Alec
swallowed. "We're going," he said. He spoke the words like an apology.
"Jace—a request
from the Seelie Court—it would be stupid to ignore it.
Besides, Isabelle's probably
already told them we're coming."
"There
is no chance I'm going to let you do this, Alec," Jace said in a
dangerous
voice. "I'll wrestle you to the ground if I have to."
"While
that does sound tempting," said Magnus, flipping his long silk sleeves
back,
"there is another way."
"What
other way? This is a directive from the Clave. I can't just weasel out
of it."
"But
I can." Magnus grinned. "Never doubt my weaseling abilities,
Shadowhunter,
for they are epic and memorable in their scope. I specifically
enchanted the contract
with the Inquisitor so that I could let you go for a short time if I
desired, as
long as another of the Nephilim was willing to take your place."
"Where
are we going to find another—Oh," Alec said meekly. "You mean
me."
Jace's
eyebrows shot up. "Oh, now you don't want to go to the Seelie Court?"
Alec
flushed. "I think it's more important for you to go than me. You're
Valentine's
son, I'm sure you're the one the Queen really wants to see. Besides,
you're charming."
Jace glared at him. "Maybe not at the moment," Alec amended. "But
you're usually charming. And faeries are very susceptible to charm."
"Plus,
if you stay here, I've got the whole first season of Gilligan's Island
on DVD,"
Magnus said.
"No
one could turn that down," said Jace.
[City of Ashes, Cassandra Clare]
~*~
“-on ha convinto il Segretario di Stato
Holden, che dopo un colloquio con l’ambasciatore
libanese…”
Il
Presidente Miao soffiò in direzione del televisore, con la
stessa felina
rapidità con cui Alec sollevò di scatto la testa,
interrompendo il bacio e
causando un mugolio di protesta da parte di Magnus. Il gatto
ignorò
tranquillamente l’occhiataccia del suo padrone. Non era certo
colpa sua se il
telecomando dell’enorme tv aveva avuto la malcapitata idea di
finirgli sotto le
zampe.
“Che
diavolo sto facendo…”
“Interrompi
senza un motivo una magnifica sessione di pomiciaggio,”
Magnus si appoggiò sui
gomiti, ancora sdraiato sul divano, una smorfia scontenta a piegargli
le labbra
mentre schioccando le dita riportava il silenzio nella stanza.
“Andiamo, non ti
starai sconvolgendo per un telegiornale mondano?”
Alec
gli lanciò un’occhiata esasperata, mentre si
riabbottonava alla meglio la
camicia. “Non sono ancora tornati”
“E
quindi?” Magnus fece un sorrisetto odiosamente divertito,
accompagnato da un
occhiolino. “Paura di dover restare mio prigioniero a
vita?”
Proprio
non ti entra in testa, eh?
“Se
così fosse, saresti nei guai anche tu… quindi non
mi esalterei così tanto alla
prospettiva”
Magnus
si alzò con i suoi soliti movimenti felini, i capelli
cosparsi di glitter
ancora in disordine per la felice attività di poco prima.
“Alexander, quando
imparerai che io non lavoro per voi
ragazzi? Io faccio delle cortesie, tutte dietro compenso,
sicchè non sono mai nei
guai”
Alec
gli rivolse un’occhiata imbronciata, cercando di evitare di
guardarlo. A
differenza sua, Magnus non si era minimamente preoccupato di darsi una
sistemata, ed era in piedi con i soli jeans verdi. Sbottonati, per di
più.
“Suvvia,
non sono nemmeno due ore. Non ci metteranno poco, che senso ha farsi
venire gli
attacchi d’ansia?”
Già,
perché tu non lo conosci.
Non
sai come ragiona,
quell’imbecille.
Ma
a cosa diavolo stavo pensando
quando ho accettato?
…eh.
Quasi
senza accorgersene, Alec si massaggiò assentemente la spalla
sinistra proprio
nel punto in cui aveva la runa da parabatai.
Magnus si limitò ad inarcare le sopracciglia, incrociando le
braccia al petto.
Decisamente gliela stava rendendo difficile.
“Non
mi fido di Jace”
“Mh,
in fondo è solo il tuo parabatai,
perché dovresti”
“Non
è questo il punto,” Alec sospirò,
appoggiandosi di schiena alla parete. Infilò
le mani nelle tasche dei jeans, cercando lo sguardo felino di Magnus.
“Jace è…
incasinato. Non solo per la questione di suo padre, lo hai visto anche
tu.
Quando c’è Clary di mezzo, non è
lucido. E’ per questo che volevo andare al
posto suo, farà di sicuro qualche cazzata”
Magnus
non disse nulla, si limitò a incrociare le braccia al petto,
inarcando le
sopracciglia. Ma ormai Alec aveva imparato a conoscerlo abbastanza da
sapere
che c’era irritazione, dietro quello sguardo apparentemente
distaccato.
Perché
ogni volta che salta fuori
questo argomento, ti girano?
“Si
può sapere perché fai quella faccia?”
“Quale
faccia?”
“Quella
che hai appena fatto,” Alec accennò col mento
nella sua direzione, arricciando
a sua volta il viso in una smorfia infastidita. “Come se
stessi dicendo
qualcosa di male”
“Non
è quello che dici, è quello che pensi. Ti
comporti come se fosse tuo compito
assicurarti che nemmeno l’aria faccia soffrire Jace”
Alec
lo fissò indignato. “E’ il mio parabatai,
forse non sai cosa vuol dire, ma è proprio-”
“Non venire a dire a me
che non so cosa significa il legame che unisce due parabatai,
Alexander” Magnus strinse
appena gli occhi, per un attimo attraversati da un’insieme di
emozioni inclassificabili.
Avanzò di un paio di passi, finchè non fu a pochi
centimetri dal viso di Alec. “Ne
ho conosciuti di talmente legati, da smettere di essere due
entità per diventarne
una sola. So perfettamente cosa
diventa uno di voi quando l’altro soffre, o è in
pericolo. Ed è proprio per
questo che mi da fastidio che ti ripari dietro una scusa,
perché questa è
una scusa”
“Quale
scusa, stai scherzan-”
“Non
è per il vostro legame che non riesci a stare lontano da
Jace,” Magnus inclinò
appena il capo, senza smettere di fissarlo. “E’
perché ne sei ancora innamorato.
E sei geloso di Clary, questa è la
verità” Alec aprì la bocca per
replicare, ma
Magnus inarcò le sopracciglia con una smorfia, quasi
sfidandolo a dire il
contrario. “Ti prego, correggimi se sbaglio”
“E
se anche fosse?” Alec serrò i pugni.
“Non si smette di amare una persona dalla
sera alla mattina, maledizione, e non solo nel senso che intendi tu!
Si, è vero
sono geloso di Clary. Ma non perché Jace può
stare con lei e non con me, perché
ti ho sempre detto che non mi aspetto proprio niente da lui. Non gli
direi mai
niente. Ma nessuno lo conosce come lo conosco io, e so che di Clary si
è
innamorato… sapendo che non può combinarci niente
perché è sua sorella. E se
già non fosse sufficiente la solita dose di autolesionismo
che si infligge,
adesso ha una scusa in più per odiarsi, per mettersi in
pericolo mentre ci ride
su. Normalmente ci sono io a guardargli le spalle, ora chi
c’è al mio posto?”
“Quindi
tu più che il parabatai,
sei la
badante di Jace?”
“Ma
ti stai ascoltando?!” Alec scosse la testa, indiavolato.
“Non hai sentito una
sola parola di quello che ti ho detto?”
“Ho
sentito perfettamente, Alexander, ma a questo punto te la faccio io una
domanda: hai cambiato idea?”
“…come?”
“Quando
sei venuto qui, quando abbiamo iniziato a uscire insieme, mi hai detto
che
volevi imparare a lasciarti alle spalle quello che provi per lui. Ora,
perché mi
sembra che tu abbia cambiato idea?”
“Perché
non stai ragionando, ecco perché!”
replicò duro Alec, scuotendo la testa. “Sono
preoccupato per lui-”
“Tu
sei SEMPRE preoccupato per lui!”
Sarebbe
stato interessante fare una classifica di chi fosse il più
sorpreso da quell’urlo,
se Magnus stesso, Alec, o il Presidente Miao, che fu comunque
l’unico a reagire
con un miagolio infastidito. Alec rimase immobile, gli occhi di un blu
più
scuro del solito, incapace di decifrare l’espressione di
Magnus. E forse
neppure lo stregone si aspettava di avere una reazione simile,
perché scosse la
testa, facendo un passo indietro.
“Sapresti
dirmi che cosa sta succedendo fra noi, Alexander?”
Alec
inghiottì, colpito da quel tono come un pugno allo stomaco.
Non era un
rimprovero, non era duro come fino a un attimo prima.
Sembrava… vulnerabile.
Una domanda onesta, come se davvero proprio lui, uno stregone
centenario, non
riuscisse a trovare la strada giusta con un cacciatore adolescente.
Ti
sto facendo del male?
Ma
soprattutto, hai ragione tu… io
qui che ci faccio?
Magnus
reagì a quel silenzio con una piccola smorfia amareggiata,
voltandosi e
avviandosi in direzione della sua camera da letto.
“Se
hai intenzione di guardare la televisione, non sopporto il volume
troppo alto”
Alec
non battè ciglio, neppure quando la porta della camera si
chiuse con una certa
violenza, accompagnata da una spruzzata di scintille blu.
Inspirò a fondo,
ignorando l’occhiata seccata del Presidente, cercando di
rielaborare tutto
quello che era appena successo. E soprattutto, cercando di capire
perché lo
sguardo ferito di Magnus fosse stato così devastante, da
fargli dimenticare per
un momento qualsiasi altra cosa fuori da quelle mura.
~*~*~
Quando
bussò leggermente alla porta, Alec sapeva già che
non avrebbe ricevuto alcuna
risposta. Ma non provò di nuovo, per quanto sarebbe stato
più corretto.
Socchiuse la porta della stanza da letto, sporgendo appena il capo per
dare a
Magnus tutto il tempo di sbattergliela magicamente in faccia, se avesse
voluto.
Ma la botta non arrivò, e dunque potè entrare.
Magnus se ne stava in piedi
davanti alla parete in vetro, le braccia incrociate al petto,
perfettamente
immobile a fissare le luci di una Brooklyn avvolta dal buio della sera
ormai
iniziata. Non poteva vederne il viso o cogliere il suo sguardo, ma Alec
non
potè impedirsi di accarezzare con gli occhi ogni singolo
muscolo di quella
schiena ancora nuda, visibilmente irrigidita.
“Non
mi pare di averti detto di entrare”
Alec
inghiottì, tornando coi piedi per terra. Il tono asciutto e
palesemente
infastidito di Magnus era stato una sveglia sufficiente. “Lo
so,” mormorò,
facendo un paio di passi nella stanza. Infilò le mani nelle
tasche dei jeans,
un gesto tipico di quando si sentiva a disagio. “Mi
sono… preso da solo il
permesso. Non mi piace lasciare le discussioni irrisolte”
Magnus
non replicò, ma dal modo in cui aveva allargato le scapole,
non sembrava
essersi rilassato proprio per niente.
Ha
ragione lui. In parte.
“Ok,
uhm…” Alec si morse le labbra, ciondolando i piedi
finchè non fu accanto al
letto. Si sedette sul bordo, strofinandosi le mani umidicce, come se
fissarsele
e non dover guardare la schiena di Magnus fosse una buona soluzione.
“Non serve
che tu risponda, mi accontento che mi ascolti, va bene? Poi sarai anche
libero
di sbattermi fuori a calci nel sedere”
“Ti
ricordo che non posso farlo”
“Si,
beh, il concetto l’hai capito” Alec storse le
labbra, evitando di commentare.
Razza
di testa dura…
“Hai
ragione quando dici che provo ancora qualcosa per Jace, anche se non
porterà
mai a nulla. Ci mancherebbe, per quanto mi riguarda lui non deve sapere
niente,
quindi…” Alec si grattò il
sopracciglio, mordendosi di nuovo le labbra. Non si
era preparato un discorso prima di entrare, aveva passato
un’ora a cercare di
capire cosa gli stesse capitando… e la soluzione che aveva
trovato era proprio
parlarne con l’unica persona con cui gli riusciva di essere
onesto fino al
midollo. L’unico che lo conoscesse senza il minimo muro.
“E hai ragione a darmi
dello stronzo se prima non sono stato in grado di rispondere alla tua
domanda”
Magnus
non si voltò, ma fece una sonora smorfia ironica. Alec si
ostinò ad ignorare la
provocazione.
“Non
lo so,” mormorò il ragazzo, continuando a fissarsi
le mani. “Non lo so come si
fa a smettere di amare qualcuno che non puoi avere, e non so cosa sta
succedendo fra me e te”
“Sei
decisamente uno con le idee chiare, complimenti”
“Non
ho mai detto di esserlo,” Alec si alzò in piedi,
affiancando Magnus e cercando inutilmente
di incrociare il suo sguardo d’ambra. “E mi rendo
conto di aver fatto un
casino, perché avrei dovuto prima sbarazzarmi completamente
di qualsiasi
emozione sbagliata verso Jace, e solo dopo avvicinarmi a te. Forse
sarei in
tempo a frenare questa cosa… qualsiasi nome
abbia… che c’è fra noi, ma la
verità è che non voglio frenarla. Ok?”
Magnus
finalmente staccò gli occhi dal panorama, avvertendo il
fremito nella voce di
Alec, e lo guardò dritto negli occhi.
“Sono
un egoista, hai ragione a pensarlo,” Alec si
massaggiò la nuca, facendo una
smorfia mortificata, ma ebbe il coraggio di sostenere quello sguardo
con tutta
l’onestà di cui era capace.
“Perché non ti so dire che cosa siamo, ma so cosa
sei tu per me. So che sei l’unico che mi conosce
completamente, che ha visto
anche il peggio di me, le mie paure, i miei difetti, e ancora non mi ha
defenestrato. Sei quello che… a cui penso quando-uhm,
quando… insomma, ti è
chiaro che intendo,” borbottò, col solito broncio
e un vago rossore sulle
guance. “Credevo che fossi solo una cotta, ma ci deve essere
dell’altro se mi
arrivi fin qui,” Alec si portò una mano sul petto,
all’altezza del cuore.
Inspirò leggermente, prima di scuotere la testa.
“Perciò, ecco la tua risposta.
No, non voglio continuare ad amare Jace se non come un fratello, e non
smetterò
di avere paura che la sua fottuta vena masochista gli incasini la vita.
No, non
è corretto chiederti di aspettare che la mia testa del
cavolo si riordini, e al
tempo stesso se penso a te fuori dalla mia vita, mi sembra di
ricominciare un
altro incubo, solo con un nome diverso. Quindi in
realtà… devi essere tu a
decidere che cosa vuoi fare, perché… io non ho
tipo alcun diritto di importi
proprio un accidente”
Magnus
si prese un lungo momento prima di rispondere, e quando lo fece, le
labbra
erano curvate in qualcosa di molto simile a un sorrisetto malcelato.
“Non
credo di averti mai sentito parlare tanto, da che ti conosco”
“Fatti
un po’ due domande…” Alec
alzò gli occhi al cielo, dando un colpetto di reni
alla parete a cui si era appoggiato. Tornò a sedersi sul
bordo del letto,
mettendosi a giocherellare con un filo della camicia fra le dita, come
se
servisse a sciogliere la tensione che ora sentiva alla bocca dello
stomaco. Non
era abituato ad aprirsi, ma Magnus rompeva tutti gli schemi ogni santa
volta. Non
si mosse quando sentì il materasso piegarsi leggermente
sotto il peso dell’altro,
che a quanto pare era scivolato a sedergli accanto con i suoi soliti
movimenti
felini e silenziosi.
“Non
mi è mai capitato di dover dividere le attenzioni di chi mi
piace,” mormorò Magnus
con calma, appoggiandosi con i gomiti alle ginocchia e guardando
avanti. “Non
sono mai stato geloso di qualcuno, perché non ne avevo
bisogno. Ho sempre avuto
accanto compagni che non avevano occhi che per me,” un
sorriso gli sciolse la
smorfietta pensierosa in una quasi divertita, mentre si voltava a
incrociare lo
sguardo di Alec. “Ma poi giustamente arrivi tu, che ti
disperi per un amore
impossibile, che vorresti fare il palo al culo e struggerti
correttamente al
balcone di Giulietta, piuttosto che fra le mie
braccia…”
Non
che sapesse dove stesse andando il discorso, ma Alec
ridacchiò, abbassando gli
occhi.
“…e
non riesco a pensare ad altro che al giorno in cui sarò io,
l’unico viso nel
tuo cuore”
Per
un momento gli sembrò che il cuore si fosse fermato. Alec
guardò Magnus dritto
negli occhi, perché non c’era bisogno di
aggiungere altro a quello sguardo.
Nessuno gli aveva mai detto qualcosa del genere. Nessuno gli aveva mai
fatto
provare quella sensazione. E per la prima volta nella sua vita, la
stella
abituata a risplendere di luce riflessa, osava sentirsi una vera e
propria
supernova.
“Credo
che tu valga la mia attesa,” Magnus sorrise appena.
“Quindi puoi smetterla di
sentirti un egoista, perché è una mia scelta
aspettarti. Manterrò il segreto su
di noi fintanto che non avrai messo ordine in quella zucca vuota che ti
ritrovi, e se riesci a stringere i tempi, ti assicuro che stappo un
dannato
champagne” aggiunse, con una impagabile faccia da schiaffi.
Probabilmente,
ripensandoci, sarebbe stato giusto dargli una risposta. Ma in quel
momento, l’unica
risposta di Alec fu sporgersi e baciarlo, e non certo con grazia e
delicatezza.
Si avvinghiò con la mano a quei capelli assurdi, baciandolo
come se un domani
non fosse garantito a nessuno dei due, e Magnus fece altrettanto,
accarezzandogli il collo con la mano. Non si interruppero,
perché per un
momento non c’erano i mille problemi della vita reale in
quella stanza, ma solo
due persone travolte dalle proprie emozioni. E fu proprio Alec che per
primo
lasciò scivolare le labbra lungo il corpo di Magnus,
assaporandone ogni
millimetro quasi con devozione, rabbrividendo ai suoi brividi, provando
una
miriade di sensazioni speculari alle sue, quando lo ricoprì
di attenzioni. Traendo
piacere semplicemente dal piacere del ragazzo dai capelli assurdi, che
sussurrava
il suo nome come nessuno aveva mai fatto. E Jace, i casini, le emozioni
difficili da gestire, tutta quella situazione contorta…
almeno per qualche ora,
svanirono in una nuvola di fumo, lasciandoli finalmente in pace.
Innanzitutto
scusate l’assenza, al trasloco si sono aggiunti un
po’ di casini vari, poi
metteteci studio e lavoro, non si ha mai un istante libero @_@ poi ci
sono
stati tutti i Clockwork Princess feelings XD e quindi ho rimandato un
po’. La
prossima volta cercherò di essere più puntuale :D
ma voglio ringraziarvi tutti
per le bellissime recensioni *___*
Odlisny:
grazie mille! Eh si, le traduzioni in italiano
hanno davvero tempi troooooppo lunghi -.-“ baci baci!
Chibikitsune:
grazie davvero per tutti i complimenti *_* si, io sono fortemente
convinta che
per quanto paziente, Magnus abbia avuto il suo momento di
“sbrocco” da geloso,
ed è giusto… poveretto insomma,
all’inizio Jace è un
“avversario” duro da battere
:D bacioni!
Mizar:
*____* sono ufficialmente onorata, grazie per ogni parola! Adoro
Magnus, sarà
che siamo schizzati in due XD un bacissimo!
Adamantina:
ne sono contentissima! Spero ti piaccia anche questo! Un bacione!
Melon:
*-* le tue parole mi hanno proprio scaldato il cuore…
speriamo di non
deluderti, né con questo capitoletto, né coi
prossimi! Un bacissimo!
Faffina:
e io mi commuovo di fronte alla tua recensione :D grazie ancora
tantissimo, un
bacione!