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Autore: Evee92    29/10/2007    0 recensioni
"Keira fissava pensosa il proprio riflesso nell’acqua dell’abbeveratoio: boccoli rossi come il fuoco le coprivano il viso, sospinti da un soffio di vento caldo. Dai suoi intesi occhi di ghiaccio sfuggì una lacrima che si fece strada tra le numerose lentiggini che occupavano le sue guance per finire leggera sulla superficie cristallina dell’acqua..." nelle regioni di Talaran un'Ombra si è svegliata ed allunga le grinfie verso le terre libere. Una ragazza sola, un pericolo imminente, un padre scomparso e mille avventure per una storia epica. "Nelle terre di Taralan il male si è svegliato".
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo

Lion

 

 

La foresta era buia, i tuoni rombavano forte nel cielo e le gocce di pioggia precipitavano così velocemente da somigliare a piccole schegge di vetro. Keira era distesa sull’erba umida, fradicia da capo a piedi. Stette lì un momento a fissare il cielo nero, immobile. Si alzò voltandosi verso Rehi per vedere se stava bene, e all’improvviso le si fece un nodo allo stomaco: il suo cavallo era sparito. Si guardò intorno speranzosa, ma Rehi non c’era. Avanzò lentamente, sforzando la vista per riuscire ad individuare nel buio anche il minimo movimento, ogni tanto un lampo illuminava per un istante la foresta e le permetteva di riuscire a scorgere qualcosa.

-Rehi! Dove sei? Vieni fuori! REHI!- ma niente, Rehi era come scomparso. -Oh, Rehi ti prego, adesso non posso perdere anche te…REHI!- il suo urlo echeggiò in tutta la foresta: adesso basta, prima suo padre, poi sua madre e adesso anche Rehi. Vagò invano nella foresta per un po’, senza trovare traccia del suo cavallo, ma continuando a gridare il suo nome fino allo stremo.

-Rehi! Dove ti sei cacciato? Vieni qu…- lanciò un urlo. Non vedendo nulla, aveva inciampato su qualcosa. Era completamente ricoperta di fango e ferite, riuscì ad alzare lentamente lo sguardo e guardò con occhi sgranati e pieni di terrore lo spettacolo che si presentava dinanzi a lei.

-No! Rehi… no!- i suoi occhi cominciarono di nuovo a lacrimare, il suo cuore era gonfio di dolore. Rehi era in uno stato orribile: era disteso al suolo, sangue da ogni parte, gli occhi orribilmente serrati, chiaramente morto. Avrebbe voluto morire anche lei, lo desiderò con tutto il cuore. Avanzò strisciando verso il cavallo, lo accarezzò dolcemente e pianse, pianse come non aveva mai fatto in vita sua.

-Rehi, amico mio…REHI!- Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, disperata. Perché doveva succederle tutto questo? Che aveva fatto di male? E all’improvviso pensò…era tutta colpa di quei soldati. A causa loro era stata costretta a scappare e così aveva perso Rehi, a causa loro non aveva più sua madre! Erano persone orribili, e meritavano di fare una fine cruenta e dolorosa. Sua madre era morta per lei…a adesso l’avrebbe vendicata. Si, avrebbe ucciso lei quegli uomini in un modo o nell’altro. Probabilmente sarebbe morta nel tentativo, ma non le importava. Non aveva paura della morte.

Si alzò con lentezza, con il cuore gonfio d’odio e cominciò a correre, lasciando Rehi lì disteso nel suolo umido.

Ma senza nessun preavviso accadde qualcosa di veramente strano: gli alberi improvvisamente svanirono e man mano tutta la foresta scomparve con essi. Ma a Keira non importava, continuò a correre, correre, correre, e all’improvviso…oscurità.

                                                                            

                                                                       

 

                                                                      ***

-Ma da quanto tempo dorme?- chiese una voce di donna.

-Non posso dirlo esattamente, ma da quando l’ho trovata sono tre giorni ormai…- rispose un altro, sicuramente un ragazzo.

Keira cercò di aprire gli occhi, ma una luce accecante la costrinse a richiuderli. Dove si trovava? Dov’era la foresta? Un’altro pensiero le venne in mente: chi aveva parlato? Si alzò di scatto e si guardò intorno: si trovava in una stanza molto piccola, con un umile letto e un vecchio armadio malandato in legno.

La porta si trovava di fronte al letto, spalancata. Dietro ad essa parlavano animatamente due persone, un ragazzo e una donna.

Il ragazzo era alto, molto magro, con capelli crespi color carota, il viso cosparso di lentiggini, indossava un’umile maglia e dei pantaloni. La donna, invece, portava i  capelli crespi e neri stretti in uno chignon, era bassina, molto robusta e con la faccia simpatica e indossava un abitino grigio ricoperto di toppe, ognuna di un colore diverso. Keira tese le orecchie e udì parlare la donna:

-Povera fanciulla, chissà cosa le è successo. Sembrava sconvolta, continuava a ripetere: “madre, padre…”-

-Eh si, speriamo si svegli presto!-

-Fino a poco fa’ parlava anche di un certo Rehi…-

I due non si erano ancora accorti del suo risveglio, ma quando Keira sentì pronunciare il nome del suo adorato cavallo non seppe resistere.

-Rehi! Avevo dimentic…- Keira portò subito una mano alla bocca, ma i due sentendola parlare sussultarono e si voltarono. La donna robusta avanzò verso di lei, con un largo sorriso stampato in faccia.

-Ehi, ti sei svegliata finalmente! Ti senti bene, adesso?- le chiese.

-M-mi gira un po’ la testa ma sto bene, grazie.- rispose Keira un po’ frastornata.

-Bene! Sono tre giorni che dormi, e avrai sicuramente fame. Vado a prepararti qualcosa, tu sta’ con mio figlio, sono sicura che farete subito amicizia.- Disse indicando il ragazzo.

Quando la madre andò via, questo si diresse verso Keira e le disse:

-Ehm, ciao…il mio nome è Lion. Il tuo è…?-

-Keira…- rispose lei con un lieve sorriso.

Lion abbassò gli occhi, chiaramente imbarazzato.

-Scusami ma…perché mi trovo qui? Ricordo solo che ero nella foresta e poi…- Keira rammentò ciò che era successo a Rehi e si interruppe di colpo.

-Stavo facendo un giro per la foresta- rispose Lion -quando vedo un cavallo nero. Mi avvicino a lui, ma questo comincia a correre, lo inseguo e mi porta da te. Eri sdraiata a terra, avevi perso i sensi. Così ti ho portata qui.-

-Un cavallo nero?! Deve essere Rehi! Allora non è morto! Sarà stato tutto un sogno…- Disse immediatamente Keira, sollevata. -Ma dove si trova? Sta bene?-

-Si non preoccuparti, è nella stalla con il mio cavallo, se vuoi più tardi ti porto da lui. Ma, se non oso troppo, potresti dirmi che facevi svenuta nella foresta?-

Keira raccontò tutto a Lion, dettaglio per dettaglio, e questo la guardò sempre più sconvolto. Quando finì il racconto, dopo un attimo di silenzio, Lion parlò.

-M-ma è terribile…-

-Lo so- disse Keira con un sospiro.

-Adesso però non devi preoccuparti, starai un po’ qui con noi finchè non ti rimetterai. So’ che non è un granché come casa, ma almeno avrai un tetto sopra la testa, e a noi farà piacere aiutarti! Sempre se vuoi…-

-Davvero? Oh, grazie! Prometto che non creerò nessun disturbo!- Rispose Keira felicissima.

Poco dopo entrò la madre di Lion, che portò un vassoio con del pane fatto in casa e un bicchiere di latte.

-Scusami cara, so che non è molto, ma è tutto quello che ho da offrire…-

Poteva essere un pasto umile, ma a Keira sembrò la cosa più buona del mondo, forse perché non mangiava da giorni.

Quando finì di mangiare, Lion raccontò tutto alla madre e la sua proposta di far rimanere Keira con loro per un po’ e, con grande sorpresa di quest’ultima, la signora ne fu entusiasta.

-Ma certo che puoi restare, Keira! Sarei davvero felice di aiutarti.-

-Grazie, signora.- Disse Keira sorridendo.

-Per prima cosa però, non chiamarmi “signora”, ma semplicemente Berta, d’accordo?-

-Si sign…ehm, Berta.- si corresse subito Keira, imbarazzata.

La signora Berta sorrise, prese il vassoio del cibo ormai vuoto, e andò via canticchiando.

-Non far caso a mia madre, ecco si… ehm… “esalta” un po’ quando ci sono ospiti.- Disse Lion sempre più impacciato.

-Si, ho notato!- rispose Keira ridendo.

Lion rispose a sua volta con una risata, così i due presero a ridere finché un forte fracasso di metallo a contatto con il pavimento li zittì.

-Cosa è stato?- chiese Keira a Lion.

-Oh, deve essere mio padre! Sai,  è un po’ sbadato, deve aver fatto…- Ma si interruppe di colpo vedendo la porta spalancarsi.

-Oh! Finalmente ti sei svegliata, ragazzina! Stai bene?- disse un uomo molto alto ma magrissimo, tanto che sembrava malaticcio.

-Bene, grazie…- rispose Keira intimidita.

-Ottimo, ottimo! Adesso vado a riposare e tu, perché non porti questa bella fanciulla a fare un giro per il paese?- disse l’uomo rivolgendosi a Lion.

-Si padre, buona idea-

-Un momento! Keira non può certo uscire conciata così! Vieni ragazza, ho ricucito i tuoi abiti- disse la signora Berta, che era appena entrata.

Keira si osservò: era stata completamente ripulita e medicata e indossava una vestaglia malridotta.

Così si alzò lentamente del letto, sorrise a Lion che contraccambiò e seguì Berta.

Quest’ultima la portò in una camera un po’ più grande di quella precedente, si diresse verso un armadio di legno molto vecchio e ne estrasse i pantaloni neri di cotone e la camicetta che fino a qualche giorno prima era bianca (si notavano le macchie di fango che la signora non era riuscita ad eliminare): erano stati interamente ricuciti e ripuliti.

-Oh, grazie signora Berta! Non so davvero come ringraziarla…state facendo molto per me…come potrò mai ripagarvi?- disse Keira.

-Ripagarci? Keira, a noi fa’ piacere aiutarti! Dopo quello che ti è accaduto…- la signora Berta aveva un pizzico di compassione nella voce -forza adesso vestiti, Lion ti aspetta!- La donna le rivolse un tenero sorriso e uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Keira si distese su un letto a due piazze posto sotto una piccola finestra e chiuse gli occhi.

Era successo tutto così in fretta…tante cose in così poco tempo. La sua testa era un vulcano sul punto di esplodere, non riusciva a reggere così tante novità.

La famiglia di Lion era stata gentile ad ospitarla, era gente povera e questo si notava dai loro averi, ma era anche generosa e di buon cuore. Ripensò al sogno e a quello che voleva fare: uccidere quei soldati. L’indomani avrebbe salutato la signora Berta e il resto della famiglia e sarebbe andata alla ricerca di quegli uomini. Dovevano morire.

 

 

  
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