Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: xstolemyheartx    07/04/2013    9 recensioni
"Perché io e quelli che amo scegliamo persone che ci trattano come fossimo nulla?"
"Accettiamo l'amore che pensiamo di meritarci"
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 




1st December.
 
«Buon compleanno sorellina!» esclamò il moretto, lanciando addosso alla ragazza un cuscino che poco prima era a terra. Quest'ultima si mosse leggermente poi si infiltrò sotto le coperte. Non gliene era mai importato molto del suo compleanno, anzi, a dir la verità non gliene importava proprio dei compleanni. Li riteneva stupidi. Fondamentalmente, riteneva stupido dover festeggiare il passare degli anni. Cosa c'era di bello? Invecchi, non c'è niente di emozionante. Regali, feste, auguri, per cosa? Per poter togliere dalla lista un anno in meno. 
Aveva cominciato ad avere questa concezione di compleanno circa a dieci anni, quando vide sua madre in totale depressione, davanti ad una tv, il giorno del suo compleanno, e lei le chiese: «Mamma, è il tuo compleanno, perchè non sei felice?» e lei, con i suoi occhi spenti, simili a due fessure dalla stanchezza, si voltò, la guardò e sorrise con la malinconia di chi non è più motivato a continuare a vivere. «Perchè dovrei esserlo tesoro?»  
Aveva rimuginato su quella frase mesi e mesi, fino a che anche lei aveva cominciato a rispondere la stessa cosa a chi glielo chiedeva. Perchè doveva essere felice? La loro era una vita povera, priva di gioia. Fino a qualche mese fa era lei a portare gioia in casa, la voglia di vivere, ora non riusciva a far più neanche quello.
Niall se ne era andato di casa poche settimane prima, non aveva avuto più tracce di lui. Niente messaggi, niente chiamate, niente lettere, niente di niente. Sparito.  
La sua abitazione era circondata dai muratori ogni ora e lei se ne stava a lì tutti i pomeriggi ad osservarla ristrutturare con i soldi per cui aveva pagato un conto amaro, in silenzio. La malinconia e la tristezza si facevano sentire ogni giorno, sempre più forti. Non riusciva a trovare più le forze per alzarsi e andare a scuola, non riusciva più a trovare un modo per sorridere, per andare avanti. Niall lo era. Ma Niall se ne era andato, portandosi dietro tutto ciò che le era rimasto di più prezioso. In lei non c'era più niente. 
Quando si guardava allo specchio vedeva lo spettro di se stessa, una cosa informe lì davanti con gli occhi spenti, i lividi ovunque e il corpo esile, piccolo, che faceva fatica a reggersi in piedi. Mangiava a malapena, guardava sempre fuori dalla finestra, non riusciva a studiare. Era una ragazza finita, in tutti i sensi. Solo ora riusciva a capire come la madre si sentisse, quale fosse veramente il lato negativo dell'esistenza di quella famiglia. Prima era sempre stata così impegnata a sorridere, a cercare di mettere di buonumore chi le fosse intorno, nonostante suo padre la maltrattasse continuamente, ma da quella sera, quando Niall l'aveva presa, portata a casa sua e curata, quando gli aveva raccontato la sua vita, aveva cambiato totalmente il modo di vedere le cose. Si era vista la vita passare davanti quel giorno. 
Era traumatizzata, e solo una persona avrebbe potuto salvarla. Ma ora che lei aveva bisogno di lui, lui non c'era.
Kyle le tirò contro il cuscino, nuovamente. «Dai Faith, sveglia, o faremo tardi a scuola.» Ormai c'era abituato, il giorno del suo compleanno faceva sempre così, ma ora era cambiata radicalmente. Ora non si limitava più a parlare e parlare su quanto i compleanni fossero inutili e a rimanere col broncio, ora  non mangiava più, stava in silenzio, in disparte, da sola vicino alla finestra. Doveva fare qualcosa e quel giorno l'avrebbe reso indimenticabile. «Non ho voglia di andare a scuola.» biascicò la ragazza, raggomitolandosi ancora di più. «Ma che novità.» «Kyle, per favore, dì a mamma che sto a casa..» «No, è il giorno del tuo compleanno, e oggi uscirai da quel letto, non accetto scuse.» Si avvicinò alla finestra e la aprì di botto. Il freddo pungente invase la stanza in meno di cinque secondi. Persino qualche piccolo fiocco di neve entrò posandosi sul pavimento e sciogliendosi in altrettanta fretta. Faith sgattaiolò fuori dalle coperte maledicendo il fratello e corse in bagno, chiudendosi dentro. L'unico posto dove non poteva arrivare il vento. Kyle rise. «Non ridere, o giuro che esco fuori e ti faccio a pezzi! Chiudi quella finestra!» «Solo se prometti che ti vestirai e verrai a scuola!» «Però entro alla seconda ora!» «Affare fatto!» Ridendo di nuovo chiuse la finestra e accese il condizionatore impostando l'aria calda, per poter riscaldare la stanza. Faith sospirò come ad essersi tolta un peso e uscì dal bagno, avviandosi all'armadio. «Mai avuto un risveglio più traumatico di questo.» borbottava.
Come solito dovette vestirsi nel modo più pesante possibile e si infilò magliette, maglioni, sciarpe, di tutto, pur di non ammalarsi. A Bradford faceva sempre freddo quel periodo, poi con la neve era meglio non parlarne. Neanche si preoccupò di sistemarsi i capelli o guardarsi allo specchio. Di solito erano piuttosto docili, perciò con una passata di mano li sistemò. Infilò il cappello, un paio di guanti, poi uscì di corsa con lo zaino in spalla. Kyle già la aspettava di fuori a braccia conserte. 
Quella mattina come deciso non andarono insieme, presero due strade opposte. Faith si diresse al solito bar lì vicino per far colazione e distrarsi un pò, Kyle andò dritto a scuola. Sarebbe stata forse la prima volta che facevano la stessa strada per andare a scuola da soli, ma c'è sempre una prima volta, no? 
 
Niall nel frattempo, su richiesta di Kyle qualche giorno prima, era tornato a Bradford. Ci era voluto un pò per convincerlo, non voleva rientrare così di botto nella vita di Faith, ma quando era venuto a sapere che lei non mangiava più ed era caduta in una forma di depressione, non ne fece a meno di cacciar fuori le valigie ancor prima di chiudere la chiamata. Il giorno del suo compleanno si avvicinava inoltre, non poteva permetterle di passarlo così.
Quei giorni era stato a casa di un suo amico, uno dei spacciatori di fiducia della sua cerchia se vogliamo dirla tutta, e purtroppo, aveva ricominciato a far uso di droghe e a fumare. Il tipo, sapeva tutto di lui. Sapeva di Faith, sapeva che era innamorato, sapeva le sue debolezze e l'aveva costretto a ritornare se stesso, perchè in qualche modo era cambiato, era diventato una persona gestibile quando prima non lo era, e a quelle persone i tipi gestibili non piacevano. Ma nel momento in cui entrava in ballo Faith, niente poteva costringerlo a cambiare idea, niente e nessuno. In effetti ci volle un'intera serata e qualche scazzottata per convincerlo a lasciarlo andare, ma nonostante tutto era riuscito a scamparla e ripartire con il primo aereo per Bradford. 
Trovò alloggio a casa di uno dei suoi amici, dove poteva essere sicuro che lì non sarebbe mai arrivato nessuno dei suoi nemici. Era una specie di villa, ovviamente costruita con rapine su rapine, sperduta in uno dei quartieri meno malfamati della città, ma anche uno dei più deserti. Non ci andava mai nessuno in quel posto e forse avrebbe trovato un luogo per cui vivere anche a Faith, un luogo dove poter evadere dalla sua vita. Il massimo che poteva darle. 
 
Era passato circa un quarto d'ora da quando si era rinchiusa dentro quel bar a fissare fuori dalla vetrina la neve scendere. Le piaceva stare da sola a pensare, in silenzio, raggomitolata su se stessa. Pensare ai ricordi, a Niall, alle sue parole, alla sua voce, ai suoi occhi nei quali ci si perdeva e alle sue labbra sottili e rosee che aveva sempre desiderato sfiorare con le sue. Un desiderio che poteva sembrare così piccolo, eppure così grande e irraggiungibile. Le mancava. Le mancava da morire, e non per modo di dire. Si sentiva morire davvero senza lui. Lui era stato sempre il centro del suo mondo, il motivo per andare avanti, e ora che non aveva più lui, che le rimaneva? Nulla. E ritornava alla solita vita di sempre, di pochi anni prima. La vita di una ragazza sola, maltrattata, con la voglia di sparire. 
Sentiva ancora sulla sua pelle le mani soffici di Niall passarle delicatamente la pomata per le ferite. Sentiva ancora il suo sguardo fisso addosso, mentre dormiva. Le sue dita passarle morbide tra i capelli, fino a giungere alle mani, che intrecciava con le sue e stringeva a sè. Erano due amanti non ammessi, due amanti lontani, eppure così vicini, per la paura dell'uno di perdere l'altro, per la paura di soffrire di nuovo e rimanere soli. 
Si avvicinò alla tazza di caffè di fronte a sè, ancora fumeggiante nonostante il tempo trascorso e si lasciò riscaldare un minimo da quel caldo che emanava. Non aveva bevuto nulla ancora, aveva continuamente sensi di nausea l'uno dopo l'altro. La sola vista del cibo le faceva schifo. 
Alzò lo sguardo e cominciò a osservare la gente entrare e uscire, fermarsi a mangiare e parlare, oppure semplicemente rimanere in silenzio a leggere un giornale, poi si guardava. Lei non aveva nulla, come sempre. Era vuota. Non aveva da leggere, non aveva con chi parlare, non voleva mangiare. Lo spettro di se stessa. 
Affondò il viso nella sua sciarpa. 
In quella fredda giornata si sentiva più sola che mai. Continuava a chiedersi di Kyle, di cosa avesse organizzato, di sua madre e suo padre, se magari avessero pensato a qualche regalo da farle o semplicemente a farle gli auguri, ma poi ci ripensava meglio e concepiva che in realtà a nessuno importava di lei là dentro. Probababilmente neanche si ricordavano che era nata quel giorno. Fece una smorfia e poggiò la testa alla vetrina silenziosamente, riprendendo ad osservare le strade affollate di gente che correva a destra e manca. Chi andava a scuola, chi era in ritardo, chi andava a lavoro con una cartella in mano o una ventiquattr'ore. 
Perchè anche lei non poteva avere una vita semplice, priva di pensieri, felice? Perchè lei era così sola e trascurata? Perchè tutti se ne fregavano? Cosa aveva sbagliato?
Una lacrima le rigò una guancia, ancora irritata dal lungo pianto della sera precedente e dal freddo pungente. Proprio in quel momento, qualcosa le vibrò in tasca. Nessuno le mandava un messaggio da una vita. Incuriosita, lo prese e non appena focalizzò bene lo schermo, il suo cuore perse un battito. 
 
Niall.
Buon compleanno principessa.
 
Lo strinse al petto e affondò il viso tra le ginocchia, iniziando a singhiozzare senza freni. Dopo così tanto tempo, dopo giorni passati a piangere, finalmente le aveva scritto. Le aveva scritto il primo messaggio di auguri che da anni non riceveva. L'aveva chiamata principessa. 
In quel momento sapeva di avere gli sguardi straniti delle persone addosso, eppure non le importava. Piangeva, piangeva come se non ci fosse un domani. Piangeva di dolore, di felicità, di malinconia. Piangeva con la voglia di evadere. E lui, sorridendo, era appena entrato nel bar, con il cuore in mano vedendola in quello stato. Non avrebbe mai immaginato di trovarla lì, ma il destino aveva voluto che si incontrassero subito. Non quella sera, non alla festa, ma lì. In quel bar, il loro bar. Si avvicinò in silenzio, e nello stesso modo si sedette accanto a lei, con lo sguardo puntato sulle sue guance, rigate dalle lacrime. 
In quell'istante, senza preavviso, sentì delle labbra soffici, delicate, posarsi sulla sua tempia come una carezza. Le riconobbe subito, non le servì nemmeno pensarci, e quando alzò lo sguardo e vide di fronte a sè quei due occhi color ghiaccio, tutto prese un senso. Tutto riprese vita, persino il suo cuore. Sentiva che aveva ripreso a battere, non più lentamente come prima, ma forte, forte come non mai, pieno di amore e di voglia di vivere. Le lacrime cominciarono a scendere come fiumi, mentre gli saltava al collo, abbracciandolo. «Mi manchi, mi manchi tanto.» singhiozzava, stringendosi a lui il più forte possibile. Niall sentiva delle lame traffigerlo sempre più profondamente ad ogni suo singhiozzo. Era aggrappata a lui come un'ancora, un qualcosa che doveva essere salvato e che non aveva intenzione di staccarsi e lui la accoglieva tra le sue braccia, pronto ad aiutarla in qualsiasi modo. «Sono qua, sono qua, è tutto a posto.» Un brivido le percorse la schiena. «Non lasciarmi più, ti prego.» balbettava. «Non lo farò, te lo prometto. Giuro che non lo farò mai più.» Ed era più sincero che mai. Non l'avrebbe più lasciata, costi quel che costi. 
Non avrebbe mai immaginato che andarsene avrebbe provocato qualcosa di simile e ora che se ne era reso conto, niente l'avrebbe più costretto a lasciarla sola, ma di una cosa era certo: quella dipendenza doveva finire. Odiava il fatto che la sua lontananza la facesse soffrire così tanto, odiava il fatto che la causa di ciò fosse lui.
Non meritava di soffrire. Non poteva essere un altro peso nella sua vita. 
«Niall..» sussurrò. «Sì?» Lei si asciugò le lacrime con una manica e alzò il viso per guardarlo negli occhi, tenendo la stoffa della sua maglietta serrata in dei pugni, come se in qualche modo potesse sfuggirle. «Portami con te, non voglio andare a scuola.» «Sai, dovrei andarci anch'io.» «Tanto non ci vai mai.» «Potrei sempre ricominciare insieme a te.» «..Beh, non oggi.» Niall sorrise e le diede un bacio lieve sulla guancia. «Posso vedere uno dei tuoi soliti sorrisi ora?» «..Non ce la faccio.» balbettò, sul procinto di riscoppiare a piangere. Lui la prese per i fianchi e la attirò più forte a sè. «Ce la puoi fare.» «..No, davvero, N..» «E' il giorno del tuo compleanno, io voglio che tu sorrida.» 
Si guardarono negli occhi, poi la ragazza provò ad abbozzare un sorriso, anche se ne uscì una smorfia. Niall rise. E a quel punto, udendo quella risata melodiosa e allo stesso tempo così contagiosa, sorrise, come non aveva mai fatto nel giorno del suo compleanno. Il ragazzo con un'espressione soddisfatta le prese le mani piccole e gelide, ancora impegnate a stringergli la maglia. «Lo vedi che ce l'hai fatta?» «E' solo grazie a te.» A quelle parole, un'altra lama affondò. No, non doveva essere grazie a lui. Non poteva. «Ne saresti stata capace anche da sola.» «Ti sbagli, Niall, ti sbagli di grosso.» «Non contraddirmi, okay? Ce l'avresti fatta anche da sola, e ora vieni con me.» disse, sciogliendo la presa. «Dove andiamo?» «Ti porto in un posto.» Lei curiosa, si alzò insieme a lui e lo seguì. Niall lasciò dei soldi sul bancone, per il caffè, poi uscirono dal bar. Faith provava a prendergli la mano, ma lui evitava in tutti i modi: non sopportava certe smancerie, specialmente in pubblico. Per quanto si fosse affezionato a lei, rimaneva sempre molto distaccato. Era forse uno dei suoi peggiori difetti. Salirono in macchina, parcheggiata proprio lì di fronte, e il ragazzo mise in moto, partendo. 
Lei lo guardava ogni tanto con la coda dell'occhio, sorridendo. Non era mai stata più felice: per quanto il dolore la sovrastasse, buttandola giù, quel pizzico di felicità le dava la voglia di rinascere. Non le importava se Niall fosse freddo, se a volte la evitava, a lei bastava averlo vicino, poterlo vedere tutti i giorni: quei piccoli gesti che la rimettevano sempre di buonumore.
«..Posso sapere dove stiamo andando?» azzardò a chiedere. «Non la pianterai fino a che non te lo dico, vero?» Faith annuì. «Beh.. Andiamo a casa di un mio amico. Ha una villa a circa un quarto d'ora da qua.»  Cosa? No, no. Già aveva a che fare con lui, figuriamoci con un altro dei suoi amici mezzi schizzati. «E che andiamo a fare a casa del tuo amico?» «Ti mostro il posto, poi deciderai se venire o meno a vivere con noi per un pò.» Lei deglutì rumorosamente. «N-Niall, io non vorrei dirtelo, ma.. non..» «Non ti fidi?» «Non che non mi fidi di te, non mi fido dei tuoi amici.. insomma, so come eri prima di conoscerci e non voglio immaginare come siano loro.» Niall lasciò una mano al volante e con l'altra le afferrò la mano, abbozzando un sorriso. «Andrà tutto bene. Gli ho già parlato vagamente di te..» Andiamo Niall, non mentire, l'hai assillato.  «..e conosce già alcune delle tue abitudini. Ti darà i tuoi spazi, è un tipo riservato, non preoccuparti. Non si immischierà.» Eppure lei non era tranquilla neanche un pò. «Ma Niall..voi avete le vostre abitudini, io ho le mie. Che ne so di cosa combinate. Non voglio entrare a far parte di tutto ciò, non voglio che tu mi ci metta dentro. Io stavo cercando di tirar fuori te se non sbaglio.» disse, sciogliendo la presa bruscamente, sebbene non avesse voluto farlo di proposito. Lui la guardò, trattenendosi. Dio, quegli atteggiamenti gli facevano perdere il lume della ragione. «E io sto cercando di tirar fuori te ora, quindi vedi di far poco la stronza.» ribattè con acidità. Faith si sentì trafiggire. Stupida, stupida, stupida. Lei e i suoi stupidi istinti. «..Mi dispiace.» sussurrò. «Ti dispiace?» 
Accostò la macchina improvvisamente e le afferrò le braccia con violenza, come a volerla smuovere da quello stato di trans. E in effetti era così, quello era il suo obiettivo. «Faith, a te non dispiace, tu non sei così. Tu controbatti sempre, tu mi mandi anche a quel paese se vuoi. Reagisci!» Lei abbassò lo sguardo, impaurita. Aveva paura che persino lui potesse farle del male. «Faith, reagisci o vuoi ammettere di essere stronza? Eh?» La scosse. Faith a quel gesto non si rivoltò.. scoppiò a piangere. «Io non sono una stronza..» mormorava tra le lacrime. Il ragazzo allentò la presa a quella reazione: non poteva crederci. Era completamente persa, disperata, nel vero senso della parola. Non c'era rimasto niente della Faith di tanto tempo fa. Aveva bisogno d'aiuto, un serio bisogno d'aiuto. «Non farmi male.» balbettò, iniziando a singhiozzare. «Dio, Faith..» sospirò e la prese a sè, attirandola al suo petto. Tremava come una foglia. Era diventata così piccola e indifesa in così poco tempo. Non era più la solita ragazza sorridente, gioiosa, sempre positiva, piena di grinta, era un'altra, un'altra che non riconosceva e che faceva paura persino a lui. «Io non potrei mai farti del male.» sussurrò. «Io voglio solo aiutarti.. non avrei mai pensato che avresti reagito così.» «Scusa..» disse, continuando a balbettare. «Piantala di chiedermi scusa. Non c'è motivo, okay? Tu sei migliore di me e di chiunque altro e se c'è qualcuno che sbaglia, sono loro, non te.» Eppure per lei quelle parole erano inutili. Si sentiva la colpa di tutto.
 
 
Il campanello suonò, rumorosamente.
Dylan balzò in piedi dal suo letto e barcollante si diresse alla porta. Si diede una veloce sistemata ai capelli e aprì. 
Di fronte a lui, il suo amico e la moretta bassina, di cui tanto parlava, ma della quale non ricordava bene neanche il nome. Ragazze e amore lo annoiavano troppo per potergli permettere di concentrarsi su dei discorsi come quelli di Niall. Vederla dal vivo comunque era una conquista. 
«Ciao Niall, ciao..ehm..» Niall fece per dirgli la risposta, ma lui lo bloccò. «Andiamo Nialler, non sono così ritardato, ci sono quasi. Eccolo..eccolo..» «Dylan, non facciamola lunga, si chiama..» «Ah! Si chiama Faith! Ho azzeccato?» esclamò soddisfatto. La ragazza sorrise. «Piacere.» gli tese la mano. L'altro la strinse. «Lo sapevo, che geniaccio. Piacere mio, Dylan..entrate pure.» Sorrise e gli fece ingresso, scostandosi dalla soglia. Faith entrò con la precedenza di Niall, poi si chiuse la porta alle spalle. I due intanto avevano preso subito a confabulare tra di loro, a scherzare e darsi qualche spinta giocosa. Lei rimase in un angolino, ancora vicino alla soglia, a guardarsi intorno. Voleva fuggire via, nonostante fosse appena entrata. «Scusatemi..» azzardò ad interromperli. Dylan si voltò, mentre Niall si era diretto in cucina per spizzicare qualcosa. «Posso sapere dov'è il bagno?» «Oh, al piano di sopra. Prima porta a sinistra, in fondo al corridoio.» «Okay, grazie mille.» sussurrò, incamminandosi a sguardo basso. Il ragazzo la guardò stranito, poi raggiunse l'amico. Era veramente una tipa curiosa. «Ehi fratello, sicuro che sia la Faith che mi hai descritto?» domandò, quasi ridendo. Lui scosse la testa. «Comincio ad avere qualche dubbio.. è cambiata da quando me ne sono andato.» «..Cambiata come?» chiese, stranamente incuriosito.  «Beh.. prima era solare, era positiva, era piena di energie, nonostante ciò che ti ho raccontato.. ora sembra che lentamente stia cadendo nella depressione più totale, a meno che non ci sia già finita.. Non reagisce a nessuno stimolo. Piange, piange e basta.» «..Che ne dici se le diamo un sonnifero e la mettiamo a dormire?» «Non so se le farebbe bene.» «Oh, io penso di sì. Dormirà un pò e intanto io e te penseremo al da fare.» «Amico, non è una stronzata. Ha bisogno di aiuto, non di un peggioramento.» «Pensi che sia qua per ammazzarla o intossicarla con qualcosa? Spiegami.» «No, è che.. voglio prendermi cura di lei come si deve.» «Wohoo, Niall Horan che si preoccupa per una ragazza. Evento da segnare, gente.» «Ma piantala.» disse, dandogli uno spintone amichevole. Risero.
Faith ri-scese giù poco dopo e Dylan come stabilito gli offrì una tazza di tè, con dentro sciolto un sonnifero. 
Si sedette su uno sgabello e Niall le si mise accanto, pronto a sorreggerla quando sarebbe caduta nel sonno più totale. 
«Allora, Faith, mai provata una canna?» domandò il moretto, scherzando. 
Il biondo fece per alzarsi e menarlo, al che l'altro scoppiò a ridere. La ragazza li guardava leggermente stordita. 
«Stavo scherzando, non preoccuparti.» mormorò. Lei fece spallucce e continuò a bere. Si sentiva così in imbarazzo là dentro, non le era mai capitato qualcosa di simile. 
Niall le stava appiccicato come una cozza, Dylan la osservava continuamente: temeva che nascondessero qualcosa e aveva un pò di paura. 
Ad un certo punto sentì una gran botta di sonno pervaderla, aveva la vista sdoppiata. Poggiò la tazza sul tavolo e barcollando da seduta, cadde sulla spalla del ragazzo, che la afferrò, prima che cadesse. «Sono tanto stanca..» biascicò. «Sssh, dormi, dormi.» sussurrò. Non ebbe il tempo di pensare a cosa avessero combinato, che già era caduta vittima del sonno. Dylan soddisfatto, raggiunse i due e fece per prenderla per farla sdraiare. A quel punto Niall lo fulminò con un solo sguardo e la strinse più forte a sè, come una mamma che proteggeva il suo cucciolo. 
La prese in braccio e la mise delicatamente sul divano, mettendole sulle spalle il suo giacchino per non farle prendere freddo. L'amico lo guardava stralunato, ma allo stesso tempo sorpreso: quando mai quel ragazzo aveva fatto una cosa simile? Era la prima volta che ce lo vedeva ed era come se davanti a lui ci fosse una persona totalmente diversa. 
I suoi occhi di fronte a lei gridavano amore, come i suoi gesti che seppur non così sdolcinati, profondi. Non era mai stato un tipo aperto e spontaneo, perciò quelle piccole cose per lui erano un traguardo. Era come aver raggiunto finalmente la punta di un monte. 
«La ami?» chiese Dylan, tutto d'un tratto. Niall alzò lo sguardo e lo fissò come se avesse appena ricevuto una pallonata in faccia: quella domanda lo spiazzò totalmente. «Cosa?» «Hai capito bene. La ami Niall? Ami quella ragazza?» «Io...» Guardò un istante il suo viso angelico mentre dormiva rannicchiata su se stessa, le sue piccole mani nascoste nelle maniche. 
 
 
Si voltò verso di lui un'ultima volta. «I miei genitori pagheranno la cauzione anche per lui, può farlo uscire.»
 
«Faith, corri al piano di sopra, corri!» ordinò. Lei esitò. «Non se non vieni anche tu.» «Non posso lasciare tutto nelle mani di quei bastardi.» «Neanche la tua vita.» Si avvicinò e gli afferrò la mano saldamente. «Ti prego, Niall.»
 
Si buttò tra le sue braccia e riprese a piangere. Tremava ancora dalla paura. Niall sentì un sussulto dentro di sè.A quel gesto, gli occhi gli diventarono lucidi: era da quando era morta sua zia che nessuno l'aveva mai abbracciato. Nessuno aveva mai osato avvicinarsi a lui in quel modo. Lentamente, come un bambino alle prime armi, la circondò con le braccia. Piano piano la strinse a sè. «Scusa Niall, scusa. Sono un'imbranata, lo so, ma..» disse tra i singhiozzi. «Shh, è tutto apposto.» sussurrò lui. 
 
«Senti Faith, mi dispiace.» disse tutto d'un fiato, interrompendola.
 
Niall stava appena uscendo dalla stanza, svegliato dalle urla, quando Faith gli saltò addosso. «Ci hanno trovati! Kyle è qui!» esclamò con il sorriso stampato in faccia. Il ragazzo ancora assonnato sorrise e strinse l'abbraccio. Era così ingenua e semplice.
 
Faith si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le sue piccole mani gelide. «..Fanne buon uso, hai capito?..Ti prego.» sussurrò. Il ragazzo annuì debolmente.. «..Perchè fai così?» domandò con lo stesso tono di voce. «..Tu dammi solo ascolto.» sibilò.
 
 
I soldi. Il padre. Solo in quel momento ripensandoci aveva capito, lei non gliel'aveva mai detto. Era tutto collegato.
Lei aveva rischiato la vita per lui.
Lei l'aveva aiutato mettendo se stessa in secondo piano.
Di nuovo.
«Niall, ci sei?» fece l'amico, richiamandolo sul pianeta Terra. Niall alzò il viso. «Credo di sì.. credo di amarla.» 
L'altro sorrise. «Immaginavo.. allora vieni con me e troviamo un modo per farla riprendere, forse ho qualche idea.» «Del tipo?» «Siediti.» gli indicò uno sgabello di fronte al tavolo. Si misero l'uno di fronte all'altro, come se dovessero discutere di un affare. Quando c'era da decidere qualcosa, era sempre così.
«Hai detto che non reagisce più a nessuno stimolo da quando te ne sei andato, giusto?» «Esatto.» «...Quindi se tu il suo punto debole, ma anche il suo punto su cui sorreggersi.» «A quanto pare.» rispose sospirando. Dylan annuì e si perse un attimo nei suoi pensieri, per poter elaborare cosa fare e cosa non. Niall lo guardava interrogativo, ma allo stesso tempo un pò spaventato. Chissà che gli passava per la testa. Era sempre stato un tipo lunatico. 
«E.. l'hai mai baciata?» «No, mai. E non intendo farlo.» «Invece lo farai.» «Ma cosa..? Questo sarebbe il tuo piano geniale?» sbottò, aprendo le braccia di fronte alla sua stupidità. «No, ascoltami. Non ho finito.» «Beh, sentiamo allora.» «Mi hai detto che è una ragazza con molta grinta, una che ribatte sempre e ora non lo fa più. Allora agiremo su tutti i suoi punti deboli, anzi, tu lo farai, e dovremo farla arrabbiare. Arrabbiare a morte.» «E..come intendi fare?» «Uscirete insieme, organizzerai qualcosa di romantico..» «Ma io non sono..» sbuffò bloccandolo. Dylan continuò imperterrito come se non l'avesse sentito. «..la bacerai, poi non appena capiterà l'occasione.. SBAM, la tradirai con quella che odia di più.» concluse con enfasi. Ma la risposta di Niall fu contraria alle sue aspettative. «Tu sei un cretino.» «Andiamo Nialler, un piano migliore di questo dove lo trovi?» «Non hai capito un cazzo di come sta messa quella ragazza. Lei, rischia di cadere in depressione, se dovesse vedermi baciare un'altra, quella che odia di più oltretutto, non so come potrebbe andare a finire, non so la reazione che avrebbe. E' troppo rischioso.» «Sei tu che non hai capito un cazzo. Tu la aiuterai a riprendersi dopo averla baciata, perchè io sono sicuro che dopo quel bacio ritornerà la solita Faith di sempre, perlomeno un pò. E quando ti vedrà tradirla, e vedrà il suo sogno infrangersi davanti ai suoi occhi..» «..ricomincerà a piangere, a chiudersi in camera e non mangiare.» «No, si arrabbierà con te. Rifletti: tu pochi giorni prima ti confessi, la baci e poi di punto in bianco baci un'altra. Cosa potrebbe fare? Correre da te e menarti, perchè chiunque lo farebbe.» fece, gesticolando. 
Il biondino non era del tutto convinto ancora. Faith era troppo debole per poter sopportare qualcosa di simile. «Niall, devi rischiare per il suo bene.» «No, sto solo rischiando di perderla. Agire sul suo punto debole in questa situazione è come spingerla a smettere di vivere.» «..Ascoltami bene. O rischi, o rischi. Non hai vie di scampo.» «Io non ce la farei mai a baciare un'altra dopo di lei. Non riuscirei a farle così male.» «E allora che intendi fare?» «Io penso che le serva solo stare un pò di tempo con me, e nessun altro.» «E tu credi che basti?» «Vedremo.. Forse ho qualche idea.» «Ovvero?» «Hai ancora il sacco da boxe in cantina?» «Penso di sì.» «Bene, tiralo fuori.» «..Ma Faith non è in grado di..» «Faith è in grado. Ce l'ha col mondo intero, ha bisogno di sfogarsi e lo sta facendo buttandosi giù e piangendo. Io devo cambiare il suo punto di vista, e so come fare. Mi serve solo la casa libera e ciò che ti ho detto. Entro domani.» Dylan alzò il sopracciglio. «Agli ordini capo.» rispose poi ironico.
 
 
9.00 p.m.
 
Un telefono continuava a trillare. Si rigirò nel letto.
Trillava ancora, sempre più forte. Strinse il cuscino tra le mani. 
Sentiva che doveva rispondere, ma non aveva il coraggio.
Il suono si avvicinava sempre di più, le martellava le orecchie. Due mani gelide gliele coprirono come a proteggerla, ma a quel punto il respiro le venne a mancare.
Calò il buio.
Solo il telefono era illuminato da una piccola luce flebile, retto da una mano. Una mano che non riusciva a riconoscere. Una mano forte, che sapeva sarebbe stata in grado di poterla distruggere. E più quella mano stringeva l'oggetto, più le mani che la proteggevano da quel suono si andavano sgretolando, come un muro ormai decadente. Cercava di sorreggerle, eppure non ci riusciva. Non riusciva ad afferrarle. E sapeva che quando sarebbero cadute lei sarebbe rimasta sola. Aveva paura, non sentiva più il suo corpo, stava per cadere. E le gambe tremavano. E le mani si sgretolavano sempre di più. E un freddo gelido la immobilizzò, come se fosse appena stata costretta ad aspettare la sua fine. 
Il suono ritornava, mentre chi la proteggeva scompariva, e.. 
 
Urlò.
Niall sentendola balzò su se stesso, come fece lei non appena aprì gli occhi. 
Aveva il fiato appiccato, la fronte imperlata da sudore freddo e tremava. 
Nelle sue mani stringeva ancora un lembo delle lenzuola, seppur con una stretta molto fragile. 
Le immagini del sogno le viaggiavano ancora nella mente come se fossero reali, come se ciò fosse appena accaduto: il telefono, le mani, lo squillo, il buio opprimente. Li sentiva vicini a lei.
Si guardò intorno. Era a casa di Dylan, dove era sempre stata fino a quel pomeriggio, ed erano le nove spaccate. Non ricordava nulla precisamente, sapeva solo di essersi addormentata e di aver dormito fino a quel momento.
La sua stanza era buia pesta, ma soprattutto era sola e ciò la spinse a tremare ancora più violentemente. Aveva paura. Non capiva il motivo, non se ne capacitava, ma aveva bisogno di qualcuno accanto a sè in quel momento.
Più cercava di togliersi quelle immagini dalla mente, e più ritornavano.
Fin da piccola, ogni volta che aveva gli incubi, si svegliava e andava da Kyle, raccontandogli tutto. E lui ascoltava, in silenzio, talvolta sorridendo di fronte alla sua paura così evidente eppure così infondata. Poi la abbracciava e la accoglieva nel suo letto.
Ora non c'era nessuno disposto a fare ciò. Niall dormiva, che importava a lui? Figuriamoci poi a Dylan. Un estraneo.
Non appena fece per rimettersi sotto le coperte arresa e ancora tremolante, un filo di luce illuminò la stanza. Proveniva dalla porta. Faith alzò lo sguardo e vide Niall sulla soglia che la guardava preoccupato. «Faith, che è successo?» domandó. Lei scosse la testa come a voler lasciar perdere e si sdraiò tra le lenzuola, per nascondere il suo tremore.
Il ragazzo non era del tutto convinto. Entrò dentro, si chiuse la porta alle spalle e la raggiunse, sdraiandosi accanto a lei sotto le coperte. Notò che il materasso tremava sotto di lei ed il cuscino era leggermente bagnato dal sudore. Sorrise. «Hai fatto un incubo?» sussurrò. Faith lo guardò ancora spaventata, come un cucciolo abbandonato per strada. «Sì.» «E che hai sognato?» domandò curioso mentre la avvicinava al suo petto, circondandole le spalle con un braccio. «Un telefono che squillava, una stanza buia. Faceva freddo e c'era qualcuno che..che voleva proteggermi da quel suono, tappandomi le orecchie, ma poi è arrivata una mano.. una mano che sorreggeva il telefono. E più lo stringeva e più le mani che mi proteggevano, si sgretolavano. Fino a che non se ne sono andate del tutto e sono rimasta.. sola..» sussurrò. «Ti ha spaventata così tanto?» «..era tutto così reale. Avevo paura Niall, ne avevo davvero. Sentivo tutto ciò sulla mia pelle.» Aveva ripreso a tremare. Niall la strinse più forte e le baciò la fronte. «Beh ora ci sono io, è tutto apposto, okay? Non devi tremare e non devi aver paura. Nessuno si avvicinerà a te.» le disse sull'orecchio. Faith affondò la testa nel suo petto e inspirò il suo profumo, perdendosi in una scia di tranquillità. «..Resta con me.» Lui sorrise di nuovo e la accarezzò. «Non me ne vado, promesso.. ma tu devi ricambiare il favore.»  «E cosa dovrei fare?» domandò inarcando un sopracciglio. «Devi promettermi che tra cinque minuti ti alzerai, prenderai uno dei tuoi vestiti migliori e verrai con me.» «Cosa? E dove?» «Sorpresa.» sussurrò, dandole un bacio sulla guancia. Faith si raggomitolò su se stessa. Tanto valeva godersi quei cinque minuti.
 


ciao pimpiii. 
questa volta ce l'ho fatta.
non ci ho messo dieci giorni, ma una settimana. fuck yeah. B| (come se cambiasse tanto)
allora, veniamo a noi.
questo capitolo è particolare, soprattutto l'ultima parte.
vi invito a rifletterci (?) e a ricordarvela per il prossimo capitolo e i prossimi ancora.
perchè è da ciò che parte tutto, diciamo.
nel prossimo capitolo ci sarà la festa di compleanno, blabla, ma ci saranno anche tante cose fkjng infatti ouo
poi non vi anticipo niente. ee
 
all'inizio avevo intenzione di attuare l'idea di dylan, poi ci ho ripensato, perchè niall ha ragione. lei si deprimerebbe, non si rimetterebbe. lol
poooi. un'ultima cosa che devo dirvi, è che, ho creato un trailer della ff.
è un pò struppio, cioè, tanto struppio, ma io non li so usare quei programmi complicati, capitemi.
ci ho messo un pomeriggio, se solo ci ripenso mi viene da vomitare. (?)
e poi mi sa che ho finito le cose da dire, vi ho detto tutto.
a parte che da ora comincia la vera storia, perchè il prologo è finito, ma questa già la sapevate. 
la mia prof dice sempre che non si inizia un periodo con la e, e infatti è vero, ma io lo inizio sempre con la e perchè è carino. ouo
dalla serie: cambiamo le regole grammaticali perchè noi può.
però vabbeh, io lo leggo ovunque, talvolta anche nei libri sta cosa di iniziare il periodo con la e, quindi... quindi niente. quindi io ho le mie teorie.
ora che ho chiacchierato abbastanza mi dileguo. 
recensite eh. ouo
sono passata da 10 recensioni a 7. finirò a due. (?) HAHAHAHAHAHA

bye. 
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: xstolemyheartx