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Autore: Anael    12/07/2003    0 recensioni
Senti cosa vuol dire vivere veramente...trova la tua vera essenza...ascolta il battito del tuo cuore, il richiamo dei sentimente e vivili prima che arriva l'alba ed il tramonto si dissolva dietro alla collina.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima che il tramonto si dissolva dietro alla collina…

 

 

 

Capitolo 2

 

 

 

Il corridoio era lungo, stretto ed illuminato dalle luci nivee del neon, proprio come quello in cui quel giorno di sette anni fa aveva passato la notte. Dieci ore passate su quegli scomodi sgabelli, a fissare il candore di quelle mura sterili , a contare i secondi che passavano, ad aspettare un fratello che dopotutto voleva, ma che già gli stava causando delle noie. Quando gli avevano detto che presto sarebbe arrivato qualcun altro in casa loro aveva subito pensato che avrebbero potuto giocare a basket insieme, che gli avrebbe insegnato cos’è un rimbalzo e quanto può essere eccitante effettuare uno Slam Dunk, e sentire la folla acclamare e la tensione diventare adrenalina pura, il sangue pulsare nelle vene, l’aria a trenta cm da terra. O semplicemente pensò che avrebbero avuto gusti diversi, così ognuno per conto proprio e chi s’è visto s’è visto. Forse i suoi genitori avrebbero potuto dire che erano orgogliosi di almeno di uno dei loro figli, e la convivenza con un introverso come lui sarebbe stata meno pesante. Infondo non c’era niente di male nell’avere un fratello, a parte il dover aspettare tutta la notte che sua madre partorisse e la finisse una buona volta di gridare “Mi fa male!”.

Invece quando l’ostetrica uscì dalla sala parto portando con sé un fagottino ululante e disse

“E’ nata Miyu Rukawa” si rimangiò tutto. Una femmina. Un’altra stupida ochetta era venuta la mondo e sta volta doveva tenersela in casa lui! Lui che avrebbe strozzato ogni esemplare di sesso femminile che incontrava perfino un cane! L’ostetrica gliela mise inaspettatamente fra le braccia e lui si ritrovò a fissare quegli occhietti luminosi e quella boccuccia rosa: doveva ammettere che era proprio deliziosa…Anche se aveva il faccino sporco era deliziosa, si deliziosa. Pensava che a lei forse avrebbe voluto bene. Ed infatti ogni giorno che passava gliene voleva sempre di più. Anno dopo anno l’amava sempre di più. Non sopportava le altra ragazze, ma amava lei. La sua sorellina. Faceva di tutto per farlo arrabbiare, ma lui non si arrabbiava mai con lei. Se tornava a casa volentieri da scuola era solo per vederla, ed ora la sua bellissima bambina…era di nuovo fra quelle mura, ma forse non ne sarebbe più uscita, non senza gravi contusioni. A volte la mattina entrava in bagno di soppiatto mentre lui si stava lavando i denti, gli si piazzava dietro con la macchina fotografica e , quando era sicura che il fratellone avesse la bocca ben sporca di schiuma, gli tirava un calcio negli stinchi così lui si girava e lei gli scattava un foto che poi vendeva in giro. Era riuscito ad evitare per un pelo che una di quelle finisse nelle mani di quel do ’aho di Sakuragi. Già essere chiamato baka – Kitsune non era proprio gratificante…E poi quanto si era emozionato la prima volta che l’aveva vista muovere i primi passi con quelle gambine esili…troppo esili. La costituzione era sempre stata il suo più grande problema. Decisamente troppo sottile e fragile, tanto da far fatica a trovare dei vestiti della sua taglia. Kaede non aveva mai dimostrato troppa enfasi per quella “SottoSpecieDiBertuccia”, come la chiamava lui, eppure le voleva bene. Era sua sorella. Una sorella che non aveva potuto proteggere mentre quell’ammasso di ferraglia le si fiondava addosso e schiacciava le sue deboli ossa.

 

Si passò le mani fra i capelli e strinse quelle ciocche nera con forza finché le sue nocche divennero bianche “Maledizione!”

“Kaede!” davanti a lui c’era sua madre.

“Si…” eccepì irritato dallo sguardo mortificato della donna: anche lui stava male, dannazione, ma postulare in corridoio con le mani congiunte stile Madonnina e gli occhi lacrimanti non serviva a niente! Non avrebbe certo variato le condizioni di Miyu…La donna gli si avvicinò e gli prese una mano

“Meno male che sei venuto …”

“Cos’è successo?” tagliò corto Rukawa impaziente di venire a conoscenza dei fatti. Sua madre prese un respiro…

“Credevo che fosse nella sua stanza a fare i compiti, io ero in casa ma non ho pensato minimamente che sarebbe uscita dalla finestra!”

“E’ uscita dalla finestra? Perché?”

“Sapeva che avevo molti lavori da svolgere e in più dovevo fare delle commissioni importanti, se non mi sbrigavo i negozi avrebbero chiuso…” lasciò la mano del figlio e scoppiò in un amaro singhiozzo “si era offerta di andare lei al posto mio, ma non glielo avevo permesso: sarebbe stato troppo duro per lei portare dei pacchi così pesanti da sola, e così l’ ho mandata in camera sua. Lei però è uscita lo stesso! Quando mi hanno telefonato hanno detto che accanto a lei c’era delle borse! Voleva farmi un favore ed invece è stata investita da un camion!” un altro folle scoppio di pianto. Kaede le diede le spalle e strinse di nuovo i pugni tentando di frenare la rabbia, ma quando ormai non ce la fece più tirò un calcio ad uno di quei sgabelli scomodi e lo rovesciò. Figuriamoci se una costituzione debole come la sua avrebbe sopportato di finire sotto ad un camion! Ormai non c’era niente da fare…ormai…

“A- aspetta Kaede…c’è una cosa che ancora non ti ho detto…” girò il capo

“Cosa?”

“Una ragazza l’ ha salvata! I medici dicono che è solo grazie a lei se non è morta…”

 

Stava per chiederle chi diavolo poteva essere quella ragazza, quando un medico uscì dalla stanza dove tenevano il corpo esanime di Miyu. La madre di Kaede subito gli andò in contro e gli chiese allarmata

“Come sta?” l’uomo accennò appena ad un sorriso e rispose

“Sta bene…a parte le costole rotte e la spalla lussata sta bene. Non è in pericolo di vita.”

“Come sono felice, e sa per caso…”

“Posso vederla?” s’intromise Kaede lasciando trasparire una nota di sollievo; il dottore scosse il capo

“E’ sotto sedativi, e per stanotte dovrà rimanere in osservazione. Potrete vederla domani, ma non temete, ormai non c’è pericolo.”

“Meno male” proseguì la donna “Stavo morendo di paura”

“Ma…” proseguì il medico “il problema è quella ragazza. La ragazza che l’ ha salvata.”

“Cosa le è successo?” chiese Rukawa

“Si è gettata su la piccola Miyu prima che il camion la investisse,solo che è arrivata troppo tardi, ed il veicolo le ha urtate. Le ha fatto da scudo con il proprio corpo: la costituzione di tua sorella è incredibilmente fragile, sarebbe sicuramente morta se quella ragazza non l’avesse protetta. Il problema è che…”

“Che?”

“Una ruota le ha schiacciato la gamba destra. Abbiamo dovuto amputare.” Kaede impallidì: quella ragazza…lei, voleva solo salvare un bambina…perché doveva rimetterci una gamba? Vide sua madre scoppiare di nuovo a piangere

“E adesso lei dov’è?”

“Anche lei è sotto osservazione. Però non è molto grave…”

“Quanto?”

“Cosa intende dire, signora?”

“Di quanto gliel’ hanno tagliata?”

“Non vedo cosa c’entri…”

“Quanto?!” afferrò il camice bianco dell’uomo e lo guardò con occhi imploranti “Ha perso anche la coscia?”

“No, solo il ginocchio.” Avrebbe voluto fare cenno a quella stupida di smetterla di dare scena, tanto non sarebbe servito a niente, però non lo fece…Dopotutto non sapeva nemmeno cosa pensare. Doveva essere contento di quello che aveva fatto quella ragazza? Doveva esserle grato? Oppure doveva provare compassione per lei? Tutto questo l’avrebbe scoperto solo quando lei si sarebbe svegliata ed avrebbe compreso che niente sarebbe stato più come prima…

 

“Venite con me” disse il dottore facendo segno ai due di seguirlo lungo quel corridoio sterile e li fece fermare davanti ad una stanza. La madre di Kaede come lanciò uno sguardo girò il capo di lato portandosi le mani al viso e mormorando

“Oh, mio Dio…” il ragazzo invece continuò a guardarla attraverso il vetro.

“Come si chiama?” il medico sfogliò la cartella azzurra che teneva in mano e con un sospiro rispose

“Keyko”

Numerosi tubi proveniente dai macchinari tutt’intorno le salivano su per il naso, nelle braccia ed in gola, una lampada illuminava di luce fioca ciò che rimaneva della sua gamba destra. Al suo posto, ora c’era solo un lungo pezzo di metallo. Vide una mappa di lividi ed escoriazioni deturpare quel volto pallido e quelle braccia lunghe e sottili, probabilmente aveva numerosi altri lividi sul corpo nascosto dal camice. I lunghissimi capelli castani le si appoggiavano in morbide onde sul petto ansimante ed erano incrostanti di sangue.

Di tutta l’energia di un tempo ora era rimasto solo un corpo martoriato.

E di sua spontanea volontà.

  
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