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Autore: shesmileybitch    05/04/2013    2 recensioni
Da quando mi ero trasferita a Londra tutto andava meglio grazie a lui, ma a volte il passato ritorna più affascinante che mai, e toccherà a me scegliere tra lui e il presente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un raggio di sole filtrava dalle persiane lasciate leggermente aperte.
Erano circa le otto e la svegliava da qualche minuto faceva risuonare nella stanza della ragazza una canzone dal testo triste, ma dalla melodia abbastanza energica.
Qualsiasi ragazza sarebbe stata felice di andarsene, per qualche anno, via da tutto e da tutti, ma lei no.
Andare via le metteva addosso una forte paura.
Non era il cambiamento a spaventarla, ne il fatto di doversi separare da quella che per anni era stata la sua vita, ma lui, solo e semplicemente lui.

 Alla fine tutto torna, bisogna avere paura del passato?

 Se lo era chiesto tante volte nei giorni prima della partenza; lui era a tutti gli effetti il passato, e già una volta il passato si era mischiato al presente sconvolgendole la vita, non voleva ripetere un’ altra volta gli stessi sbagli, non poteva.
Si alzò lentamente dal letto  e, come se ogni passo le costasse un immensa fatica, andò verso il bagno per rinfrescarsi e prepararsi.
Si tolse i vestiti e li ammucchiò in angolo vicino alla porta.
Aprì il getto della doccia, attese qualche minuto e poi vi si mise sotto.
Lasciò che l’ acqua le scorresse addosso. Fredda. Lavò via ogni residuo di sonno, ma i pensieri rimasero lì, sempre presenti.
Non riusciva a non pensare a quello che stava per succedere, nemmeno per un istante.
Raffreddò ancora di più l’ acqua. Un’ ondata gelida la travolse, facendola rabbrividire.
Passò qualche altro minuti, poi uscì, si avvolse nell’ accappatoio e raccolse i capelli in un asciugamano così da non farli sgocciolare.
Si incamminò lentamente verso la poltrona su cui la sera prima aveva lasciato i vestiti per il viaggio. Canticchiava fra sé una melodia, una canzone sconosciuta, ma che era in grado di distrarla un po’.
Un paio di shorts di jeans, una maglia bianca senza maniche e le sue amate converse, sempre bianche.
Ah si, la collana con la croce che le aveva regalato Melanie, come poteva dimenticarla.
Infilò nel bagaglio a mano - il suo zaino nero - il telefono, il borsellino e un libro ‘Noi siamo infinito’

 Certo, Noi…

 Prese la valigia e trascinandosela dietro uscì dalla camera, dando però prima uno sguardo a quella stanza che per così tanti anni era stata sua.
Adesso che lei se ne andava sarebbe diventata uno studio per suo padre, ma per ora tutti i mobili erano ancora al loro posto.
Con qualche problema riuscì a portare la valigia giù dalle scale, fino in salotto, dove i suoi genitori stavano già facendo colazione.
«Marti…» sua madre le corse incontro abbracciandola, suo padre fece lo stesso.
«Sopravviverò mamma. È solo un college, non vado mica in guerra.» Cercò di sdrammatizzare. Si sciolse dal abbraccio e andò a sedersi a tavola, lî l’ aspettavano dei pancakes fumanti e un bicchiere di succo d’ arancia.
Mangiò tutto, anche se di malavoglia, un nodo allo stomaco le impediva di godersi la colazione che sua mamma le aveva preparato con cura.
Appena ebbe finito aiutò i suoi a sistemare le stoviglie nel lavandino e, non appena anche loro furono pronti, uscirono di casa.
Mentre il padre caricava la valigia nel baule, lei si posizionò sul sedile posteriore e si mise gli auricolari nelle orecchie, quasi a volersi isolare da tutto e da tutti.

 No sense pretending it's over
Hard times just don't go away
You gotta take that chip off your shoulder
It's time you open up have some faith

Don't waste your time on the past
It's time you look to the future
It's all right there if you ask
This time you could try much harder
You'll be the best that you can be


Non potevo scegliere canzone peggiore

Schiacciò immediatamente il tasto  per cambiare canzone e, appena ne ebbe trovata una adatta alla situazione e che non le facesse ricordare cose che non voleva ricordare, si addormentò.
Il viaggio durò circa un’ ora, forse anche meno, l’
aeroporto non distava molto dalla casa della ragazza, ma per lei durò per un tempo infinito.
Scese e aiutò suo padre a scaricare la valigia, mentre sua madre controllava scrupolosamente che fosse tutto pronto per la partenza, biglietti compresi.
«Mamma gli altri li aspettiamo qua o dentro?» Chiese la ragazza. Aveva paura che entrando e perdendosi tra la marea di persone pronte ad imbarcarsi i suoi amici non sarebbero riusciti a trovarla e salutarla.
«Tranquilla, ti troveranno. Li aspettiamo alla reception ok?»
Lei annuì e si diressero alla reception.
Aspettarono una decina di minuti e finalmente eccoli, una banda di ragazzi che si guardava intorno spaesata, come se si trovassero su un altro pianeta.
«Eccola!» Urlò l’ unica ragazza del gruppo correndole incontro e saltandole letteralmente al collo.
Tutti gli altri fecero lo stesso, attirando così lo sguardo di alcuni curiosi.

L’ ultimo a salutarla fu Niall, che dopo un attimo di esitazione l’ abbraccio lasciando da parte l’imbarazzo.

«Vedo che alla fine sei venuto davvero…»
«Te l’ avevo promesso, non potevo mancare.»
Si staccò appena e le sorrise, lei fece altrettanto.
«Marti non vorrei interrompere questo momento» si intromise la madre «ma il tuo volo parte fra un ora, ti devi imbarcare.»
«D’ accordo mamma.»
Abbracciò ancora una volta tutti i suoi amici, e, come prima, l’ ultimo fu Niall.
«Allora, buon viaggio.»
«Grazie Niall.»
Lui le lasciò un piccolo bacio sulla guancia che la fece subito arrossire, dopodiché salutò i suoi genitori, e tra i pianti della madre prese la valigia e andò a fare il check-in.
Mentre si incamminava si chiese cosa sarebbe successo d’ ora in avanti, insomma, ormai non poteva tornare indietro e il futuro un po’ la spaventava.

 Smettila di pensare a queste cose ok? Smettila di farti del male

 Mentre si confondeva nella folla si girò un momento, e l’ ultima cosa che vide prima di essere inghiottita dalla quatità di gente furono due occhi azzurri velati dalle lacrime.

 ***

 Il volo era passato lento, pieno di pensieri, quasi tutti rivolti a Niall e ai suoi occhi azzurri.

 Sei una stronza, ecco cosa sei

 Uscì dall’ aereo e si incamminò verso l’ uscita, voleva arrivare al più presto agli alloggi del college, voleva sdraiarsi su un letto e auto commiserarsi per tutto quello che aveva fatto in questi ultimi tempi.
Prese il primo taxi che si trovò davanti, diede l’ indirizzo all’ autista e, mentre lui guidava per le strade di Doncaster si isolò dal mondo inserendo gli auricolari nelle orecchie.
In lontananza vedeva apparire la sagoma del college.

Eccolo, ci siamo

L’ autistà parcheggiò appena fuori dal cortile principale, scaricò la borsa di lei, si fece pagare e sfrecciô via, diretto nuovamente in aeroporto.
La ragazza si incamminò verso l’ entrata, entrò e si present alla segretaria, che le diede tutte le informazioni necessarie per il suo soggiorno.
La sua camera era la numero 234, vi si diresse.
Fece le due rampe di scale che l’ avrebberò portata nella sua “nuova casa” e quando fece per voltare l’ angolo un ragazzo le andò addosso accidentalmente facendola quasi cadere.

«Oddio scus…»
Non poteva essere vero.
Dall’ ultima volta che si erano visti aveva tagliato i capelli
, ma era inequivocabilmente lui.
Era lì, nella sua stessa scuola, lei voleva evitarlo a tutti i costi e ora se lo ritrovava davanti, costretta a condividere la sua vita con lui, per l’ ennesima volta.

Liam.

 

My Space
Sono tornaaata, ma per l’ ultima volta con questa ff D:
Ebbene si, questo è l’ ultimo capitolo, ma non vi preoccupate, ho in mente una nuova ff, però non più sui oned, ma su justin (:
Per l’ ultima volta vi chiedo di recensire e dirmi cosa ne pensate, se la storia vi è piaciuta o meno.
Grazie a tutti quelli chehanno recensito e messo la storia fra le seguite o le preferite.
Vi voglio bene,
Marti. <3

Ps. La canzone che Marti ascolta mentre è in auto si chiama “On the Line” di Micheal Jackson (:

  
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