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Autore: _alwaysmile_    03/04/2013    1 recensioni
-Hei, allora non mi vuoi dire niente?
-Io non ho niente da dirti,io non ho bisogno di uno stupido strizza-cervelli.
-E chi ti ha detto che io sono uno strizza-cervelli?
-Mio padre, e lui dice anche che è inutile venire qui tanto rimarrò sempre un buono a nulla che non sta mi fermo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Threesome
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1.














Mi svegliai di soprassalto, con goccioline di sudore che mi incorniciavano il volto. Un incubo.
Guardai la sveglia che mi avvertiva con i suoi numeri rossi che erano le quattro di mattina.
Del sogno non ricordavo quasi niente tranne una vocina a me sconosciuta che gridava, era strano, davvero strano. In 33 anni di vita non avevo mai fatto un incubo.
Mi distesi sul letto cercando di riprendere sonno, ma la mia mente non ne voleva proprio sapere di addormentarsi, continuava a pensare, a cercare di ricordare l’incubo.
Doveva essere parecchio brutto per avermi fatto quell’effetto.
Cercai di sviare il discorso e concentrarmi sul mio nuovo paziente: Charlie.
Nessun bambino era mai stato così ostile con me, ero deluso da me stesso.
Volevo aiutarlo quando quest’ultimo non mi rivolgeva nemmeno la parola.
Era una situazione complicata, l’avevo capito fin da subito.
Non era il solito divorzio; c’era qualcosa di più alla base di questa storia.
Qualcosa di davvero assurdo, che devo cercare di scoprire se voglio aiutare Charlie.
Me lo sono promesso, e io mantengo sempre le promesse.
Jeans,camicia e polacchine ed ultima occhiata allo specchio.
Sempre le solite occhiaie.
Sempre la solita barbetta incolta.
Niente di strano, eppure era come se l’aria intorno a me mi stesse dicendo stupido lo sappiamo tutti tranne te.
Come se stesse succedendo qualcosa che mi riguarda di cui io non sono informato.
Un film in cui sono il protagonista ma non conosco la trama.
E’ buffo ed inquietante allo stesso tempo. Sono io lo psichiatra dovrei sapermi spiegare questa strana sensazione; ma faccio come al solito mi mando al diavolo e penso agli altri: perché è questo quello che faccio.
Aiuto poveri bambini e ragazzi che non hanno nessuno con cui confidarsi, nessuno che li salvi.
Perché io volevo essere salvato eppure nessuno lo ha fatto.
Nessuno si è mai chiesto cosa ne pensassi ad otto anni quando vidi picchiare mia madre da quel verme di mio padre,  è piccolo non capisce. 
Parole che mi rimbombano nel cervello. Io capivo, ed ero lì presente a quella tortura passiva.
Ma non se ne accorgeva nessuno.
Ero solo contro un mondo così grande e spietato: nessuno si è preoccupato di salvarmi, quando era l’unica cosa che volevo.
E non voglio che nessuno passi quello che ho passato io. “chi fa da se fa per tre” cazzate.
E diverso affrontare qualcosa in due, su una spalla su cui piangere.
E diverso camminare mano nella mano contro le nostre paure.
E diverso sentirsi abbracciati mentre fuori scoppia un temporale.
E diverso essere soli dallo essere amati.
E’ diverso.
Ma nessuno lo capisce.
Viviamo in un modo egocentrico,ognuno vuole aspirare a ciò che vuole,non importa se per farlo deve massacrarti l’anima, calpestarti; lo farà perché deve farlo per se stesso.
Ma c’è qualcuno che pensa che magari c’è qualcuno che vuole vedere gli altri felici?
C’è qualcuno che pensa se c’è qualcuno che ha bisogno del suo aiuto? Domande retoriche, la risposta è palese.
A ognuno importa solo di se stesso anche se cerchiamo di negarlo.
Non si tratta di situazioni o problemi peggiori, si tratta di situazioni diverse: ma per il nostro io i nostri problemi sono sempre maggiori a quelli degli altri, come possiamo fermarci a guardare qualcuno per strada che piange e chiedergli se ha bisogno d’aiuto, se pensiamo che non fare tardi a lavoro sia un problema più grave?
Come possiamo aiutare qualcuno se non sappiamo aiutare noi stessi?!
Pensieri nascosti durante il tragitto casa-ospedale,niente di più niente di me.
Parcheggio la macchina al solito posto salutando cordialmente il guardiano del parcheggio;le porte di vetro scorrevoli si aprono appena oltrepasso il tappetino alquanto consumato,con le setole color nocciola ormai sporcate dal continuo via vai.
-Buongiorno dottor Malik.- Accenno un sorriso a Charlotte che sistema i lunghi capelli biondi dietro l’orecchio destro sbattendo molte volte le lunghe ciglia impregnate di mascara.
-Dottore ha il primo appuntamento tra dieci minuti con Charlie Hughes.
Non so perché ma a sentir nominare il nome di quel bambino mi si illuminarono gli occhi. Non mi feci false illusioni. Ma speravo che almeno avesse accennato qualcosa e non mi avrebbe lasciato la bocca asciutta e il cervello pieno di interrogativi come la volta passata.
Entro nel mio studio appoggio il cappotto sul porta abiti e la valigetta in cuoio appoggiata appena alla gamba del tavolo ed infilo il camice bianco sistemandomi sulla sedia girevole per firmare alcune scartoffie.
Dopo appena dieci minuti lo bussare alla porta mi avverte che sia arrivato Charlie, con un balzo salto giù dalla sedia e mi dirigo verso la porta con un sorriso accogliente.
Quando apro la porta mi ritrovo Charlie con gli occhi pieni di lacrime che mi corre incontro abbracciano domi. Rimango perplesso da quel contatto e da tutto quell’affetto da un bambino che fino al giorno prima non mi rivolgeva la parola.
-Hei campione cos’è successo?
-Zayn- cominciò a singhiozzare- non mi vuole bene nessuno. Sono il problema della mia famiglia. Sono quello strano che non sta mai fermo. Che da fastidio a tutti. Anche a te.
-Charlie non dire così-
-No Zayn stai zitto. Sai cosa mi ha fatto ieri mio padre? Eh lo sai cosa mi ha fatto per essere venuto qui?- scoprì la gamba destra facendo intravedere un livido blu ancora fresco e bello grande che copriva quasi tutto il polpaccio.
-Mi ha picchiato Zayn. E se sapesse che te l’ho detto me ne darebbe delle altre. E non posso dirlo alla mamma perché altrimenti farebbe del male anche a lei. Non posso dirlo a nessuno. Sono solo Zayn. SOLO.
Disse tra lacrime e singhiozzi. No, non era solo. Non sarà solo come lo era stato lui.
-Non sei solo Charlie. Ci sono io. E ora apri bene le orecchie. IO sarò con te per sempre. Sai che significa per sempre? Significa che starò con te tutti i giorni. Quando sarai triste, o quando sarai felice. Quando non mi rivolgerai la parola o quando mi abbraccerai. Siamo amici adesse Charlie e gli amici stanno insieme fino alla fine.
-Me lo prometti?-disse asciugandosi le lacrime con la manina paffuta.
-Te lo prometto Charlie- conclusi stampandogli un bacio tra i capelli.
-Ma adesso basta piangere. Ci andiamo a prendere un gelato forza!- dissi prendendo il cappotto dall’attaccapanni.
-Zayn?
-Uhm?- mormorai allegro.
-Non dire niente alla mamma per favore. Promesso?-
-Va bene Charlie,promesso. – dissi scompigliandoli i capelli dorati e prendendogli la mano.
Uscimmo dallo studio saltellando, mano nella mano. Era felice lo capivo dalla luminosità dei suoi occhietti.
-Dottor Malik esce?- annuii a Charlotte e arrivammo fuori sempre saltellando.
Camminammo lungo le strade affollate di Oxford street piene di turisti e londinesi.
Ci fermammo nella gelateria ‘’da Gino” una gelateria italiana che secondo il mio modesto parere faceva il gelato più buono della città.
Era un locale abbastanza piccolo, con una grande insegna rosa confetto con una calligrafia corsiva di color bianco sporco.
Dentro erano sistemati cinque si tavolini bianchi, con sedie di color azzurro pastello, con i menù anch’essi di colori chiari a forma di cono gelato.
Gino, il proprietario era dietro il bancone con i suoi baffi scuri, e il grembiule sporco di tanti colori, sembrava quasi un pittore per la vasta gamma di tonalità di gelato presenti sulla stoffa un tempo bianca.
-Buongiorno.
-Cosa vi servo?- disse mentre si avviava al banco dei gelati.
-Due coni una cioccolato e nocciola e l’altro te lo dice questo campione qui.- Dissi ammiccando a Charlie che guardava meravigliato tutti quei gusti.
-Ehm io vorrei… Fragola e pistacchio grazie.
- Ottima scelta ragazzino, qui facciamo i miglior gelato al pistacchio dell’intera nazione-
Charlie si fece scappare una piccola risata. Quando rideva era adorabile, gli si gonfiavano le guance e arricciava il nasino alla francese e chiudeva gli occhietti. Ci avvicinammo ad uno dei tavolini bianchi.
-Allora Charlie vuoi raccontarmi cosa ti ha fatto tuo padre?
Lui alzò i suoi occhietti azzurri e mi guardò per un attimo. Voleva trovare conforto nel mio sguardo. Voleva sapere se si poteva fidare di me. In fondo come biasimarlo, si era fidato per poi essere deluso: doveva essere dura per lui immagino.
-Ieri mamma quando mi ha accompagnato a casa sua gli ha raccontato di te. E lui non si è arrabbiato anzi, sembrava anche felice. Ma quando mamma se ne è andata ha cominciato a picchiarmi.
-E perché?
- Perché gli ho detto che ora che andavo da un dottore potevo dare dei consigli anche a lui e a mamma, così saremmo potuti essere tutti più felici… Io non volevo farlo arrabbiare Zayn te lo giuro. Io ho detto solo quello che pensavo…
Cominciò a singhiozzare,mi alzai dalla sedia e corsi ad abbracciarlo. Un bambino non meritava tutto quel male. Nessuno meritava quello che stava succedendo a Charlie. Quel bastardo l’avrebbe pagata cara.
-Charlie non piangere. Ci sono io qui con te. Dai mangia il gelato che dopo andiamo a farci un giro per negozi  okay?
-Va bene- disse scosso dai singhiozzi.
In fondo era un bambino. Un semplice bambino che stava affrontando qualcosa di troppo grande perfino per un adulto. E di certo non poteva affrontarlo da solo.
Pagai alla cassa e sistemata la sciarpa a Charlie ci dirigemmo verso tutti i negozi di giocattoli della città. Lo vidi sorridere quando facemmo decollare quell’elicottero blu e rosso che gli piaceva tanto, così lo comprai e vederlo così felice mi riempì il cuore.
Tornammo alla clinica mano nella mano con lui che mi spiegava che il giorno dopo avremmo fatto volare insieme quel marchingegno e avremmo fatto prendere un infarto a Charlotte o come l’aveva chiamata lui “ la signorina con la puzza sotto il naso”.
Arrivammo in studio dove c’era Lindsey che ci aspettava raggiante, e appena vide il figlio spalancò la braccia e Charlie ci si fiondò dentro, e la madre lo sollevò da terra facendolo roteare in aria.
Era una scena bellissima che avrei voluto immortalare. Avrei voluto anche dire a LIndsey tutto quello che il suo ex marito aveva fatto a suo figlio. Ma ricordai la promessa fatta a Charlie:
 “-Zayn?
-Uhm?- mormorai allegro.
-Non dire niente alla mamma per favore. Promesso?-
-Va bene Charlie,promesso.-“
Così mi limitai a vederli scomparire dietro la porta scorrevole salutandoli scuotendo la mano destra.
Pensando a quanto male poteva provare una creatura così piccola, e quanto fosse disumano causare così tanto dolore ad un bambino.


HOLAS CHICAS.
Ogay scusate il ritardo ma con la scuola e tutto non ha avuto un seocndo libero. 
ecco il primo cpaitolo. spero vi piaccia.
E che non abbia deluso le vostre aspettative. diciamo che io mi sono commossa un po' lol
ma va beh io ho la lacrimuccia facile e.e 
che carina che osno. ogay basta.
tanto luv e fatemi sapere che ne pensate.

P.S. cliccate sul banner qui sotto per la mia FF su logan lerman. Mi farebbe piacere se mi diceste che ne pensate. Tanto love.

E lollino a tutti

  


 

 

  
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