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Autore: Miele_    29/03/2013    2 recensioni
[ Numero di Capitoli indefinito ]
[ Molte Pairings ] [ Arancione/Rosso ]
[ Lemon | Tematiche delicate | Het ]

“Pearl? Ma Pearl come perla o Pearl come pirl… Ok, basta.”
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“Come ti chiami?”
“Shree”
“No, Shree? Davvero?”
“Davvero”
“Ne sei sicura?”
“Ma vedi un po’ te”
“No, ma d…”
“Mi stai pigliando per il culo?”
“Io? Pigliarti per il culo? Beh… forse solo un pochino”
###
“Serena? Beh sì, un nome una garanzia”
“Parla quello che sembra una donna”
###
“Piacere, Chanel”
“Chanel? Che…”
“Sì, lo so, non è colpa mia se mia mamma era una puttana”
“In realtà, stavo per dirti ‘Che bel nome che hai’”
“Oh…”

[ Presenza di diversi miei OC ] 
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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{ Chapter 01 :: Rosa Antico }

 
 
“Minù, scendi che è pronta la colazione!” urlò una voce proveniente dalla cucina, alla quale la ragazza dai capelli turchesi rispose con un mugugno soffocato nel cuscino del proprio letto a castello.
 
Aprì svogliatamente gli occhi blu, sfregandoseli poi con una mano chiusa a pugno, per poi sollevarsi sui gomiti e sbirciare oltre le tende della finestra di casa sua, accertandosi che sì, in effetti sua madre aveva ragione… un nuovo giorno era cominciato.
 
Dopo essere scesa dal secondo piano del suo letto a castello, avvolta in un grande golf rosa antico, si concesse di dare un’occhiata fuori dalla finestra, avvicinandosi ad essa a piccoli passi per non svegliare i suoi fratelli, per poi scostare le tendine di pizzo ricamato con una mano e osservare quel giorno che ormai si presentava davanti ai suoi occhi.
 
Socchiuse gli occhi per la luce decisamente forte che le arrivò dritta davanti agli occhi, per poi abbassare la tapparella, per evitare che i suoi sei fratelli – che a differenza sua quel giorno potevano dormire quanto volessero – si svegliassero per la luce del sole.
 
Minù Williams era la seconda di otto fratelli, e inoltre l’unica femmina, e viveva con sei di essi e sua mamma, mente suo padre era probabilmente in quel momento alle Hawaii circondato da donne mezze nude, e sicuramente non si ricordava neanche di avere otto figli.
 
Una volta arrivata in cucina, la prima cosa che vide fu sua mamma, distesa su un tappetino rosso, intenta a fare ginnastica e a seguire le istruzioni di una donna di trent’anni meno di lei dal televisore.
 
“Oh, la mia bambina femmina preferita!” sorrise la donna, andando incontro alla ragazza e stringendola in un forte abbraccio, accompagnato dalla risata di Minù.
 
Ovviamente il ‘ti ho preparato la colazione’ della mamma sottintendeva il fatto che avesse aperto un pacchetto di biscotti in scatola e li avesse messi in un piatto – facendo finta di averli fatti lei – e l’aver messo un cartone di latte in mezzo al tavolo, tenuto compatto con una spessa striscia di scotch marrone; però, a lei andava benissimo così: tra lei e sua mamma c’era una forte intesa, erano come due migliori amiche, senza contare le sue compagne di squadra.
 
“Mamma?” mormorò la ragazza, alzando gli occhi sulla signora di fronte a sé.
 
“Sì?” domandò lei, controllandosi le punte dei capelli azzurri, leggermente più scuri di quelli della quindicenne.
 
Hai un pezzo di burro sul naso.
 
 
 
# # #
 
 
“Signorina Hopkins, desidera altro da mangiare?” domandò il maggiordomo alla ragazza, che in risposta scosse la testa, facendo una smorfia contrariata del viso: “Sono sazia, Sebastian… ti ringrazio per questa colazione, ma adesso credo che mi congederò nelle mie stanze” mormorò la ragazza, alzandosi dal lungo tavolo rettangolare – che poteva essere occupato da una trentina di persone insieme – e salendo una scala che l’avrebbe portata al piano di sopra.
 
Appena giunta sopra, posò la mano sul pomello d’oro della porta più vicina, aprendola con un movimento aggraziato e guardando poi al suo interno alla ricerca di una cosa specifica.
 
Pochi secondi dopo si aprì in un sorriso, felice di avere finalmente individuato la borsa della propria squadra di calcio, abbandonata tra il proprio letto già rifatto e il calorifero, che nonostante fossero in primavera continuasse ad emanare calore.
 
Prese la borsa con una mano, mentre l’altra si allungava fino all’altra parte della sua scrivania, agguantando poi il suo cellulare, che portò all’orecchio dopo aver digitato una chiamata rapida, scaraventando la borsa sul letto dopo essersi assicurata di aver chiuso la porta a chiave.
 
“Ciao Lauren, dimmi” rispose una voce dall’altra parte, decisamente più rilassata e più pacata di quella della Hopkins.
 
“Non so, Capitano, dovrei chiedere a Sebastian se è disposto a coprirmi anche oggi… scusa, bussano alla porta, ti richiamo dopo” mormorò velocemente la ragazza dai capelli viola, chiudendo il cellulare senza aspettare una risposta e tirando un calcio alla propria borsa, facendola scivolare fino a sotto al letto, per fare in modo che chiunque fosse entrato non l’avesse vista.
 
Si avvicinò alla porta con un portamento rigido ed elegante, aprendo la porta e lasciandosi andare leggermente dopo aver visto chi l’aspettasse fuori dalla porta.
 
“Sebastian, mi hai fatto venire un infarto” borbottò la ragazza, beccandosi poi un’occhiataccia dal cinquant’enne, che poco approvava i modi da fare che aveva preso l’abitudine di utilizzare la ragazza dagli occhi azzurri.
 
“Mi perdoni, signorina Hopkins” si scusò il maggiordomo, esibendosi in un veloce invito, poco prima di essere invitato ad entrare.
 
“E poi ti ho già detto di chiamarmi Lauren” aggiunse la ragazza, sbuffando leggermente e lanciando un’occhiata sotto al suo letto.
 
“Oh no, non un’altra volta” alzò gli occhi al cielo l’uomo, avendo intuito cosa avesse in mente di fare la ragazza per essere così tanto apprensiva e ansiosa.
 
“Ti prego, ne va della mia vita! Non sai quanto sia importante per me” ed era così. Nessuno della sua famiglia, eccetto Sebastian, sapeva del fatto che lei giocasse nella squadra di calcio della loro città, e ad ogni allenamento la ragazza cercava di trovare delle scappatoie per riuscire a partecipare ai raduni e agli allenamenti.
 
E va bene, ma sarà l’ultima volta
 
 
 
 
  

  
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