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Autore: MichaelJimRaven    05/04/2013    0 recensioni
Arrivo al castello di Peter, james e Sirius
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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L'estate del secondo anno era volata via veloce come un lampo. Non vi erano stati avvenimenti abbastanza particolari da meritare l'onore di spedire un gufo a James e Sirius. Remus , invece, era sparito prima della fine della scuola e, di conseguenza, avevano perso i contatti per buon parte dell’estate. Solo verso la fine di agosto, un piccolo gufo stanco e terribilmente denutrito era arrivato a posarsi sul balcone della camera di Peter, con un plico legato alla zampa destra. Era un messaggio di Lupin che riguardava la sua salute e la maniera nella quale avesse trascorso l'estate girovagando per il San Mungo, in attesa di una medicina che potesse farlo stare meglio. Da quel che si poteva evincere dal modo in cui la lettera era stata scritta, era facile intuire che ne avesse scritte tre uguali per tutti e tre i suoi più cari amici: si esprimeva sempre al plurale cercando di far rientrare in ogni frase il concetto di voler rivedere presto tutti loro.
Peter aveva letto con estremo interesse quelle notizie da parte di Remus e, una volta richiusa la lettera e riposta dentro ad una busta in cui egli conservava tutte quelle che i ragazzi gli avevano mandato in quegli anni, era tornato a sedersi davanti al calendario che si era prefissato di tenere sempre aggiornato. Proprio quando aveva appena tracciato l'ultima "X" , il viso gli si era deformato in una smorfia. Succedeva ogni qualvolta incrociava le assenze di Remus con le fasi lunari.
"Luna piena. Anche qui. Diavolo…"
Oramai non era più plausibile pensare a mere casuali coincidenzei.
Era matematico, diretto.
Remus stava male ogni qualvolta la luna compiva un ciclo intero e ritornava ad essere "piena".
Era stata Lily a far notare per prima la cosa a lui e James. Sirius non aveva dato troppo peso a quel particolare, convinto dalla storia di Silente riguardo la debilitante magia della Pastoia che aveva colpito in forma grave anche gli organi di Remus, obbligandolo a sottoporsi mensilmente a delle cure più o meno lunghe per evitare di rimanerci secco.
Peter e James erano, però, di tutt'altro avviso. Troppi erano gli indizi che portavano i ragazzi a dubitare della versione di Silente e della buona fede di Remus. Andava per forza messa in atto un’indagine.

Mentre preparava il baule per la scuola, Peter stava guardando fuori dalla finestra della stanza che i genitori avevano affittato a Diagon Alley.
Per evitare l'ansia di dover fare tutto di corsa, rischiando così di perdersi qualche passaggio o dimenticare qualche compera, erano arrivati a Londra un paio di giorni prima della partenza dell’Espresso per Hogwarts, in modo da poter sbrigare in tutta calma le faccende legate alla scuola.
Proprio sotto la sua finestra, dall'altra parte della strada e sotto un lampione davanti al negozio di Oliver Ross, vi era un capannello di maghi intenti a parlottare fitto tra loro. Le imposte aperte e la fortuna di essere sottovento, faceva si che la distanza tra le orecchie del ragazzino e le bocche dei misteriosi maghi radunatisi in quel luogo fosse realmente poca.  
Peter si era appostato proprio accanto ad uno degli scuri, facendo bene attenzione a non farsi scorgere. Da quella posizione riusciva a sentire praticamente tutto il discorso senza nemmeno sporgersi troppo dal davanzale.
Erano quattro o cinque persone a gesticolare e parlare nella penombra. Non era facile distinguerli bene ma l'audio era perfetto.
"… Ha reclutato nuovi adepti. Diventa sempre più forte e potente!"
"Ho sentito dire che perfino i goblin e i folletti non desiderano avere a che fare con lui!"
"… E intanto, il Ministero continua a far finta di nulla sulle sparizioni e sugli strani omicidi!"
"Gli Auror non hanno idea di che pesci pigliare! Ho sentito chiaramente, a lavoro, alcuni di loro lamentarsi su come l'Ufficio Misteri stia seguendo la cosa! Alcuni "Indicibili" sono riusciti a risalire ad alcune spie che, secondo il Ministro e Silente stesso, si sono insediate dentro al Ministero!"
"Allora è cosa fatta! Smascherate quelle canaglie, sarà possibile capire chi ci sia dietro tutto questo tremendo bailamme!"
"È qui il vero problema, testone! A quanto pare, hanno tutti confessato di essere stati vittime della maledizione Imperio!"
A quelle parole, il gruppo era rimasto in silenzio per qualche secondo. A Peter pareva quasi di poter udire distintamente il suono di saliva deglutito con terrore.
"Ma è contro ogni legge magica! Si rischia la condanna ad Azkaban immediata se si usano le Maledizioni Senza Perdono!"
"Vero! Ma a quanto pare il Ministero ha a che fare con qualcuno che pare non abbia minimamente paura di Azkaban e dei Dissennatori! In più, e questo pare sia i peggiore dei problemi, NESSUNO può capire se le spie mentano o meno riguardo all’essere state soggiogate dall'Imperio! Questo rende la cosa terribilmente pericolosa…"
L’aria di Diagon Alley si era fatta decisamente più fresca con il calare del sole. I negozi erano ancora tutti aperti, ma la gente di Nocturn Alley aveva iniziato ad affollare la Main Street. Non vi era più il viavai dei ragazzini che si accingevano a comprare il materiale scolastico assieme a genitori e amici. La Gringott aveva già chiuso gli sportelli da più di un’ora e perfino Olivander stava dando l’ultimo giro di chiave alla saracinesca della sua vetrina per poi allontanarsi in direzione dell’emporio. Per un attimo, breve ma intenso, era sembrato che la strada dei maghi si fosse del tutto svuotata. Solo il cigolio di un vecchia insegna di dolciumi, che sventolava alla lieve brezza della sera, produceva un sinistro cigolio che spezzava il silenzio innaturale di quell’ora.
Da dietro il lampione dove si erano radunati i maghi, un lampo di luce seguito da un sonoro "crack" per nulla rassicurante aveva fatto ammutolire all'istante il piccolo gruppo di persone che ora guardava il vicolo davanti a loro con sospetto e paura. Come mossi da un comando mentale, tutti avevano estratto le proprie bacchette puntandole verso il buio dello spazio tra le due case.
Anche Peter aveva spostato la sua attenzione nell'angusto spazio che vi era tra il negozio di animali e la Taverna dei Draghi senza però riuscire a scorgere nulla.
Il suono di lenti passi strascicati aveva riempito quel silenzio irreale.
Il gruppo di maghi , dopo alcuni secondi di puro e genuino terrore, aveva abbasso le bacchette e la guardia, quando una figura sgraziata e piuttosto massiccia si era palesata dal buio del vicolo uscendo alla luce fioca del lampione.
"Non dovreste essere in giro a quest'ora, signori. Il Ministero ha imposto un severo, rigido ed indiscutibile coprifuoco!"
L'uomo robusto aveva alzato la mano destra che reggeva la ppropria bacchetta, picchiettando con la punta della stessa il quadrante di un orologio da taschino. La voce profonda di Alastor Moody aveva ancora una volta preso l'iniziativa.
"Voglio sperare che siate stati in procinto di andare verso casa… vero, amici miei?"
Il grosso bastone da passeggio del professor Moody aveva battuto seccamente per terra, creando un minuscolo effetto di luce.
"Noi... noi stavamo discutendo delle ultime notizie, Alastor! Avrai sentito anche tu quel che si dice a proposito di Voldemort!"
Il suono di quel nome che Peter non conosceva, era apparso minaccioso come una valanga  di montagna: inarrestabile e potente. Moody si era spinto oltre il cono di luce, rientrando nella penombra naturale del crepuscolo pre-notturno. Tuttavia, quando decideva di muoversi, le fibbie dorate della cintura emettevano sibillini luccichii ogni qualvolta incontravano la luce opaca del lampione.
"Ho sentito un sacco di sciocchezze, Reginald. Come ne sento da anni tutti i giorni! Non vorrai farmi credere che vai ancora dietro alle notizie della Gazzetta, spero!"
Il mago chiamato Reginald era trasalito. Peter se lo immaginava tremante dalla sua posizione, molti metri più in là.
"La Gazzetta pubblica solo quel che vuole il ministro Alastor! Lo sai! Ho altre fonti! Gli Auror stessi stanno…"
"IO sono un Auror, Reginald!"
Il tono di voce di Moody era lo stesso che Peter gli sentiva usare a scuola, quando l'uomo soleva metter fine alle discussioni tra docente ed allievo. Perentorio ed inappellabile.
Non aveva ancora finito di dire la propria, in quel caso. Moody era tornato sotto la luce del lampione e ora fissava Reginald con uno sguardo che tutto poteva sembrare, tranne che benevolo.
“E voglio che sia chiaro che tutto quello che sentite in giro non sempre corrisponde a verità! Quindi piantatela di fare le "streghette da Sabba" e tornatevene a casa. Ora!"
Reginald sembrava sul punto di voler dire qualcosa, ma un occhiata ancora più storta da parte di Moody aveva definitivamente sancito la fine di ogni discorso. Lentamente, il capannello si era sciolto e i maghi si erano apprestati a smaterializzarsi in una nuvola sulfurea diretti chissà dove.
Solo Moody era rimasto, immobile, in piedi, davanti alla strada oramai vuota. Si era voltato verso la locanda e Peter aveva nascosto il proprio viso nell'ombra degli scuri, sperando che l'uomo non lo avesse visto. Solo dopo alcuni secondi, Moody aveva ripreso a passeggiare pigramente avanti e indietro, proprio come una sentinella, pattugliando la via. O, per lo meno, sembrava stesse svolgendo proprio quel tipo di servizio.
Stando attento a non fare troppo rumore, Peter aveva richiuso la finestra della sua camera e si era messo a sedere sul proprio letto fissando la parete vuota davanti a sé.
Chiudendo gli occhi, poteva udire i rumori della locanda e dei suoi occupanti. Il tintinnio tipico delle stoviglie messe in tavola, esattamente sotto di lui, nella sala da pranzo, era il segnale che la cena stava per essere servita. Probabilmente i suoi genitori lo stavano già aspettando, seduti al tavolo di fianco al camino. Il padre era un tipo freddoloso e prediligeva le zone più calde.
Nella testa del Grifondoro erano apparse troppe domande tutte assieme: chi era Voldemort? Cosa stava facendo? Perché sembrava che tutti fossero spaventati?
Sicuramente avrebbe parlato di questo con i suoi amici. Era ovvio. E avrebbe esposto a Sirius, James e Lily anche le sue teorie sulla "faccenda Lupin".


Erano passati già un paio di mesi dall'inizio dell'anno scolastico. Le prime lezioni erano sembrate a tutti fin troppo pesanti dopo l'ozio della pausa estiva: tutti sembravano lamentarsi della lunghezza delle ore di lezione e, soprattutto, della mole di compiti giornalieri che veniva assegnata agli studenti del terzo e del quinto anno. Il nuovo iter scolastico prevedeva un intensificarsi delle materie pratiche con annesse di ore di allenamento per esercitarsi e apprenderne bene le dinamiche. Inutile dire che queste nuove disposizioni non erano state accolte con molto entusiasmo dai quattro amici di Grifondoro.
Peter e Remus si stavano lamentando della difficoltà di preparazione di alcune pozioni. Sirius litigava con James su chi fosse il miglior cercatore della stagione di quidditch appena trascorsa e Lily era intenta a fissare la parte opposta della Sala Grande, in direzione del suo vecchio amico.
Seduto al tavolo Serpeverde, Severus Piton stava come al solito con il naso infilato in un libro mentre attorno a lui tutti ridevano, scherzavano e mangiavano. Solo i professori, pochi metri più in là, sembravano impegnati in un fitto scambio di idee ed opinioni.
Non era udibile, dalla posizione di Severus, sentire di cosa stessero parlando anche se era piuttosto chiaro che non si trattasse di un argomento divertente.
Le espressioni di Dippett e di Silente erano accigliate. Preoccupate. La professoressa McGranitt sembrava essere quasi a lutto.
Severus gettava di tanto in tanto delle occhiate furtive in direzione del tavolo dei docenti, cercando di non farsi notare troppo. Era interessato ai discorsi che facevano i professori, anche perché Silente lanciava di tanto in tanto delle occhiate verso il quartetto degli "odiosi", come lui aveva ribattezzato Sirius, James, Remus e Peter.
Ed erano occhiate decisamente preoccupate e commiserevoli.
Piton aveva deciso di richiudere il libro che teneva aperto da circa venti minuti sulla stessa pagina. Oramai era inutile provare a capire qualcosa sul come trasfigurare correttamente un’alce in un grimaldello. Era deciso a capire qualcosa di quello che stavano dicendo i professori.
Dall'altra parte della Sala, Remus Lupin presentava ancora una vistosa benda che, però, ora copriva solamente la fronte, appena sopra l'occhio destro. La guancia era stata ferocemente graffiata. Il segno dei tre artigli che avevano lacerato la pelle del ragazzo era palese e visibile agli occhi di tutti. Il fatto che Lily, poi, stesse sempre appiccicata a lui e agli altri tre non lo faceva stare tranquillo. Ogni qualvolta notava che la ragazza dai capelli rossi si intratteneva a parlare con uno di essi, lo stomaco di Severus borbottava sinistre maledizioni. Maledizioni che si intensificavano quando Potter si avvicinava troppo a lei.
"Che c' è, Piton, ti interessa quello che fa una sporca mezzosangue?"
Orever Gregor, sempre spalleggiato dal truce Samuel Wilden, aveva abbandonato il suo passatempo di vessatore di ragazzini e aveva raggiunto il proprio compagno di casata, mantenendosi in piedi davanti a lui.
Severus non aveva aperto bocca. Si era limitato a guardarli per un secondo per poi ritornare a fissare il tavolo dei Grifondoro.
"Non rispondi? Devo dedurre che la cosa sia vera! Proprio un bel Serpeverde! Puah!" Wilden aveva sputato a terra proprio davanti a Severus che continuava a non badarli minimamente. Gregor non ne era sembrato soddisfatto. Si era chinato fino a portare il proprio viso in linea con quello del ragazzo. Aveva sorriso sinistramente e aveva iniziato a parlare a ruota libera.
"Sai, Severus, fuori di qui pare ci sia una battaglia in corso! Una battaglia che sta rendendo tutti molto spaventati e insicuri... Pare che a qualcuno di molto potente i mezzo sangue e i babbani non vadano troppo a genio!"
Per la prima volta da quando i due spacconi si erano avvicinati a lui, Piton aveva mostrato segno di essersi accorto della loro presenza. Aveva assottigliato gli occhi e deglutito. Infine, aveva girato la testa verso Wilden, guardandolo fisso in viso senza badare a Gregor, che aveva davanti.
"Leggo anche io i giornali. Sono informato quanto voi su quello che accade!"
Wilden si era accucciato accanto a Gregor e ora scrutava il ragazzo in maniera intensa, assieme al proprio compare.
"Sarà bene che tu scelga in maniera appropriata di chi fidarti, Piton. Silente e Dippett non hanno troppa presa fuori da Hogwarts... Io e Gregor tra meno di due anni saremo fuori di qui… e ben radicati dove sarà giusto essere!"
Dette quelle parole, Wilden aveva spostato il proprio sguardo da Piton a Lily Evans che ora stava ridendo assieme a Remus e Peter. Severus non aveva potuto fare a meno di seguire quel voluto cambio di direzione del Serpeverde più grande.
"E sarà bene che nessun mezzosangue o babbano ci pesti i piedi! Altrimenti…" e la mano di Wilden chiusa a pugno, si era portata vicino alla propria gola. Aveva alzato il pollice e lo aveva fatto passare da parte a parte della gola, mimando uno sgozzamento. Gregor stava ridendo, imitando lo stesso gesto di Wilden.
Severus si era alzato in piedi di scatto e stava fissando malevolo il grosso Wilden, di tutta la testa più alto di lui.
"Quando uscirò da questa scuola, potrebbero essere cambiate molte cose, Wilden… Vedrò cosa sarà meglio per me in quel momento e non prima!"
Le parole di Piton erano fredde e prive di espressione. Suonavano come se provenissero da un altro mondo, distante da loro.  
Distante dalla possibilità di contemplare Lily Evans come una vittima sacrificale.

Durante il resto della giornata, tutto era filato liscio e tranquillo, se si escludevano i tentativi dei ragazzini del primo anno di riuscire a trasfigurare qualsiasi cosa in quello che avevano appreso a lezione. Peter era certo di aver visto una ragazza di Tassorosso con una specie di spugna per vetri provvista di vomitevoli zampe di gallina. Merlino solo sapeva cosa avesse voluto provare a fare!
James Potter era vestito della sua divisa da cercatore; la indossava praticamente anche fuori delle partite e degli allenamenti. Era una specie di fregio, per il Grifondoro, esibirla: "Il più giovane cercatore della storia di Hogwarts!" aveva detto Silente.
"Secondo me, Peter, sono solo coincidenze. L'ha detto anche Lily."
"Non possono essere solo coincidenze, James! Guarda!"
Il calendario che Peter aveva stilato e tenuto aggiornato negli ultimi mesi, sventolava arzillo sotto il naso di James Potter. La mano abile del giocatore di Quidditch l'aveva preso al volo, strappandolo di fatto dalla mano del compagno di casata che stava continuando a parlare.
"I giorni di assenza di Remus, fatalità, coincidono con le fasi di luna piena! Sparisce il giorno prima della luna e ritorna il giorno dopo! Ed è così da due anni, oramai!"
James Potter teneva davanti agli occhi il foglio con gli appunti e le annotazioni che Peter aveva compilato. Scrollava la testa in diniego, come se non volesse accettare quello che per l’altro sembrava ovvio.
"È ridicolo! Se Remus fosse… Sì, insomma… se avesse quella particolarità, Silente non lo avrebbe mai preso a scuola!"
"Ah, no? E come spieghi la stanza guardata a vista dalle armature al quinto piano? Quella dove Silente mi ha beccato. Un intero piano tenuto chiuso a tutti, James! E come mai Hagrid e la Bamp si sono assentati per mesi da scuola, riapparendo con quella cavolo di pianta che mena fendenti verso chiunque si voglia avvicinare?"
"Hey!!! Non parlarne male!! Io amo quella pianta, Minus! È la mia miglior allenatrice!"
Nell'estate del secondo anno, proprio sopra uno dei passaggi segreti che dal parco di Hogwarts portava ad una vecchia catapecchia poco fuori dal centro abitato di Hogsmeade, era stato piantato il cosiddetto "Platano Picchiatore". All'inizio nessuno studente aveva realmente compreso cosa facesse quella pianta diabolica. Solo al primo caso di gamba rotta arrivato in infermeria, tutti si erano potuti rendere conto di quanto fosse pericoloso quel ciocco di legno animato: impediva a chiunque di avvicinarsi a lui, roteando i rami con foga nel tentativo di colpire in maniera decisa l'incauto che si fosse deciso a sfidarlo.
James aveva scoperto la cosa in un pomeriggio di maggio, poco prima della fine della scuola. Era corso verso l'albero deciso a passare tranquillamente oltre ad esso  per andare a sfrecciare con la propria scopa ai margini della Foresta Proibita . era quello infatti, il luogo dove soleva allenarsi prima delle partite. Peccato che una volta giunto a tiro dei rami del Platano, uno di essi lo avesse colpito in malo modo, risbattendolo indietro di parecchi metri senza nulla di rotto, fortunatamente. A terra, dolorante e per nulla spaventato, James aveva impugnato nuovamente la sua scopa, deciso a dar battaglia al "Mostro Botanico"
Aveva subito iniziato a divertirsi, volando con la destrezza che lo aveva contraddistinto da subito tra i giocatori di Grifondoro, tra i rami del Platano Picchiatore, evitandoli quasi sempre senza troppi problemi.
"È mille volte meglio dell'allenamento anti-bolide, ragazzi!! Il platano è imprevedibile e molto astuto! E' perfino riuscito ad ingannarmi, qualche volta… ma io sono troppo svelto per i suoi rami! secolari! Eheheh!!"
Ed era vero, in effetti: James era terribilmente abile ma non era quello il punto della discussione, ora.
"La smetti di parlare di te e della tua scopa? Ti sto dicendo che Remus ha un problema, bolide quadrato!"
"Cosa devono vedere i miei occhi? Peter Minus che si arrabbia?! Stiamo proprio andando verso la fine del mondo!"
I due avevano camminato fino al quinto piano continuando a discutere, senza praticamente rendersene conto. 
Da dietro l’arazzo che celava il corridoio che portava alle Armature da Guardia, era spuntato Sirius, capelli sciolti e aggrovigliati, che masticava una cioccorana. In mano teneva ancora la Figurina "Streghe e Maghi Famosi" che aveva appena trovato dentro la scatola.
“Porca pluffa! Ancora Flanell! Che palle! Ne avrò una decina!! Mi toccherà diventare obeso quanto quello striscialiscia di Wilden, prima di avere un paio di Everard da scambiare!”
Stava ancora osservando la didascalia sotto la figurina, ridacchiando da solo alla sua battuta, quando aveva sollevato lo sguardo all'indirizzo dei due ragazzi che lo stavano guardando di rimando, piuttosto seri.
"Che avete? Vi è morto il gufo?"
Peter aveva preso subito Sirius da parte, mentre James giochicchiava col sui boccino d'oro d'allenamento facendolo volare e riprendendolo al volo con la sua solita disinvoltura.
Sirius si era accigliato, dopo aver sentito quello che Peter supponeva, e l'attenzione per le figurine era passata decisamente in secondo piano. Sembrava fosse molto più incline di James ad avallare quella teoria.
"Fammi capire bene, Minus: Remus manca alle lezioni ogni qualvolta la Luna entra nella fase piena?"
"Esatto! Io e Lily abbiamo tenuto il conto e fatto i nostri calcoli. Ecco, guarda!"
Peter aveva di nuovo armeggiato con la propria sacca, estraendone il foglio di pergamena con tutte le annotazioni fatte nell'ultimo anno e mezzo. I cerchi rossi che segnavano la fase della Luna Piena erano contrassegnati dalla lettera "R", che stava ad indicare il nome di Lupin.
"Vedi? Coincide! Sempre!"
Era palese che la cosa non si potesse più considerare una coincidenza. Sirius aveva arrotolato nuovamente il foglio e lo aveva porto a Peter. Il suo sguardo, però, stava vagando verso la schiena di James che in tutto questo, non aveva spiccicato una sola parola. Anzi, sembrava fosse indifferente a tutto quel ciarlare che evidentemente riteneva improduttivo.
"Non hai nulla da dire, fratello?"
Quella parola era suonata quasi come una stonatura alle orecchie di Peter. Era sempre stato un po' invidioso del profondo legame che aveva da subito unito James e Sirius più di tutti gli altri. Si sentiva sempre una specie di scopa di scorta del gruppo, quando non c'era Remus. Remus era il collante: fungeva da punto di unione tra lui e loro due. Sentire Sirius chiamare "fratello" James, era quasi una violenza per il suo concetto di amicizia. A lui non era mai stato concesso quel privilegio e, forse, nemmeno a Lupin.
James aveva smesso di maltrattare il boccino ed aveva esalato un profondo respiro mentre si era voltato verso i due amici. 
"Lo so… È vero! L'ho notato anche io. Ho parlato anche io con Lily ma non riesco ad accettare che Remus possa averci nascosto una cosa del genere!"
"Mettiti nei suoi panni, Potter! Tu lo diresti senza alcun problema, così? Anche ai tuoi amici? Non avresti paura che magari ti allontanino per il terrore di quello che sei?"
Le parole di Peter erano uscite dalla sua bocca talmente veloci e convinte da non sembrare nemmeno sue. Solitamente era quasi balbettante. L'insicurezza e la consapevolezza di essere comunque il meno dotato del gruppo lo faceva sempre sentire inadeguato, anche se ciò che aveva fatto ‘sì che si inserisse nella compagnia di amici era stata proprio la sua indole buona e remissiva.
Quello sfogo inaspettato da parte di Peter aveva bloccato gli altri due ragazzi che ora tendevano orecchio al chiacchiericcio proveniente dalla torre delle scale. La lezione doveva essere finita: tutti gli studenti si stavano riversando dalle aule al dormitorio per prepararsi a scendere nuovamente per la cena.
Sirius aveva volto nuovamente l'attenzione verso Peter che sembrava aver assunto una posizione di difesa come se si aspettasse un attacco da parte di James.
Quest’ultimo aveva smesso di giocare col boccino, riponendolo nella tasca della divisa da quidditch. I guanti di drago che aveva alle mani e che utilizzava per le partite avevano lunghe rifiniture in scaglia che conferivano loro un aspetto minaccioso, quasi brutale. Peter aveva visto più volte i colpi che James sferrava ai battitori avversari con quei guanti, scalfendo vistosamente scopa e protezioni dei malcapitati. Sapeva che non era piacevole ricevere una "carezza" da quel dorso duro come l'acciaio. Potter continuava a guardarlo come se stesse per colpirlo da un momento all'altro. La mano destra del Grifondoro si era alzata di scatto in maniera tanto repentina da frustare l'aria. La mano del cercatore si era, però, poggiata in maniera delicata sulla spalla del paffuto compagno di casata, provocando un piccolo rumore sordo, sorprendendo Sirius, che si era mosso in avanti come se si fosse aspettato un pugno o un qualsiasi tipo di colpo diretto a Peter.
"Hai ragione, Minus. Non lo direi. Non con leggerezza e non a tutti… ma lo direi ai miei amici!"
La voce che aveva usato per spiegare quel suo punto di vista, sembrava la più normale del mondo, anche se aveva un retrogusto di rimprovero. James non sembrava felice di come Lupin avesse gestito il proprio segreto. Perché oramai era chiaro che un segreto c'era! E, se Peter e Lily avevano ragione, non sarebbe stata una cosa da prendere alla leggera.

La sala comune dei Serpeverde era buia e fredda come sempre. Il bagliore che proveniva dalle grosse pietre di arenaria, che fungevano da riflettenti per i raggi del sole che penetravano le fredde acque del lago, non era sufficiente a garantire una luce che permettesse una normale attività diurna. Le torce erano dunque sempre accese, rischiarando in maniera artificiale l'ambiente molto più sontuoso di quello delle altre sale comuni. Alla casata Serpeverde appartenevano tutti i maghi di casate importanti e nobili, a dir loro, purosangue. I padri di molti dei ragazzi erano personalità di spicco del mondo magico ma quasi tutti erano votati ad una sorta di malato istinto di preservazione della specie pura. Non tolleravano il miscuglio tra nati maghi e nati babbani. Era per loro una sorta di abominio e di dimostrazione di scarso rispetto verso quella che era la magia pura. 
Severus Piton era al corrente di questo pensiero ed aveva da sempre combattuto per la sua situazione di mezzosangue. Era consapevole di doversi dimostrare migliore di tutti in ogni campo scolastico solo per avere un minimo del rispetto che i suoi compagni di casata davano a gente molto meno meritevole di lui, ma che aveva la fortuna di essere figlia di genitori maghi e influenti.

Stava cercando di imprimersi nella mente tutti i tipi di utilizzo della luparia, dato che il professor Randel avevo voluto assegnare un tema piuttosto complicato sull’argomento, ma il frastuono dei compagni in Sala Comune non gli permetteva di studiare e di concentrarsi come avrebbe voluto. Sembrava che tutti fossero eccitati a causa di una specie di dispaccio che Avery aveva ricevuto un paio di giorni prima tramite il gufo di famiglia arrivato fuori della Sala Grande. Il plico parlava di una sorta di "reclutamento" di giovani per un’associazione che servisse a contrastare l'inserimento dei mezzo sangue e dei babbani nelle normali funzioni lavorative e addirittura nelle relazioni tra maghi.
Avery ne aveva letto qualche passo proprio la sera prima, quando aveva chiamato a raccolta tutti i Serpeverde.
Lord Voldemort – o, perlomeno, quello era il nome che gli pareva di aver sentito - era un mago molto influente e potente e chiunque di loro avesse avuto il coraggio di prendere posto tra le fila del suo esercito avrebbe avuto gloria ed onore sopra ogni immaginazione.
Il chiacchiericcio che era sorto poco dopo la lettura di quelle parole era diventato così fitto da costituire un serio problema per le orecchie di Severus. Attorno a lui, i Serpeverde più anziani e anche qualche novellino si erano messi a fantasticare sul tipo di metodi e idee che questo Lord Voldemort potesse avere per "ristabilire le gerarchie", come Avery aveva precedentemente detto. Seccato, aveva richiuso il manuale di pozioni e si era alzato dalla sua poltrona per attraversare a grandi passi la Sala Comune ed uscire nel tetro corridoio in pietra del sotterraneo che portava alle aule superiori e quindi all'ingresso.
Il cambiamento di luce dal sotterraneo all'atrio era sempre poco piacevole, per alcuni secondi. Piton si era coperto il viso con una mano per attendere che la vista si abituasse alla differenza di luminosità. Nel farlo, si era appoggiato ad una colonna in pietra che delimitava il chiostro interno dell'atrio stesso.
"Ti senti male, Severus?!"
Lily Evans, con un grosso libro stretto al petto, era sbucata dal corridoio di Trasfigurazione: era il cambio di lezione e tutti gli studenti si aggiravano per il castello diretti alla loro prossima aula. Gruppi interi di ragazzini migravano, come spinti da una forza invisibile, da una parte all'altra dell'enorme maniero che era Hogwarts.
I fulvi capelli di Lily erano stati la prima cosa che gli occhi di Severus avevano incontrato, non appena riaperti.
Pochi passi dietro di lei, però, le sagome di Black e Potter avevano rovinato quella piacevole visione.
"No. Sto bene Lily, grazie!" aveva risposto frettoloso, lanciando furtive occhiate agli occhi di lei alternandole a quelle rivolte ai due Grifondoro che ora lo stavano indicando e ridevano.
"Dovresti tornare dai tuoi amici! A quanto pare non sono contenti del fatto che tu perda tempo con me!"
Il tono di voce di Severus si era fatto piuttosto secco. Ogni volta che vedeva Lily accanto a James Potter, provava un moto di rabbia che non riusciva a catalogare in nessuna maniera. Era certo, solamente, se avesse potuto, che avrebbe strappato quel ghigno dalla faccia del cercatore più giovane della scuola a suon di incantesimi poco simpatici.
"Decido io cosa fare del mio tempo, Severus!" era stata la risposta di Lily a quelle parole di Piton. Si era voltata verso James e Sirius e aveva visto benissimo che entrambi stavano scimmiottando il Serpeverde come due idioti… Quindi, si era nuovamente rivolta al proprio amico allungando una mano e posandogliela sul braccio. "E anche con chi passarlo!" E aveva spinto decisamente il ragazzo dai lunghi e unticci capelli neri verso la parte opposta dell'atrio, dirigendosi a passo sicuro verso le scale. Ora lo stava tenendo a braccetto e Severus era arrossito. Aveva solo avuto il moto di rivincita di voltarsi e sorridere beffardo ai due Grifondoro, che ora non ridevano più, anzi. Si stavano spintonando. Avrebbe potuto giurare che Potter fosse trattenuto di forza da Black.
Svoltato l'angolo del corridoio, la torre centrale con tutte le sue scale anarchiche e bizzose si stagliava dinanzi a loro.
"Perché non riuscite ad essere amici tu e loro, Severus? Per me è difficile questa situazione!"
Lily aveva lasciato il braccio del Serpeverde e ora stava di fronte a lui, anche se almeno dieci centimetri più in basso. Lo sguardo era fisso sul viso del ragazzo e l'azzurro dei suoi occhi era così intenso da far quasi male a guardarlo.
Severus era rimasto imbambolato per qualche secondo ad osservarla e quasi stava sorridendo: una cosa rara per lui. Poi, come se si fosse riavuto da un mancamento, aveva nuovamente inasprito i tratti del viso, evitando di ricambiare lo sguardo della Grifondoro.
"Sono degli arroganti e dei boriosi! Potter vive solo di gloria sportiva! Non è un mago dotato e Black… Be’, Black è il suo degno compare: sono protetti dall'influenza della sua famiglia e si permettono ogni tipo di spasso solo perché Silente e Dippett non possono fare nulla!"
Lily era indietreggiata di un passo, sgranando ancora di più gli occhi come se avesse udito una storia assurda.
"Come puoi dirlo? Non ci hai mai nemmeno parlato, con loro! Non li conosci… Esattamente come loro non conoscono te! Siete tre stupidi! Anzi… includo anche Remus e Peter! Siete cinque stupidi!"
Severus era rimasto zitto, ascoltandola per il tempo necessario senza interromperla, ma guardandola sempre con sospetto. Quindi, aveva arricciato le labbra in una sua tipica posa da saccente.
"Ah… Minus! Il maggiordomo del gruppo! Non ti sei accorta che sta con loro solo per brillare di un po' di gloria riflessa? E Potter e Black lo sfottono e lo prendono in giro di continuo, quando lui non è presente! Begli amici! E Lupin? Lupin, che perde almeno un trimestre ad anno per le sue assenze misteriose! Chissà dove se ne va realmente… Te lo sei mai chiesta, Lily?"
Attorno ai due ragazzi, una piccola folla di studenti e qualche professore stava passando, usandoli come spartitraffico.
Lily stava guardando Severus di traverso con un espressione poco gentile.
"Stai zitto, Severus! Non è questo il momento ne il luogo per fare certe affermazioni!"
il tono era di rimprovero, ma Lily sembrava più impaurita che arrabbiata. Era ovvio che sapesse molto bene dove Lupin scomparisse in quei giorni.
"Tu lo sai, vero? Lo sai dove va e cosa fa! Non è al San Mungo come vuol farci credere! E quelle cicatrici sul viso non se le è fatte andando in gita col padre, vero?"
Lily non rispondeva. Era immobile e fissava Severus con rabbia e paura. Sembrava sul punto di esplodere, esattamene come una pozione mal assimilata.
"Anche se lo sapessi, non lo direi con leggerezza!"
E, senza aggiungere altro, aveva oltrepassato il Serpeverde mescolandosi alla folla che defluiva lungo le scale. Severus aveva imprecato tra sé, scontento di come si fosse rivolto a Lily. Quando c'erano di mezzo quei 4 maledetti Grifondoro, perdeva letteralmente la testa. Era gelosia… e lo sapeva. Ma ora stava tristemente a fissare Lily Evans che si allontanava da lui e si riaggiungeva al terzetto di Black, Minus e Potter. Severus, però, aveva seguito la sua chioma rossa, fino al momento in cui, proprio dove le scale giravano per il quinto piano, l'aveva persa di vista.
Subito dopo, Potter e Black avevano preso lo stesso percorso dandosi una furtiva occhiata in giro. Minus chiudeva la colonna con la solita aria da pesce fuor d'acqua.
Era chiaro che quei quattro la sapessero lunga sulla faccenda Lupin. Era chiaro, inoltre, che Remus non era sicuramente malato come voleva far intendere. C'era sicuramente di più e Severus voleva scoprirlo assolutamente. Avrebbe solo dovuto tenere gli occhi aperti.
Era tempo di scoprire i segreti di quei quattro compari.
  
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