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Autore: LeFleurDuMal    15/10/2007    12 recensioni
Un trittico ambientato durante l'assalto al Santuario da parte degli Spectre.
Un riscatto per DeathMask e Aphrodite che rischiano pelle e anima per Athena, ma nessuno si accorge di loro, mai.
Prima che si fraintenda: a me Shiryu piace. A DeathMask, no.
Si, DeathMask ha un gergo da scaricatore di porto.
E si, Aphrodite prende l'iniziativa.
Genere: Malinconico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cancer DeathMask, Pisces Aphrodite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è un regalo. E visto che lo è ci tengo che si sappia.

E’ un regalo per Leryu alla cui interpretazione di DeathMask queste pagine devono molto. E’ un regalo per Kijomi che interpreta l’Aphrodite più delizioso che abbia mai calpestato l’universo di Kurumada.

DeathMask e Aphrodite non sono mai stati tra i miei personaggi preferiti fino a pochi giorni fa, e adesso stanno scalando la hit appropriandosi dei posti migliori. E se lo meritano: sono fin troppo sottovalutati, sia singolarmente che in coppia.

Credo che, sfaccettati come sono, siano difficili da muovere. Spero di non avere fatto troppi disastri, mi appello ai loro fans. Prometto che ci prenderò la mano.

 

Tutta Colpa di Shiryu il Dragone
+ Assos per uno Specter +

 

 

PARING: DeathMaskxAphrodite

PERSONAGGI: DeathMask, Aphrodite. Poi: Saga, Camus, Shura, Sion, Mu, Radhamanthis
COSE: Un po' shonen-Ai lo è, dai. Avrei voluto mettercene di più, ma c'era sempre qualcuno che si intrometteva. Provate voi a pomiciare davanti a Radhamanthis.

 

 

Il cielo di Atene era di un’oscurità talmente densa, quella notte, da sembrare velluto fresco, ingemmato dalle costellazioni che spiccavano vivide.

Aphrodite sollevò il mento ed enumerò a fior di labbra quelle che conosceva, per ingannare l’attesa.

Nessuno si sarebbe aspettato una notte diversa da quella, come scena per il dramma che si andava a mettere in atto. Aphrodite, almeno, era pienamente soddisfatto di quella volta scura.

“Perché ridi?” chiese a DeathMask quando si accorse del suo sguardo insistente.

“Io non sorrido mai. Io sogghigno.”

Aphrodite scrollò appena le spalle, divertito, e tornò alle costellazioni sopra le loro teste.

Saga sedeva poco lontano, insieme a Shura, in silenzio. Camus era come fuso nell’ombra della rovina dietro cui si riparava. Si appoggiava al rudere con la schiena, per rigirarsi, insolitamente inquieto: dava l’impressione di volersi nascondere, come se temesse di esporsi alla presenza del Santuario, che gravava imponente e inaccessibile, in apparenza.

Quello stesso Santuario cui presto avrebbero dovuto dare l’assalto.

Obbedendo agli ordini di Hades.

Obbedendo agli ordini di Hades più o meno, certo.

Di fatto, aspettavano tutti le disposizioni di Sion. Sion rimaneva immobile. E non diceva nulla.


Aphrodite sospirò.

DeathMask si accese una sigaretta.

Che andasse al diavolo la prudenza, che i Gold Saints rimasti vedessero pure il luccichio della brace nella notte. Al diavolo anche i Gold Saints.

Furono più o meno questi i pensieri che Cancer tradusse in un’occhiataccia rivolta a Camus, che dall’ombra scosse la testa con disapprovazione. Aquarius riappoggiò le spalle alla parete e rimase immobile, nella stasi dell’attesa.

Nella stasi di chi attende e freme perché non può aspettare oltre. Non più.

DeathMask interpretò la propria come una vittoria e trasse dalla sigaretta due boccate di pura soddisfazione.

Il pacchetto era di quelle buone, di marca. Assos.
Se l’era procurato proprio lì ad Atene, appena uscito dagli inferi.

Alla macchinetta automatica e arrugginita appena fuori da una stazione di servizio semidiroccata.

Non ci aveva messo spiccioli nella macchinetta.

Non ne aveva, appena tornato dall’Ade.

Non ce li avrebbe messi neanche se li avesse avuti, in verità, non DeathMask di Cancer. Ci aveva messo invece un pugno ben assestato.

Aveva fracassato vetro e metallo e quando aveva ritirato la mano stringeva tra le dita il suo nuovo pacchetto di Assos.

“Un ultimo desiderio per un condannato” aveva ghignato in risposta allo sguardo laconico di Shura di Capricorn e aveva alzato il pacchetto come se fosse stato un calice, come per un brindisi.

“Quando il fornitore tornerà non sarà contento.” Aphrodite distolse lo sguardo dal cielo ingemmato e lo posò su DeathMask, seguendo il filo di fumo che si attorcigliava su se stesso, disegnando arabeschi nell’aria.

“Che venga a protestare da me. Ho giusto un buco vuoto sul soffitto della Quarta Casa. Ci piazzo la sua faccia.”

Aphrodite sorrise pigramente.

“O magari ci metto la tua, Piscis.” Continuò l’altro, “Ti ho già detto che è bella?”

Il sorriso sornione di Aphrodite si allargò.

“Mai abbastanza, Cancer. E comunque moriresti prima di tentare.” Poi indicò la sigaretta, ricordando le sue parole: “L’ultimo desiderio di un condannato?”

“Non sono ancora morto.” Diede l’ultimo tiro e gettò la cicca a terra, secco.

L’ultimo filo di fumo disegnò un fregio bianco particolarmente coreografico.

“Guarda, DeathMask. Sembra un dragone cinese.”

“…non parlarmi di dragoni, Aphrodite. Non farlo.” Premette il tacco per terra, con rabbia, e pestò il mozzicone fino a ridurlo a brandelli, lì nella sabbia.

“Ma che guerriero impavido!” lo prese in giro Saga “Hai annientato il nemico con un colpo solo, Cancer.”

“Che diavolo vuoi?” berciò l’altro e in risposta gli mostrò il dito medio con alterigia.

Aphrodite si coprì la bocca con la mano, a nascondere un sorriso. Da lì a qualche istante avrebbero salito le scale eburnee del Santuario e avrebbero raggiunto Athena, casa dopo casa. Sulla strada avrebbero incontrato antichi amici. Non era esattamente il caso di farsi una sghignazzata. Sarebbe stato, inoltre, poco consono, sotto lo splendore triste di quella notte preziosa, sarebbe stato inelegante: prima di fare una cosa del genere, Aphrodite si sarebbe tolto la vita con le proprie mani.

Meno sensibile al fascino di quella notte giocata d’azzardo, DeathMask camminava avanti e indietro, nervoso come una tigre in gabbia.

“Non parlarmi di dragoni, Aphrodite! Ti ho già raccontato di come quell’avanzo di galera di Shiryu sia riuscito, con un assurdo inganno da ciarlatano a…?”

“Più o meno un centinaio di volte, DeathMask.”

“Ah. Non importa. Il fatto è che quel maledetto…”

“Sai che il nero ti dona?”

“…eh?” DeathMask si interruppe, spiazzato, come se Aphrodite gli avesse dato un pugno nello stomaco. Adesso lo stava guardando soddisfatto, ammantato da quella sua incontestabile, ingannevole innocenza.

“Che diavolo hai da guardare?” intimò, ma la sua voce si incrinò e, suo malgrado, non suonò così dura come avrebbe desiderato. Come di solito era.

Si maledì per quello.

Aphrodite non si maledì affatto. Aphrodite si congratulò con se stesso, invece.

“Guardo te, naturalmente. Trovo che tu stia bene in nero.”

DeathMask cercò di replicare, ma , confuso, passò prima lo sguardo da Aphrodite ai propri pettorali, inguainati nella surplice di Hades. Lo fece un paio di volte e, prima di mettersi a balbettare come un babbeo, trovò più conveniente chiudere la bocca.

“Anche tu stai bene.” Disse alla fine.

“Ma è naturale. Io sto bene con tutto.”

Aphrodite – DeathMask uno a zero, pensò Camus e quel dialogo più di qualunque altra cosa lo indusse a starsene dov’era, nell’ombra.

Il Gold Saint di Piscis si guardò intorno, quasi furtivo. Poi si avvicinò di più al Cavaliere di Cancer.

“Cosa fai?” DeathMask aggrottò le sopracciglia.

“Un ultimo desiderio per un condannato?” si avvicinò ancora.

“Ti ho già detto che non sono ancora mor…” si rese conto di quello che Aphrodite aveva intenzione di fare solo quando con le labbra sfiorò le sue; se ne accorse anche Camus che si girò dall’altra parte “…ripensandoci sono già morto, dopotutto.”

Chiuse le labbra su quelle di Aphrodite, carnose e seriche, in un bacio che sconfinò in un morso aggressivo. Aphrodite lo morse di rimando, non accennando a muoversi nemmeno quando le mani di DeathMask si chiusero sui suoi avambracci. Poi Cancer gli succhiò il labbro inferiore e Aphrodite si allontanò, in silenzio, un passo dopo l’altro.

“Che diavolo hai da guardare?” questa volta, rivolto ad uno stupefatto Saga, DeathMask riuscì ad essere particolarmente convincente.

Saga non disse niente. Si limitò a girarsi verso Sion che si era mosso in avanti.

DeathMask gli mostrò il dito medio, rammaricandosi, a quel punto, di avere la completa attenzione di Gemini solo quando non era necessaria.

“Mah.” disse. E basta.


“E’ tempo.” Sion catalizzò l’attenzione di tutti su si sé, rubando irrimediabilmente la scena a Cancer.

Camus uscì finalmente dall’ombra. Si avvicinò, coprendo la distanza con passi misurati. Aphrodite seguì il suo sguardo e vide che puntava l’Ottava Casa. Era uno sguardo indecifrabile. Anche Shura si avvicinò, e il suo viso non rivelava emozione alcuna.

Improvvisamente Sion scattò in avanti, con l’agilità di un felino all’attacco, e un attimo dopo i sei specter correvano senza una parola verso la Prima Casa dello Zodiaco. La Casa di Mu dell’Ariete. Questo non portò Sion a vacillare nei suoi intenti, comunque.

Hades era andato a cercare, nel mare delle anime, quelle di sei guerrieri che avessero servito Athena e che per lei fossero morti.

Gli ordini erano stati precisi: percorrere il cammino dello Zodiaco attraverso le Dodici Case. Raggiungere lei, la dea.

E dopo averla guardata negli occhi, tagliarle la gola.

Nemmeno per un istante Hades, signore degli inferi, aveva paventato un rifiuto. E rifiuto non c’era stato.

Adesso sei guerrieri correvano verso Athena con corpi nuovi e giovani e con armature nere come la notte ingemmata che li sovrastava.

Laddove avevano avuto tutti armature d’oro come il sole della Grecia.

“Al diavolo.” Sibilò tra i denti DeathMask.

Il fatto è che c’era qualcosa che Hades, nella sua immensa saggezza, non aveva nemmeno preso in considerazione.

Lo zotico dell’oltretomba, stava pensando DeathMask, si era illuso invano sul fatto che dei Saints di Athena potessero tradire in quel modo tanto pietoso.

Nessuno di loro lo avrebbe fatto.

Nemmeno lui, che di Athena, per dirla tutta, gli importava poco più che della macchinetta automatica che aveva fracassato in città. In modo particolare poi, se aveva scelto di incarnarsi in quella scialba ragazzetta.

Avesse almeno un bel paio di tette, pensò. Poi pensò anche, inspiegabilmente, che nemmeno Aphrodite ce le aveva, ma che la cosa non lo turbava, infondo.

Prendendo atto di quella riflessione imprecò rumorosamente, suscitando un ringhio rabbioso da parte della guida del drappello.

“Al diavolo, Sion!” ribatté.

Aphrodite si girò a guardarlo, con aria interrogativa. A muso duro, DeathMask ricambiò lo sguardo: “Sai che cosa mi manda totalmente in bestia?”

“A parte il fatto che stai assaltando il Santuario come Shiryu il Dragone ha fatto prima di te?”

“…molto divertente, puttanella. Davvero molto divertente.” C’era mancato poco che non mettesse il piede in fallo sui quei maledetti gradini e cadesse lungo disteso. Non voleva nemmeno pensare all’eventualità in cui fosse successo. “Stavo dicendo” ringhiò “che mi manda fuori dai gangheri l’idea che stiamo andando tutti al macello. Così, come ad una scampagnata.”

Aphrodite serrò le labbra ma non disse niente, continuando a correre.

“Tutti e sei. Ma il punto, quello che mi fa imbestialire, sai qual è?”

“Qual'è?”

“Che nonostante questo, nessuno lo saprà. Penseranno che siamo noi i traditori, accidenti a loro.” Agitò la mano più o meno in direzione della Prima Casa, bellicoso, “Nessuno sprecherà una parola per me o per te, puttanella, ci puoi contare. Tanto valeva continuare a collezionare teste!”

“Mh mh.” Aphrodite fece seguire un sospiro e aumentò l’andatura per non farsi distanziare da Camus.

“E sai qual è la cosa peggiore?”

“Ce ne è una peggiore?” Shura si intromise, annoiato.

“Puoi contarci che c’è!” sibilò DeathMask inviperito.

“Allora?”

“Sai alla fine di questa battaglia del cazzo chi si prenderà tutto il merito agli occhi di Athena?”

“Chi?”

“Shiryu il Dragone!”

   
 
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