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Autore: Carmen Black    22/03/2013    17 recensioni
Dopo un lungo periodo di due anni, Renesmee decide di tornare a Forks, la città dove ha vissuto sin dalla sua nascita e il posto dove ha lasciato la persona più importante della sua vita: Jacob.
Dopo essersi trasferita insieme alla sua famiglia, capisce di aver commesso il grave errore di abbandonare il suo migliore amico, la persona per cui sente dei forti sentimenti, il lupo che è legato a lei con l'imprinting.
Dal Prologo:
Avevo fatto le mie cretinate, i miei sbagli. Avevo pianto per ore al telefono con lui perché non trovava mai il tempo di venire a farmi visita ed io a causa degli studi e del mio lavoretto, ero altrettanto indaffarata.
Mi era bastato un mese per pentirmi di essere andata via da Forks. Un mese dove ogni notte, in silenzio, mi aspettavo di percepire il respiro di Jake e non c'era. Un mese dove aprivo la finestra aspettandomi di sentire il suo ululato e non sentivo mai un bel niente. Un mese dove fantasticavo sui possibili risvolti della nostra storia e tutto rimaneva soltanto fantasia.
Ora però ero tornata. Determinata.
Ero maturata molto e sapevo ciò che volevo. E ciò che volevo era lui.
Genere: Fantasy, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Quileute, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Successivo alla saga
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Jacob

 
 
 
I nostri giorni di vacanza erano appena terminati purtroppo.
Avevamo lasciato l’isola Esme e adesso su un aereo eravamo diretti a casa determinati a costruire il nostro futuro.
Diedi un bacio sulla fronte di Nessie che dormiva poggiata sulla mia spalla.
Ancora non riuscivo a credere che aspettava due bambini. Cioè non uno, due! Jacob Black doveva sempre esagerare.
Immaginai i commenti dei miei amici e alle zuffe che ne sarebbero conseguite, alle occhiatacce di mio padre troppo all’antica per capire la situazione e a Edward. Quale sarebbe stata la sua reazione?
Non potei fare a meno che ridacchiare fra me e me. Se mio padre era all’antica lui che cos’era? Una specie di reliquia.
Solo a pensare quello a cui aveva sottoposto la povera Bella: farla sposare a diciotto anni e regalarle un brillocco degno della Regina Elisabetta.
Nessie mi aveva detto che suo nonno l’aveva avvertita della gravidanza quando era tornato in Alaska e noi avevamo raggiunto l’isola da un paio di giorni.
Edward e Bella invece erano a Forks, prima di andare via avrebbero aspettato il nostro ritorno, quindi erano all’oscuro di tutto.
«Jacob?», Nessie mi richiamò a bassa voce non appena si risvegliò.
«Sì?».
«Stavo pensando ai nomi da dare ai nostri piccoli…».
Nessie si accarezzò il ventre ancora piatto, forse era un gesto involontario, quelle cose che le donne fanno senza pensare quando sanno che c’è una vita dentro di loro. Avevo visto molte volte Emily e Kim svolgere la stessa azione.
«Che cosa hai in mente?», chiesi ricordando i nomi dei piccoli della Riserva, che per adesso erano solo due Moeh e Thia, le piccole di Sam e Jared.
Magari i miei erano due maschi. Lo sperai profondamente. La pulce che mi aveva messo Nessie nell’orecchio riguardo a possibili imprinting mi aveva fatto accapponare la pelle.
Una figlia nelle mani di Embry o Seth? No, Dio aiutami per favore. Avevo già fatto uno sforzo immane ad accettare Paul come cognato, povera sorella mia che destino crudele.
«Beh sai, stavo giocando con i nomi dei nostri genitori..», continuò Nessie sovrappensiero.
La sua frase mi riportò a un passato lontano, nemmeno troppo, ma ancora vivido nella mia mente. Bella col pancione, in mezzo ad Alice e Rosalie che pronunciava per la prima volta il nome che avrebbe dato alla sua creatura se fosse stata una femmina: Reneesme.
«No, per favore», mi affrettai a dire. «Tua madre quando mi disse la prima volta il tuo nome, aveva pronunciato le tue stesse parole. Quando disse Reneesme per poco non ci rimasi secco».
Nessie corrugò le sopracciglia e cercò il mio sguardo. «Perché non ti piace?».
«Sì, no… voglio dire, non è che sia il massimo e poi è complicato, anche difficile da ricordare. Secondo te perché ti ho chiamato sin da subito Nessie?».
«Sei tu che mi hai dato questo nome?», chiese sorpresa.
«Sì e per poco tua madre non mi uccideva. Diceva che non potevo dare il nome del mostro di Lockness a sua figlia».
Risi a quel ricordo e Nessie mi seguì, poi si raddrizzò sul sedile e s’inclinò verso di me con interesse.
«Quante cose non mi avete detto!».
Mi strinsi nelle spalle. «Non sono poi così importanti».
«Questo lo dici tu! Comunque, forse ho trovato dei nomi, dimmi come ti suonano…».
Trattenni il respiro sperando che non mi dicesse qualche stranezza.
«Se è un bel maschietto, facciamo così…», continuò mentre io elaboravo probabili nomi della mia mente, del tipo Eddyly, Billyward.
«Mi piace William Anthony Black, che cosa ne pensi?».
Arricciai le labbra riflettendo per un attimo. Beh mi piaceva, suonava bene ed erano nomi che esistevano veramente, non come il suo che con molta probabilità sarebbe dovuto essere aggiunto nelle ristampe dei registri comunali.
«Il nome di mio padre, quello di tuo padre e il mio cognome. Fico, mi sembra».
Papà sarebbe andato in brodo di giuggiole e anche Edward, me lo immaginavo a ballare dalla felicità.
Nessie sbatté le mani felice e mi baciò. «Mentre se è una femmina…».
«Sì?».
«Sarah Marie Black».
Sorrisi stringendola. «Anche questo è bellissimo, piccola».
«Lo so! Sono un genio lo so!».
«Se invece sono due maschi o due femmine? Ci serve cercare altri due nomi».
«Li ho già trovati!».
«Ephraim Carlisle Black e Rose Esme Black».
Sbattei le palpebre quelle erano le combinazioni dei nomi dei nostri nonni, quindi un bimbo avrebbe avuto quello dei nostri genitori e l’altro quello dei nonni. Sì, decisamente mi piaceva.
Trascorremmo l’intero viaggio a fantasticare sul nostro futuro, sui nostri bambini e a chi dei due sarebbero somigliati. Discutemmo sulle modifiche da apportare alla casa e che noia, non riuscii a oppormi al fatto che volesse ridipingere le pareti verdi.
Ormai distavamo poco più di un miglio dalla casa dei suoi nonni dove ci attendevano Edward e Bella. Nessie non sembrava nervosa all’idea di dire ai suoi genitori che aspettavamo dei bambini né che le avevo chiesto di sposarmi.
Quando parcheggiammo davanti all’uscio e scendemmo dall’auto, Bella ci venne incontro e strinse Nessie in un abbraccio. Anche Edward apparve con un sorriso sulla soglia e ci raggiunse.
Dopo qualche istante io e Nessie ci guardammo perplessi. Era strano l’atteggiamento di Edward, perché non sbraitava o faceva quelle sue espressioni contrariate da sex symbol mancato?
«Papà, va tutto bene?», chiese Nessie interessata.
«Magnificamente», rispose allargando ancora di più il suo sorriso. «Visto che non riesco a leggere i vostri pensieri».
Nessie guardò sua madre che si strinse nelle spalle sporgendo le labbra all’infuori. «Mi ha chiesto di estendere il mio scudo fino a lui affinché non potesse sentire niente. È per la sua salute mentale, se non l’avessi fatto sarebbe impazzito», ridacchiò Bella guardando suo marito con occhi dolci.
A quel punto Nessie mi si avvicinò stringendomi una mano.
«Bella, togli il tuo scudo avanti. Edward deve sapere qualcosa e anche tu».
L’interessato s’incupì subito. «Jacob, credevo che ci tenessi alla tua vita».
Sorrisi amabilmente, come un vero e proprio genero provetto, che diamine! «Ci tengo infatti. Ricordi quando qualche anno fa mi rivelasti che eri felice che Nessie avesse me?».
«Purtroppo mi ricordo, la mia mente non è a breve scadenza».
«Quindi ricordi anche la mia risposta?».
Edward ridusse il suo sguardo a una piccola fessura. «No…», mentì spudoratamente.
Beh, glielo avrei ricordato io. «Devo cominciare a chiamarti papà?».
«No», rispose Edward, ripetendo ciò che anni addietro aveva detto.
«Mi spiace, ma adesso la tua risposta deve cambiare», sorrisi soddisfatto.
Nessie aveva accettato di sposarmi, quindi ero ufficialmente uno di famiglia, lui diventava mio suocero! Risi mentalmente!
In quanto suocero quindi, avrei iniziato a chiamarlo papà.
«Togli lo scudo Bella», sibilò Edward a denti stretti ed io mi preparai a pensare alla richiesta di matrimonio e nient’altro, giusto per facilitargli il lavoro.
Bella sospirò con esasperazione e prima che Edward reagisse passarono una decina di secondi.
Mi accorsi che sbiancava più di quanto non fosse già bianco, poi digrignava i denti, poi spalancava la bocca, poi faceva delle smorfie.
Quando finì di leggere nelle nostre menti lasciò che le sue braccia cadessero flosce lungo i fianchi.
«Ti sembra una proposta di matrimonio quella?». Il vampiro si affrettò ad abbracciare Nessie strappandomela dalle braccia e accarezzandole dolcemente la testa. «Povera la mia piccola, che cos’hai dovuto subire».
Nessie ridacchiò ricambiando l’abbraccio di suo padre. «Ma è stato bellissimo!».
«Sì come andare a un funerale», replicò Edward.
«Volete dirmi che cosa succede!», chiese Bella già col sorriso sulle labbra.
«Le ho chiesto di sposarmi e lei ha accettato».
«Congratulazioni!», disse felice stringendo prima me e poi completando il quadretto della famigliola felice unendosi a suo marito e sua figlia.
Nessie tornò da me e le avvolsi la vita in un abbraccio baciandole poi una guancia.
«Non è tutto», disse Edward guardando Nessie. «La nostra Reneesme aspetta dei gemelli».
Bella si gettò addosso a sua figlia riempiendola di frasi sdolcinate che la mia mente si rifiutava di ascoltare e mentre loro iniziavano a fantasticare, Edward mi fece una smorfia mimando alcune parole con la bocca. «Cane randagio».
Gli resi pan per focaccia. «Papà».
 
Dopo aver dato la notizia ai genitori di Nessie, ci recammo alla Riserva, in quella che ormai ritenevo la nostra casa.
Portai le valigie all’interno e poi andammo da mio padre sperando che non gli prendesse un infarto quando gli avrei detto che stava per diventare nonno e il suo unico figlio maschio avrebbe messo presto la testa a posto, sposandosi.
Era davvero così? Col matrimonio la mia vita sarebbe cambiata?
No, non credevo. Il branco ci sarebbe sempre stato come la mia passione per i motori, l’unica differenza era che io e Nessie avremmo condiviso tutta la vita senza più separarci, legati dal vincolo sacro del matrimonio.
Quando bussai alla porta, fu Paul a venire ad aprire. «Jacob! Come sei abbronzato!».
«Ma tu non ce l’hai una casa?».
«La mia casa è dov’è Rachel».
E io che speravo di trovare solo mio padre… Avevo deciso di raccontare tutto solo a lui, poi con i ragazzi me la sarei vista una volta di ronda. Comunicare sotto forma di lupo era più semplice e meno faticoso. Poi loro appena ritornati avrebbero spifferato tutto ai loro imprinting e la voce si sarebbe sparsa in un batter d’occhio, risparmiandomi un lavoraccio e congratulazioni a non finire.
«Bentornati», ci salutò Billy e Rachel mormorò qualcosa mentre piantava un cactus in un vasetto. Perché proprio un cactus?
Nessie andò ad abbracciare mio padre e baciò mia sorella, poi tornò a fianco a me.
«Vi dobbiamo dire una cosa», esordii come da copione, però al contrario di poco prima con i genitori di Nessie, feci più in fretta.
«Abbiamo deciso di sposarci e aspettiamo due bambini».
Notai lo sguardo di Paul che si fermava sulla mia pancia… No, non poteva averlo fatto sul serio. «Lei aspetta due gemelli», precisai.
«Ah ecco», soffiò Paul.
Rachel strillò saltellando e ci venne ad abbracciare trattenendo a stento l’entusiasmo. «Che bello, che bello!».
«La tua vita sta per finire, complimenti Jake», rise Paul, ma in un nanosecondo la sua risata si trasformò in un’espressione di orrore quando mia sorella si girò verso di lui.
«Scherzavo», asserì alzando le mani in aria.
Cercai lo sguardo di mio padre e lo trovai adirato a fissarmi. Ecco, ora cominciava la paternale: Jacob, questi sono i miei insegnamenti? Ti ho sempre detto di tenere la testa sulle spalle e ora torni da una vacanza con la tua ragazza incinta senza nemmeno essere sposati?
Per favore, no, davvero. Anche la paternale adesso? Non me l’ero cercata, ma non lo avevo nemmeno evitato, però la situazione era quella e basta.
Forse però potevo fare qualcosa per cambiare l’umore di mio padre e fargli digerire il boccone amaro. E mi chiesi quale sarebbe stata la sua reazione se al posto mio, fosse stata Rachel a dargli quell’annuncio. Sicuramente Paul sarebbe morto.
«Billy, sai che se saranno due maschi i loro primi nomi saranno William e Ephraim?».
Nessie mi anticipò andando a chinarsi vicino a lui e prendendogli una mano nelle sue. Pensai che mi avesse letto nella mente, altrimenti come si spiegava che aveva fatto ciò che volevo fare io?
Mio padre rimase a fissarla per qualche istante poi aprì la bocca incerto. «E… e se sono due femmine?».
«Sarah e Rose».
Oh mio Dio! Stava per mettersi a piangere! Se glielo avessi detto io si sarebbe alzato dalla carrozzella e mi avrebbe preso a calci!
«Bene», disse con un sorriso appena accennato tirando su col naso. «Dobbiamo organizzare una grande festa. Tutti devono sapere che i miei nipoti sono in arrivo!».
Poi mi guardò storto. «A te ti scuoio dopo».
 

Angolino Autrice

Ciao a tutti :) Sono felice di postare questo prima extra, spero che vi piaccia. Mi ero fatta questa domanda: ma come reagirebbero i genitori? Ed ecco che è venuto fuori questo. Il prossimo che è già pronto riguarda la sistemazione della casa per l'arrivo dei piccoli.
Colgo l'occasione per fare un po' di pubblicità a me stessa ahahah, si tratta di OS la prima è su Jacob e la seconda su Embry:  Attimi E Sulla Linea Di Confine  
Al prossimo extra! <3

  
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