Urge una specificazione:
ricordate lo scorso capitolo? Raccontava della funzione in memoria dei caduti.
Subito dopo, nel primo
pomeriggio, i personaggi tornano tutti alla Tana, passano il resto del giorno e
vanno a dormire = fine secondo giorno.
Al mattino si
svegliano, trascorrono tutta la giornata alla Tana e di nuovo vanno a dormire:
questo capitolo racconta quindi cosa accade durante la notte del terzo
giorno, (precisamente, tra la notte del terzo e l'alba del quarto) in quanto la giornata è già trascorsa (e no, non l’ho raccontata!).
Un boato. E fumo grigio le
appannò la vista.
Tutti correvano… ma verso
dove?
Correvano, correvano. E ai
loro lati esplodevano bombe, crollavano edifici.
Hermione sentiva di non
farcela… avrebbe mollato, se Ron non l’avesse presa per mano, tirandola.
Non, ce la faceva, non aveva
più fiato.
Avavanti a lei c’era Harry. E
Ginny e Bill con Fleur.
Correvano, mentre tutto
intorno a loro crollava.
C’era Molly. La McGrannitt,
Hagrid.
- Dai, Hermione! Più veloce,
più veloce! - il volto di Ron, accanto a lei era contratto dallo sforzo.
Hermione voleva girarsi,
guardare da cosa stessero fuggendo…
Invece, no. Si limitò a
correre, senza fiato.
Neville, Luna, Arthur Weasley.
Tutti correvano, le bacchette sguainate per proteggersi.
Correvano, correvano.
C’erano anche… i suoi
genitori.
Anche loro correvano, ma…
“Non dovrebbero essere qui! Loro sono babbani, non
possono difendersi… non devono stare qui!”.
Continuavano a correre.
- Mamma! - non sapeva neanche lei da dove le uscisse
quel fiato - Mamma! Papà, andate via! VIA!
Correvano, correvano. Ron la tirava, ma lei avrebbe
voluto fermarsi. Non ce la faceva più.
-Mamma!
E nell’attimo in cui la signora Granger, trafelata, si
voltò a guardarla negli occhi, un altro boato sovrastò le grida e un fascio di
luce illuminò il cielo…
- NO!
Sospirò, affannata, mentre i suoi occhi si abituavano
al buio della stanza. Si portò la mano alla gola, sperando di non aver urlato.
A poco a poco, i contorni si fecero più delineati. La
poca luce che filtrava dalla finestra accostata le permise di tranquillizzarsi.
I boati del sogno rimbombavano ancora nella sua testa, ma presto furono placati
dal silenzio che la circondava.
Considerando l’ora in cui era andata a dormire,
dovevano essere da poco passate le quattro.
Si voltò alla sua destra, per assicurarsi di non aver
svegliato Ginny e si stupì quando incontrò il letto vuoto.
Senza pensarci due volte, si scostò il lenzuolo dalle
gambe e scese dal letto.
Nella Tana regnava il silenzio.
Non c’era traccia del continuo chiacchiericcio dei
giornalisti che di giorno circondavano la Tana, in cerca di dichiarazioni; non
c’era il borbottio di Ron e dei suoi fratelli sul da farsi; non c’era il suono
del pianto sommesso di Molly, o dei sospiri di Arthur.
No, c’era solo spazio per il silenzio.
Hermione passò davanti alla stanza di Harry e Ron.
Silenzio.
Scese le scale, facendo attenzione a dove metteva i
piedi. Sorpassò l’ingresso e proseguì verso la cucina.
Non si stupì nel trovare la porta di servizio semi
aperta.
- Ti pare questa l’ora di venire a prendere una
boccata d’aria?
Avvolta in una coperta decorata, Ginny le sorrise,
scuotendo le spalle. Era seduta sulla panca che dava verso le colline. In
lontananza, di giorno, si scorgeva vagamente il profilo della casa di Luna.
- Purtroppo questa zona ad altre ore è off limits -
rispose Ginny - Mi adatto.
Si scansò, facendo posto all’amica e offrendole un
lembo della coperta.
Hermione si tirò le ginocchia al petto, coprendosi le
spalle con la lana calda della coperta.
- Non riesci a dormire? - chiese Hermione, appoggiando
una guancia sul ginocchio per poterla guardare.
Ginny continuava a guardare fissa davanti a sé, come
attratta da un confine invisibile.
Il fruscio delle foglie accompagnava il loro silenzio.
Scosse le spalle, lasciando che i lunghi capelli lisci
le scivolassero davanti al viso.
- Dovresti almeno provarci, Gin - sussurrò Hermione.
- Provarci per poi passare la notte ad avere incubi? -
chiese Ginny, guardandola con le sopracciglia alzate. Poi sorrise mestamente -
No, grazie.
Hermione emise un gemito - Oh, cielo. Ti ho svegliata
io.
- No, non sei tu, tranquilla - la rassicurò Ginny.
Un rumore indistinto proveniente dai cespugli poco
distanti le distrasse, forse uno gnomo di passaggio.
Sebbene fossero solo i primi di maggio, il cielo era
limpido e puntinato di stelle.
- Secondo te cosa succederà adesso? - chiese poi
Ginny.
Hermione tentennò prima di rispondere.
Quella di Ginny non sembrava una domanda dettata dalla
disperazione, dal dolore. Anzi, pareva proprio che derivasse da un vero e
proprio spiraglio di razionalità.
Hermione si era stupita della parte di Ginny che aveva scoperto in quegli
ultimi giorni. Anche se erano migliori amiche da anni, non aveva mai testato
quel lato di lei.
E invece, Ginny l’aveva sorpresa. Dopo essersi
concessa un momento di malcelata sofferenza, dopo aver dato sfogo al legittimo
dolore di una sorella, si era rimboccata le maniche.
Aveva affrontato le schiere di parenti venuti a far
visita alla famiglia Weasley con un contegno ammirabile.
Era stata una spalla per la sua famiglia, un muro per
i suoi genitori.
- Voglio dire… - continuò Ginny, scuotendo la testa -
Guarda cosa è successo in… quanto? Tre? Quattro giorni? Fino a pochi giorni fa
non sapevamo neanche quando o se la Guerra sarebbe finita, non sapevamo
cosa ne sarebbe stato di noi… e adesso… - sospirò - Fred non c’è più. Lupin,
Tonks… Hogwarts non c’è più… Niente sarà più come prima. Solo tre giorni fa,
era tutto… come doveva essere.
Hermione si morse le labbra, incontrando lo sguardo
rattristato dell’amica - Tre giorni fa il futuro era una macchia nera, Gin. Non
sapevamo neanche se lo avremmo avuto, un futuro. Ora è finita.
Anche Ginny appoggiò il mento sulle sue ginocchia, ma
continuò a guardare dritta davanti a sé - Ma ancora non sappiamo cosa potrebbe
succedere.
Fu il turno di Hermione a scuotere le spalle - Di
qualsiasi cosa si tratti, non saranno brutte sorprese. Solo sorprese.
Questo sembrò accettabile per Ginny, che si limitò ad
annuire, concedendo all’amica un sorriso di comprensione.
- Ma a quanto pare qualche sorpresa si è già avuta… -
disse Ginny, con un tono che Hermione non le sentiva usare da parecchio. Il
tono dei vecchi tempi, delle confidenze, della spensieratezza.
Allo sguardo interrogativo di Hermione, Ginny rispose
- Ron.
Hermione strabuzzò gli occhi, presa in contropiede.
Doveva dirglielo? Cosa doveva dirle?
In realtà, non
lo sapeva neanche lei. Con Ron, non avevano toccato l’argomento,
ovviamente.
Non ce ne era stata occasione e francamente, con
quello che stava passando la famiglia Weasley non le pareva il caso.
- Oh, Ginny… io non… - borbottò, sulla difensiva.
- Hermione, risparmiami le balle - la bloccò subito
Ginny, a bassa voce - E’ da giorni che vi vedono tutti, non provare neanche a
negarlo.
Hermione arrossì leggermente - Che cosa hanno “visto
tutti”? - bisbigliò, concitatamente - Non potete proprio aver visto un bel
niente, perché proprio non c’è stato… perché quella faccia?
Ginny aveva alzato gli occhi al cielo, sospirando -
Perché continui a voler nascondere una cosa chiara come il sole. Siete un caso
perso.
A questo Hermione non ebbe da ribattere. Dopotutto,
lei e Ron avevano avuto un pessimo tempismo, da sempre. Mancato tempismo misto
a sfortuna, per giunta, perché ora che si erano decisi a “chiarirsi”, la
situazione non era certo delle migliori.
- Non lo so, Ginny. E’ che ora non è il momento.
- Questa è una fesseria - le fece notare Ginny,
decisa, aggiustandosi la coperta sulle spalle - E io le fesserie me le aspetto
da mio fratello, non da te - provò a scherzare.
Hermione sorrise, scuotendo la testa.
Il cielo aveva iniziato a schiarirsi, le stelle
stavano per scomparire. Per qualche attimo si godettero il silenzio che, come
sapevano bene, era destinato a sparire nell’arco di pochissimo tempo.
- Non dovete sentirvi in colpa, Hermione - aggiunse
all’improvviso Ginny, dolcemente - E’ una cosa bella questa che vi è capitata.
Ed è proprio in… momenti come questi che bisogna attaccarsi alle cose belle,
no?
Hermione a stento trattenne le lacrime. La rincuorava
in modo totale sentire che c’era qualcuno che la capiva. Era sempre stato così
con Ginny: per quanto volesse bene a Harry e Ron, Ginny la capiva senza bisogno
di spiegazioni preliminari.
- Come te ed Harry? - chiese Hermione, per smorzare la
situazione.
Ginny fece un gesto con la mano, trattenendo un
sorriso - Lascia stare me ed Harry, adesso! - borbottò - Questa è un’altra
storia.
- Ah, si certo - scherzò Hermione, ricordandosi di
usare un tono di voce basso per non svegliare gli altri - Mi sembra che qui si
usino due pesi e due misure.
Ginny sbuffò - E’ il minimo che si usino due pesi. Tu
e Ron ci avete massacrato le scatole per anni!
Hermione sollevò gli occhi al cielo - Bella scusa.
Ginny ridacchiò, facendosi poi sfuggire un sospiro - E
sai chi sarebbe felicissimo per voi, Herm?
Hermione conosceva benissimo la risposta, ma non disse
nulla.
Sentiva già le lacrime annebbiarle nuovamente la
vista.
- Fred - concluse Ginny, con la voce leggermente
incrinata, tirando su con il naso. Passò qualche secondo prima che aggiungesse
- Erano anni che perseguitava Ron. Lo prendeva in giro su di te, da almeno… il
terzo anno.
Questa volta, non poterono fare a meno di trattenere
una risatina.
Ma prima che l’una o l’altra potessero aggiungere
qualcosa, lo scricchiolio della porta le fece voltare entrambe.
- Bè? Cosa c’è un pigiama party, qua?
Con la maglietta del pigiama stropicciata e i capelli
scompigliati, Ron aveva esattamente l’aria di uno che si era appena alzato dal
letto.
Pochi secondi dopo, anche la testa scarmigliata di
Harry fece capolino dalla porta.
Ginny schioccò la lingua, sorridendo - A quanto pare
siamo al completo.
- Si può sapere che ci fate qua? - disse Ron,
ciabattando con le gambe lunghe fino alla panca su cui erano sedute - A quest’ora
si dovrebbe dormire! - si accarezzo le braccia scoperte - E fa pure freddo!
- Non mi pare che tu lo stia facendo! - lo rimbeccò
Ginny, sbadigliando.
- In realtà, fino a poco fa lo stavo facendo eccome! -
ribatté Ron, continuando a sfregarsi le braccia - Il problema è che… la vedi
quella finestra? - disse indicando verso l’alto. Quattro paia di occhi
saettarono verso una finestra aperta. L’unica stanza da letto che dava su quel
lato - Ecco, è la nostra! Ed è difficile dormire con il vostro… adorabile
sottofondo notturno! - concluse, con voce non più assonnata.
Stava per arrivare l’alba. Il cielo era sempre più
chiaro e presto i primi raggi del sole avrebbero fatto capolino tra le colline
davanti a loro.
- Oh! Vi abbiamo svegliato noi? - esclamò Hermione,
dispiaciuta.
- A dirla tutta, a me mi ha svegliato lui! - disse
Harry, indicando Ron. Avanzò verso di loro, sistemandosi gli occhiali sul naso
- Per sporgersi verso la finestra, è inciampato sulla mia brandina. Sono stato
svegliato dal soave suono di un suo “Porco troll”:
Ginny ridacchiò.
- Complimenti per la raffinatezza, Ron - fece Hermione, scuotendo il capo.
- Hei, hei, hei. Non prendertela con me, amico! -
sussurrò Ron - Prima che fossi svegliato dalle due chiacchierone qui presenti,
io stavo dormendo come un bambino.
- E su questo non abbiamo dubbi - commentò Ginny,
facendo sorridere gli altri due.
- Simpatica anche di prima mattina, eh, Gin? - disse
Ron, facendole una smorfia - Ora fatemi spazio che sto morendo di freddo!
Così dicendo, si avvicinò alla piccola panca sedendosi
dal lato di Hermione.
- Ron, non ci entriamo! - si lamentò Ginny, sospinta
verso la parete.
- Se tu spostassi il tuo sederino di qualche
centimetro, ci staremo eccome!
- Se tu non fossi uno stampellone, quale invece sei…
- Calma, calma! E fate piano che svegliamo gli altri!
- li rimproverò Hermione, mettendosi tra i due.
Ron si accoccolò al suo fianco, tirando la coperta per coprirsi. Harry si
sedette ai loro piedi.
Per un po’ rimasero in
silenzio, a guardare la notte che andava via, poco a poco.
Hermione si sentiva bene come
non accadeva da mesi e mesi. Sebbene sapeva che mancasse ancora parecchio a
quel traguardo, sentiva che qualcosa stava cambiando in meglio.
Che si intravedesse una luce,
tenue come quella che in quel momento stava colorando il cielo.
Ma pur sempre una luce.
D’istinto, da sotto le
coperte, cercò la mano di Ron, che all’istante ricambiò la stretta.
- Siamo ancora qui - sussurrò
Ron, abbastanza forte da farsi sentire dai tre amici.
Nessuno rispose, ma tutti
accolsero quella scintilla di speranza come un modo per andare avanti con la
propria vita.
E rimasero lì, loro quattro
insieme, tra pensieri tristi, speranza,
ricordi e forza, ad attende l’inizio di un nuovo, nuovissimo giorno.
Lo so che il capitolo è
breve.
Ma da come si erano
messe le cose, è già abbastanza che ci sia un capitolo.
Come avrete notato
questo capitolo è più leggero rispetto ai due precedenti: volevo smorzare un po’
la situazione, dato che nei primi due avevo raggiunto livelli di paranoia
allucinanti.
Quindi, questo potete
considerarlo come un capitolo di passaggio.
Con questo non intendo
di certo che nel prossimo i personaggi saranno già felici e contenti, pronti a
brindare alla vittoria.
Ho paura a chiedervi se
il capitolo vi sia piaciuto… quindi fate voi! ;-)
Con la promessa di
farvi avere il “quarto giorno” con minor ritardo di questo, vi lascio un
abbraccioneone!
Titti