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Autore: RubyChubb    23/10/2007    11 recensioni
Erin era una ragazza sorridente. Aveva appena compiuto diciannove anni, un'età abbastanza difficile, a cavallo tra l'adolescenza e la maturità. Tom, famosa rockstar, deve combattere contro i suoi fantasmi, contro le sue stesse scelte di vita, contro se stesso... --- Nuovo lavoro firmato RubyChubb!!!
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WAKE ME UP WHEN DECEMBER ENDS

 

“Certo che sei proprio un deficiente… anzi, siete due deficienti!”, esclamò Erin, “Ma che vi è saltato in mente?”
“Beh… una pazzia alla Kaulitz!”, disse Tom, con una voce tremendamente nasale.
“L’ultima pazzia che hai fatto ti è costata la testa!”, rispose lei, facendogli il gesto delle forbici con la mano.
“A proposito… ma che ti è saltato in mente? Non sembra più nemmeno lui!”, fece Bill.
“Ma smettila, li ho sempre odiati i suoi rasta… e poi un Kaulitz mi basta, quindi cerca di ridurre le tue espressioni ad un sì e ad un no!”, disse Erin, facendo ridere il ragazzo.
“Dire a lui di stare zitto è come dire a me di non guardare il culo di una ragazza”, fece Tom.
Andando contro una mezza dozzina di regole della clinica, Tom aveva permesso a suo fratello di trattenersi oltre le ore diurne, cioè quelle consentite per la visita ai parenti; lo aveva fatto cenare alla mensa, creando una certa confusione perchè prima di toccare cibo i due poveri ragazzi furono costretti a firmare un intero block notes di autografi, prima che Erin guastasse la festa delle sue buone amiche ricordando loro la punizione che le poteva aspettare; aveva deciso di farlo dormire nella sua stanza, beccandosi un ‘ma sei scemo?’ da Erin, che non riusciva a capire come potevano starci in due in un letto ad una piazza, quando Tom a fatica riusciva a dormirci da solo. E ultimo ma non meno importante, erano rimasti per diverse ore fuori, nel parco, di notte, mentre veniva giù il diluvio universale, che si era scatenato circa una mezz’ora dopo la loro esibizione, acclamata sia dalle loro fan che dai loro genitori.
Tornati in camera, passati attraverso una finestra del piano terra lasciata aperta apposta per i due da Erin, erano entrati in camera zuppi fradici. La mattina seguente, Bill si era risvegliato con un notevole mal di gola, mentre Tom aveva la febbre a trentotto e mezzo e una tosse da lupi.
“Spargi i tuoi germi da un’altra parte!”, gli disse Erin, dopo il suo ennesimo colpo di tosse.
“Ma è sempre così pallosa?”, fece Bill al fratello, seduto in fondo al suo letto, mentre lui se ne stava sotto le coperte.
“Anche di più… sembra una suocera…”, rispose Tom.
“Cosa?!? Io non sono pallosa… e non sono una suocera!”, ribattè lei, che invece era sul suo letto, disimpegnata perchè semplicemente era domenica.
“Come no…”, fece Gero, a gambe incrociate sulla sedia accanto al letto di Erin.
“Certamente…”, fece Tom, ironicamente, “Ma sei una brava ragazza e lo so che, in fondo… proprio in fondo, ma davvero in fondo, hai un cuore d’oro.”
Erin arrossì leggermente, poco abituata ai complimenti, soprattutto da parte sua.
“Grazie Erin… per quello che hai fatto per noi.”, disse Bill, “Tom mi ha spiegato… insomma, quello che ti è successo e mi dispiace davvero.”
“Oh no, tranquillo, non devi dispiacerti.”, disse Erin.
“Beh… non riesco proprio ad immaginarmi una cosa del genere… su di noi.”, disse Bill, lanciando un’occhiata affettuosa a Tom, “Ci pensi Tom? Io e te… separati per sempre…”
“Dai toni che hai usato l’ultima volta che ci siamo visti sembrava proprio che stesse per accaderci!”, disse Tom, beccandosi una cuscinata dal fratello.
“E basta! Vi siete fatti la guerra già per troppo tempo… non credete che sia il momento di darci un taglio?”, disse Erin, riprendendo la sua veste di eterna rompipalle.
“Già… credo anche che sia l’ora di andare.”, disse Bill, scendendo dal letto e iniziando a sbaciucchiare e ad abbracciare il fratello, che faceva una smorfia divertente ad ogni manifestazione di affetto del fratello.
“Prendo l’ombrello e ti accompagno.”, disse Gero, andando verso la sua stanza, “Fuori sembra che non abbia proprio intenzione di smettere.”
“E’ stato un piacere conoscerti, Bill. Verrai più spesso a trovare tuo fratello vero?”, gli disse, dopo avergli dato un abbraccio d’amicizia ed una stretta di mano.
“Certamente… ma lui può uscire ogni tanto da qua?”, le chiese.
“Sì, ci sono circa dieci ore di permessi per uscite al mese. Non è tanto e diventa ancora meno se lui fa il bambino cattivo.”, disse Erin.
“Ma io sarà un bambino buono… vero mammina?”, la canzonò Tom, pronto a coprirsi con le coperte nel caso in cui gli venisse rifilata una cuscinata.
“Comunque….”, fece Erin, ignorando il suo scherzo, “Quando vieni basta che tu lo avverta, così lui può avvisare della sua uscita. Che non sembrerà una fuga, come ha già provato a fare qualche tempo fa.”
Bill strabuzzò gli occhi verso il fratello, che si nascose definitivamente sotto le coperte.
“Io ci sono.”, disse Gero, affacciandosi nella camera con il suo ombrello verde.
“Bene… allora ciao Bill!”, disse Erin.
“Ci vediamo presto… e tu fai il bravo, intesi?”, disse Bill.
“Ok!”, rispose Tom.
“Ti voglio bene, lo sai?”
“Certo che lo so, ma me ne ero dimenticato ultimamente!”, rispose l'altro, con ironia.
“Sempre il solito scemo!”, fece Bill, uscendo dalla camera.
Erin si ributtò sul suo letto, prendendo l’ipod sul suo comodino.
“Spiegami un attimo cosa è successo tra te e barbon-Gero, voglio i particolari.”, fece Tom.
“Solo le donne vogliono i particolari, gli uomini si accontentano della storia a grandi linee.”, gli rispose Erin, mentre selezionava la canzone che voleva ascoltare.
“Ok, allora raccontamelo a grandi linee. Fammi una sintesi.”
“Abbiamo fatto pace.”, disse Erin.
“Bacini bacetti?”, chiese lui, dando il via alla solita serie di botta e risposta.
“No.”
“Nemmeno uno?”
“No.”
“Neanche sulla guancia?”
“No.”
“E allora?”
“E allora che?”
“E allora che pace è?”
“E allora è una pace come tutte le altre.”
“Ma non c’è gusto…”
“Madonna santa! Ci vuoi stare zitto?”, fece Erin, esasperata dalla sua insistenza., "Meno male che la petulanza non è una caratteristica permanente del tuo carattere!"
“Dai… sono malato, qua dentro non ho niente da fare se non torturarti!”, si lamentò l'altro, annoiato.
“Vorrà dire che me ne vado altrove!”, esclamò Erin, balzando giù dal suo letto.
“Visto che vai fuori mi porteresti del tè?”
“No.”
“Dai…”
“No…”
“Poi non ti rompo più le scatole.”
“No.”
“Ti prego ti prego ti prego ti prego ti prego ti prego….”, ripetè mille volte Tom, mettendo le mani in preghiera come i bambini in chiesa.
“Guarisci presto o ti taglio la lingua!”, fece Erin.
“Allora me lo porti il tè?”
“Sì... ma chiudi quella dannata boccaccia!”, gridò lei, un attimo prima di sbattere la porta.
Scese giù in mensa, dove trovò la solita Polpettone a dare lo straccio dopo il turno delle colazioni. Stava per chiederle di farle del tè, se era possibile, poi un grillo le saltò in testa.
Correndo, andò verso l’uscita. Quasi stava per scivolare sul pavimento bagnato, si salvò in corner aggrappandosi alla porta a vetro dell’entrata, dopo aver facco scricchiolare le scarpe contro le mattonelle.
“Non si corre per i corridoi!”, esclamò la tizia antipatica che stava alla reception della clinica.
“E allora perchè si chiamano corridoi…”, chiese Erin, in uno slancio di freddure di mezza primavera che non le piacque ma che oramai aveva detto.
Aprì la porta e, sotto la pioggia, corse verso il parcheggio, cercando l’ombrello verde. Ne scartò un paio rossi ed uno a fiori gialli, poi, vicino al cancello, vide quello che cercava. Mentre si avvicinava a corsa, la macchina nera di Bill lasciò il piazzale e l’ombrello si allontanò da essa. Erin aumentò la sua velocità.
“Erin! Bill si è scordato qualcosa?”, le domandò Gero, appena la vide, quando lei era ancora a diversi metri di distanza. Stava quasi per voltarsi e fare cenno alla macchina di fermarsi.
“Cosa mi hai detto?”, le domandò lei, una volta che gli fu vicino e lui l’ebbe coperta dalla pioggia con il suo ombrello.
“Se Bill si era dimenticato di qualcosa…”, le fece Gero.
“No… non si è scordato proprio di niente.”, disse lei.
“Allora cosa sei venuta a fare! Ti prenderai un malanno come Tom!”, al rimproverò Gero.
“E chi se ne frega!”, fece lei, prendendogli velocemente il viso tra le mani e baciandolo.
“Erin…”, fece Gero, scioccato per il gesto.
“Lo so come mi chiamo.”, rispose lei,  baciandolo ancora.
L’ombrello, che gli impediva di poterla abbracciare e baciare come voleva, fu gettato rapidamente a terra. Non c’era pioggia, né, vento, né grandine, né ombrelli che avrebbero potuto rovinare quel momento.
 

La porta si aprì lentamente, fece solo un leggero scricchiolio. La luce era spenta e fuori pesanti nuvole coprivano ogni raggio di sole pomeridiano. Dei passi furtivi calpestarono il fascio di barlume che stava entrando dentro la stanza dal corridoio.
Si avvicinarono al primo letto e lo oltrepassarono, diretti verso il bagno. Improvvisamente la luce si accese, cogliendo il ladro sul fatto.
Tom, seduto sul letto, a braccia incrociate e sguardo serio guardava Erin, con le scarpe in mano ed i vestiti semi umidi, presa in flagrante.
“Ah! Finalmente avete scopato, voi due!.... E il mio tè dov’è?”

 

***


 

“Devo svoltare qua?”
“Sì…”, rispose Erin alla domanda di Bill.
La macchina nera prese la strada a sinistra, chiusa all’imbocco da due case apparentemente simmetriche.
“Vai fino in fondo.”, continuò Erin. Si sistemò sul suo sedile, lanciando un’occhiata rapida ai due abitanti della zona posteriore. Tom guardava fuori, spaparanzato nella macchina del fratello, e giocherellava con il suo cappellino, facendolo girare su se stesso in equilibrio sulla punta del suo indici sinistro. Gero, seduto dietro di lei, le tirò delicatamente una ciocca di capelli.
“E’ tutto ok?”, le chiese, facendole un piccolissimo sorriso rassicurante.
“Certamente… fa un po’ freddo, possiamo alzare il riscaldamento?”, fece lei, abbracciandosi per darsi un po’ di calore.
“Come desidera madame.”, disse Bill, girando la manopola della temperatura e della velocità della ventola, sparandole in faccia una nuvola di caldo tropicale.
“Sì… c’è il cammello che sta implorando pietà.”, disse Tom, che da dietro aveva sentito la ventata cocente arrivargli dritta addosso.
“Solo un attimo.”, fece Erin, regolando le bocchette dell’aria verso di lei, per togliere il calore a tutti gli altri.
“Devo entrare dento al cancello?”, domandò Bill.
“Sì, c’è il parcheggio.”, fece Erin.
Una volta che la macchina fu posteggiata, i ragazzi scesero, coprendosi dietro a folti piumini, spesse sciarpe e guanti lanosi. Un sapiente spazzaneve aveva ripulito tutto il piazzale e non fecero molta difficoltà nel camminare verso l’altro cancello.
“Vuoi che venga con te?”, domandò Gero ad Erin, mentre lei esitava a varcare l’altra soglia.
“No… faccio da sola.”, disse lei, dandogli un piccolo bacio sulla guancia, “Vi dispiace rimanere qua?”
“Oh no… tranquilla.”, disse Tom, che stava improvvisando un balletto tra pozzanghere per evitare che i suoi lunghi pantaloni si impregnassero di acqua.
“Dai… tornate in macchina o vi congelerete!”
Al che, i ragazzi, visto il consiglio dato loro da Erin, ripiombarono all’interno dell’abitacolo ancora caldo del suv di Bill.
I vialetti erano stati tutti ripuliti, solo qualche grumo di neve qua e là. Ancora le vere nevicate dovevano arrivare, ma intanto l’inverno aveva dato il suo primo assaggio. Ad Erin piaceva la neve, era capace di stare ore ed ore a guardare mentre cadeva giù, lenta, e ricopriva tutto il mondo di una coltre spessa, candida, sofficie. Le dava la sensazione come di un velo, che nascondeva tutti i guai, tutti i problemi, tutte le brutte cose, ma che era destinato ad essere tolto, una volta che la primavera iniziava ad affacciarsi. L’inverno era una stagione statica, in cui tutto sembrava fermarsi…
Percorse tutte le stradine, mentre le sue mani cercavano calore all’interno delle tasche del suo piumino verde oliva e mentre il suo naso affondava nella sua sciarpa nera, con velature bianche qua e là. Solo qualche visitatore, qualche anziana vedova che cambiava i fiori appassiti alla tomba del marito, poi nessun altro.
Ecco, il terzo settore, era arrivata.
La vide subito, marmo grigio con screziature nere, a terra. Vi si avvicinò lentamente, le ci volle un’infinità prima di trovarvisi davanti. Si accucciò, con una mano tolse la neve che si era accumulata sulla lapide di Ben. Pulì delicatamente la sua fotografia, un nuovo sorriso spuntò fuori, illuminando la tristezza di Erin.
Seduta sul bordo della lastra orizzontale di marmo, su cui erano stati scritti il nome di suo fratello, le date di nascita e di morte, Erin stette lì, per qualche minuto, ad abbracciarsi le ginocchia, con la testa chinata.
“Qual buon vento?”, disse una voce, appartenente ad un paio di gambe che si erano spostate di fronte a lei. Quando Erin alzò lo sguardo, queste si piegarono.
“Ciao Ben… alla fine sono venuta.”, gli disse, guardandolo dritta nei suoi occhi. Lui, accucciato davanti a lei, le sorrideva, con la testa appoggiata sulle braccia conserte, che stringevano le sue gambe. La stessa posizione di Erin.
“Devo mettermi a fare la danza?”, disse lui, sorridendole.
“No… ti prego… la danza no…”
“Sì… la danza sì…”, rispose l’altra, iniziando a scuotere la testa e le spalle a tempo, schioccando le dita e dicendo ‘uh uh’ e ‘ah ah’.
“Perchè ti ho fatto vedere quel dannato film!”, esclamò Erin, ridendo dell’eterna stupidità del fratello.
“Dai… smettiamola con queste scemenze.”, fece lui, “Piuttosto… bella combriccola di amici.”
“Grazie…”, fece Erin, arrossendo.
“Insomma… mi stanno simpatici. So che ti vogliono tutti bene, ognuno a suo modo… E mia sorella che è contesa tra tre avidi uomini!”
“Ma piantala!”, esclamò lei, tirandogli una palla di neve che lo colpì direttamente in faccia. Togliendosi lentamente tutti i residui che non erano subito caduti a terra, Ben le disse:
“Vedrai che ti daranno tante soddisfazioni, quelli là. E soprattutto… dì a Tom che suo fratello ha bevuto nella sua tazza di latte.”
“Cosa vuol dire?”, chiese Erin.
“Beh… si capiranno, vedrai.”, disse Ben, “Piuttosto… ora devo proprio andare, lo zio Ozzy mi ha revocato il permesso di soggiorno. Per adesso sono un clandestino!”
“Sì… e lo zio Ozzy sarebbe il mio cervello vero?”, fece Erin, toccandosi la tempia con il dito indice.
“Vedila come vuoi!”, disse l’altro.
“Tornerai a farmi visita ogni tanto?”, le domandò lei.
“Non lo so proprio… insomma, a meno che non ti prenda un’altra crisi, non ti metta a sbavare come un cane con la rabbia… ma farebbe un po’ schifo anche a me. Quindi penso proprio di no! E poi, se pensi che io sia dentro al tuo cervellino fumato, con tutte le cure psicologiche che stai facendo…”
“Ma come sei cattivo!”, lo riprese Erin.
“No… sei tu che faresti orrore.”
“Addio definitivo?”, disse Erin, con le lacrime agli occhi.
Ben annuì con la testa, mostrandole un sorriso del tutto triste.
“Ti ricordi quella canzone?”, chiese Erin al fratello.
“Quale?”, chiese lui.
“Quella che ti piaceva così tanto…”
“Sì.”
“Ti ricordi come dicevano le parole?”, domandò lei.
“Certo che me le ricordo.”, fece lui, accennando ad un piccolo sorriso, “Mi piacerebbe che, ogni volta che tu mi penserai…. Mi immaginerai con quella lì in sottofondo… sarebbe come in un film, di quelli strappalacrime, che ti hanno fatto sempre piagnere e vergognarti, perchè tu non ti dovevi mai commuovere ma ti succedeva lo stesso…”
“E tu ti vergognavi a dire che quella era la tua canzone preferita!”, ribattè lei, ridendo e ricordando di quante volte lo aveva beccato ad ascoltarla di nascosto.
“Posso… abbracciarti o andrei contro ad uno dei comandamenti?”, gli disse poi.
“Al dodicesimo… o undicesimo… insomma, quello dopo l’ultimo comandamento ufficiale: non abbracciare i morti, altrimenti cadrai in una voragine scura di melma e di… quello che ti pare a te.”, disse l’altro.
“Beh… allora addio Ben.”, disse Erin, salutandolo con la mano.
“Addio Sorellina… è stato un piacere rivederti di nuovo.”, fece lui. Le rise un’ultima volta ed Erin, che non voleva chiudere nemmeno gli occhi un istante per paura che lui scomparisse, rimase a fissarlo. Ma forse il freddo, forse le lacrime, la costrinsero a battere le ciglia e, quando le riaprì… lui non c’era più.

 

Scosse la testa, improvvisamente si era fatta pesante. Da quanto tempo era lì? Non lo sapeva, eppure il freddo era diventato così pungente da stritolarle le ossa. Stava per nevicare di nuovo.
Si alzò, dette un’ultimo sguardo alla fotografia di suo fratello e si incamminò verso l’uscita. Appena entrò in macchina, subito le fu chiesto se c’era qualcosa che non andava e perchè ci aveva messo così tanto. Erano stati mezz’ora ad aspettarla e, per non congelare a loro volta, avevano dovuto accendere più volte il motore per far riavviare il riscaldamento.
“Oh no, tutto a posto. Scusate, ma ho trovato una vecchia signora che conoscevo… e mi sono messa a parlare.”, disse Erin.
Gli altri, per non disturbarla di nuovo, si zittirono, dandole ancora tempo per riprendersi ed assimilare tutto i dolore che era riaffiorato nella superficie del suo cuore. Gero ed Erin dovevano tornare in clinica mentre Tom, che era arrivato all’ultimo giorno di permanenza alla Sellers, aveva già posizionato i suoi bagagli nel retro della macchina del fratello. Silenziosamente, l’auto entrò per l’ultima volta nel parcheggio della clinica.
“Promettimi che non vedrò mai più la tua brutta faccia qui dentro!”, disse Erin, abbracciando il suo oramai ex compagno di stanza.
“Puoi stare tranquilla, l’unica cosa che berrò da ora in poi è l’acqua!”, rispose l’altro.
“Anche perchè, se farà un’altra scemenza, lo strozzo con le mie stesse mani!”, fece Bill, riproducendo l’atto dello strozzamento per incutere timore nel fratello.
“Mi prometti che ogni tanto mi chiamerai?”, le domandò Tom.
“Tanto non risponderai”, fece Erin.
“Certo che lo farò!”, disse l’altro, liberandosi dal suo abbraccio, un po’ stizzito.
“Mi confonderai tra altre mille ragazze!”, esclamò Erin, mettendosi le mani sui fianchi.
“Le altre mille saranno sempre meglio di te.”
“Certo! Loro hanno la mutanda larga.”
“E tu hai la bocca larga.”
“Per mangiarti meglio.”
“No, per rompermi i coglioni meglio.”
“Vuoi che te li tagli? Così non avrai più di che lamentarti.”
“Ti ho sequestrato le forbici.”
“Non correre con quelle in mano o te li taglierai da solo.”
“Ma cos’hai contro le mie palle?”
“C’è la remota possibilità di un mini-Kaulitz a giro per il mondo.”
“Giammai!”
“E chi lo sa?”
“Ma la finite di becchettarvi?”, esclamò Bill, un po’ geloso per quel rapporto speciale che si era creato tra i due.
Ma sapeva che era del tutto immotivato quello che provava, perchè grazie a quella strana amicizia suo fratello aveva tovato la forza per cacciare via tutti i suoi fantasmi quando lui gli aveva voltato le spalle. Si era pentito amaramente di quello che aveva fatto e, dato che i Tokio Hotel, ufficialmente da molti mesi a quella parte, si erano presi una ‘pausa di riflessione’, aveva molto tempo per recuperare tutti gli sbagli che aveva commesso…
I quattro si salutarono con strette di mano ed abbracci ed Erin, che odiava gli addi con tutto il suo cuore, cercò di non farsi prendere di nuovo dal pianto. Mentre i due salivano in macchina, Gero la abbracciò, sussurrandole in un orecchio che le voleva bene più di ogni altra cosa al mondo.
“Un momento!”, esclamò Erin, “Mi sono dimenticata di dire loro una cosa!”
Si avvicinò ancora alla macchina, che era appena stata messa in moto. Tom, sentendola bussare al finestrino, lo abbassò.
“Mi stavo scordando di dirti una cosa Tom….”, gli disse, "Tuo fratello ha bevuto nella tua tazza di latte.
L’altro la guardò un attimo con aria interrogativa poi i suoi occhi si aprirono, la bocca si piegò in una smorfia e la testa si voltò rabbiosa verso suo fratello.
“Cosa hai fatto?!?!”, esclamò Tom.
“E dai! Quanto la fai lunga!.... piuttosto… a te Erin chi te l’ha detto che mi sono scopato la sua ex mentre lui era in clinica?”
Erin, comprendendo cosa volesse significare quella emblematica frase, fece spallucce e rise, mentre Tom stava accartocciandosi su se stesso per la rabbia.
“Siamo un pochino in ritardo… è meglio andare!”, esclamò lui, affondando nel suo piumino per mascherare l’arrabbiatura.

 
Salì in camera lentamente, prendendo le scale, insieme a Gero. Non una parola, né un sospiro più marcato. Gero le chiese se aveva  bisogno di lui, ma Erin disse di no, voleva stare sola, passare tempo con se stessa.
“Va bene.”, rispose lui, dandole un piccolo bacio sulla bocca, davanti alla porta della sua camera.
“Ci vediamo più tardi.”, disse Erin, chiudendola lievemente.
Si buttò sul letto, districò le cuffie del suo i-pod e se le infilò dentro le orecchie. Premette velocemente play, poi il pulsante menù, per selezionare quella canzone. Quella...

I'm so tired of being here
Suppressed by all my childish fears
And if you have to leave
I wish that you would just leave
'Cause your presence still lingers here
And it won't leave me alone

Non aveva mai ascoltato veramente le parole di quella canzone... dopo quegli anni, quei giorni, le parvero così reali, così sue. 
Quasi profetiche...

Your face it haunts
My once pleasant dreams
Your voice it chased away
All the sanity in me


Per un attimo aveva creduto di impazzire, la sua voce l'aveva terrorizzata, l'aveva fatta morire dentro un'altra volta.... Ma era risorta, come una fenice, dalle sue stesse ceneri.

I've tried so hard to tell myself that you're gone
But though you're still with me   
I've been alone all along

Spense l'apparecchio.
Lo ripose....
Chiuse gli occhi.
"Il ricordo di te mi farà vivere per sempre... Ben, you're my immortal... Sei la mia immortalità.", disse Erin, flebilmente.
E si addormentò.

FINE

 




Ecco la fine anche di questa storia… E non vi avevo avvertito che l'altro era il penultimo capitolo!!! Insomma, pensavo di fare una boiata, invece mi è piaciuta… spero che altrettanto sia per voi, altrimenti la cancello subito e festa fatta! XD non ho fatto un ‘e poi’ come nell’altra storia, anche se mi sarebbe piaciuto, ma vi posso dire che nella mia mente ci sta l’happy end e tutti vissero felici e contenti per tutta la vita… insomma, dopo tutte ‘ste tribolazioni dantesche cosa ci poteva stare meglio del lieto fine??? XD non sarete mica più sadiche di me? Spero di no! Poveri i mie personaggi, basto io a maltrattarli!

E se qualcuno si chiede: ma com’è possibile che la stampa non abbia mai saputo della permanenza di Tom nella clinica? Io rispondo: già avevo da pensare a come potevo sbarcare la storia non avendo una benchè minima idea di come si sentono le persone che vivono in queste cliniche di riabilitazione… suvvia, un po’ di clemenza! XDDD

Il dannato film, citato poco sopra, è ‘Un impresa da Dio’. Se l’avete visto, il protagonista quando è contento si mette a fare la ‘danza’… insomma, il film era così cosìcosì, ma la danza era fantastica… E se non l’avete visto meglio, vi siete risparmiati 7 euri. No scopo di lucro.

Il titolo del capitolo è preso da ‘Wake me up when september ends’ dei Green Day.  E la canzone sicuramente l'avete riconosciuta, è 'My Immortal' degli Evanescence... No scopo di lucro.

Siccome sono tremendamente pigra di prima mattina, non farò il solito walzer dei ringraziamenti perchè mi sono stancata di dire che SIETE TUTTE SPECIALI PER ME!!!! Grazie mille a tutte voi che avete recensito numerosissime questa storia!!!! Senza il vostro sostegno, senza le vostre parole, non avrei motivo di scrivere... vi lascio il mio contatto msn, se vi va: sil.stellina@hotmail.it

Un ringraziamento speciale va dritto dritto a  Martina (la 'piccola' MissZombie) e a Sara (la 'zietta' CowgirlSara) che su msn hanno sempre ascoltato le mie peripezie scrittorie (???che parola è....) e viceversa, anche io mi sono fatta carico delle loro noiosaggini fantasiose... scherzo, ovviamente *baci baci per farmi perdonare*... Prossimamente tornerò con un lavoro molto particolare, scritto in coppia con Martinetta, (grazie per ascoltare sempre le mie idee stupide senza pensare male di me) e poi forse con una nuova mia storia, che sto cercando di scrivere ma che ancora non riesce ad uscire dalla mia mente malata.... Spero di ritrovarvi presto quindi!!!!

Non mi ricordo chi tra voi belle fanciulle me lo ha chiesto, ma qualcuna mi ha domandato di poter vedere un disegno di Erin: beh, se Sara avrà tempo me lo farà, ma per adesso ancora non è disponibile. Se vi interessa, scrivetelo nella recensione così ve lo mando per email quando lo avrà fatto, ok?


Voglio ringraziare anche tutti quelli che hanno messo la loro storia nei preferiti, tra cui troviamo:

alanadepp 
Carillon 
Claudia9
CowgirlSara
dark_irina
dEw94
Fly
Goddes of Water
Judeau
kagome84
Lidiuz93
Mikela_Th
MissZombie
Quoqquoriquo
Saphira87
sara88
sososisu
starfi
which_one

 

   
 
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