Capitolo secondo
Lion
La foresta era buia, i tuoni rombavano forte nel cielo e
le gocce di pioggia precipitavano così velocemente da somigliare a piccole
schegge di vetro. Keira era distesa sull’erba umida, fradicia da capo a piedi.
Stette lì un momento a fissare il cielo nero, immobile. Si alzò voltandosi verso
Rehi per vedere se stava bene, e all’improvviso le si fece un nodo allo stomaco:
il suo cavallo era sparito. Si guardò intorno speranzosa, ma Rehi non c’era.
Avanzò lentamente, sforzando la vista per riuscire ad individuare nel buio anche
il minimo movimento, ogni tanto un lampo illuminava per un istante la foresta e
le permetteva di riuscire a scorgere qualcosa.
-Rehi! Dove sei? Vieni fuori! REHI!- ma niente, Rehi era
come scomparso. -Oh, Rehi ti prego, adesso non posso perdere anche te…REHI!- il
suo urlo echeggiò in tutta la foresta: adesso basta, prima suo padre, poi sua
madre e adesso anche Rehi. Vagò invano nella foresta per un po’, senza trovare
traccia del suo cavallo, ma continuando a gridare il suo nome fino allo
stremo.
-Rehi! Dove ti sei cacciato? Vieni qu…- lanciò un urlo.
Non vedendo nulla, aveva inciampato su qualcosa. Era completamente ricoperta di
fango e ferite, riuscì ad alzare lentamente lo sguardo e guardò con occhi
sgranati e pieni di terrore lo spettacolo che si presentava dinanzi a
lei.
-No! Rehi… no!- i suoi occhi cominciarono di nuovo a
lacrimare, il suo cuore era gonfio di dolore. Rehi era in uno stato orribile:
era disteso al suolo, sangue da ogni parte, gli occhi orribilmente serrati,
chiaramente morto. Avrebbe voluto morire anche lei, lo desiderò con tutto il
cuore. Avanzò strisciando verso il cavallo, lo accarezzò dolcemente e pianse,
pianse come non aveva mai fatto in vita sua.
-Rehi, amico mio…REHI!- Urlò con tutto il fiato che
aveva in corpo, disperata. Perché doveva succederle tutto questo? Che aveva fatto di male? E all’improvviso pensò…era tutta colpa di quei soldati. A causa loro era
stata costretta a scappare e così aveva perso Rehi, a causa loro non aveva più
sua madre! Erano persone orribili, e meritavano di fare una fine cruenta e
dolorosa. Sua madre era morta per lei…a adesso l’avrebbe vendicata. Si, avrebbe
ucciso lei quegli uomini in un modo o nell’altro. Probabilmente sarebbe morta
nel tentativo, ma non le importava. Non aveva paura della
morte.
Si alzò con lentezza, con il cuore gonfio d’odio e
cominciò a correre, lasciando Rehi lì disteso nel suolo
umido.
Ma senza nessun preavviso accadde qualcosa di veramente
strano: gli alberi improvvisamente svanirono e man mano tutta la foresta
scomparve con essi. Ma a Keira non importava, continuò a correre, correre,
correre, e all’improvviso…oscurità.
***
-Ma da quanto tempo dorme?- chiese una voce di
donna.
-Non posso dirlo esattamente, ma da quando l’ho trovata
sono tre giorni ormai…- rispose un altro, sicuramente un
ragazzo.
Keira cercò di aprire gli occhi, ma una luce accecante
la costrinse a richiuderli. Dove si trovava? Dov’era la foresta? Un’altro
pensiero le venne in mente: chi aveva parlato? Si alzò di scatto e si guardò
intorno: si trovava in una stanza molto piccola, con un umile letto e un vecchio
armadio malandato in legno.
La porta si trovava di fronte al letto, spalancata.
Dietro ad essa parlavano animatamente due persone, un ragazzo e una
donna.
Il ragazzo era alto, molto magro, con capelli crespi
color carota, il viso cosparso di lentiggini, indossava un’umile maglia e dei
pantaloni. La donna, invece, portava i
capelli crespi e neri stretti in uno chignon, era bassina, molto robusta
e con la faccia simpatica e indossava un abitino grigio ricoperto di toppe,
ognuna di un colore diverso. Keira tese le orecchie e udì parlare la
donna:
-Povera fanciulla, chissà cosa le è successo. Sembrava
sconvolta, continuava a ripetere: “madre, padre…”-
-Eh si, speriamo si svegli presto!-
-Fino a poco fa’ parlava anche di un certo Rehi…-
I
due non si erano ancora accorti del suo risveglio, ma quando Keira sentì
pronunciare il nome del suo adorato cavallo non seppe
resistere.
-Rehi! Avevo dimentic…- Keira portò subito una mano alla
bocca, ma i due sentendola parlare sussultarono e si voltarono. La donna robusta
avanzò verso di lei, con un largo sorriso stampato in
faccia.
-Ehi, ti sei svegliata finalmente! Ti senti bene,
adesso?- le chiese.
-M-mi gira un po’ la testa ma sto bene, grazie.- rispose
Keira un po’ frastornata.
-Bene! Sono tre giorni che dormi, e avrai sicuramente
fame. Vado a prepararti qualcosa, tu sta’ con mio figlio, sono sicura che farete
subito amicizia.- Disse indicando il ragazzo.
Quando la madre andò via, questo si diresse verso Keira
e le disse:
-Ehm, ciao…il mio nome è Lion. Il tuo è…?-
-Keira…- rispose lei con un lieve
sorriso.
Lion abbassò gli occhi, chiaramente
imbarazzato.
-Scusami ma…perché mi trovo qui? Ricordo solo che ero
nella foresta e poi…- Keira rammentò ciò che era successo a Rehi e si interruppe
di colpo.
-Stavo facendo un giro per la foresta- rispose Lion -quando vedo un cavallo nero. Mi avvicino a lui, ma questo comincia a correre, lo inseguo e mi porta da te. Eri sdraiata a terra, avevi perso i sensi. Così ti ho portata qui.-
-Un cavallo nero?! Deve essere Rehi! Allora non è morto! Sarà stato tutto un sogno…- Disse immediatamente Keira, sollevata. -Ma dove si trova? Sta bene?-
-Si non preoccuparti, è nella stalla con il mio cavallo, se vuoi più tardi ti porto da lui. Ma, se non oso troppo, potresti dirmi che facevi svenuta nella foresta?-
Keira raccontò tutto a Lion, dettaglio per dettaglio, e
questo la guardò sempre più sconvolto. Quando finì il racconto, dopo un attimo
di silenzio, Lion parlò.
-M-ma è terribile…-
-Lo so- disse Keira con un
sospiro.
-Adesso però non devi preoccuparti, starai un po’ qui con noi finchè non ti rimetterai. So’ che non è un granché come casa, ma almeno avrai un tetto sopra la testa, e a noi farà piacere aiutarti! Sempre se vuoi…-
-Davvero? Oh, grazie! Prometto che non creerò nessun
disturbo!- Rispose Keira felicissima.
Poco dopo entrò la madre di Lion, che portò un vassoio
con del pane fatto in casa e un bicchiere di latte.
-Scusami cara, so che non è molto, ma è tutto quello che ho da offrire…-
Poteva essere un pasto umile, ma a Keira sembrò la cosa
più buona del mondo, forse perché non mangiava da giorni.
Quando finì di mangiare, Lion raccontò tutto alla madre
e la sua proposta di far rimanere Keira con loro per un po’ e, con grande
sorpresa di quest’ultima, la signora ne fu entusiasta.
-Ma certo che puoi restare, Keira! Sarei davvero felice di aiutarti.-
-Grazie, signora.- Disse Keira
sorridendo.
-Per prima cosa però, non chiamarmi “signora”, ma semplicemente Berta, d’accordo?-
-Si sign…ehm, Berta.- si corresse subito Keira,
imbarazzata.
La signora Berta sorrise, prese il vassoio del cibo
ormai vuoto, e andò via canticchiando.
-Non far caso a mia madre, ecco si… ehm… “esalta” un po’
quando ci sono ospiti.- Disse Lion sempre più impacciato.
-Si, ho notato!- rispose Keira
ridendo.
Lion rispose a sua volta con una risata, così i due
presero a ridere finché un forte fracasso di metallo a contatto con il pavimento
li zittì.
-Cosa è stato?- chiese Keira a
Lion.
-Oh, deve essere mio padre! Sai, è un po’ sbadato, deve aver fatto…- Ma
si interruppe di colpo vedendo la porta spalancarsi.
-Oh! Finalmente ti sei svegliata, ragazzina! Stai bene?-
disse un uomo molto alto ma magrissimo, tanto che sembrava
malaticcio.
-Bene, grazie…- rispose Keira
intimidita.
-Ottimo, ottimo! Adesso vado a riposare e tu, perché non
porti questa bella fanciulla a fare un giro per il paese?- disse l’uomo
rivolgendosi a Lion.
-Si padre, buona idea-
-Un momento! Keira non può certo uscire conciata così!
Vieni ragazza, ho ricucito i tuoi abiti- disse la signora Berta, che era appena
entrata.
Keira si osservò: era stata completamente ripulita e
medicata e indossava una vestaglia malridotta.
Così si alzò lentamente del letto, sorrise a Lion che
contraccambiò e seguì Berta.
Quest’ultima la portò in una camera un po’ più grande di
quella precedente, si diresse verso un armadio di legno molto vecchio e ne
estrasse i pantaloni neri di cotone e la camicetta che fino a qualche giorno
prima era bianca (si notavano le macchie di fango che la signora non era
riuscita ad eliminare): erano stati interamente ricuciti e
ripuliti.
-Oh, grazie signora Berta! Non so davvero come
ringraziarla…state facendo molto per me…come potrò mai ripagarvi?- disse
Keira.
-Ripagarci? Keira, a noi fa’ piacere aiutarti! Dopo
quello che ti è accaduto…- la signora Berta aveva un pizzico di compassione
nella voce -forza adesso vestiti, Lion ti aspetta!- La donna le rivolse un
tenero sorriso e uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle
spalle.
Keira si distese su un letto a due piazze posto sotto
una piccola finestra e chiuse gli occhi.
Era successo tutto così in fretta…tante cose in così
poco tempo. La sua testa era un vulcano sul punto di esplodere, non riusciva a
reggere così tante novità.
La famiglia di Lion era stata gentile ad ospitarla, era
gente povera e questo si notava dai loro averi, ma era anche generosa e di buon
cuore. Ripensò al sogno e a quello che voleva fare: uccidere quei soldati.
L’indomani avrebbe salutato la signora Berta e il resto della famiglia e sarebbe
andata alla ricerca di quegli uomini. Dovevano morire.