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Autore: Ari_92    02/04/2013    17 recensioni
Crossover Glee/Harry Potter; Beauxbatons!Kurt & Durmstrang!Blaine
Dal primo capitolo:
"«Almeno non sono l’unico a rientrare perfettamente negli stereotipi.»
«Conosci la parola “stereotipi”? Sono impressionato.»
«Certo che la conosco. E non mi serve neanche essere odioso e portare un cappellino da donna.» Kurt spalancò gli occhi.
«Wow. Tu sì che hai sempre la risposta pronta, ragazzo-di-Durmstrang! O almeno ce l’hai quando si tratta di offendere; tre volte in due minuti, complimenti!»"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon martedì sera a tutti :)
Partendo dal presupposto che le mie presentazioni sono piuttosto orribili, cercherò di riassumere brevemente l’essenziale su questa storia :’)
Prima di tutto le cose tecniche: conta dieci capitoli in totale, aggiornerò ogni martedì sera e il rating è ancora variabile u.u
Ora, come avrete letto nelle informazioni generali si tratta di un crossover tra Glee e Harry Potter, ambientato in particolare durante l’anno in cui ad Hogwarts si svolge il Torneo Tremaghi (mi scuso in anticipo per eventuali imprecisioni, anche se ho visto il film sabato scorso il libro l’ho letto parecchio tempo fa :( ).
Comunque, si tratta di una storia interamente incentrata su Kurt e Blaine, quindi se non siete fan della coppia... cosa lo sto dicendo a fare -.-“?
Prima di lasciarvi alla lettura, ci tengo a ringraziare con tutto il cuore la mia beta, nonché amica e ispiratrice: senza di lei che mi ha dato l’idea non avrei nemmeno mai iniziato questa storia, che mi sta prendendo tantissimo e a cui sono molto affezionata :)
Bene, spero di aver detto tutto e non avervi annoiati troppo! Concludo dicendo che nel libro – a differenza di come si vede nel film – le scuole ospiti del Torneo non sono maschili o femminili, ma miste. Perciò sì, Beauxbatons!Kurt & Durmstrang!Blaine.
Buona lettura <3
 


 

Capitolo Primo

 
«Io non capisco.» Borbottò Kurt, sbirciando pigramente oltre la sottile tenda bianca che separava il suo scompartimento dal paesaggio mozzafiato sotto di loro. Aveva sentito parlare di Hogwarts, naturalmente; dopotutto era la scuola di magia per eccellenza di tutta l’Inghilterra. Tuttavia vederla dal vivo – a diverse decine di metri di altezza e illuminata a festa nel buio della sera – sortiva decisamente un effetto diverso. Non che si avvicinasse anche solo lontanamente all’eleganza e alla classe di Beauxbatons, ma aveva comunque un suo fascino.
«Che cosa in particolare, nell’infinito mare di cose che non capisci?» Lanciò un’occhiataccia al ragazzo seduto al suo fianco, facendosi istintivamente più vicino al finestrino.
«La tua simpatia è travolgente, davvero.»
«Provo a competere con il maestro.» Kurt sbuffò, cercando con lo sguardo una qualsivoglia parvenza di sostegno da parte degli altri passeggeri. Tutto ciò che ricevette fu un piccolo sorriso comprensivo da parte di Rachel; non che si aspettasse qualcosa del genere da Sugar, né tantomeno da Kitty.
 
«Dico solo che potevamo benissimo venire qui con qualcosa di diverso da una carrozza trainata da cavalli alati. È scomoda, ingombrante e i vuoti d’aria non piacciono a nessuno.» Argomentò, sistemando per l’ennesima volta sulla sommità della testa il suo cappello blu, che sembrava animato dalla personale intenzione di scivolargli di lato ogni dieci secondi.
«Paura di spettinarti?» Kurt lo fissò con tanto d’occhi.
«Certo che ho paura di spettinarmi! E ce l’avresti anche tu se solo ti comportassi come tutti gli altri e indossassi ogni parte dell’uniforme, Sebastian.»
«Ho ancora abbastanza dignità da non mettermi in testa quel cappellino, grazie. E comunque non ci sono vuoti d’aria, e tu non sei obbligato a metterti anche i mutandoni di pizzo- »
«Non mi metto i mutandoni di pizzo.»
«Certo che non li metti...»
«D’accordo, volete finirla? Condividere lo scomparto con voi è già abbastanza straziante quando state zitti.» Sbottò stizzita Kitty, con un tono di autentica insofferenza. Non che Kurt morisse dalla voglia di condividere l’intero viaggio con lei, ma i posti per ogni scompartimento erano sei e – salvo prendere in considerazione l’idea di sfondare il vetro e buttarla di sotto – non aveva molte alternative.
 
Naturalmente Sebastian non si lasciò sfuggire l’occasione di replicare, dando così modo a Kurt di tornare alla sua personale contemplazione del paesaggio circostante.
Sarebbero arrivati ad Hogwarts nel giro di dieci minuti, ed era inutile negare fino a che punto fosse eccitato dall’idea. Aveva sentito parlare del Torneo Tremaghi fin da quando era poco più di un bambino – chi non ne aveva sentito parlare, dopotutto? – ma pensare di essere davvero tra i possibili candidati a parteciparvi ed essere di conseguenza onorato della tanto decantata eterna gloria era decisamente una sensazione diversa. Non che avesse già in programma di provare a partecipare, ma di sicuro era qualcosa che aveva intenzione di prendere in considerazione.
La carrozza atterrò più o meno morbidamente poco più in là dell’ingresso imponente della scuola. Kurt si risistemò il cappello per l’ennesima volta, ignorando il drammatico sospiro di Sebastian.
 
 
La Sala Grande di Hogwarts era... Beh, era decisamente qualcosa di incredibile.
Kurt non era sicuro se fosse per via del soffitto così incredibilmente alto, o per la lunghezza potenzialmente infinita delle tavolate poste lungo il passaggio che avrebbero dovuto percorrere per presentarsi agli altri studenti. Per qualunque ragione fosse, quel posto era davvero impressionante.
«Ehi! Vuoi muoverti?!» Kurt ricevette una spinta non particolarmente delicata da Kitty che – dietro di lui – aveva già sfoggiato il migliore dei suoi sorrisi smaglianti, pronta a sfoderarlo di fronte al primo sprovveduto che l’avrebbe trovata carina.
Il ragazzo si affrettò dietro Rachel, che stava già avanzando a grandi passi affiancata da Brittany. Evitò di ripensare allo stupido obbligo di procedere accoppiati per sesso come bambini di cinque anni, anche perché non aveva affatto voglia di riportare alla mente la presenza di Sebastian al suo fianco. Kurt non lo odiava, sul serio – per alcuni versi avrebbe addirittura potuto considerarlo suo amico – era semplicemente il genere di persona che va presa a piccole dosi. Molto, molto piccole.
 
«Perché ci fissano in questo modo?» Essere al centro dell’attenzione non lo faceva sentire a disagio, tutto il contrario, in realtà. Ma doveva ammettere che camminare in mezzo a quella sala enorme con gli occhi di tutta la scuola puntati addosso era piuttosto imbarazzante perfino per lui. Sebastian – come suo solito per niente turbato – si limitò a ridacchiare.
«Si stanno chiedendo se sei un ragazzo o una ragazza.»
«Disse Sebastian-gay-Smythe.»
«Ehi. Tenere in testa quel cappellino da donna è stata una tua libera scelta.» Kurt roteò gli occhi, sforzandosi di sorridere agli studenti che fissavano a bocca spalancata la loro processione lungo la sala.
E quello, in effetti, era uno dei motivi per cui sopportava Sebastian. A Beauxbatons la notizia delle sue preferenze sessuali non era stata presa particolarmente bene, soprattutto per il fatto che a sua difesa aveva pensato bene di elencare tutte le persone con cui avrebbe avuto qualche tipo di relazione nella scuola, creando una discreta dose di scompiglio generale. La questione era stata sedata nel giro di un paio di settimane, e la soluzione abitualmente più adottata era stata emarginare il fautore di quel caos. Ma Kurt non l’aveva fatto. E gli piaceva pensare che Sebastian gliene fosse segretamente grato, nonostante fosse perfettamente consapevole che non avrebbe mai ammesso qualcosa del genere.
Quando vide la metà di un ennesimo tavolo quasi del tutto vuota, proprio in fondo al loro percorso, Kurt trattenne a stento un sospiro di sollievo. Gli studenti scivolarono uno ad uno sulla panca – sul serio, quante querce secolari avevano dovuto abbattere per quelle cose? – e finalmente l’attenzione tornò a concentrarsi sul preside di Hogwarts, in procinto di annunciare la seconda scuola ospite.
 
«Okay, questo posto è meraviglioso.» Gli sussurrò Rachel, con gli occhi fissi sulle candele che fluttuavano sopra le loro teste.
«A me piacciono quelle vestite di verde.» Commentò Brittany, indicando con un cenno un gruppetto di ragazze qualche tavolo più in là dal loro. In particolare, una ragazza bionda e una mora che sorridevano in loro direzione. Kurt non l’avrebbe definita un’aria del tutto amichevole, ma non aveva la minima intenzione di spegnere l’entusiasmo di Brittany. Sarebbe stato come dire che Babbo Natale non esiste a un bambino di cinque anni. Semplicemente crudele.
«Quelle non sono delle Serpeverde?» Gli chiese poco dopo Rachel, inarcando le sopracciglia verso le ragazze.
«Uhm uhm. Quelli sono i Grifondoro» indicò un’altra tavolata, esattamente di fianco a loro «i Corvonero, e- uhm...»
«Tassorosso, credo. Anche se non ho idea di quali peculiarità abbiano i maghi e le streghe di quella Casa- »
«In altre parole, sono utili come il cappello di Hummel.»
«Sebastian, taci.» Lui, naturalmente, ridacchiò di gusto al commento stizzito di Kurt.
«Dai, sul serio. Entrano quelli di Durmstrang.»
Buona parte della tavolata si irrigidì sulla panca, senza nemmeno degnare di uno sguardo il fitto gruppo di ragazzi che stava facendo il suo ingresso in Sala Grande. E, francamente, Kurt non li biasimava affatto. I ragazzi di Durmstrang erano per eccellenza i peggiori zoticoni di tutte le scuole di magia. A Beauxbatons giravano diverse voci su come fossero soliti impiegare il loro tempo e – subito dopo la nobile arte di prendersi vicendevolmente a testate – era piazzato lo studio e la pratica delle Arti Oscure. Erano l’unica scuola dotata di una qualche importanza ad insegnarle, e questo di certo non migliorava la reputazione dei suoi studenti. In effetti, tra le schiere di Beauxbatons si avvertiva un miscuglio piuttosto variegato di disprezzo e repulsione nei confronti dei ragazzi di Durmstrang.
 
Si avvicinarono velocemente, con una sorta di esibizione pseudo spettacolare che fece storcere il naso a Kurt. Sì. Decisamente esibizionisti. Stupidi, zotici edesibizionisti.
«...Me lo farei, me lo farei, me lo sono già fatto- »
«Sebastian
«Cosa?» Kurt inarcò le sopracciglia, reprimendo un sorriso.
«Prima di tutto, non sono commenti da fare. E poi sono ragazzi di Durmstrang. Probabilmente non si lavano neanche.» Sebastian si strinse nelle spalle.
«Non si butta via niente.» Kurt scosse la testa, rassegnato, proprio mentre i nuovi arrivati si accomodavano ad un ulteriore tavolo semi vuoto. Era abbastanza sicuro che molti di loro li stessero fissando – o più probabilmente fissavano Sebastian, che continuava ad ammiccare in loro direzione; in ogni caso non ci diede importanza, concentrando tutta la sua attenzione sulla spiegazione delle modalità del Torneo Tremaghi.
«...Sebastian? Sei in camera con me, quindi vedi di non invitare gente strana.»
«Se non ti va bene c’è sempre il corridoio.»
«Splendido.»
 
 

***

 
 
«Che diavolo ci fai in pigiama?»
«Uhm... Dormo?»
«Amico, non puoi dormire. Dobbiamo vederci con gli altri al piano di sotto!» In tutta risposta, Blaine rotolò sul letto fino a mettersi di pancia, sprofondando nel cuscino.
«Allora? Ti vuoi muovere?»
«Abbiamo fatto un viaggio infinito per venire qui, la nostra esibizione di entrata e tutto il resto. Se permetti mi piacerebbe riposarmi un po’.» Venne letteralmente trascinato giù dal letto per i piedi, il che non è esattamente piacevole.
«Puck! Giuro che questa me la paghi- »
«Se entro dieci minuti non ti vedo giù torno qui e ti ci porto di peso.» E con quelle ultime parole Puckerman si chiuse la porta della loro stanza alle spalle, lasciandolo lungo disteso sul pavimento.
 
Blaine sospirò al soffitto, passandosi una mano tra i capelli. Non riusciva a capire perché non avrebbe semplicemente potuto rimanere a dormire. Esattamente come non riusciva a capire perché diavolo avrebbe dovuto rischiare di morire per la gloria di una scuola che in primo luogo non aveva mai voluto frequentare. Non che avrebbe rischiato di morire per una qualsiasi altra scuola, nemmeno per una strepitosa come Hogwarts. In realtà, tutta quella storia del Torneo Tremaghi gli sembrava solo un enorme, avventato e legalizzato tentativo di suicidio; o magari il Calice era stato stregato in modo da estrarre solo i peggiori studenti, il che aveva un senso se si ammetteva che i professori fossero abbastanza sadici da volersi liberare dei loro alunni in un modo così radicale e definitivo.
Qualunque fosse la ragione, Blaine era intenzionato ad ignorare l’obbligo del loro preside di mettere tutti il nome nel Calice, o almeno aggirarlo in qualche modo. D’accordo, aveva diciassette anni, ma sarebbe stato carino arrivare ai diciotto. Non gli importava un accidente della gloria eterna, del fatto che non si disputasse più da più di un secolo e dell’onore di Durmstrang. Non te ne fai granché della gloria quando sei morto.
 
Si alzò svogliatamente dal pavimento e si infilò in fretta l’uniforme, consapevole che Puck non scherzava quando diceva che l’avrebbe portato giù a forza. E comunque avrebbe fatto bene a non litigarci, visto che era una delle poche persone che lo sopportavano. Blaine sospettava fosse per il fatto che in media era alto come la metà di uno studente tipo di Durmstrang – ragazze comprese. Soprattutto le ragazze – e magari anche per il fatto che non aveva mai molto da dire quando tra i ragazzi si parlava delle rispettive fidanzate, ovvero nella quasi totalità del tempo.
Si infilò la pelliccia direttamente sopra alla casacca del pigiama: non aveva la minima voglia di rimanere oltre il minimo indispensabile a non essere considerato un completo asociale, e voleva essere pronto a svenire sul letto appena possibile.
Quando gli schiamazzi del piano di sotto iniziarono a farsi particolarmente rumorosi – non potevano provenire da altri se non i suoi compagni: si trovavano in una nave in mezzo a un lago, dopotutto – si fece forza e aprì la porta della sua stanza.
Soloun altro anno.
 
 
«Avete sentito il preside. Dobbiamo mettere tutti i nostri nomi nel Calice.»
«Chissà quali saranno le prove- » Blaine alzò gli occhi al cielo, sporgendosi verso il suo compagno di stanza.
«Puck, ti prego. È mezz’ora che ne parlano, possiamo solo andare a dormire?»
«Ma le avete viste le ragazze di Beauxbatons?» Il ragazzo si trattenne a stento da sbattere la testa contro al tavolo.
«Ecco che ci risiamo.» Nel momento in cui ripresero a classificare le ragazze più carine della loro scuola e di quelle altrui, Blaine aveva già smesso di ascoltare. Non aveva particolare voglia di partecipare a quella conversazione, e in più da quanto aveva sempre sentito e parzialmente verificato quella sera, quelli di Beauxbatons erano decisamente troppo perfettini per i suoi gusti. Erano rimasti seduti per tutta la sera di fianco ai Corvonero, composti e impettiti, guardandoli come se fossero un branco di animali allo stato brado. Constatazione che per alcuni di loro sarebbe anche potuta risultare calzante, ma di sicuro non per tutti; e comunque loro non avevano alcun diritto di fissarli in quel modo, non con quei loro ridicoli cappellini blu in testa.
 
«Vuoi una Cioccorana?» Puck lo fulminò con lo sguardo.
«No, Blaine, voglio che stai zitto. Oppure puoi andare ad offrirla alla Mezzosangue.» Blaine sbuffò, sistemandosi la pelliccia sulle spalle. La Mezzosangue in questione era l’unica studentessa tra gli aspiranti Campioni selezionati a non essere figlia di un mago e di una strega, cosa che aveva suscitato un certo scompiglio a Durmstrang. Anche perché i Mezzosangue nella loro scuola si potevano contare sulle dita di una mano.
«Ma le avete viste le ragazze di Beauxbatons?» E, a quel punto, niente poté trattenere Blaine dal levare le tende.
 
 

***

 
 
La mattina seguente – trovandosi di fronte il discutibile spettacolo di un Puck che russava sul letto,completamente privo di conoscenza – non poté non provare un certo brivido di soddisfazione. Indossò la divisa e si preparò il più silenziosamente possibile – se non altro, aveva intenzione di fargli perdere la colazione.
 
Arrivò in Sala Grande dieci minuti più tardi, dove assaggiò una delle più buone frittelle che ricordasse di aver mai mangiato. Poco più in là, due ragazze di Beauxbatons si stavano lamentando della scarsa qualità della cucina, cosa che non fece che incrementare i suoi sospetti circa la tipologia di persone che frequentavano quella scuola. Dopo aver finito la sua colazione – che era davvero deliziosa, per quanto ne dicessero quelle principessine – si incamminò in direzione di un gruppetto di studenti di Hogwarts con cui aveva scambiato due parole la sera prima, alla tavolata dei Serpeverde.
Una ragazza dai capelli scuri – Santana, gli sembrava di ricordare – si offrì di prestargli un pezzetto di pergamena su cui scrivere il suo nome da mettere nel Calice. Dall’occhiata che gli aveva lanciato, Blaine era quasi sicuro che si augurasse una sua più che probabile dipartita, ma decise di non trarre conclusioni affrettate e si limitò a ringraziarla. A quanto ne sapeva, a Hogwarts non tutti i Serpeverde godevano della migliore delle reputazioni.
 
«I miei migliori auguri, Blaine...»
«Graz- »
«...Anche se il fatto che il Torneo sia stato interrotto per più di un secolo a causa di tutti i morti che causava la dice lunga sulle tue possibilità di sopravvivenza.» Aggiunse, senza smettere di sorridergli come se gli avesse detto davvero qualcosa di carino anziché aver predetto la sua morte.
«O..Okay, uhm... Penso che andrò a mettere il mio nome in quel Calice.» Una ragazza bionda di fianco a Santana – di una bellezza impressionante, doveva ammetterlo – lo salutò con un cenno del capo.
«A presto.»
«...Forse
 
 
Blaine si rigirò la pergamena piegata in quattro tra le dita, senza la minima intenzione di muoversi da dov’era. In realtà, era più di un quarto d’ora che era seduto in cima alla gradinata della sala che custodiva il Calice di Fuoco, e aveva avuto modo di assistere ad una processione piuttosto interessante. C’erano studenti che percorrevano la stanza a passo sicuro, brandendo la loro pergamena come se non facessero altro tutti i giorni se non tentare il suicidio. Altri erano un tantino titubanti; alcuni lo facevano per dimostrare la loro presunta virilità alle rispettive fidanzate. Due gemelli avevano perfino provato ad eludere la Linea dell’Età che circondava il Calice e spacciarsi così per diciassettenni, con risultati alquanto discutibili. Poi era arrivato Krum, naturalmente, causando un generale silenzio rispettoso seguito dai sospiri sognanti di buona parte della componente femminile di Hogwarts.
Nonostante questo – nonostante tutto questo – da quando aveva messo piede in quella sala, Blaine aveva assistito ad una forma di intrattenimento decisamente migliore di ogni possibile concorrente.
 
C’era un ragazzo di Beauxbatons– con tanto di tremendo cappellino blu – che ciondolava davanti al Calice di Fuoco già da prima che lui arrivasse. Aveva torturato il pezzo di pergamena che aveva in mano con tanta assiduità da farne una specie di pallina, e camminato avanti e indietro da tanto tempo che Blaine non si sarebbe stupito di rinvenire un solco sul pavimento. Il ragazzo era rimasto fermo per un po’; poi si era seduto in prima fila; poi aveva superato la Linea dell’Età solo per fare dietrofront un secondo più tardi. Dopo altri cinque minuti buoni passati a ridersela alle spalle di quel perfettino dal cappello ridicolo, si decise finalmente a farsi avanti e mettere a sua volta il suo biglietto nel Calice: nessuno avrebbe mai saputo che, in effetti, quella pergamena era completamente bianca.
Arrivato alle spalle del tizio di Beauxbatons, Blaine si fermò e si mise ad ascoltare. Non riusciva a credere che stesse davvero parlando da solo.
 
 
«Dai, coraggio. È solo un Torneo, devi mettere il nome nel Calice e poi- »
Le considerazioni di Kurt vennero interrotte da una sonora risata. Il ragazzo si voltò di scatto, facendo attenzione a non farsi cadere di nuovo il cappello. Gli bastò un’occhiata per identificare quello che aveva davanti come uno studente di Durmstrang – uno studente di Durmstrang alto la metà di buona parte dei suoi compagni di scuola, ma pur sempre uno studente di Durmstrang – che lo fissava con un’aria estremamente divertita che al momento sembrava tentare disperatamente di reprimere. Chissà, magari anche in quella scuola di scimmioni insegnavano che non è carino scoppiare a ridere in faccia alla gente.
Kurt inarcò le sopracciglia, con entrambe le mani sui fianchi.
 
«Uhm, scusa- »
«Figurati. Sei di Durmstrang, dopotutto.» Lo liquidò in fretta, tornando alla sua contemplazione del Calice di Fuoco. Sobbalzò quando sentì di nuovo la voce del ragazzo, questa volta più vicino.
«...E questo cosa vorrebbe dire?» Kurt fece un passo indietro; non ci teneva ad essere più vicino del necessario a gente del genere. In realtà, non avrebbe nemmeno voluto rivolgergli la parola. Però gli aveva fatto una domanda e non rispondere sarebbe stato scortese.
«Voglio dire che la tua maleducazione non mi stupisce affatto.»
«Maleducazione? Quale maleducazione?»
«Quando mi hai riso in faccia, hai presente? È stato circa mezzo minuto fa, o soffri anche di memoria a breve termine?» Il ragazzo spalancò la bocca, apparentemente indignato.
«Non è colpa mia se tu parli da solo ininterrottamente da mezz’ora. Cosa avrei dovuto fare?»
«Gli affari tuoi, magari?» Il tizio ridacchiò senza particolare allegria, riprendendo a parlare prima che Kurt potesse definitivamente voltargli le spalle.
 
«Almeno non sono l’unico a rientrare perfettamente negli stereotipi.»
«Conosci la parola “stereotipi”? Sono impressionato.»
«Certo che la conosco. E non mi serve neanche essere odioso e portare un cappellino da donna.» Kurt spalancò gli occhi.
«Wow. Tu sì che hai sempre la risposta pronta, ragazzo-di-Durmstrang! O almeno ce l’hai quando si tratta di offendere; tre volte in due minuti, complimenti!»
«Blaine, mi chiamo Blaine Anderson, e fino a prova contraria sei stato tu ad offendere per primo.» Kurt prese momentaneamente in considerazione l’idea di informare quel tipo – Blake, Billy o come diavolo aveva detto di chiamarsi – che non avevano sei anni e ragionare secondo chi aveva cominciato per primo era del tutto fuori luogo, ma poi si risolse di smettere semplicemente di rivolgergli la parola. Non ne valeva la pena, non con uno di Durmstrang.
 
«...E comunque se esiti così tanto non dovresti mettere il tuo nome in quel Calice.» E, quella volta, fu Kurt a ridere.
«Sul serio? E hai pensato che volessi un parere da te prima o dopo avermi dato dell’odioso?»
«Dico solo che anche solo prendere in considerazione l’idea di partecipare è da stupidi.» Kurt stava per ribattere con qualche parolina non esattamente cortese, quando si rese conto di cosa aveva in mano il ragazzo di fronte a lui. Si sforzò di non sorridere.
«Da stupidi, uhm?»
«Sì, da stupidi. Solo uno stupido può seriamente pensare di mettere in pericolo la sua vita per un Torneo scolastico.»
«Ma davvero?»
«Davvero. Solo gente presuntuosa, insopportabile e con un cappello orrendo potrebbe essere abbastanza cretina da pensare a qualcosa del genere.» Kurt sorrise, quella volta più apertamente, senza stupirsi più di tanto dell’espressione confusa del suo interlocutore.
«In questo caso dovrò prestarti il mio cappello orrendo, oppure sei venuto qui con una pergamena in mano per farci un aereoplanino?» Chiese tranquillamente, accennando al foglietto che il tizio – Blaine. Si chiamava sul serio in quel modo? – teneva in mano. Sentirlo balbettare e vederlo arrossire leggermente fu per Kurt una delle più grandi soddisfazioni provate di recente.
«I..Io- non ho intenzione di mettere- »
«Certo che no. E comunque sono Kurt, Kurt Hummel.» Gli diede definitivamente le spalle e si avviò verso l’uscita della stanza con il suo foglietto ancora in mano, lasciando Blaine con la bocca socchiusa, la fronte aggrottata e l’orgoglio pugnalato a guardarlo andare via.
 
 
Blaine non smise di fissare Kurt – o qualunque fosse il suo cavolo di nome – fino a quando non sparì dietro la spessa porta di legno che dava sul corridoio, lasciandolo solo davanti al Calice di Fuoco.
D’accordo, forse aveva appena fatto una delle peggiori figuracce della sua vita, ma questo non significava che non avrebbe avuto modo di rifarsi: di sicuro non avrebbe potuto dirgli che aveva intenzione di gettare tra le fiamme un biglietto in bianco. Inoltre, quel tipo era decisamente troppo arrogante per i suoi gusti, e il fatto che fosse pallido come un fantasma e con il genere di lineamenti che avrebbe avuto il figlio di un marchese o qualcosa del genere non faceva che farlo sembrare ancora più insopportabile.
 
«Anderson, brutto stronzo!» Blaine sussultò, rendendosi conto solo in quel momento di stare ancora fissando la porta da cui quel ragazzino di Beauxbatons era uscito già da qualche minuto.
«Puck? Ma cos- »
«Non mi hai svegliato, razza di coglione! Ti rendi conto che ho dovuto fare colazione con delle Cioccorane, Blaine? Ti sembra normale?!»
«Non è colpa mia se sei stato alzato fino a tardi a parlare di ragazze.» Puck lo fulminò con lo sguardo, facendo sbuffare Blaine.
«Okay! Mi dispiace. La prossima volta ti sveglierò.» Rimasero in silenzio qualche istante, fino a quando Puck non riprese la parola.
«Che cos’hai?»
«Eh?»
«Sei rosso e quando sono arrivato eri incantato a fissare la porta.»
«Ho litigato con uno di quei deficienti di Beauxbatons; lascia perdere.» Puck lo fissò, incrociando le braccia al petto.
«Mm, sarà.»
«Come sarà? So cosa è successo!»
«Blaine, se hai conosciuto una ragazza dovresti dirmelo. Sei un impedito, io potrei darti una mano- »
«Puck. Mi sono solo innervosito, non ho conosciuto proprio nessuno a parte un tizio psicolabile con uno strano cappello in testa, okay?» Puck si strinse nelle spalle e fece due passi oltre la Linea dell’Età, infilando con nonchalance il suo nome tra le fiamme azzurre.
 
 

***

 
 
 
 
 
 
 
 
Eccoci qua :)
Ve lo confesso subito senza tanti giri di parole: adoro farli bisticciare *-*
Si tratta di un capitolo introduttivo *parte il coro di “ma va? È il primo”*, con una scarrellata generale dei personaggi che saranno presenti nella storia. Ho deciso di assegnare a Beauxbatons tutte le persone con caratteristiche che spaziano da: orgoglio, puzza sotto il naso (esiste questa caratteristica?), self-centrismo... Ecco perché ci sono personcine come Sebastian e Kitty u.u (oh, e per la cronaca tutte le interazioni che ci saranno tra Kurt e Sebastian, perché ci saranno, non passeranno mai oltre il livello dell’amicizia, quindi tranquilli). Spero che Kurt e Blaine non siano eccessivamente OOC: ho cercato di adattarli un po’ alla “personalità” della scuola che frequentano, mi auguro di non essere stata troppo disastrosa :/
Okay... Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito, sono un po’ in ansia, okay xD
Ringrazio in anticipo chiunque abbia voglia di lasciarmi un parere: non può che farmi un immenso piacere :)
  
Grazie mille, e a martedì prossimo <3

  
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