenendo conto che non si erano mai visti o
perlomeno
sentiti. Forse era meglio se partiva da se stessa, dalla sua vita, se
presentava loro la nipote. Partì dalle cose meno personali
della sua vita:
scrisse di Starland, dei suoi genitori poi scavò sempre di
più nel profondo,
iniziò a prenderci gusto.
Gli
raccontò di Adele e di Elisabetta, accennò
a Nicola, parlò della sua passione per la lettura, di come
aveva insegnato a
leggere ad altre persone. Parlò di Antonio, di Ludovica,
della sarta,
dell’odore del pane appena sfornato, dei dubbi che
l’assalivano, del mercante
straniero, del davanzale sul quale amava passare le notti insonni.
Raccontò delle stelle, di Selene,degli
ultimi eventi, ma presa dalla foga della scrittura non vide subito
ciò che
c’era da vedere.
L’ultima cosa che scrisse, la
più
incerta e spontanea al tempo stesso, fu un “Vi voglio
bene” seguito dalla sua
firma.
Poggiò la penna sul tavolo e fece
un respiro profondo. Ecco, l’aveva scritta,ora doveva
solamente consegnarla ad
un cavolo di corriere che, chissà tra quanto, forse sarebbe
riuscito a portarla
a destinazione. Doveva solo sperare in meglio.
Non si aspettava una risposta, dal
canto suo, sentiva di essere in pace con il mondo, ora. O se non con il
mondo
intero, almeno con sè stessa. Dovette ammettere di sentirsi
meglio.
Sorrise spontaneamente davanti a
quel foglio, prima di ripiegarlo con cura. Doveva ricordarsi di
ringraziare
Sel, doveva assolutamente farlo in giornata.
Spazio autrice: finalmente sono riuscita a pubblicare il
capitolo! In realtà era un pò che
era pronto, ma ra una cosa e l’altra...
Mi rendo conto che
non è dei più lunghi e che in certi punti
è un pò sconnesso, ma che ci volete
fare... Mi è uscito così;). Comunque,il prossimo
potrebbe essere al 99% il
capitolo della “Grande Verità”.
Grazie mille e alla
prossima
Ila