Fanfic su artisti musicali > Blink-182
Segui la storia  |       
Autore: Kaleidoscope_    24/03/2013    2 recensioni
Quelle parole mi rimbombarono nella testa. Non volevo crederci. L'idolo che ho adorato per tutto questi anni poteva avermi detto ciò?
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E a quanto pare non stavo sognando.
Eravamo io,lui,la luna e le stelle. Quel bacio innocente diventò presto un bacio dato con passione, avevo voglia di lui e lui di me. Le sue mani vagavano nella mia schiena, le mie nei suoi capelli. Non erano morbidi – forse dalle troppe tinte – ma non potevo smettere di tirarglieli un po'. Lui ribaltò le posizioni, così attaccai le gambe al suo bacino. Ci staccammo qualche secondo per riprendere fiato, ma le nostre fronti rimasero appoggiate l'una sull'altra. Un sorriso malizioso si formò sul suo viso, ma non ci feci troppo caso. Avevo troppa voglia di lui. Si alzò prendendomi in braccio, io tenevo le braccia ben salde al suo collo. Continuammo a baciarci, finché non arrivammo alla sua auto. Con qualche difficoltà, frugò nelle sue tasche e aprì la portiera e ci sdraiammo sui sedili posteriori subito dopo aver chiuso la portiera. Si sedette a cavalcioni sul mio ventre, pensavo di morire. Mi sfilò con facilità la maglietta nera e la lanciò in non so che parte della macchina. Si fermò per un attimo a guardarmi e assunse uno sguardo quasi soddisfatto. Io arrossii e cercai di coprirmi ma lui mi bloccò il braccio. Ero pietrificata, non sapevo cosa fare. Era la mia prima volta, ma non volevo che lui lo sapesse. Così decisi di togliere anche la sua maglia e per un attimo mi incantai guardando i suoi tatuaggi. Lo attirai a me e lo baciai, con più passione di prima. Lui però si stacco ed iniziò a baciare il mio collo e poi sempre più giù. Arrivò al seno e sentii che le sue mani stavano facendo scendere la cerniera dei miei jeans. Scese all'ombelico e non appena sentii le sue mani poggiarsi sulla mia intimità mi irrigidii.
“T-tom..” riuscii a balbettare. Lui alzò la testa e mi guardò.
“Fidati, non te ne pentirai.” disse deciso, sorridendo.
Annuii piano con la testa, non potevo dire di no al suo sorriso.
Scese sotto l'ombelico e poi sempre più giù. Quel baciare divenne presto un massaggiare e io pensai di essere in paradiso. Iniziai a gemere senza ritegno, ma a lui non sembrava dare noia. Anzi, ad ogni gemito aumentava sempre di più il piacere. Dio solo sa dove avesse imparato a fare tutto ciò. Quando finì – dopo il mio ultimo gemito più forte degli altri – si tolse i pantaloni, nel mentre che io ero ancora tra le nuvole dopo la sua 'performance' su di me. Si sdraiò sopra di me ed appoggiò la testa nell'incavo della mia spalla, il suo respiro mi faceva rabbrividire. Dopo poco entrò in me e sentii un dolore fortissimo, ma non ero una che esternava il proprio dolore. Le sue spinte si fecero sempre più forti e dopo essermi abituata al male, sentii un grande, grandissimo piacere. Capii in quel momento il perché del soprannome 'HotPants'. Il silenzio era riempito dai nostri gemiti, che aumentarono di volume poco prima che entrambi venissimo. Non avevo più forze, mi aveva letteralmente sfinita. Lui mi coprì con una coperta e mi lasciò un bacio sulla fronte. Da quel momento, mi addormentai.
Mi risvegliai, ma non del tutto. Ero in una specie di dormiveglia, ma capii di essere tra le sue braccia. Penso mi stesse riportando a casa, lo capii quando sentii il cigolare della mia porta. Mi stese sotto le coperte e iniziò ad accarezzarmi i capelli. Ad un certo punto lo sentii mormorare qualcosa.
“Scusami..” sussurrò piano.
Poi non sentii più contatto con lui, uscì dalla stanza. 'Forse sto sognando' pensai e caddi nuovamente in un sonno profondo.
Mi risvegliai sentendomi chiamare da quella voce irritante di mia sorella.
“GIORGIA, ALZA IL CULO! SONO LE SETTE, TRA VENTI MINUTI PASSA L'AUTOBUS E TU SEI ANCORA SOTTO LE COPERTE!” gridò dal piano di sotto.
Mi alzai tenendomi la coperta addosso, mi strofinai gli occhi e mi diressi velocemente in bagno a farmi una doccia. La gamba si era sgonfiata, faceva meno male del giorno prima.
Quando uscii mi misi l'accappatoio e mi guardai allo specchio. Una cosa mi colpì. Sul mio collo c'era un evidentissimo succhiotto.
“Ero così in ecstasy che non me ne sono neanche accorta..Tom DeLonge che cosa mi hai fatto?” dissi tra me e me. Mi sbrigai a tornare in camera a vestirmi con una maglia gialla della Hurley, calze nere strappate, shorts jeans azzurri e anfibi rossi. Scesi velocemente le scale e presi un bicchiere di succo dal frigo.
“Come mai così sgargiante stamattina, sorellina?” mi chiese Alyssa con la sua solita aria da snob.
“Cazzi tuoi no eh?” risposi quasi stizzita.
“Ritiro tutto quello che ho detto, sei la solita acida.”
Le lanciai un'ultima occhiataccia prima di prendere lo zaino e uscire dalla porta.
Corro, malgrado la gamba, verso la fermata dell'autobus, solo quando arrivo mi rendo conto di essere in anticipo, dopo aver guardato l'orologio. Mi sedetti su una panchina e iniziai a guardare il cielo. Non riuscivo a realizzare ciò che era successo la sera prima. Tom non si era più fatto sentire, infondo lui aveva il mio numero ma purtroppo io non avevo il suo. Forse stava ancora dormendo, dato che erano solo le 7.20. Ero immersa nei miei pensieri quando mi sentii chiamare dalla mia migliore amica.
“Giorgia! Devo raccontarti un sacco di cose!”
“Oh, ciao Evelyn! Adesso spiegami dove siete finiti tu e Hoppus ieri sera!”
“Appunto, ti devo parlare di questo. Quando tu eri in camera con Tom, beh abbiamo iniziato a flirtare un po' e ci siamo ritrovati a pomiciare. Poi mi ha chiesto se mi andava di portarlo a fare un giro e io ovviamente ho accettato! Scusa se non ti ho avvertita, scusa, scusa!”
“Stai tranquilla. Dopo che avete fatto?”
“Beh siamo arrivati in taxi all'hotel e mi ha fatto salire in camera...”
“E..?”
“E niente! Nel più bello, mia madre mi ha chiamata dicendo di essere passata da casa tua e siccome si è accorta che non c'era nessuno mi ha detto di tornare subito a casa!”
“Ma no dai! Che sfiga però!”
Lei assume una faccia dispiaciuta e io la abbraccio.
“Dai, la prossima volta andrà meglio..”
“Già, tanto mi ha confermato che lui e Tom verranno a prenderci all'uscita di scuola!”
“Oh, bene!” dissi con un tono non molto esaltato, senza capirne il motivo.
“A proposito, tu con Tom? Che avete fatto alla fine?”
Il cuore mi saltò un battito, ma dovevo dirglielo. Decisi però di prenderla sul sarcastico.
“Umh, niente di che. Ho solo perso la verginità con un Tom DeLonge a caso!” dissi decisa entrando nell'autobus seguita da Evelyn che spalancò gli occhi dallo stupore.
“COSA?! TU TI SEI SCOPATA TO-”
Non le feci finire la frase che subito le tappai la bocca.
“Evelyn porca puttana siamo in autobus! Nessuno lo deve sapere.” sussurrai per non farmi sentire.
“Ma, ma!”
“Niente ma. In classe ti racconto.”
“No dai, non ci credo.”
Le indicai il segno che mi aveva lasciato sul collo.
“Guarda. Ci credi?”
Lei annuì sconcertata.
Scese dall'autobus, ci recammo a lezione. Avevamo chimica alla prima ora, odiavo quella materia. In realtà non la odiavo, odiavo la mia professoressa.
Quella brutta troia mi rimandò a Marzo del mio primo anno di liceo e mi fece sgobbare come un ossesso! Ce l'aveva con me, ne ero certa.
Entrammo in classe e ci sedemmo negli ultimi banchi. La voce della vipera alla cattedra risuonò nella mia testa.
“Bentornate!” disse indicandoci con fare presuntuoso.
“Grazie prof!” rispose ironica Evelyn.
“Io non sarei così sarcastica. Come mi giustificate l'assenza di ieri?”
“Mi sono sentita male nella notte.” sentenziai decisa.
“E tu invece?” fece indicando – cristo, quanto le avrei tagliato quel fottuto dito – Evelyn.
“Vaccino.”
“Voi due non me la raccontate giusta. Provvederò a controllare.”
“Faccia pure.”
Mia sorella e la madre di Evelyn non avrebbero mai ammesso che avevamo saltato, se ne sarebbero vergognate. Perciò eravamo apposto.
Iniziata la lezione, Evelyn iniziò a farmi domande.
“Ok, ora tu mi spieghi come sei finita a scopare con Tom DeLonge.”
“Eravamo in un parco, c'era una bella atmosfera, sai quanto io sia ossessionata da lui. Fai due più due e ci arrivi.”
“Sì ma intendo, vi siete conosciuti ieri mattina. Di lui non mi stupisco, sappiamo tutti la sua della sua reputazione. Però..non è da te!”
“Beh ma se ci pensi io lo conoscevo già. Solo non di persona!”
“E' stato come immaginavi?”
“Sinceramente no. Cioè, sapevo del soprannome, ma non pensavo fosse veramente così..”
“Così come?”
“Non trovo un aggettivo adatto! Cioè, mi ha fatto sentire come se fossi in paradiso.”
“Beata tu. Io la prima volta ho sofferto come non mai. Ma lui sa che era la tua prima?”
“No.. e non voglio farglielo sapere.”
“Perché?”
“Magari mi prende per una sfigata.”
“Non penso che Tom sia un tipo così! O almeno spero.”
“Già, anche io..”
La voce stridula della professoressa ci interrompe.
“Voi due, la volete smettere di parlare? Se continuate vi mando dal preside!”
Noi ci limitammo ad annuire, non rispondevamo alle sue provocazioni. Continuammo la conversazione non appena ci fu la pausa delle 10.
“Che hai intenzione di fare adesso?”
“Beh dopo gli parlerò. Se l'abbiamo fatto ci sarà anche stato un motivo!” finii la frase sospirando.
“Che succede?”
“Evelyn, non voglio ricommettere lo sbaglio di tre anni fa.”
“Giorgia devi voltare pagina! Non puoi farti tutte 'ste paranoie!”
“Ho paura di soffrire. Sono stufa.”
“Lui non ti farà soffrire, non è il tipo!”
“Lo spero..”
Mi strinse in un abbraccio, subito prima di rientrare in classe.
Era felice per me, ma io non lo ero. Non sapevo perché, ma mi sembrava di aver fatto la più gran stronzata della mia vita. Va bene che era il chitarrista della mia band preferita, ma non pensavo certamente di finirci a fare sesso!
Uscimmo dalla prigione – detta anche scuola – e sentimmo il suono di un clacson.
Uscì Mark da quell'auto e Evelyn corse da lui abbracciandolo. Lo salutai con un cenno.
“Tom?” chiesi fredda.
“Non aveva voglia. Vi ho portato Travis però!”
A quelle parole ci rimasi un po' male. Sapevo che era in vacanza, ma perlomeno poteva degnarsi di una chiamata o di un messaggio.
“Capito.”
Non volevo dare a vedere il mio disagio.
“Dai, saltate su!” disse per incitarci Travis.
Evelyn non se lo fece dire due volte, ma io rifiutai.
“Emh scusate, non mi sento troppo bene. Meglio che vada a casa a riposare”
“Dai Gio, ci divertiremo!” disse Mark esaltato.
“Senti, proprio non ce la faccio. Semmai un'altra volta! Ciao e.. divertitevi!” risposi così e poi mi incamminai verso la fermata dell'autobus senza dire altro.
Arrivata a casa entrai e mi stesi sul letto e non potei non rimanere a fissare i suoi poster. Quegli occhi nocciola, mi avevano letteralmente stregata. Avevo bisogno di lui, ma non sapevo come cercarlo. Decisi di rifarmi un riposino, dato che la notte non dormii molto.
Riaprii gli occhi e mi cadde lo sguardo nella mia sveglia. Segnava le dieci di sera.
“Bene. Non ho pranzato, né cenato e non ho fame.” pensai.
Per fortuna mia sorella non era rientrata, sperai che si fosse fermata dal suo ragazzo e che ci restasse anche la notte, quindi decisi di cambiarmi e andarmene al pub qui vicino a bere qualcosa.
Mi misi un paio di pantaloni stretti bianchi,un top nero e degli anfibi.
Uscii, faceva freddo ma poco mi importava. Entrai nel locale e mi misi al bancone, ordinando il mio solito drink super alcolico – i baristi ormai mi conoscevano e sapevano che non gli avrei dato problemi – ed iniziai a guardare in giro. Mi cadde lo sguardo su un ragazzo, che non era uno qualunque, ma bensì Tom.
Mi alzai lasciando il mio drink a metà sul bancone e mi diressi verso di lui. A quanto pare non era solo, con lui c'era una bionda con due tette enormi che ci stava provando con lui, che non sembrava dispiaciuto.
“Tom!” lo chiamai.
Si girò, aveva gli occhi pesti e una bottiglia di Jack Daniel in mano. Era evidentemente ubriaco, ma poco mi importava.
“Ah, sei tu. Che vuoi?”
“Come che voglio? Non ti ricordi di ieri sera?” chiesi con un velo di tristezza in voce.
“Sì che mi ricordo, quindi?” rispose tranquillamente, gesto per il cui iniziai ad innervosirmi.
“Non ti sei fatto sentire per tutto il giorno, speravo almeno in una chiamata. Sei un fottuto bastardo, non dovevo fidarmi di te.” aggiunsi fredda.
“Ragazzina, avevo fatto una scommessa con Mark. Chi avrebbe scopato prima con una delle due avrebbe vinto e a quanto pare il sottoscritto ha vinto. Perciò adesso non mi servi più e puoi perfettamente andartene a fanculo!”
Quelle parole mi rimbombarono nella testa. Non volevo crederci. L'idolo che ho adorato per tutto questi anni poteva avermi detto ciò?
Indietreggiai di qualche passo, con le lacrime che premevano per uscire, ma non volevo piangere davanti a lui.
“Tu non sei il Tom DeLonge che conosco io.” dissi atona.
Si avvicinò, il suo sguardo era freddo.
“Ah no? E chi vuoi che sia?”
“Uno stronzo.”
“Non ti permettere.”
Finì la frase e sentii la mia guancia bruciare tremendamente. Mi misi la mano nel viso e indietreggiai dalla paura.
Uscii velocemente da quel locale, correndo verso casa. Mi sentii vuota, come se avessi perso una parte di me. Pensavo di potermi fidare di Tom, ma a quanto pare mi sbagliavo. Arrivai dopo 20 minuti e spalancai la porta con un calcio, facendomi male alla gamba ma poco mi importò in quel momento. Di mia sorella non c'era nessuna traccia, perciò potei sfogarmi in camera senza problemi. Prima però, presi del ghiaccio dal frigo e lo poggiai sulla mia guancia, anche se forse la parte di me che faceva più male era il cuore.
Mi tolsi gli anfibi e mi sdraiai sul letto. Subito mi addormentai.
Mi svegliai con un'ora in anticipo – dannata sveglia rotta – così mi misi seduta. La visione che ebbi inizialmente non fu la migliore. Tom DeLonge. Tom DeLonge ovunque.
Decisi di staccare tutti quei poster, ma non feci in tempo ad alzarmi che suonò il campanello. Marta si doveva essere dimenticata le chiavi, così mi alzai e andai ad aprire. Quella persona che pensavo fosse Marta, in realtà era Tom. Mi si gelò il cuore e quando cercai di richiudere la porta il suo braccio mi fermò.
“Ti prego, devo parlarti.”
Scossi la testa, non volevo vederlo né tanto meno parlarci. Ma a lui non importò ed entrò chiudendo la porta.
“Scusami per ieri sera.”
“Scusarti? Ti rendi conto di cosa mi hai fatto? Prima mi hai abbindolata con il tuo bel faccino, abbiamo fatto sesso e poi mi hai detto che era per una scommessa! Che altro vuoi? Tornatene in California e restaci!”
“Non è come sembra. E' vero, ho fatto una scommessa con Mark, ma non-”
“Ma per favore Thomas, non dire altro. Sono stata io la stupida a darti corda nonostante la tua reputazione. Non è la prima volta che faccio un errore del genere, sopravviverò. ”
Si portò una mano nel viso e sbuffò.
“Ci tengo a te, Giorgia.”
“Se fosse vero, ieri mi avresti cercata ma invece nulla. Né un messaggio, né una chiamata. Sei un bastardo Tom.”
“Avevo bisogno di tempo! Mi serviva tempo per pensare!”
“Pensare? A cosa?”
“Io non..non posso.”
A quella risposta la rabbia mi assalì, ero davvero furibonda. Odiavo non capire cosa le persone intendessero, specialmente se non si spiegavano. Così lo guardai dritto degli occhi e gli lanciai un'occhiataccia.
“Vattene Tom.”
“Ma-”
“Ti ho detto di andartene”
Lui stringe i pugni e abbassa lo sguardo incamminandosi verso la porta.
Mi sdraiai sul divano e non appena sentii la porta chiudersi scoppiai a piangere. Odiavo piangere, ma in quel momento fu il mio unico sfogo. Singhiozzavo, urlavo insulti quasi incomprensibili.
Mi maledii, come avevo potuto fidarmi di uno come lui? Odiai il modo in cui quel profumo, quel sorriso e quegli occhi mi avevano stregata. Mi alzai e presi il cellulare con l'intento di chiamare Amber, ma mi bloccai non appena vidi un messaggio.
 
So che non ne vuoi più sapere di me. E probabilmente non ti importa nulla di questo messaggio. Parto alle 18:00 per la California. Ma devo veramente parlarti, è importante. Alle 16.00 al parco – tu sai quale -.
-Tom
 
Non sapevo cosa fare. Andarci o no?
Infondo mi aveva ferita e usata. Però mi aveva anche regalato momenti bellissimi, lui e la sua band. Erano la mia ragione di vita e sapevo che se non ci sarei andata sarebbe cambiato tutto. O forse, in entrambi i casi la mia vita sarebbe cambiata.
Lasciai la mia decisione a più tardi, avevo bisogno di stare da sola per pensarci.



Kaleidoscope's space :

Ecco il terzo! Premetto che il prossimo lo pubblicherò dopo Pasqua dato che mercoledì parto e non ho tempo di scrivere la fine (causa interrogazioni).
Grazie a
Waves of Joy a per le recensioni al capitolo precedente! Spero vi piaccia anche questo :)

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Blink-182 / Vai alla pagina dell'autore: Kaleidoscope_