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Autore: Paddy_Potter    23/03/2013    1 recensioni
Cos'è successo quella notte? Perché Sirius è scappato di casa? Dove è andato? Com'è avvenuto questo paragrafo della vita del nostro Felpato che si accenna solamente?
Questa storia parla di dolore, tristezza, perdita, ma anche di amicizia e promesse rinnovate.
Verranno svelati nuovi segreti, tra le peripezie dei nostri malandrini, con una guerra ad aspettarli, con tutto ciò che possono combinare i nostri sedicienni preferiti!!
Nel primo capitolo...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Potter, Orion Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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"Non mi fermeranno, non questa volta."

 

 
Ormai era bagnato fradicio. La pioggia scrosciante lo aveva inzuppato e, anche se avesse avuto un giubotto, non sarebbe cambiato molto.
Un brivido percorse la schiena di Sirius mentre avanzava a fatica tra l'erba alta del campo che lo separava dalla villa. Il Nottetempo non poteva accompagnarlo fino al cancello: era proprietà privata e, inoltre, aveva degli incantesimi di protezione piuttosto potenti attorno a sè.
"Ma non hai mai pensato di fare un incantesimo per tagliare l'erba, per Merlino?!" esclamò rabbrividendo. Quelli però erano brividi ben diversi da quelli che aveva sentito qualche ora prima. Quella mattina gli avevano fatto mille volte più male, gli avevano percorso la schiena come lame gelate e si erano lasciati dietro un orribile senso di disperazione.
 
La cucina era buia e silenziosa: erano le due di notte, non poteva essere altrimenti. 
C'era solo una persona, un ragazzo, seduto su una sedia con i gomiti appoggiati al tavolo e un bicchiere d'acqua davanti. 
Lo fissava, immobile.
Aspettava. 
Non sapeva cosa esattamente, ma aspettava. 
Forse le tre, forse l'alba, forse un uragano che potesse inghiottrlo e portarlo via da quel buco in cui doveva stare per quasi un altro anno. 
Sicuramente non stava aspettando chi entrò.
La porta si aprì piano e suo padre entrò in cucina, dirigendosi verso lo scaffale dove erano appoggiati i bicchieri. Ne prese uno e si voltò in cerca della caraffa dell'acqua.
Come sembrava calmo suo padre alle due di mattina: che avesse fumato? Sirius sorrise lievemente a quell'idea, immaginandosi la scena.
Nel frattempo, suo padre si accorese della mancanza della caraffa e si girò verso il tavolo per cercarla. Solo in quel momento si rese conto della presenza di suo figlio nella stanza. Lo guardava, con lo sguardo tipicamente indecifrabile e imprevedibile che aveva.
"Che ci fai qui?" gli chiese avvicinandosi per prendersi dell'acqua.
"Medito su come distruggere il municipio babbano dietro l'angolo." gli scappò senza rendersene conto. Non voleva iniziare quella storia alle due di mattina, primo perchè era completamente inutile, visto come la pensava suo padre, secondo perchè aveva sonno e non era sicuro di riuscire a reggerlo. Purtroppo l'abitudine aveva avuto la meglio e gli era sfuggita una delle sue battutine taglieni.
Vide il volto di suo padre indurursi di colpo e una mamo allungarsi per prendere la caraffa dal tavolo.
"Perfetto, l'ho fatto scocciare perfino a quest'ora: nuovo record." pensò, sospirando.
"Sirius..." cominciò Orion.
"Un drago o un Avada Kedavra a tutti quelli che mi si parano davanti: cosa suggerisci?."
"Non ho intenzione di iniziare l'ennesima discussione su questo argomento. Non l'hai capito fino ad ora, non lo farai alle due di mattina. Sei talmente testardo...ti ostini a non capire, a non accorgerti di ciò che è giusto o sbagliato e rimani convinto di un'idea nonostante tutte le volte che te l'ho spiegato..."
"Premettendo che a sedici anni riesco perfettamente a distinguere cosa è veramente giusto e cosa no, le tue spiegazioni non hanno senso." gli rispose Sirius, bloccando a metà uno sbadiglio. Il suo cervello si era svegliato e aveva inaspettatamente trovato la voglia di ribattere.
"Moderati."
"Fidati, mi sono moderato."
"...se solo fossi come tuo fratello..." sospirò suo padre, scuotendo la testa. Perchè doveva essere così difficile parlare a quel ragazzo? Perchè sembrava assomigliargli così tanto, ma era in realtà il suo opposto? Perchè era così, così...indescrivibilmente testardo!
Sirius alzò gli occhi al cielo. La carta del fratello perfetto: l'aveva sentita troppe volte per cascarci. Veniva continuamente paragonato a quel santo di suo fratello, quello che rispettava le tradizioni della famiglia, che appoggiava tutte le idee dei genitori, quello che, rispetto a lui, era l'angelo della situazione. Forse una volta gli dava fastidio la cosa, ma aveva imparato a non badarci.
"Ringrazio spesso il cielo per non essere così"
"Non parlare di lui in questo modo!"
"Oh, ma dai, papà! Come puoi chiedermi di diventare come Regulus?!"
"Se lo fossi ci sarebbero molti meno problemi qui e..."
"...e molti meno Babbani."
"Sirius non cominciare!"
"Per carità! Non offendiamo quel povero ragazzo indifeso!"
"Sai esattamente il motivo per cui non vuoi capire, per cui non vuoi ammettere la verità. Da quando sei andato ad Hogwarts sei cambiato, da quando sei finito in...in...Grifondoro..." disse, sottolineando quell'ultima parloa con tutto il disgusto che poteva. L'aveva davvero fatto infuriare.
"Da quando sono andato ad Hogwarts ho imparato a parlare, papà!"
"Non dico che sia tutta colpa tua. - continuò senza neanche ascoltarlo - Certo, sei anche stato influenzato da cattive compagnie. Quel Potter, poi, non..." ma non finì la frase.
"Non provare a dire una sola parola contro di lui." scattò Sirius, alzandosi in piedi così da trovarsi all'altezza di suo padre.
Ma quanto era cresciuto ultimamente?! Perfino lui si stupì della cosa: era alto esattamente come suo padre!
Anche quest'ultimo lo notò con non poco stupore: da quant'è che non guardava seriamente quel ragazzo? Ormai doveva anche farsi la barba e lui non se n'era quasi accorto! Non era più il ragazzino che si ricordava: il suo petto si era allargato e le spalle irrobustite, era dimagrito ancora e quel taglio di capelli un po' spettinato gli incorniciava quegli occhi blu oltremare che aveva preso da lui...come aveva fatto a non accorgersi di tutto ciò?!
Notando lo stupore malcelato del padre, Sirius riprese: "Non ci provare, tu non lo conosci, non conosci nessuno dei miei amici, non hai mai avuto voce in capitolo e ora non puoi giudicarli!" 
Se c'era qualcuno a cui tenesse davvero erano i suoi amici. Erano stata la sua nuova famiglia e lo erano ancora: non avrebbe permesso a nessuno di dire anche solo una parola sbagliata su di loro.
Anche il padre si ricompose. "Non mi hai lasciato avere voce in capitolo."
"Oh, ma fammi il favore!! Adesso la vittima sei tu?!"
"Sirius, vai a letto." concluse Orion. Ma per il ragazzo la discussione era tutt'altro che finita.
"No, adesso rispondi: chi è sempre stato considerato quello diverso, quello sbagliato, quello che "disonorava la grande casata dei Black"! Non mi pare che te l'abbiano mai detto a te!"
"Forse perchè non ce n'è mai stato bisogno!"
"Sono sempre stato l'unico che avesse il coraggio di dire la verità! L'unico che diceva veramente quello che pensava e solo perchè da piccolo giocavo anche con bambini Babbani venivo messo  in punizione!"
"Tu sei un Black! I Black sono Purosangue da generazioni, dalle origini, siamo una delle poche famiglie ancora pure!" rispose indignandosi suo padre.
"Ma vuoi dirmi cos'hanno i nostri vicini di diverso che li classifica come Mezzosangue? Cos'hanno di male? Vuol dire semplicemente che un mago ha sposato una babbana o una il cui padre aveva fatto lo stesso! Cosa c'è che non và?!"
"Loro.....senti, vai a letto!"
"No."
"Basta Sirius! Vai a letto!"
"Rispondimi."
"Loro sono...sono...diversi da noi. Basta, vai a letto. Ora!" aggiunse, vedendo che il figlio voleva ribattere.
"Non ne posso più! Non vi rendete conto di quanto siete ridicoli! Neanche ve ne accorgete! E poi io dovrei essere fiero di essere un Black?! Posso solo vergognarm..." non finì la frase.
Imrovviso, inaspettato e crudele uno schiaffo gli arrivò dal nulla e lo colpì in pieno volto, lasciandolo senza fiato e senza parole.
Si bloccò, incredulo. 
Non poteva, non poteva,...la sua mente si rifiutava di accettarlo. 
Lui...lui...gli aveva...
Veloci e inarrestabili, lacrime calde gli salirono agli occhi. Sentiva un tremendo formicolio di dolore sulla guancia dove gli era arrivata la mano di suo padre, ma non riusciva a crederci.
Non poteva averlo fatto...suo padre non gli aveva mai dato più di uno "scappellotto" in testa, non aveva ricordi che lo avesse mai...
"Sir..." nemmeno Orion riusciva a credere di averlo fatto. Non se n'era reso conto, aveva semplicemente seguito un impulso, ma...perchè? Perchè? Perchè l'aveva fatto? Ma come diavolo gli era saltato in mente di...
"Sir..." ripetè, incapace di dire altro. Allungò una mano a sfiorare la guancia di suo figlio, ma questi lo bloccò. Afferrò saldamente il polso di suo padre e lo cacciò via. 
Tentò di fermare quelle maledette lacrime che cominciavano a sgorgargli dagli occhi, ma non ci riuscì.
Col viso solcato da quelle goccie e la guancia dolorante, Sirius scansò suo padre e si diresse muto verso la porta: aveva una sola idea in testa.
Orion allungò un braccio e strinse quello del ragazzo che lo scacciò nuovamente.
"Sir..." il ragazzo era ormai sulla porta, ma si voltò e con tre parole cariche di disprezzo come mai, se ne andò.
"Io ti odio."
La porta sbattè alle spalle di Sirus che si precipitò in camera sua: un incantesimo e tutti i suoi abiti, libri e oggetti scolastici si rimpicciolirono e si infilarono nello zaino.
Non aveva nulla in testa, meno che due cose: lo schiaffo di suo padre e la fuga. Tutto il resto era una confusa nebbia che gli impediva di pensare e che gli faceva sgorgare lacrime incontrollabilmente dagli occhi. 
Un brivido gelido, carico di dolore gli scese lungo la schiena, paralizzandolo come se fosse stato colpito da un incantesimo.
Voleva urlare, urlare e far sentire a tutti il dolore che provava, voleva che sentissero quanto li odiava per tutto quello che gli avevano fatto, voleva che provassero il male che lo stava logorando dentro.
Non li avrebbe sopportati ancora, avevano superato il limite.
Asciugatosi il viso con una manata, sentì i passi di suo padre uscire dalla cucina.
Un incantesimo e tutte le porte che lo separavano da lui si chiusero a chiave.
"Non mi fermeranno, non questa volta" pensò.
Spalancò la finestra e, zaino in spalla, saltò giù, atterrando sull'erba bagnata, sotto la piggia che cadeva pigra. Corse verso la strada e allungò la bacchetta. All'improvviso, due fari comparvero dal buio e una spinta invisibile lo scaraventò a terra.
Si rialzò in fretta e, saltato sul Nottetempo, pregò il bigliettaio di farlo partire.
"Vai di fretta, giovanotto?"
"La prego..."
"Certo. Vai Ern!!" e il Nottetempo sfrecciò via, lontano da Grimmauld Place, lontano da quella casa, lontano da lui.
Ebbe ancora un attimo per vedere suo padre sporgersi dalla finestra e per guardarlo negli occhi. 
Poi partì.
 
Il campanello suonò, rimbombando in tutta la casa, come sempre.
Erano le sei di mattina in quel momento.
Dopo circa cinque minuti, un Charlus Potter più assonnato che mai aprì la porta sbadigliando. 
Sgranò gli occhi alla vista di quel ragazzo fradicio, infangato, con uno zaino sulle spalle e una guancia arrossata.
"Buongiorno signor Potter, James è in casa?"




Posticino autrice...
Ciao!! Allora, questa è la mia prima fan fiction: siate clementi!:>
Non so quando riuscirò ad aggiornare, credo non presto...ma voi recensite comunque, appena riesco vi rispondo!!
Non la trovo così malaccio, ma ditemi quello che pensate voi: mi servirà per migliorare.
Credo che non la farò durare molto, ma non si sà!
Fatevi sentire: vi aspetto!!
Un bacione
Anna
  
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